WATERLOO, UNA VITTORIA… TEDESCA

di Massimo Iacopi -

Due secoli dopo, nell’immaginario collettivo, la vittoria nella famosa battaglia contro Napoleone è ancora attribuita a Wellington e ai suoi Highlanders. Ma il contributo delle truppe tedesche è stato fondamentale.

Senza l’intervento in extremis dell’esercito prussiano la campagna napoleonica del Belgio si sarebbe conclusa negativamente per gli Inglesi. Certo, non si può dimenticare che senza l’accanita resistenza degli uomini di Arthur Wellesley, duca di Wellington, lo stesso Gebhard Leberecht von Blücher avrebbe subito una cocente disfatta. Ma prima dell’arrivo dei Prussiani, gli Inglesi non erano soli a Waterloo. L’esercito affidato alla guida del duca di Wellington contava circa 68.000 uomini per un totale di 31 brigate. Fra queste solo 10 erano britanniche, mentre 14 erano tedesche e 7 olandesi. Come è stato ampiamente dimostrato dagli storici, se si aggiunge a questo complesso di forze anche il contributo delle truppe prussiane si può concludere che ben tre quarti degli avversari di Napoleone sul campo di battaglia di Waterloo erano di nazionalità tedesca. Si potrebbe quindi concludere che Waterloo è stata una vittoria tedesca, ottenuta con il concorso di contingenti britannici, olandesi e belgi. Insomma, l’esercito di Wellington non era inglese, ma anglo-olandese, se non addirittura anglo-germano-olandese.
Ma chi erano i soldati tedeschi che combatterono a Waterloo ?

La legione dell'Hannover inquadrata nell'esercito francese, 1806

La legione dell’Hannover inquadrata nell’esercito francese, 1806

Il regno-elettorato di Hannover schierava 16.000 uomini e il ducato di Brunswick ne allineava ben 6.800. Questi due eserciti erano stati ricostituiti dai rispettivi Stati subito dopo aver conquistato nuovamente l’indipendenza nel 1813.
I soldati dell’Hannover formavano da circa un secolo la punta di lancia dell’Inghilterra sul continente. Dopo che nel 1714 Giorgio II Augusto, Elettore di Hannover era diventato re di Gran Bretagna e d’Irlanda, un’unione personale delle due corone aveva permesso al governo di Londra di contare sul piccolo ma solidissimo esercito hannoveriano. Da quel momento, dalle guerre di Luigi XIV a quelle dell’Impero, passando per Fontenoy, una parte importante delle truppe inglesi era costituita dai soldati dell’Hannover, che indossavano divise molto vicine a quelle degli “abiti rossi” anglosassoni.
Nel 1803 Napoleone invase l’Hannover. Il regno non era un possedimento britannico, ma in ogni caso il Paese fu occupato militarmente, con captazione diretta delle entrate da parte del fisco francese e scioglimento dell’esercito. Quattro anni più tardi, l’Elettorato dell’Hannover verrà persino cancellato dalla carta politica dell’Europa a vantaggio del nuovo Regno di Westfalia, affidato a Gerolamo Bonaparte.

A un analogo destino andrò incontro anche il vicino ducato di Brunswick, che rientrava sotto la sfera di influenza di Berlino. Il suo sovrano, Carlo Wilhelm Ferdinand, duca di Brunswick-Wolfenbüttel, che aveva comandato l’esercito prussiano a Valmy, doveva trovare la morte sul campo di battaglia di Jena, nel 1806. Il ducato venne annesso dai Francesi e l’erede al trono andò in esilio con una parte dell’esercito, per entrare al servizio del cognato, il principe reggente d’Inghilterra.
Nel 1815 l’esercito dell’Hannover e quello del Brunswick erano entrambi costituiti da reclute fortemente motivate ma poco esperte, inquadrate da soldati di mestiere che avevano spesso combattuto in Spagna al servizio dell’Inghilterra. Questi uomini si erano trovati a coabitare, senza apparenti problemi, con i quadri del defunto regno di Westfalia, che avevano partecipato alle stesse campagne ma nello schieramento francese.
Gli ufficiali inglesi erano comunque preoccupati della giovinezza delle reclute dell’Hannover. I loro capitani avevano una media di 28 anni, i comandanti di battaglione una età media di 30 e il giorno della battaglia diversi battaglioni del ducato di Brunswick saranno condotti al fuoco dal capitano più anziano. Una delle brigate del regno di Hannover verrà persino guidata in battaglia da un comandante di battaglione. Comunque sia, tutte questi contingenti faranno ampiamente il loro dovere in combattimento e subiranno delle pesanti perdite. I giovanissimi Hannoveriani del battaglione di Osnabrück si opporranno testardamente alla Vecchia Guardia napoleonica e riusciranno a fare prigioniero il generale Pierre Jacques Cambronne. Per quanto concerne Friedrich Wilhelm, Herzog von Braunschweig-Wolfenbüttel, il famoso duca nero di Brunswick, morirà alla testa dei suoi uomini, così come aveva fatto suo padre prima di lui.

Soldati della King’s German Legion

Soldati della King’s German Legion

Dopo l’occupazione dell’Hannover da parte della Francia, circa un centinaio dei militari che avevano raggiunto la Gran Bretagna allo scopo di proseguire la lotta contro l’invasore erano andati a formare la King’s German Legion (KGL). Più tardi furono raggiunti da migliaia di volontari. Questa legione tedesca del re d’Inghilterra finirà per formare una forza di rilievo, capace di combinare fanteria, cavalleria e artiglieria. Dal 1803 al 1815 circa 28.000 mila tedeschi serviranno l’Inghilterra su tutti i teatri d’operazione, ma sarà soprattutto in Spagna, agli ordini di Wellington, che la KGL si coprirà di gloria e acquisirà una professionalità paragonabile al “calmo coraggio” delle migliori truppe inglesi. Una forte coesione frutto dell’opposizione a Napoleone, della lealtà dinastica agli Hannover, di un sano patriottismo e di un elevato spirito di corpo.
Vestiti e armati all’inglese, i legionari furono istruiti secondo il manuale britannico, ma gli ordini continuarono a essere impartiti in tedesco. L’assimilazione risultò più spinta nel corpo degli ufficiali, fra i quali alcuni erano inglesi. Allo stesso modo, ufficiali tedeschi esercitarono funzioni di comando nell’esercito britannico, come Carl August Von Alten – sir Charles August Alten, per gli inglesi – che comandava una divisione fra le più solide dell’esercito.
La legione tedesca avrebbe dovuto essere sciolta nel 1814, ma alla stregua di numerosi reggimenti tedeschi, fu inviata a combattere contro gli Stati Uniti. Wellington ottenne di conservare i suoi veterani tedeschi. E sarà un’ottima scelta: i 10.000 uomini della KGL svolgeranno un ruolo decisivo nella battaglia di Waterloo. Fra essi, un battaglione composto da tiratori scelti, armati di carabine Baker, ad anima rigata. Comandati dal maggiore Konrad Ludwig Georg Baring, saranno gli eroici difensori della fattoria di Sainte Haye, cuore e perno della resistenza del dispositivo alleato. Di essi, solo 42, sopravivranno alla battaglia.

Nel campo opposto, l’esperienza di combattimento delle truppe di Nassau era in parte analoga. Il piccolo ducato renano era entrato, in effetti, nel 1805, nell’alleanza napoleonica e aveva fornito due reggimenti di fanteria, che prenderanno parte alla campagna di Prussia. Il Secondo Reggimento di Nassau, inviato in Spagna nel 1808 al comando del colonnello August Freiherr von Kruse, sarà coinvolto in ben 42 battaglie e combattimenti, specialmente contro le truppe inglesi. Nel dicembre 1813, davanti a Bayonne assediata, il suo comandante ricevette l’ordine dal sovrano di passare al servizio dei Britannici: i suoi uomini verranno imbarcati dalla marina inglese per essere portati in Olanda, dove, nel 1814, prenderanno parte alle operazioni contro Anversa. Nel 1815, attraverso una Convenzione fra Federico Guglielmo di Nassau-Weilburg, conte principe di Nassau e il suo parente Guglielmo I d’Orange Nassau, il nuovo re dei Paesi Bassi, il reggimento passa al servizio degli Olandesi per la durata di sei anni.
Il Primo Reggimento di Nassau andrà incontro a un diverso destino. Per cinque anni combatterà con i Francesi, soprattutto in Catalogna e, nel 1813, il suo comandante colonnello Leopold Friedrich Meder, si rifiuterà di passare al nemico. Nonostante ciò, i generali francesi riceveranno l’ordine di disarmare il reggimento a Barcellona e di internarlo in Francia. Nel corso del 1814 tutti i suoi componenti raggiungeranno la loro patria. Il reggimento verrà successivamente ricostituito a partire da un nucleo di veterani e verrà creato un terzo reggimento composto da veterani dell’esercito di Spagna e di reclute poco addestrate. A Waterloo, queste unità, armate di fucili francesi, costituiranno una brigata dell’esercito dei Paesi Bassi, ovvero 2.900 uomini al comando del principe Carlo Augusto, granduca di Sassonia Weimar Eisenach. In loro onore verrà eretto un monumento a Wiesbaden sulle rive del Reno, a ricordo del sacrificio di ben 887 uomini nella giornata di Waterloo.

Il generale Blücher come ufficiale degli Ussari

Il generale Blücher come ufficiale degli Ussari

L’esercito che la Prussia porta al combattimento nel 1815 è probabilmente il peggiore di quelli impiegati nel corso delle guerre della Rivoluzione e dell’Impero. In termini di coesione, d’equipaggiamento e di organizzazione, molte cose lasciavano a desiderare, in quanto questo esercito era il prodotto di vicissitudini che da partivano da lontano. Ai tempi di Federico il Grande di Hohenzollern le truppe prussiane erano considerate le migliori d’Europa ma nel 1806 avevano subito un disastro e una umiliazione senza precedenti di fronte a Napoleone. In seguito l’esercito era stato oggetto di una riorganizzazione completa e si era dimostrato efficace durante le campagne del 1813 e del 1814. Il corpo degli ufficiali continuava a provenire dall’aristocrazia terriera e manteneva i legami con il vecchio esercito federiciano: tutti gli ufficiali superiori presenti a Waterloo erano stati fra i battuti di Jena. Il comandante in capo, il Feldmaresciallo Blücher, incarnava, nonostante i suoi 72 anni, la sua volontà di rivincita. La sua combattività lo porterà a cooperare lealmente con Wellington e a rifiutare tutte le aperture che, a più riprese, gli verranno fatte da Napoleone.
Non si può dire altrettanto del suo Capo di Stato Maggiore, il generale August Neidhardt von Gneisenau, che più degli altri aveva contribuito alla riorganizzazione dell’esercito. Gneisenau diffidava dei Britannici, in quanto sapeva che, in occasione del Congresso di Vienna, era stata conclusa un’intesa segreta fra Londra, Parigi e Vienna al fine di contrastare le ambizioni della Prussia e della Russia.

Una delle migliori caratteristiche dell’esercito prussiano era costituita dalle sue riserve istruite. L’esercito aveva adottato la coscrizione obbligatoria alla francese, ma l’aveva allargata, chiamando alle armi tutti gli uomini dai 17 ai 40 anni. Allorché le reclute risultavano sufficientemente istruite nelle truppe di linea, esse venivano travasate nelle unità di riserva. Questi reggimenti della Landwehr (difesa territoriale), assai superiori alla guardia nazionale francese che li aveva ispirati, risultavano inquadrati da ufficiali di carriera e da sottufficiali altamente professionali. Queste unità erano meno efficaci rispetto alle truppe di linea, ma sicuramente affidabili. Nel 1815, la maggior parte degli uomini che vi servivano avevano fatto la loro esperienza durante le campagne del 1813 e del 1814.
L’esercito prussiano stava conoscendo una crisi di crescita, poiché doveva integrare anche numerose formazioni che gli erano estranee, fra i quali i diversi Corpi franchi (Freikorps), costituiti da volontari delle “Guerre di Liberazione”.
Più complesso risultava, inoltre, il caso dell’applicazione della coscrizione ai nuovi territori annessi. Da qualche mese la Prussia aveva incrementato la sua popolazione di circa 2 milioni di nuovi sudditi, specialmente nella Renania. Berlino poteva mettere a disposizione del suo esercito un vasto bacino di reclutamento, che però risultava meno affidabile di quello delle vecchie province. Più difficile ancora sarà il caso delle unità che passeranno in blocco dagli Stati napoleonici di Westfalia e di Berg al Regno di Prussia. In tale contesto, i due reggimenti di Berg porteranno ancora nel 1815, con la coccarda prussiana, le uniformi e lo shakò francesi del vecchio granducato.

I combattimenti a Plancenoit tra i prussiani e alcuni reparti della Guardia Imperiale francese

I combattimenti a Plancenoit tra prussiani e reparti della Guardia Imperiale francese, durante la battaglia di Waterloo

Sulla carta, l’assorbimento di queste diverse forze risultava appena iniziato quando il ritorno di Napoleone dall’Elba costrinse la Prussia a concentrare il suo esercito nei pressi di Liegi. L’amalgama non era stata effettuata e questo aspetto porrà gravi problemi quando si dovranno integrare i soldati sassoni. Al Congresso di Vienna, il regno di Sassonia, che era stato uno degli ultimi alleati di Napoleone, perderà la metà del suo territorio a beneficio della Prussia. In conseguenza, decina di migliaia di uomini dell’esercito sassone verranno dispersi nelle unità prussiane. Gli ammutinamenti che ne risulteranno, impediranno a tutto un corpo d’armata – quello del generale Friedrich von Kleist von Nollendor – di essere presente alla battaglia di Ligny, dove avrebbe potuto salvare l’esito della giornata. Nel corso di questa disastrosa battaglia e quindi della conseguente ritirata, circa un quarto dell’esercito, ovvero circa 16.000 uomini, verranno perduti fra morti, feriti e prigionieri. Fatto ancora più grave: ben 10.000 uomini risulteranno fra i disertori. Eppure, anche se in ridotte condizioni, le forze prussiane risultavano ancora in grado di rovesciare il rapporto di forze fra Napoleone e Wellington, ma tutto ciò a condizione di arrivare a tempo sul campo di battaglia.

Secondo uno storico britannico, l’esercito prussiano fece “sforzi titanici” per raggiungere Wellington. Esso effettuerà marce durissime, prenderà parte ai combattimenti più aspri e soffrirà conseguentemente le maggiori perdite nel campo alleato. Blücher avrebbe voluto dare alla battaglia del 18 giugno il nome di Battaglia della Bella Alleanza, dal nome predestinato della fattoria dove Wellington e lui si ritroveranno la sera della vittoria. Ma il racconto storico britannico avrà il sopravvento e il nome di Waterloo si imporrà progressivamente, persino in Germania.
Oggi Peter Hofschöer, un britannico di origine tedesca, domina la storiografia “alleata” della battaglia. Egli ha raccolto una imponente documentazione, che comprende non solo fonti pubbliche, ma anche archivi inediti, inglesi e tedeschi. La sua critica dell’atteggiamento di Wellington si allinea a quelli degli storici prussiani del XIX secolo che avevano sottolineato la lentezza del generale inglese.
Comunque sia, la memoria della battaglia di Waterloo è stata largamente eclissata in Germania da quella di Lipsia. In termini di numero di combattenti, la Battaglia delle Nazioni del 1813 è stata effettivamente la più grande battaglia del XIX secolo. Essa rimane nella memoria tedesca la vera vittoria sull’egemonia napoleonica, allo stesso tempo aurora della rinascita tedesca e promessa di un ritorno all’equilibrio europeo.

Per saperne di più

Peter Hofschöer, Waterloo – Ariel Edizioni, 2005
Jacques Bainville, Napoleone – Baldini Castoldi Dalai Editore, 2006
Alessandro Barbero, La battaglia. Storia di Waterloo – Laterza, 2003
Perter Hofschröer, 1815: The Waterloo Campaign. Vol. 2: The German Victory – London, Greenhill Books, 1999
Henry Houssaye, Waterloo 1815 – Christian Debarthelat editeur, 1987
Robert Margerit, Waterloo – Gallimard, 1964.