NAM: LA STORIA MILITARE È D’ATTUALITÀ

di Vincenzo Grienti -

Nasce una rivista interdisciplinare che ambisce a diventare punto di riferimento per studiosi e ricercatori di storia militare.

Una rivista scientifica, interdisciplinare e internazionale che getta il cuore oltre l’ostacolo e si afferma nel panorama editoriale della storia militare. E’ NAM, acronimo che sta per Nuova Antologia Militare, un titolo che assieme al logo della Società Italiana di Storia Militare che la edita con la Tab Edizioni come editore associato, si richiamano idealmente ad Antologia Militare, la prima rivista militare italiana, pubblicata a Napoli dal 1835 al 1846. NAM è il risultato di una quarantennale esperienza militante nel campo della storia ed epistemologia della storiografia militare e degli studi strategici, cominciata nell’ultima decade della guerra fredda, quando vennero fondati l’Istituto Studi e Ricerche Difesa, presieduto dal Senatore Vittorelli, il Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche Storico-Militari, fondato da Giorgio Rochat, Piero Del Negro e Filippo Frassati, la Società Italiana di Storia Militare, fondata da Raimondo Luraghi, Virgilio Ilari, Mariano Gabriele, Massimo Mazzetti, Giuseppe Conti, Alberto Santoni, Antonio Pelliccia, Marco Grandi e Michele Nones, il Centro Militare di Studi Strategici del Ministero della Difesa (fondato dal Generale Carlo Jean), le Cattedre di storia delle istituzioni militari dell’Università Cattolica di Milano (Ilari) e di Studi Strategici della Luiss (Jean), la Libreria Militare di Milano (di Angelo Pirocchi) e la rivista Limes fondata da Lucio Caracciolo. Sviluppi testimoniati dalla Collana CeMiSS (ed. da Rivista Militare, la rivista dell’Esercito Italiano, poi da FrancoAngeli), dagli atti dei convegni nazionali e internazionali svoltisi dal 1969 al 1999, dalla Guida alla storia militare italiana (ESI, Napoli, 1997) curata da Piero Del Negro e dal dottorato di ricerca in storia militare tra le Università di Torino (Rochat), Padova (Del Negro) e l’Università Cattolica di Milano (Ilari).

«Questi primi sviluppi, contemporanei e in parte connessi con quelli analoghi nel resto dell’Occidente, in Italia però si arenarono – spiegano Virgilio Ilari e Giovanni Brizzi nella presentazione di NAM – e, paradossalmente, proprio mentre, finita la guerra fredda e rimossi i pregiudizi ideologici, aumentava anche da noi la domanda di studio e informazione sulle questioni militari. Domanda a cui le strutture accademiche ed editoriali italiane non furono in grado di rispondere adeguatamente, con la conseguenza che la produzione storico-militare italiana fu lasciata esclusivamente agli amatori e ai media e non fu dunque più in grado di tenere il passo con gli standard crescenti della storiografia militare internazionale e degli studi strategici, documentati ampiamente nel saggio bibliografico Per una epistemologia della storia militare incluso nel primo volume della Collana SISM “Fucina di Marte”, Clausewitz in Italia e altre lezioni di storia militare (Roma, Aracne, 2019, pp. 241-276)».
La rivista, chiaramente, colma una lacuna che pian piano, durante il corso degli anni si è sempre di più allargata a macchia d’olio in quanto lo studio e la divulgazione della storia militare è stata lasciata agli appassionati oppure ai giornalisti storici che hanno avuto non poche difficoltà all’interno delle loro redazioni a far passare il concetto che divulgare la storia militare significa anche capire l’origine dei conflitti e la possibilità di evitarli.

«Malgrado ciò, la mancanza di un serio dibattito sullo statuto epistemologico della storia militare nelle sue molteplici articolazioni (non solo per “epoca”, ma soprattutto per “prospettiva” e “scopo”), ha impedito il riconoscimento da parte delle università italiane del carattere specialistico e necessariamente interdisciplinare dello studio storico dei conflitti, delle guerre e del militare – aggiungono Ilari e Brizzi. L’effetto di questa lacuna nel sistema universitario italiano è l’isolamento della ricerca italiana dalla comunità internazionale, lasciandola interamente alle inclinazioni individuali di ricercatori autodidatti, che sono forzati a competere in differenti contesti disciplinari raramente in grado di poter valutare i loro contributi per mancanza di competenze specifiche. Questa frammentazione – aggiungono i due studiosi – è un ostacolo alla interdisciplinarietà, che è indispensabile per il riconoscimento della specificità di questo campo di studi e per la co-operazione internazionale. Ma è anche un forte ostacolo allo scambio di conoscenza con centinaia di studiosi anche esterni al sistema accademico».
La rivista ha davvero un board internazionale d’eccezione. La direzione scientifica è guidata da Virgilio Ilari, Presidente della Società Italiana di Storia Militare (SISM), già professore di Storia delle Istituzioni militari all’Università Cattolica di Milano; Giovanni Brizzi, vice Presidente della SISM e direttore della Rivista di studi militari; Gregory Alegi, professore di storia militare all’Accademia Aeronautica. Presidente del Consiglio Scientifico è Massimo De Leonardis, Presidente della Commissione Internazionale di Storia Militare.

 

 

Per saperne di più
https://www.nam-sism.org/