Senti che Storie…

L’imperfezione delle libertà

«Le società occidentali, la società americana testimoniano che non soltanto libertà formali e libertà reali non sono incompatibili ma che, nella nostra epoca, è in queste stesse società che le une e le altre sono realizzate il meno imperfettamente possibile».
Raymond Aron, Delle libertà, 1977

L’uomo dei sogni

«I marxisti-leninisti si vantano di creare un uomo nuovo, adatto alla società comunista del loro sogno. Benché lo dimentichino spesso, gli occidentali vogliono, essi pure, creare un certo tipo di uomo, non un uomo nuovo perché non credono che la natura umana possa essere cambiata nelle sue radici profonde, ma un uomo che dia vita ed eccellenza alle istituzioni, un uomo libero nei confronti della società di cui rispetta le leggi e denuncia le imperfezioni, libero perché rivendica e ottiene il diritto di cercare, se occorre, la verità e la salvezza sua».
Raymond Aron, Delle libertà, 1977

Mercanti e intellettuali

«Siccome noi intellettuali abbiamo per nostra funzione quella di insegnare la verità, siamo inclini a prendere nei riguardi dell’uomo d’affari lo stesso atteggiamento di superiorità morale del Fariseo verso il Pubblicano, condannato da Gesù. Dovrebbe servirci da lezione il fatto che il pover’uomo che giaceva sul bordo della strada fu soccorso da un mercante (il samaritano) e non dall’intellettuale (il levita)».
Bertrand de Jouvenel, Gli intellettuali del continente europeo e il capitalismo, 1967

Gobetti: “Mussolini traditore”

«Mussolini e Gobetti hanno in comune l’idea che la guerra debba sbocciare in una rivoluzione e in un rinnovamento radicale, quello della rottura con l’Italia prebellica, il fondamentale anticattolicesimo; entrambi pensano a una rivoluzione che vada oltre la forma marxleninista, e ciò perché concordano nell’accettazione della critica idealistica del marxismo. Che cosa dunque li oppone? Mussolini è per Gobetti il rivoluzionario che tradisce perché viene a compromesso con quei mali che sono radicati nella tradizione italiana, dalla Controriforma in poi; rinunzia cioè alla virtù da Gobetti più apprezzata, l’intransigenza».
Augusto Del Noce, Il suicidio della rivoluzione, 1978