Senti che Storie…

di Af -

Una rubrica di notizie, spigolature e curiosità per leggere lo “stato” della Storia attraverso i media italiani e internazionali.

Libro e moschetto

La migliore celebrazione per il 25° anniversario della caduta del Muro di Berlino è nel brano che segue, tratto da un manuale di Diritto ed Economia in uso nei bienni del liceo (Stato giuridico. Stato economico, di Ivana Vitrotto e Luciano Gallini, edizione Lattes, 2004). «Le potenze occidentali nel 1961 riuscirono ad attuare il proposito di separare materialmente la città in due zone con la costruzione di un muro che segnasse il confine tra il sistema capitalistico dell’ovest e l’economia socialista dell’est. Soltanto il 9 novembre 1989, il presidente della Germania orientale Krenz, d’intesa con il presidente russo Gorbaciov, annunciò la demolizione del Muro e la riunificazione delle due Germanie».  Così si insegna la storia agli studenti italiani.

Il tradimento dei rivoluzionari

Sempre a proposito di Muro. Intervistato da Paolo Valentino per il Corriere della Sera, Joschka Fisher, rivoluzionario marxista in gioventù, poi ministro rosso-verde nel governo di Gerhard Schroeder (1998-2005), ammette a denti stretti che il vero “rivoluzionario” fu Helmut  Kohl, capace di cogliere senza indugi il momento della riunificazione e di accelerarne le tappe. I socialdemocratici dell’SPD, i progressisti in genere – Fisher, Schroeder, Lafontaine e Brandt, senza dimenticare Günter Grass – erano scettici se non addirittura contrari. Quando si dice la visione dinamica del mondo, l’attenzione ai cambiamenti sociali, ai valori della libertà e dell’emancipazione…

Tutelare le diversità

Nei giorni in cui si celebrava la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (25 novembre) si è levata alta, vigorosa e chiara la voce del presidente turco Tayyip Erdogan. Forte di dati inequivocabili (170 donne uccise ogni anno da mariti o famigliari – ma in Italia siamo su cifre appena più basse –, aumento esponenziale dei reati sessuali negli ultimi 10 anni), ha ricordato che il ruolo della donna nella società islamica è legato alla maternità: pertanto ci si aspetta da ognuna di loro che faccia almeno tre figli. Pochi mesi prima il vice premier turco, Bülent Arinç, si era occupato di bon ton femminile: non è bene, disse, che una donna rida in pubblico. Gli inviti, i consigli, i suggerimenti, quando arrivano dall’alto fanno le veci dei procedimenti legislativi d’urgenza… Così si tutela la diversità di genere in Turchia.

Riformato sarà lei!

Ma la storia d’Italia è fatta veramento di occasioni mancate, di svolte modernizzatrici rifiutate, di continui tradimenti della volontà popolare (Risorgimento tradito, Resistenza tradita, Mani pulite tradita…)? Da Gobetti in poi una di queste formule riguarda la Riforma protestante: secondo il pensatore torinese l’immaturità morale e politica degli italiani deriva proprio  dal fatto che il nostro Paese non ha avuto una sua Riforma. Con un corollario consequenziale: solo la cultura laica avrebbe potuto risollevare le sorti del Paese. Lo storico Dino Cofrancesco (La mancata «riforma protestante», “Nuova Storia Contemporanea”, n. 4, luglio-agosto 2014) prima cita cattolici “immaturi” e “bigotti” come d’Azeglio, Manzoni, Ricasoli, Minghetti, Lambruschini, Mamiani e Pellegrino Rossi. Poi osserva: «se la nostra mancanza di senso civico dipendesse dal condizionamento cattolico, non si spiegherebbe come mai la cattolicissima Austria sia stato un modello insuperabile di buona amministrazione, di tolleranza, di libertà intellettuale e come mai il Belgio, sia stato, dopo l’Inghilterra, un modello indiscusso di democrazia parlamentare (con un forte partito popolare che si alternava al partito liberale e conservatore). La “presa della Chiesa sulle masse” non ha impedito alla stessa Francia di darsi solide ed efficienti istituzioni, un patriottismo diffuso, una società civile ricca e articolata, anche senza la stabilità dei regimi politici».