Senti che Storie…

di Af -

Il Treno della Memoria all’incontrario va…

Un pellegrinaggio laico all’insegna della cooperazione, del rispetto reciproco e della solidarietà, per “ragionare  su  una vera  risposta  sociale  e  civile  da  dare  alle guerre e ai conflitti attraverso l’educazione alla  cittadinanza  attiva  e  la  costruzione  di un comune sentirsi cittadini europei”. Così il Treno della Memoria, il progetto per gli studenti dedicato ai luoghi della Shoah. Ma anche un carrozzone che tiene insieme indifferentemente Auschwitz e la difesa del clima, la Resistenza e i manifesti contro le discriminazioni, i temi LGBT e la lotta contro il caporalato, le simpatie terzomondiste con quelle palestiniste. Senza cogliere differenze, contesti o priorità, spinto dall’ansia semplificatrice di ricondurre tutto a un magma indistinto e confuso, cioè a quel pensiero unico che usa  il passato per farne il manifesto del conformismo contemporaneo. Un manifesto in cui brilla per assenza il nome del popolo per cui la soluzione finale fu messa in campo. Sul sito compaiono ardite parafrasi – “fatti di allora”, “grande processo di produzione sociale di odio”, “ferite del ‘900” – ma non un concetto fondamentale: quello di sterminio del popolo ebraico. Il Treno della Memoria è la prima associazione in ricordo della Shoah che non usa la parola “ebrei” per definire l’oggetto della sua iniziativa.

Situazioni rivoluzionarie

«Le rivoluzioni del XX secolo non sono nate dalle contraddizioni di un capitalismo giunto al punto di rottura. “Surdeterminate” secondo una formula alla moda, esse sorgono in società lacerate da dissidi, quando il Potere non riesce più a comandare e le masse si rifiutano di obbedire. Le situazioni rivoluzionarie non sono create dallo sviluppo delle forze produttive o dal contrasto tra produzione di massa e appropriazione individuale, bensì da cause molteplici e diverse, come la perdita delle tradizioni, l’usura dei regimi, l’inettitudine delle minoranze al governo…»
Raymond Aron, Machiavelli e Marx

Conflitti di classe, di razza e di idee

«Gli autori del secolo scorso [il XIX, n.d.r.] credevano che i conflitti di classe fossero decisivi e ne temevano la violenza che avrebbe distrutto la collettività e impedito la pace e la prosperità.  Noi siamo tentati di giudicare i conflitti di classe meno pericolosi dei conflitti di razza e di idee. Laddove esistono due comunità di razze differenti, come creare o ristabilire la pace? E laddove vengono a urtarsi  due regimi ideologici, come convincere i fanatici che l’organizzazione sociale non comporta una verità unica e definitiva e che colui che pretende di imporre sugli altri la propria verità è responsabile di divisioni fatali ed è il vero imperialista?»
Raymond Aron, Imperialismo e colonialismo

Cosa fatta capo ha

«Consultar lentamente, eseguir con prestezza e costanza è insegnamento de’ savi. Quindi presa la risoluzione non dare più orecchie a dubitazione o scrupolo alcuno, e supporre che non sempre tutto quel male che potrebbe succedere, arriva, siasi o che la misericordia divina il ritenga, o che la nostra destrezza lo schivi, o che l’inavvertenza della parte avversaria il trascuri».
Raimondo Montecuccoli, Aforismi dell’arte bellica