TRANSNISTRIA, LA POLVERIERA D’EUROPA?

di Max Trimurti -

La Transnistria costituisce uno dei lasciti del crollo dell’impero sovietico nell’est europeo. Questa stretta enclave incastrata fra il Dniestr e la frontiera ucraina, potrebbe essere il prossimo pomo della discordia fra Russia e Paesi occidentali.

 

«La prossima volta volerò con un Tupolev 160». Questo commento, tra l’ironico e il minaccioso, è stato proferito dal vice primo ministro russo Dimitri Ragozin, dopo l’interdizione, da parte della Romania, al sorvolo dei suoi territori per rientrare dalla Transnistria (Pridnestrovie, in russo) agli inizi del maggio 2014. Non è certamente un messaggio neutro, nel contesto attuale in Ucraina, così come in Moldavia, parlare di una prossima visita a bordo di un bombardiere strategico.
Di fatto, Ragozin non è andato a Tiraspol (capitale regionale della Transnistria) per giocare a Blackjack (così è chiamato nel linguaggio NATO il Tupolev 160): nazionalista preoccupato della sorte dei connazionali all’estero, nominato ambasciatore russo presso la NATO nel 2008 egli è diventato anche rappresentante speciale del presidente russo in Transnistria nel 2012. Ragozin si è messo in evidenza a più riprese per le sue dure dichiarazioni nei confronti delle autorità di Chisinau, la capitale della Moldavia: in occasione di una visita in questa città agli inizi del settembre del 2013, egli ha messo in guardia i moldavi nel caso di un avvicinamento all’Unione europea. Verso la metà di marzo 2014 ha affermato che «Chisinau non pensa in alcun modo alla Transnistria e che tutte le loro azioni dimostrano che questo territorio non appartiene più a loro». Ma a questo punto, la domanda che sembra legittimo porsi riguarda i motivi per i quali i Russi sono così interessati a una regione così eccentrica e sconosciuta.

Dalla conquista russa al conflitto del 1992

pmr_mapSenza risalire fino ai Traci e alle tribù scite, conviene soffermarsi sull’eredità storica di questi due ultimi secoli, che strutturano i dati geopolitici contemporanei. In seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia, nel 1787, a danno dell’Impero ottomano, il maresciallo Suvorov porta i suoi soldati fino in Transnistria, nel 1792: questo territorio diventa da quel momento una parte integrante dello spazio russo, anche nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, a differenza del resto della Moldavia attuale, che viene annessa alla Romania nel 1918. Nel 1940, la Transnistria viene fusa con alcuni territori che hanno fatto parte della Romania fino alla fine della Prima guerra mondiale, nel contesto delle frontiere amministrative dell’URSS, senza che questo provvedimento generi particolari agitazioni.
Solo dopo la seconda metà degli anni ’80 appaiono i primi segnali precursori di un conflitto, allorché la perestrojka, la decomposizione dell’URSS e lo sviluppo del nazionalismo contribuiscono a far salire le tensioni all’interno della Moldavia. La popolazione della Transnistria, più prospera e orientata verso la Russia, inizia a preoccuparsi davanti alle prospettive di allontanamento del suo principale referente politico e si spaventa all’ipotesi di un possibile assorbimento da parte di Bucarest. Di fatto, le leggi sulle lingue dell’agosto 1989 fanno nascere evidenti tensioni e una situazione per alcuni aspetti simile a quella dell’Ucraina dopo la caduta di Viktor Janukovyc.
Fra il marzo e il giugno 1992, il conflitto in Transnistria provoca un migliaio di morti e diverse decina di migliaia di rifugiati. Gli scontri, che hanno avuto come posta principale la conquista di alcune costruzioni lungo il fiume Dniestr, e una battaglia a Bender (o Tighina) hanno comportato la morte di 500 persone, tra militari e civili. Sul piano militare, il conflitto risulta marcato dalla presenza della 14a Armata sovietica, che ha indubbiamente operato a favore dei separatisti; essa è stata poi raggiunta dalle forze speciali OMON (del Ministero degli Interni sovietico) e da formazioni paramilitari come la guardia repubblicana della Transnistria e i Voisko (Cosacchi del Mar Nero).
Solo nel luglio 1992 viene firmato un accordo per il cessate il fuoco. Esso fissa la frontiera fra Moldavia e Transnistria lungo il Dniestr, a eccezione della città di Bender sulla riva destra del fiume, che rimane nelle mani di Tiraspol.
Numerose incertezze rimangono a seguito dei termini di questo accordo: politiche, poiché lo statuto della Transnistria non è stato definito; militari, poiché l’evacuazione della 14a Armata e dell’arsenale di Kolbasna non è stato condotto a buon fine.

Uno Stato di fatto

Il generale Alexander Lebed

Il generale Alexander Lebed (1950-2002)

Se la Transnistria, piccola striscia di territorio di 4.163 km/q con circa mezzo milione di abitanti, costituisce una posta geopolitica, ciò è dovuto al fatto che l’area si situa in uno spazio di confine fra diverse regioni, nei pressi del Mar Nero, del Danubio, dei Carpazi e nell’hinterland della città di Odessa. Il generale Alexander Lebed, un tempo alla testa della 14a Armata russa, la considerava la “chiave dei Balcani”. Allo stesso modo dell’Alto Karabak in Azerbagian, dell’Ossezia del Sud in Georgia, la Transnistria fa parte di quelle entità separatiste post-sovietiche derivate da conflitti congelati (o non risolti), sorti dopo la caduta dell’URSS. In altri termini, si tratta di un Paese un cui un conflitto armato, dopo una fase militare, è stato sospeso da un cessate il fuoco per un lungo periodo e dove i belligeranti sono stati separati da un’operazione per il mantenimento della pace.
A dispetto di ogni aspettativa, quello che sembrava provvisorio sta durando da più di una ventina di anni, con un sostegno reale della popolazione. La Transnistria può oggi essere considerata come uno stato de facto: essa dispone di un apparto amministrativo, di una popolazione, di un territorio, anche se nessuno Stato ne riconosce (a parte l’Abkhazia e altri Stati minori sotto l’influenza russa) l’esistenza internazionale. Essa appare, pertanto, come una zona di non-diritto, nella quale hanno potuto prosperare diversi traffici illeciti.

Assorbire la Transnistria o controllare la Moldavia?

La bandiera e il simbolo della Transnistria

La bandiera e il simbolo della Transnistria

Al di là della volontà di assicurare una presenza regionale, Mosca può operare su due diverse direzioni: sia premere sulla Moldavia per riportarla nell’orbita russa, sia incoraggiare l’indipendenza della Transnistria, con il rischio di perdere contemporaneamente influenza a Chisinau. Un dilemma che i Russi hanno già sperimentato in occasione dell’annessione della Crimea e della ribellione del Donbass.
Mosca potrebbe ipotizzare l’annessione della Transnistria, come avvenuto con la Crimea, ma questa enclave, senza sbocco al mare, risulterebbe isolata e incastrata tra una Ucraina ostile e una Moldavia che non potrà accettare lo stato di fatto. Fino a oggi, Mosca ha cercato piuttosto un modus vivendi con Chisinau. La Russia dispone in Moldavia di numerosi appoggi politici (il partito dei comunisti, il più importante) e mezzi di pressione: essa può minacciare di ridurre l’accesso dei lavoratori moldavi nel territorio russo (il trasferimento di fondi da parte degli emigranti rappresenta un quarto del PIL moldavo e proviene per il 70% dalla Russia) o ancora esigere il pagamento degli enormi debiti legati agli approvvigionamenti di gas. In ogni caso, la Russia mantiene in riserva l’indipendenza o l’annessione della Transnistria come ultimo mezzo di pressione.
Da parte loro, gli attori europei sono stati a lungo assenti, perché solo a partire dal 2003 hanno cominciato a interessarsi della questione: sanzioni nei confronti dei dirigenti, missione di sorveglianza EUBAM (European Union Border Assistance Mission to Moldova and Ukraine) alla frontiera nel 2006, tentativo di avvicinamento fra l’UE e gli attori economici della Transnistria.
Tanto più che la Transnistria si trova ad appena 70 km dalla frontiera della Romania, che a sua volta si presenta come il migliore “avvocato” della Moldavia all’interno della UE. L’accordo di associazione fra la Moldavia e l’Unione europea previsto per la fine del giugno 2014, potrebbe stabilizzare un equilibrio molto fragile, come è stato il caso dell’Ucraina.
Ancorando una presenza militare russa sul territorio moldavo e a ovest dell’Ucraina, nel momento in cui la regione è attraversata da velleità di integrazione europea e di reintegrazione russa, la Transnistria si presenta per i prossimi anni come una posta cruciale nella geopolitica regionale.

Per saperne di più
Matei Cazacu, Nicolas Trifon, La république de Moldavie: un Etat en quête de nation – Paris, Non Lieu, 2010.
Xavier Deleu, Transnistrie, la poudrière de l’Europe – Hugo, Paris, 2005.
Frédéric Delorca, Transnistrie, voyage officiel au pays des derniers soviets – Éditions du Cygne, Paris 2009