PEDOFILIA E CHIESA CATTOLICA: LE RADICI DI UN PROBLEMA E UN FUTURO DA SCRIVERE

di Cristian Usai -

In passato i pochi processi celebrati dovevano restare nascosti nel segreto impenetrabile dell’inquisizione e i colpevoli trasferiti di sede per preservare il buon nome del clero. E il bene dei bambini passava sempre in secondo piano. Ancora oggi, tuttavia, prevale una logica che tende a coprire gli scandali.

Graffito contro gli abusi sui bambini, Portogallo, 2011 - Milliped

Graffito contro gli abusi sui bambini, Portogallo, 2011 – Milliped

Che cos’è la pedofilia? Il termine, deriva dal tema greco παῖς (bambino) e φιλία (amicizia, affetto). Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM dal titolo originale Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) noto, informalmente, financo come “la Bibbia degli psichiatri”, classifica la pedofilia come una parafilia che comprende l’attività sessuale con bambini in età prepuberale.[1] In questa sede sarà tracciato un breve excursus storico del problema in seno alla Chiesa Cattolica. Ci si soffermerà, poi, su alcuni casi di insabbiamento e sulla mancanza di prevenzione e contrasto da parte delle gerarchie ecclesiastiche. È importante tenere a mente che si tratta di un problema grave e che per l’ordinamento giuridico del nostro paese, e non solo, la pedofilia, o per meglio dire, gli atti sessuali con minorenne, costituisce una fattispecie delittuosa[2].

In epoca pre-cristiana, in particolare nell’età repubblicana, la pedofilia non era considerata un delitto e di conseguenza non veniva punita come tale. Il potere legislativo prese piuttosto «provvedimenti contro la pederastìa»,[3] prima in via amministrativa, poi in via giudiziaria. Pur ritenendo «normale che un uomo avesse rapporti sessuali con altri uomini, oltre che con le donne» i romani, a differenza dei greci, «non ritenevano che, per i ragazzi, essere soggetti passivi di un rapporto omosessuale fosse educativo».[4] In altre parole, la formazione del fanciullo romano escludeva tassativamente l’omosessualità, nella quale il minore avrebbe, inevitabilmente avuto un ruolo passivo.[5] Or dunque, la pedofilia non era considerata un problema ipso facto. I Padri della Chiesa estesero la condanna a qualsiasi tipo di rapporto omosessuale, indipendentemente dall’età, con un atteggiamento repressivo della sessualità. Andava radicandosi, insomma, il concepimento della castità come valore. Ciò si unì ben presto alla considerazione di determinate pratiche sessuali, incluso lo stupro di fanciulli, come semplici peccati. Peraltro, nel 305 il Concilio di Elvira stabilisce come punizione per gli «stupratores puerorum» il divieto di accostarsi all’eucaristia.[6] Del millennio successivo non possediamo sufficienti notizie sulla pedofilia in seno ala Chiesa. Gli abusi cessarono? No, così non fu. Lo studioso Claudio Rendina, a tal proposito scrive: «[…] l’alto e basso Medioevo non ci rivelano casi di pedofilia nei quali siano coinvolti ecclesiastici, ma questo dipende anche dall’ignominioso concetto che i bambini di quel tempo sono ritenuti posseduti dal demonio, tanto da essere torturati e bruciati vivi affinché possano espiare le loro colpe […]».[7]
Secondo il Rendina gli atti di pedofilia rientrerebbero tra le suddette condanne. Il professor Eric Frattini, nella sua opera I papi e il sesso, mostra che la storia della Chiesa è costellata di casi di abusi su bambini. Alcuni di essi riguardano numerosi pontefici: dal 366 al 1550 se ne contano ben diciassette.[8] Lo storico Adriano Prosperi sostiene che nel XVI secolo, a cominciare da Papa Paolo IV, la Chiesa stabilì che i preti e i religiosi colpevoli di reati sessuali nati nel contesto della confessione sacramentale dovessero essere sottoposti alla giurisdizione della Sacra Congregazione della romana e universale inquisizione. Da allora si consolidò la prassi secondo cui i processi per i casi di «sollicitatio» dovevano restare nascosti nel segreto impenetrabile dell’inquisizione e i colpevoli trasferiti di sede per preservare il buon nome del clero.[9]

Nel 1864, dopo che i tribunali dell’inquisizione cessarono le loro funzioni in tutta Europa, si celebrò in Milano un processo per pedofilia contro il cappellano di Corzano, Padre Francesco Piccinotti. Il presbitero fu giudicato colpevole. Negli anni a seguire furono trattati altri casi di abusi perpetrati da sacerdoti e suore, almeno finché il Vaticano non riacquistò un solido potere politico ed economico e poté nuovamente celare tali fatti. In primis grazie ai Patti Lateranensi firmati con il Governo fascista e in seguito grazie alla Costituzione dell’Italia repubblicana. Nel 1922, Papa Pio XI aveva promulgato la prima edizione del Crimen sollicitationis. L’importante documento fu rieditato da Papa Giovanni XXIII nel 1962 e fino al 2003, quando fu scoperto dall’avvocato texano Daniel Shea, restò secretato.[10] L’oggetto del Crimen sollicitationis riguarda la cosiddetta pratica della sollicitatio ad turpia (sollecitazione a cose turpi) comprendente gli atti sessuali con minorenne. Questa pratica è spiegata come segue: «Il reato di molestia si ha quando un sacerdote o nell’atto del sacramento della confessione; o prima o immediatamente dopo la confessione; o in occasione o con il pretesto della confessione; o anche al di fuori dell’occasione della confessione nel confessionale o in altro luogo destinato ad ascoltare le confessioni o scelto con il pretesto di ascoltare la confessione proprio in quel luogo, abbia, tentato di incitare o invitare un penitente – qualsiasi persona sia – a comportamenti disonesti e vergognosi sia con parole, sia con segni, sia con cenni, sia con contatto fisico o attraverso la scrittura da leggere al momento o in seguito o abbia tenuto con lui discorsi o pratiche illecite e disoneste con audacia sconsiderata (Const. Sacramentum Poenitentiae, §1)».[11]
«Al peggiore delitto va equiparato, per gli effetti penali, qualsiasi azione oscena esterna, gravemente peccaminosa, compiuta da un membro del clero in qualsiasi modo, o tentata, con ragazzi di ciascun sesso o con animali bruti (s). bestialitas».[12]

Il problema fondamentale è che, malgrado siano usate le espressioni “delitto” ed “effetti penali”, la trattazione dei casi di pedofilia rientra nella competenza dei tribunali ecclesiastici. Peraltro, la pena canonica massima, prevista per crimini di tale gravità, è la riduzione allo stato laicale. Pena che non sempre viene applicata (vista, forse, la scarsità di sacerdoti). Il Crimen sollicitationis non impone all’Ordinario la denunzia del delitto alla Magistratura laica, impone invece il segreto circa gli elementi di fatto del processo canonico a tutti i soggetti coinvolti, pena la scomunica leatae sententiae.[13] In un sistema del genere è difficile operare una stima reale dei casi di abusi.
È il 2002 quando a Boston esplode il caso Geoghan. Padre John J. Geoghan, sacerdote sessantaseienne dell’Arcidiocesi di Boston, è sospettato di circa duecento abusi su bambini nell’arco di trent’anni, ma si riesce ad attribuirgliene “solo” centotrenta. Viene arrestato per l’ultimo di questi crimini. I suoi superiori, nonostante fossero a conoscenza della sua devianza, si limitarono a trasferirlo di parrocchia. L’Arcidiocesi di Boston, allora guidata dal cardinale Bernard Francis Law, risolse la questione pagando un risarcimento di 30 milioni di dollari alle famiglie delle vittime. Su Geoghan pendevano decine di altre denunce, ma la giustizia non poté agire giacché egli fu ucciso in carcere nel 2003. Il cardinale Law fu accusato di aver usato la stessa prassi usata con P. Geoghan, con un altro dei suoi sacerdoti: Paul Shanley. Il team investigativo Spotlight del quotidiano The Boston Globe, in quel momento diretto da Marty Baron, intraprese una clamorosa inchiesta che smascherò non solo gli abusi su minore perpetrati da quasi novanta sacerdoti dell’Arcidiocesi di Boston, ma anche gli insabbiamenti da parte dell’autorità ecclesiastica. In seguito all’inchiesta del Globe, Law fu costretto a dimettersi, avendo tra l’altro perso ogni credibilità davanti ai suoi fedeli.

Lo scandalo della pedofilia nel clero investì pesantemente gli Stati Uniti. Fioccarono richieste di risarcimento in tutto il paese a seguito delle quali, dichiararono in pochi mesi la bancarotta: l’Arcidiocesi di Portland, la Diocesi di Tucson e la Diocesi di Spokane. Le presunte vittime sono migliaia. In alcuni casi le accuse riguardano direttamente alti prelati della Santa Sede. Nel 2005, ad esempio, l’allora Cardinale Joseph Ratzinger fu citato presso la United States District Court for The Southern District of Texas di Houston per intralcio alla giustizia ordinaria. Il cardinale avrebbe coperto alcuni casi di abuso su minori. D’altro canto, la lettera De delictis gravioribus, da lui redatta nel 2001 e indirizzata a tutti i vescovi del mondo e ad altri membri della gerarchia ecclesiastica, ha lo scopo di implementare il documento Sacramentorum sanctitatis tutela emesso da Papa Giovanni Paolo II. Le istruzioni ivi contenute sono esplicitamente rivolte ad aggiornare quanto già stabilito nel Crimen sollicitationis. In sostanza la De delictis gravioribus dispone che i delitti più gravi, tra cui gli abusi su minore, sono soggetti al segreto pontificio.
La citazione in giudizio non ebbe seguito giacché nell’aprile dello stesso anno Ratzinger fu eletto Pontefice col nome di Benedetto XVI e, come espressamente richiesto dalla Santa Sede, ottenne dal governo americano l’immunità diplomatica, in quanto capo di Stato straniero, in nome degli interessi di politica estera degli Stati Uniti.[14] Secondo lo studio del John Jay College Criminal Justice, The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States, le somme pagate dalla Chiesa Cattolica, in termini di risarcimenti alle vittime, spese legali, ecc., per gli abusi compiuti da membri del clero negli Stati Uniti, nel periodo tra il 1950 e il 2002, ammontano a più di 500 milioni di dollari.[15]
Riguardo all’Italia, tra i vari casi, merita sicuramente attenzione quello riguardante la Diocesi di Savona-Noli. Don Nello Giraudo, operante nella diocesi savonese, ha patteggiato una pena per molestie sessuali ai danni di un minore consumate nel 2005. Il presbitero avrebbe molestato altri minorenni prima di tale data, ma, per tali reati, la Magistratura non ha potuto procedere per intervenuta prescrizione. La Procura e il Gip del Tribunale di Savona hanno anche accertato le responsabilità di Mons. Dante Lafraconi, Vescovo di Savona dal 1992 al 2001, per omissione in ordine al reato di violenza sessuale a danno di minori commesso dal Giraudo e di cui egli, come risulta dall’ordinanza di archiviazione a suo carico, era a conoscenza.[16] L’ordinanza di archiviazione anzidetta fu emessa per intervenuta prescrizione. Particolare importante è l’invio di una missiva datata 08/09/2003, da parte del successore del Lafranconi, Mons. Domenico Calcagno, oggi Cardinale, all’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Card. Josef Ratzinger, nella quale si attesta la consapevolezza del pericolo rappresentato dal Giraudo nonché il suo trasferimento dai luoghi in cui aveva perpetrato gli abusi. Nel 2005 il Giraudo commetterà il delitto per il quale ha patteggiato una pena.

L’azione di Papa Francesco in tema di pedofilia non si discosta dalla prassi endemica della Chiesa. Nel 2013, Francesco ha integrato il codice penale della Città del Vaticano di un articolo (Art. 7 Legge della Città del Vaticano n. VIII 11 luglio 2013), riguardante la “violenza sessuale su minori”. Tale intervento non ha, tuttavia, abrogato il Crimen sollicitationis. Nello stesso anno il pontefice ha promulgato la Legge della Città del Vaticano n. IX, riguardante la “divulgazione di notizie e documenti”, che prevede la condanna a pene detentive e pecuniarie per chiunque, si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione. In una lettera del 2015 indirizzata ai presidenti delle Conferenze episcopali e ai Superiori degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica, Francesco elogia la missione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e richiama l’attenzione sulla circolare emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede il 3 maggio 2011, per guidare le Conferenze episcopali nel preparare linee-guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici. Da questa circolare si apprende che l’abuso sessuale su minore è ancora considerato, solamente, una mancanza al VI Comandamento e non un delitto. Viene inoltre ribadita la procedura secondo cui dapprima dev’esserci l’intervento del vescovo, il quale stabilita la fondatezza dell’accusa, gira il caso alla Congregazione per la Dottrina della Fede che può infliggere al reo: restrizione della possibilità di avere contatti con minori; varie pene fra cui la riduzione allo stato laicale. Anche il Motu Proprio ”Come una madre amorevole”, del 2016, si inserisce in questo filone. Con esso il pontefice non obbliga i vescovi, o chiunque sia a conoscenza dei fatti, a denunciare alle autorità laiche gli ecclesiastici responsabili di pedofilia. La norma prevede, solamente, la rimozione del vescovo per omessa vigilanza, ma essa è decisa dalla «competente Congregazione della Curia romana».[17]

La nostra rassegna ha evidenziato che la pedofilia è sempre presente nel divenire storico della Chiesa Cattolica. Come si è detto, essa, rappresenta un grave delitto. È naturale che il problema della pedofilia sia particolarmente esecrato, quando è commesso da membri del clero. La Chiesa Cattolica, infatti, si presenta al mondo come compimento del disegno eterno di Dio, germe e inizio del Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo. In quanto adunanza del popolo di Dio, la Chiesa sarebbe la luce del mondo, nonché unica vera Chiesa di Cristo con a capo il Papa, successore di San Pietro.[18] Essa si fa percepire dai fedeli come madre e si pone come maestra di morale per l’umanità intera. Recita, infatti, il Codice di Diritto Canonico: «[…] È compito della Chiesa annunciare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigono i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime».[19]
Come dunque non comprendere l’indignazione dinanzi a insabbiamenti come quelli sopracitati? Ma le vere domande da porsi, a parer nostro, sono: Perché avvengono questi fatti? Su quale versante occorre lavorare affinché tali fatti non avvengano in futuro?
Tradizionalmente la Chiesa Cattolica si preoccupa in primis di evitare gli scandali. Nella sua storia, come è apparso evidente dall’excursus di cui sopra, il bene dei bambini è sempre passato in secondo piano. Ciò, evidentemente, stride con la conclamata vocazione materna. La paura dello scandalo (vedasi caso Boston) poggia sul voler evitare il rischio di perdere credibilità e quindi sequela, e quello di subire danni finanziari dovuti agli eventuali risarcimenti alle vittime. Anche nei documenti più recenti, la pedofilia è ancora considerata una mancanza al VI comandamento e non un reato da denunciare. A ciò si deve aggiungere una profonda ignoranza del Magistero in tema di sessualità umana e sviluppo sessuale dei bambini, che porta inevitabilmente a non comprendere gli effetti devastanti che un abuso può causare nella vita di un minore. Riguardo alla prassi dei vescovi di non denunciare i propri sacerdoti macchiatisi del delitto di atti sessuali con minorenne, alcuni prelati hanno condiviso la tesi secondo cui il rapporto tra sacerdote e vescovo è come il rapporto tra padre e figlio, domandando quindi comprensione della difficoltà a denunciare i sacerdoti in questione. Ovviamente tale tesi non appare minimamente condivisibile, né dal punto di vista legale, né da quello etico. L’unico aiuto che le istituzioni (famiglie, scuola, assistenti sociali, ecc.) possono dare alle vittime di questo genere di abusi, è quello di aiutarle a trovare il coraggio di aprirsi e denunciare il male subito, mentre il popolo cattolico dovrebbe inviare al pontefice l’istanza di una nuova e severa normativa che obblighi i vescovi, informati di tali fatti, di sollevare i responsabili da qualsiasi incarico ecclesiastico e di consegnarli alla Magistratura laica, alla quale spetta il compito di compiere accertamenti di carattere giudiziale.

 

Note
[1] Cfr. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th Edition”American Psychiatric Publishing, 2000, p. 571; Blanchard R. The DSM Diagnostic Criteria for Pedophilia. Arch Sex Behav. 2010 Apr;39(2):304-16
[2] Cfr. L. n. 66, 15 febbraio 1996; .L. n.269/1998.
[3] Cantarella, Eva. Secondo natura: la bisessualità nel mondo antico. Milano Biblioteca universale Rizzoli, 1992, p. 276.
[4] Ivi. p. 277.
[5] Ibid.
[6] Cfr. Tulli, Federico. Chiesa e pedofilia: Non lasciate che i pargoli vadano a loro: 3 (Le gerle) (Italian Edition) (posizione nel Kindle 230). Simplicissimus. Edizione del Kindle.
[7] Cfr. Ibid. Rendina, Claudio. I peccati del Vaticano: superbia, avarizia, lussuria, pedofilia. Roma Newton Compton, 2009, p. 159.
[8] Tulli, Federico, Prosperi, Adriano. Op. cit.. Cfr. Frattini, Eric. I papi e il sesso: da san Pietro a Benedetto 16., duemila anni di buone prediche e cattivi raccolti. [Milano] Ponte alle Grazie, 2010.
[9] Cfr. A. Prosperi, L’obbligo della verità dopo troppi silenzi, in “la Repubblica”, 27 marzo 2010. Tulli, Federico, Prosperi, Adriano. Op. cit. (posizione nel Kindle 265).
[10] Non fu inserito nemmeno negli Acta Apostolicae Sedis, ossia la Gazzetta Ufficiale della Santa Sede.
[11] Crimen sollicitationis§ 1. Disponibile su: http://www.maurizioturco.it/dossier/pedofilia-clericale/1962-03-16-crimen-sollicita/1962-03-16-crimen-sollicita.html
[12] Ivi§ 73.
[13] Cfr. Ivi § 11, 13.
[14] https://www.state.gov/documents/organization/87327.pdf
[15] Cfr. John Jay College of Criminal Justice, The Nature and Scope of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States, 1950-2002, New York 2004.
[16] http://www.genovaweb.org/diocesi-sv/primapuntata/GIP-LANFRANCONI.pdf
[17] Le informazioni sulla politica di Papa Francesco contro la pedofilia sono tratte da:  Usai, Cristian, “Abusi. Papa Francesco fa il gioco delle tre carte”, Cronache Laiche , 14/03/2017. Disponibile su: http://cronachelaiche.globalist.it/
[18] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da Giovanni Paolo II, 1999 gen. 11, Città del Vaticano 1999, nn. 758-769.
[19] CIC canone 747, § 2

Per saperne di più
Blanchard R. he DSM Diagnostic Criteria for Pedophilia. Arch Sex Behav. 2010 Apr;39(2):304-16.
Cantarella, Eva. Secondo natura: la bisessualità nel mondo antico. Milano Biblioteca universale Rizzoli, 1992.
Catechismo della Chiesa cattolica, Città del Vaticano Libreria editrice vaticana, 1999.
Codice di diritto canonico, Roma, Unione editori e librai cattolici italiani, 1997.
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th Edition”. American Psychiatric Publishing, 2000.
John Jay College of Criminal Justice, The Nature and Scope of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States, 1950-2002, New York 2004.
Rendina, Claudio. I peccati del Vaticano: superbia, avarizia, lussuria, pedofilia. Roma Newton Compton, 2009.
Tulli, Federico, Prosperi, Adriano. Chiesa e pedofilia: non lasciate che i pargoli vadano a loro. Roma L’asino d’oro, 2010, edizione Kindle.