MASSONERIA E LIBERTÀ NEL PENSIERO DI BENJAMIN FRANKLIN

di Cristian Usai -

 

Il pensiero di Benjamin Franklin – massone, nonché uno degli artefici della Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America – emerge in tutta la sua chiarezza dalla sua autobiografia.

 

«Siate sempre in guerra con i vostri vizi, in pace con i vostri vicini, e fate sì che ogni anno vi scopra persone migliori». Con questa frase, Benjamin Franklin, pare trasmettere la propria essenza iniziatica. Essa sembra l’allegoria di un cammino costellato da un lavoro su se stessi, e dall’impegno a vivere in armonia con il mondo. Lo statista e scienziato statunitense fu, invero, iniziato in Massoneria presso la Saint John’s Lodge di Philadelphia nel 1731.
La Massoneria è un Ordine universale iniziatico di carattere tradizionale e simbolico. I suoi fini sono il perfezionamento e l’elevazione dell’uomo e dell’intera famiglia umana. I membri sono conosciuti anche come liberi muratori. Essendo la Massoneria una società adogmatica è scorretto postulare ideali che i massoni dovrebbero condividere. La Massoneria, infatti, abbraccia principi universali che essa sceglie come guida all’azione. Su questa base i suoi affiliati lavorano al miglioramento del sé e di conseguenza dell’umanità con cui, inevitabilmente, entrano in contatto. Orbene, gli anzidetti principi sono: la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza. Il pensiero libero muratorio, per mezzo della riflessione e dell’apprendistato, si forgia a partire da questi principi. Perché ciò avvenga è, talvolta, necessaria una innata predisposizione umana e intellettuale.

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Benjamin Franklin, da un dipinto di Joseph Duplessis

Benjamin Franklin (1706-1790) proveniva da una famiglia emigrata in America nel 1682 da un piccolo villaggio inglese. Era il più giovane di diciassette figli. Da ragazzo lavorò presso la bottega del padre, candelaio, ma non amava quella vita. Sognava di fare il marinaio. Il genitore tentò di dissuaderlo inviandolo come apprendista tipografo presso il fratello maggiore James. Fu grazie a questo impiego che ebbe la possibilità di leggere opere di Bunyan, De Foe, Cotton Mather, Addison, Shaftesbury, Collins e altri autori. A seguito di un litigio con il fratello, nel 1723, fuggì dapprima a New York, poi a Filadelfia. Inizialmente impiegato presso una tipografia, nel 1729 riuscì ad aprire una sua stamperia. È il periodo in cui fondò la prima biblioteca con servizio di prestito pubblico d’America.
In quegli anni Franklin intraprese lo studio del francese, dell’italiano, dello spagnolo e del latino. Nel 1748 all’apice della carriera imprenditoriale si ritirò dagli affari per dedicarsi a tempo pieno alla ricerca scientifica e agli incarichi pubblici. I suoi esperimenti sull’elettricità, che portarono all’invenzione del parafulmine, lo resero celebre a livello internazionale.
Divenne pubblico amministratore a Philadelfia. Svolse la carriera diplomatica al servizio della Pennsylvania nelle convenzioni con le altre colonie. Rappresentò anche le nuove istanze americane in Gran Bretagna (tra il 1757 e il 1775) e in Francia (tra il 1776 e il 1785). Nel 1776 fu, assieme ad altri massoni, uno dei redattori della Dichiarazione d’indipendenza e in seguito svolse importanti incarichi federali. Dal 1785 al 1788 fu presidente della Pennsylvania e nel 1787 deputato alla Convenzione costituente, ove emerse il suo desiderio di combattere la schiavitù.

Il pensiero libero muratorio in Benjamin Franklin si evince chiaramente dalla celebre The Autobiography of Benjamin Franklin. Nella prima pagina egli spiega le ragioni che l’avevano spinto a scrivere l’opera, per poi addentrarsi nel racconto biografico mettendo in risalto il proprio pensiero. Egli fu un uomo mosso dalla curiosità fin dalla giovinezza, e questa curiosità lo portò a condurre i suoi esperimenti sull’elettricità. Dalla lettura dell’autobiografia si apprende che Franklin era tendenzialmente pragmatico e attento all’esperienza. L’idea che traspare dalle sue vicende rimanda alla libertà intesa come fondamento della vita stessa. Qualunque diritto umano non può sussistere se alla base non vi è libertà, una libertà che si acquisisce mediante il progresso scientifico e culturale. Nel secondo capitolo della prima parte, Franklin pone la questione dell’uguaglianza fra gli esseri umani parlando del diritto delle donne a ricevere un’istruzione mediante lo studio.
È, tuttavia, nel secondo capitolo della seconda parte ad essere esplicitato un possibile richiamo alla via iniziatica. Non a caso il capitolo è intitolato Piano per raggiungere la perfezione morale. In esso Franklin rammenta il suo antico desiderio di raggiungere la perfezione morale. La presunzione di saper distinguere il bene dal male e di sapere sempre fare l’uno ed evitare l’altro. Franklin prosegue affermando di aver compreso che tale presunzione teorica non era sufficiente. Avrebbe dovuto, infatti, prima vincere le abitudini deleterie e in seguito rafforzare quelle buone al fine di fare affidamento su una costante rettitudine di comportamento. Egli escogitò un metodo per raggiungere tale scopo. Occorreva praticare alcune virtù: temperanza, silenzio, ordine, risolutezza, parsimonia, operosità, sincerità, giustizia, moderazione, pulizia, tranquillità, castità, umiltà. Quest’episodio della vita di Benjamin Franklin può essere letto come esempio del momento in cui un libero muratore, neofita, apprende la necessità di sgrossare la pietra grezza e comprende come farlo. Comprende, insomma, come smussare il proprio ego e passare da un idealismo narcisista, a uno più realista e fattuale. Un passaggio talvolta drammatico. Le anzidette virtù impegnarono Franklin a praticare anche il terzo principio del trinomio massonico, la fratellanza. Con la diplomazia egli corresse i propri difetti caratteriali. Si convinse che il desiderio di confutazione degli argomenti altrui, inducesse l’uomo a contraddire a tutti i costi, suscitando antipatia e risentimento negli altri.

Quale insegnamento trarre dalle vicende di Benjamin Franklin? Gli uomini d’oggi, in particolare i giovani, possono apprendere da esso l’importanza della curiosità intellettuale, dell’impegno, della scienza e del dialogo. Insegnamento che fortifica la determinazione di operare al servizio dei diritti umani. In una società in cui, troppo spesso, l’impegno politico si riduce al mero populismo. L’esempio di Franklin, vedasi il contributo alla Dichiarazione d’indipendenza e alla Costituzione degli Stati Uniti d’America, induce la fiducia necessaria per impegnarsi in tal senso. Sarebbe interessante indagare, storiograficamente, sui motivi che portarono Benjamin Franklin a far propri i principi universali di libertà, uguaglianza e fratellanza. Potrebbe essere l’oggetto di una nuova ricerca. In questa sede ci piace evidenziare che furono, probabilmente, la curiosità e l’amore per la sapienza ad affinare una predisposizione innata nell’uomo Franklin verso tali principi. Questo ci porta ad accogliere le parole contenute nella prima parte del secondo comma dell’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 “L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali […]”. Parole limpide che invitano a operare sempre per il bene dell’intera famiglia umana. Usando l’istruzione come pietra angolare.

Per saperne di più
B. Franklin, Autobiografia, Milano, Garzanti, 1999
G. Raffi, G. Picardo, In nome dell’uomo: dal Risorgimento alla modernità il ruolo del Grande Oriente nell’Italia unita, Milano, Mursia, 2011.