TUTANKHAMON, VIAGGIO VERSO L’ETERNITÀ

Nel centenario della scoperta della tomba del leggendario faraone della XVIII dinastia, una mostra a Torino catapulta lo spettatore nella realtà virtuale dell’Antico Egitto e dell’epopea dei primi archeologi.

 

Il sarcofago, ©-Carlo-Marrazzo

Il sarcofago, ©-Carlo-Marrazzo

Nel centenario della più interessante scoperta della storia dell’archeologia, prosegue il tour italiano della mostra “Tutankhamon – Viaggio verso l’eternità”, un omaggio alla figura del mitico faraone ed alla sua storia, che si intreccia con la leggenda ed il mistero.
Tutankhamon – Viaggio verso l’eternità è in esposizione al Palazzo della Promotrice delle Belle Arti di Torino, nel parco del Valentino, dal 19 febbraio al 3 luglio 2022. Grazie alle circa cento riproduzioni dei reperti più importanti trovati nella tomba di Tutankhamon, realizzate a Il Cairo in collaborazione con il Ministero delle Antichità Egizie, all’uso di elaborate scenografie e all’applicazione della realtà virtuale, il visitatore è catapultato nell’ambiente ricostruito della tomba del faraone, come la vide l’archeologo Howard Carter il 26 novembre 1922.
«Era giunto il momento decisivo. […] ampliando un po’ il foro, vi inserii una candela e scrutai dentro. Lord Carnarvon, Lady Evelyn e Callender mi stavano alle spalle, in ansiosa attesa […] man mano che i miei occhi si abituavano al buio, i particolari del locale emersero lentamente dall’oscurità: animali dall’aspetto strano, statue e oro, ovunque il luccichio dell’oro. Per un attimo rimasi muto per lo stupore, e quando Lord Carnarvon, incapace di attendere oltre, mi chiese ansiosamente: “Riuscite a vedere qualcosa?” fui solo capace di rispondere: “Sì, cose meravigliose”».
Così Carter descrisse i momenti emozionanti della scoperta del sepolcro di Tutankhamon. In mostra lo spettatore può ammirare le dettagliate riproduzioni di oggetti del corredo funerario del faraone, tra cui il trono d’oro, le statue del Ka, la maschera d’oro, il sarcofago d’oro.

Sullo schienale del trono d’oro sono raffigurati Tutankhamon e la sua sposa, la regina Ankhesenamon, mentre cosparge il marito con olio. Su di loro sono raffigurati i raggi solari del dio Aten. In questa scena il faraone indossa il sandalo sinistro, la regina quello destro. Alcuni studiosi hanno supposto che questo particolare simboleggiasse la condivisione nel matrimonio. I braccioli del trono raffigurano due cobra alati con la doppia corona del Basso e Alto Egitto, che sorreggono due cartigli con i nomi del faraone prima della restaurazione del culto del dio Amon: Tutankhaten e Nebkheperura. I piedi del trono sono a forma di zampe di leone, che nell’antico Egitto era associato a forza e virilità. Il poggiapiedi è decorato con alcuni dei nemici classici dell’Egitto: in tal modo il faraone poteva schiacciarli ogni volta in cui sedeva sul trono.
Le statue del Ka di Tutankhamon raffigurano due guardie armate, il cui scopo era proteggere l’accesso alla camera funeraria. Il Ka rappresentava la forza vitale dell’individuo, che lo abbandonava con la morte, ma che poteva continuare a esistere dopo di essa per unirsi al Ba, l’anima, per generare l’Akh, lo spirito puro che si sarebbe ricongiunto con le divinità. Le statue misurano 162 cm, cioè la presunta altezza del faraone, ed hanno la pelle nera, che rimanda al limo del fiume Nilo, simbolo di rigenerazione. Le due statue sono simili ma non identiche: una indossa il copricapo nemes, simbolo della rinascita del sole, l’altra il copricapo khat, simbolo della notte.

La maschera di Tutankhamon, ©-Carlo-Marrazzo

La maschera di Tutankhamon, ©-Carlo-Marrazzo

La famosa maschera d’oro proteggeva il volto e le spalle della mummia e rappresenta il volto del faraone come dio Osiride. Indossa il copricapo nemes sormontato dal cobra e dall’avvoltoio, simboli regali del Basso ed Alto Egitto. La maschera ha i lobi forati, come era in uso tra gli adolescenti dell’Antico Egitto. Il cartiglio che riporta il nome Tutankhamon sembra sia stato sovrascritto come se la maschera fosse stata creata per qualcun altro.
Il sarcofago d’oro fu definito da Carter come «un esempio unico di oreficeria». Questo sarcofago custodiva la mummia del faraone ed era, a sua volta, contenuto in altri due sarcofagi antropomorfi. Il manufatto originale fu realizzato in oro battuto, pietre preziose, ossidiana e pasta vitrea. Durante la cerimonia di sepoltura, il sarcofago fu cosparso di resina, che lo incollò al secondo che lo conteneva. Per sciogliere la resina Carter ebbe l’intuizione di collocare il sarcofago su una struttura sotto cui accese una serie di lampade. A 600 gradi di temperatura la resina cominciò a sciogliersi e l’archeologo potette separare le due parti fuse da millenni.
Lo spettatore può vivere una esperienza immersiva attraversando inoltre il reparto dedicato alla mummificazione, dove è possibile osservare e comprendere le varie fasi dell’imbalsamazione, ed ascoltare il racconto della scoperta della tomba dalla voce di Carter stesso, interpretato da Bruno Santini.
L’esposizione, a cura dell’egittologa Clarissa Decembri e già in mostra al Castel dell’Ovo di Napoli, prevede un percorso ideato appositamente per bambini e ragazzi con didascalie e supporti visivi mirati.

Info
Palazzo Promotrice delle Belle Arti. Via D.B. Crivelli 11 (Parco del Valentino) – Torino
www.tutankhamonintour.com