Senti che Storie…

di Af -

L’Unione europea come Cuba.

In visita a L’Avana lo scorso 3-4 gennaio, Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, ha usato parole chiare e nette nei confronti del regime cubano. Diritti umani calpestati? No, si tratta solo di «differenze nelle nostre rispettive visioni». Tant’è che «la disposizione al dialogo e il rispetto mutuo restano sempre presenti». Del resto, ha aggiunto, Cuba e Ue «condividono princìpi come la giustizia, la libertà e la solidarietà». Hasta siempre, comandante Mogherini.

Comintern verde

«Dopo aver perso tutto – la classe operaia, il Terzo mondo – la sinistra si aggrappa a questa illusione: l’islam, ribattezzato come la religione dei poveri, diventa l’ultima utopia, sostituendo quelle del comunismo e della decolonizzazione per i militanti disincantati. Il musulmano prende il posto del proletario. Ora è il credente del Corano che incarna la speranza globale per la giustizia, che si rifiuta di conformarsi all’ordine delle cose, che trascende i confini e crea un nuovo ordine internazionale, sotto l’egida del Profeta: un Comintern verde».
(City Journal, 18 settembre 2017)

Il senso di Putin per la storia

I risultati della ricerca storica si contestano con nuovi documenti. In Russia il problema si risolve per via giudiziaria. Lo storico Yuri Dmitriev ha toccato un nervo scoperto della storia russa nel momento sbagliato. Ha cercato e portato alla luce una delle più grandi fosse comuni di vittime del terrore staliniano (9000 corpi). La cosa ha turbato il sentimento di rinascita nazionale russo e il suo migliore artefice, Vladimir Putin, impegnato in una campagna elettorale giocata sulla continuità rispetto ai grandi padri della patria, Stalin incluso. Dmitriev è stato quindi sottoposto ad accertamenti sanitari per pazzia, accusato di pedofilia nei confronti della figlia, sospettato di ricevere finanziamenti occidentali e rinchiuso in carcere (è stato rilasciato lo scorso 27 gennaio). Manca solo una morte misteriosa, poi i metodi dei grandi padri della patria, Stalin incluso, ci sono tutti.

Un grande infermiere in grigioverde

In una vecchia biografia di Nino Bixio scritta da Giuseppe Guerzoni troviamo questa descrizione del nostro esercito. È datata 1889 e l’autore vi riassume il pensiero del patriota italiano morto nel 1873. Da allora sono passati regimi e governi ma il ruolo delle forze armate è sempre fedele a sé stesso.
«Nelle stampe si dipingeva l’esercito come un parassito; nel Parlamento se ne notomizzavano tutti i più vitali problemi colla sola lente del tornaconto, e lo si scriveva, borbottando, fra le spese più improduttive del bilancio.
I più benevoli vedevano nell’esercito un tutore della sicurezza e dell’ordine, una comoda compagnia di assicurazioni per tutte le calamità pubbliche, pesti, incendii, inondazioni, carestie e via dicendo; insomma il gran carabiniere, il grande infermiere, il grande maggiordomo, il grande fattore, ma nessuno pensava o mostrava pensare che dovesse essere l’espressione armata del rinascimento italiano, e il vendicatore vicino o lontano dei diritti e dell’onor nazionale.
E così pensando, gl’Italiani non erano sapienti, ma erano coerenti. Grande politica non ne volevano, non ne sapevano, non ne potevano fare. Il loro ideale era la mediocrità casalinga e tranquilla. Anelavano sempre a Konia come al lare sacro della casa materna, ma a patto di non rischiar nulla dell’acquistato per rivendicarlo; e poiché era cosa sottintesa che senza il consenso dell’Europa e il beneplacito della Francia non si sarebbe potuta avere, e che ogni sforzo d’armi non poteva che nuocere, così conchiudevasi a che prò il dispendio e la cura e la pompa di un grosso esercito?».