MAGDA E JOSEPH GOEBBELS: SCENE DA UN MATRIMONIO NAZISTA
di Roberto Poggi –
Otto mesi di passione travolgente poi le nozze e quattordici anni di tradimenti. Fu solo la figura di Hitler, terzo elemento di una relazione amorosa allargata, a tenere in vita il matrimonio del ministro della propaganda fino all’epilogo nel bunker di Berlino.
La sposa era in nero. Un prezioso scialle di pizzo di Bruxelles, un paio di guanti bianchi ed un bouquet, oltre ad un radioso sorriso, le conferivano comunque un aspetto nuziale. Al suo fianco zoppicava sorridente lo sposo, egualmente in nero. Li scortavano verso l’altare un ragazzino biondo in uniforme della gioventù hitleriana, Harald Quandt, nato dal primo matrimonio di Magda, e la sorella dello sposo, Maria.
I testimoni, Adolf Hitler, che porgeva il braccio alla madre della sposa, Auguste Beherend, ed il generale Franz Ritter von Epp, già comandante dei Freikorps bavaresi e finanziatore del Völkischer Beobachter, fornivano la più prestigiosa garanzia della purezza della fede politica degli sposi. Il vessillo con la croce uncinata disteso sull’altare ed un picchetto d’onore della SA completavano la coreografia nazionalsocialista.
Il rito civile fu celebrato, il 19 dicembre 1931, dal sindaco del villaggio dei Frauenmark, quello religioso da un pastore luterano nella piccola chiesa della tenuta di Severin, nel Meclemburgo, di proprietà del primo marito di Magda, Günther Quandt, che in occasione del loro divorzio, nel 1929, le aveva generosamente concesso l’uso di quella lussuosa dimora di campagna.
Ad insistere per anticipare le nozze era stato lo stesso Führer. Alla fine di maggio del 1931, Magda e Joseph si erano fatti la solenne promessa di sposarsi quando il partito nazionalsocialista avrebbe finalmente preso il potere. Si conoscevano allora da appena otto mesi e benché la carriera di Goebbels all’interno del partito apparisse molto promettente, i presupposti materiali per creare una famiglia erano ancora piuttosto fragili, soprattutto agli occhi di Magda, che contraendo un nuovo matrimonio avrebbe dovuto rinunciare al cospicuo assegno di mantenimento del primo marito, un ricchissimo industriale tessile con ramificati interessi nell’economia tedesca.
La loro unione era durata nove anni, dopo la nascita di Harald nel 1922 la passione si era via via affievolita, soffocata dalla ventennale differenza di età e soprattutto dalle frequenti assenze di Günther, assorbito dai molteplici impegni di uno degli industriali più intraprendenti della Germania. Era stata Magda a provocare la rottura rinunciando ad ogni prudenza nelle apparizioni pubbliche, a Berlino come nelle località di villeggiatura frequentate dall’alta borghesia, in compagnia di un amante più giovane di lei. Nonostante l’imbarazzo causatogli da quell’adulterio così ostentato, Quandt aveva preferito comportarsi come un gentiluomo, facendo ampie concessioni al momento del divorzio. Oltre all’affidamento del loro figlio fino all’età di quattordici anni, Magda aveva ottenuto un assegno mensile di quasi 4000 marchi, un lascito di 50.000 marchi per l’acquisito di un nuovo appartamento a Berlino e l’accesso ad un fondo di altri 20.000 marchi da utilizzare in caso di malattia.
Tanta generosità, inusuale in un uomo oculato come Quandt, potrebbe essere stata motivata non solo dalla tenerezza verso Magda, ma anche dalla volontà di salvaguardare la riservatezza della propria vita privata. Magda era infatti riuscita ad entrare in possesso di un compromettente carteggio tra Günther ed alcune donne con cui aveva intrattenuto delle relazioni. Anche se quelle lettere risalivano a prima del loro matrimonio, gettavano comunque un’ombra sull’immagine di austero uomo d’affari a cui Quandt non era disposto a rinunciare.
La riconquista della propria libertà, senza dover né ridimensionare l’alto tenore di vita a cui si era abituata, né allontanarsi dal figlio, non aveva tuttavia aperto a Magda le porte della felicità. La relazione con il giovane studente universitario di buona famiglia di cui si era invaghita non la appagava sino in fondo.
Il primo biografo di Magda, Otto Meissner, intervistando dopo la guerra il giovane, ormai sposato e padre di tre figli, si impegnò a citarlo sotto lo pseudonimo di “Ernst”. Nelle sue memorie la madre di Magda lo identificò in Fritz Gerber, senza tuttavia fugare ogni dubbio. Qualunque fosse il suo vero nome, “Ernst” con la sua gelosia morbosa ed il suo atteggiamento autoritario anche nei confronti del piccolo Harald infastidiva Magda che tuttavia non trovava il coraggio di porre fine alla loro relazione. Era insoddisfatta, si sentiva oppressa da un senso di vuoto, voleva qualcosa di più di un semplice accompagnatore galante, ma al tempo stesso non ricercava un nuovo marito, neppure più ricco del precedente.
L’occasione non le era mancata. Non appena il nipote multimilionario del presidente degli Stati Uniti Hoover aveva saputo del suo divorzio, si era precipitato a Berlino. Si erano conosciuti qualche anno prima, in occasione del viaggio dei coniugi Quandt negli Stati Uniti. E’ probabile che tra loro ci fosse già stato un fugace flirt, che aveva però lasciato in Hoover un segno profondo. Il serrato corteggiamento del businessman americano era culminato in una richiesta di matrimonio formulata nell’esclusivo golf club sul lago Wannsee. Magda aveva rifiutato senza esitazioni. Hoover ne era rimasto sconvolto, rientrando a Berlino aveva perso il controllo della sua auto. Era uscito indenne dai rottami, Magda invece aveva riportato una commozione cerebrale ed alcune fratture.
Quel rifiuto non aveva rafforzato il legame con “Ernst”. La noia e la depressione avevano continuato ad avvelenare le giornate di Magda. Gli inefficaci antidoti al suo malessere erano le corse senza meta per la campagne attorno a Berlino con la sua nuova auto sportiva cabriolet e le frequentazioni mondane. Il suo primo matrimonio l’aveva introdotta nei circoli più esclusivi dell’alta società berlinese, che nel 1930 incominciava a guardare ad Hitler ed al partito nazista con sempre minore diffidenza.
Anche se non è chiaro per quale tramite, Magda era entrata a far parte del Nordische Ring, un club frequentato dai più bei nomi dell’aristocrazia prussiana in cui si predicava il primato della razza nordica. Alcuni dei suoi membri più illustri, come il quarto figlio del Kaiser, il principe August Wilhelm von Hohenzollern, “Auwi” per gli intimi, avevano già abbracciato con convinzione la causa nazista. Stando al racconto di Auguste Beherend, era stato proprio “Auwi” durante una riunione del Nordische Ring a consigliare a Magda di reagire alla noia che l’attanagliava impegnandosi a favore del partito nazista.
Quel consiglio elargito con aristocratico distacco non era caduto nel vuoto. Magda aveva incominciato ad interessarsi al programma del partito, poi vincendo la sua naturale ritrosia verso le manifestazioni di massa aveva deciso di partecipare ad un affollato comizio elettorale presso lo Sportpalast. I manifesti con la croce uncinata affissi su ogni muro della città annunciavano che l’oratore sarebbe stato il Gauleiter del partito a Berlino, il dottor Joseph Goebbels, che, a partire dal 1926, si era conquistato con i suoi discorsi infuocati un pubblico sempre più vasto di sostenitori, oltre ad un gran numero di denunce per diffamazione ed oltraggio.
Benché con la sua corporatura minuta e sproporzionata ed il suo passo claudicante, dovuto ad una deformità di origine neurologica del piede destro, non potesse incarnare gli ideali di forza, giovinezza e superiorità razziale professati dal nazismo, Goebbels possedeva una voce incantatrice, sorprendentemente profonda, potente e modulabile. Il suo lieve accento renano, grazie al prolungamento di alcune vocali, favoriva il tono spesso solenne dei suoi discorsi. Parole ricorrenti come Führer, Deutschland assumevano con la sua pronuncia un fervore particolare, altre come Judentum una nota di sdegnato disprezzo. Studiava accuratamente per ogni discorso la mimica e la gestualità più adatte ad accentuare la drammaticità e la vitalità delle sue parole. Il lieve movimento ondulatorio della mano accompagnava le parti espositive del discorso, l’indice rivolto verso il cielo evocava minacce e castighi, il pugno che batteva sul petto al ritmo delle parole enfatizzava il crescendo drammatico, il martellare sul leggio esprimeva compiaciuta tracotanza. La maestria con cui intrecciava i più diversi registri, dal tono discorsivo inframmezzato da battute di spirito, all’ironia corrosiva, dall’accusa furente al pathos solenne e trionfante, trascinava il pubblico in una sorta di estasi in cui le parole perdevano il loro significato letterale per trasmettere intense vibrazioni che generavano entusiasmo e consenso incondizionato.
Magda confusa tra il pubblico adorante dello Sportpalast non aveva saputo resistere a quella magia. Alla madre aveva raccontato di essersi sentita trasportata ed infiammata non dalle parole, che quasi non aveva ascoltato, ma dall’enfasi con cui erano state pronunciate. Improvviso ed incontenibile era nato in lei il desiderio di conoscere quell’uomo così affascinante, capace in pochi istanti di passare dalla passione più violenta alla freddezza assoluta.
L’iscrizione al partito era stata la prima conseguenza di quell’infatuazione. Non aveva trascurato neppure l’indottrinamento ideologico divorando testi, assolutamente indigesti per chiunque altro, come il Mein Kampf di Hitler ed il Mito del XX secolo di Rosemberg. La sezione del partito del suo quartiere, Westend, frequentata soprattutto da portinaie e commesse, l’aveva accolta con malcelata diffidenza a causa della sua estrazione sociale. Magda non si era comunque persa d’animo, si era offerta come segretaria presso la direzione generale del partito in Hedemannstrasse, dove le sue competenze linguistiche, parlava correntemente francese ed inglese, erano state subito apprezzate. La compilazione di rassegne della stampa estera era stato il suo primo incarico, finché Goebbels, nel novembre del 1930, non si era accorto di lei. La sua eleganza, i suoi modi raffinati e soprattutto la sua avvenenza lo avevano incuriosito.
Nonostante gli impegni politici come Gauleiter di Berlino e come responsabile nazionale della propaganda del partito assorbissero gran parte del suo tempo, Goebbels era tutt’altro che insensibile al fascino femminile. Conduceva un’intensa vita erotico-sentimentale, si invaghiva di continuo delle donne più diverse, intratteneva contemporaneamente due, tre relazioni, anche se nessuna riusciva a dissolvere il suo senso di solitudine. Sulle pagine del suo diario aleggiò sino al 1930 l’amarezza per la fine della storia d’amore con Anka Stalherm. Il trauma di questo perduto amore giovanile gli impediva di impegnarsi in relazioni durature, condannandolo alla ricerca di appagamenti sessuali, senza troppe complicazioni sentimentali. Si compiaceva di identificarsi nell’immagine, letteraria e stereotipata, dell’eroe che per compiere sino in fondo la missione politica affidatagli dal destino era costretto a rinunciare alla speranza di una gratificante stabilità affettiva. Nel 1929 scriveva: “Per me le donne sono una necessaria compensazione. Nelle giornate critiche, in particolare, sono come un balsamo sulle ferite. Ma ho bisogno di avere intorno i caratteri più diversi.”
Il pretesto per conoscere meglio quella seducente signora bionda così fuori posto negli uffici di Hedemannstrasse era stato assegnarle il delicato compito di riordinare il suo archivio personale. Magda era stata subito risucchiata nel vortice di una attività a tratti frenetica che le imponeva di lavorare sino a tarda notte. Anziché stemperarsi la sua iniziale infatuazione si era arricchita di un istinto materno verso quell’uomo geniale ed infaticabile che, come testimoniava il suo abbigliamento trasandato, non poteva contare sulle cure amorevoli di nessuna donna.
Erano trascorsi più di tre mesi prima che Goebbels, sempre distratto da altri flirt, si decidesse a gettare la maschera del distaccato capo ufficio per mostrare il volto del seduttore. Alla data del 15 febbraio 1931 annotava sul suo diario: “La sera Magda Quandt viene a casa mia. E resta a lungo. Sboccia la sua affascinante, bionda dolcezza. Sei la mia regina.” Come rivela il numero uno aggiunto tra parentesi a margine dell’annotazione, quella sera avevano fatto l’amore per la prima volta. Nelle settimane successive i loro incontri amorosi si erano moltiplicati.
Per quanto travolgente il loro amore non era privo di screzi. Goebbels era spaventato all’idea di perdere la sua libertà. Alla fine di marzo confidava al suo diario: “Poi è venuta Magda, abbiamo fatto l’amore, litigato e poi di nuovo fatto l’amore (8,9). E’ fantastica. Ma non devo farmi prendere troppo da lei. In ogni caso, il lavoro è sufficientemente abbondante ed impegnativo da non farmi incorrere in questo rischio.”
Magda invece, che sognava di conquistare per sempre il cuore di Goebbels, non aveva esitato a liberarsi di “Ernst”. Da quando aveva iniziato ad impegnarsi a favore del partito, la loro relazione si trascinava stancamente, tra litigi ed incomprensioni. “Ernst” non si era rassegnato a quella rottura, con la scusa di recuperare qualche effetto personale si era presentato all’appartamento di Magda in Reichskanzlerplatz armato di pistola. Un colpo era partito, andandosi a conficcare nella cornice di una porta. Magda non aveva perso il suo sangue freddo, aveva chiamato la polizia, che era prontamente intervenuta.
Quella tragedia sfiorata aveva sconvolto Goebbels, rivelandogli la profondità dei suoi sentimenti verso Magda. Aveva abbandonato tatticismi e pose da consumato seduttore per trasformarsi in un romantico innamorato, geloso persino del ricordo di “Ernst”. Da quel momento la loro relazione era entrata in una nuova fase, destinata a condurli sull’altare.
A contrastare i loro progetti matrimoniali rimanevano i problemi materiali. Nella primavera del 1931 il partito nazista, pur avendo ottenuto buone affermazioni elettorali sia a livello nazionale che locale, era ancora lontano dal potere. Nessun dirigente nazista poteva contare su di un impiego stabile e ben retribuito. Goebbels sedeva dal 1928 al Reichstag, guidava la propaganda nazionale del partito e conduceva con determinazione a Berlino la lotta contro comunisti e socialdemocratici, ma non era in condizione di offrire a Magda alcuna sicurezza economica, poiché gran parte delle sue modeste entrate erano assorbite dalle spese legali dei numerosi processi in cui era coinvolto e dalle frequenti condanne a pene pecuniarie per diffamazione.
Uno dei bersagli preferiti delle sue feroci invettive, lanciate dalla colonne dell’Angriff, era il vicecapo della polizia di Berlino, il giurista socialdemocratico Bernhard Weiss, soprannominato “Isidor” per schernire la sua ascendenza ebraica. Gli attacchi a Weiss, raffigurato nelle vignette con le sembianze di un asino, accusato di gestire il suo ufficio con la subdola viltà attribuita ai figli di Israele, miravano a stigmatizzare la presunta supremazia ebraica all’interno delle istituzioni della Repubblica di Weimar. Pur di raggiungere tale obiettivo, redditizio in termini di consenso politico, Goebbels aveva accettato di sacrificare in oltre quaranta processi una parte rilevante delle sue entrate. Pertanto l’unica grande ricchezza che poteva offrire al Magda nel 1931 era la sua intimità con il Führer.
Del primo incontro tra Hitler e Magda ci è pervenuto attraverso il generale Otto Wagener, all’inizio degli anni ’30 responsabile economico del partito nazista, un resoconto inattendibile sul piano cronologico, tuttavia perfettamente coerente con la personalità di Goebbels, caratterizzata da un disturbo narcisistico. La continua ricerca di apprezzamento del Führer, che aveva eletto a suo idolo, nonché la profonda depressione in cui cadeva ogni volta che ne deludeva le aspettative, tipiche del disturbo narcisistico, potrebbero effettivamente aver spinto Goebbels a non rischiare subito una presentazione ufficiale di Magda.
Stando al racconto del generale Wagener, Hitler avrebbe incontrato per la prima volta Magda e suo figlio in modo apparentemente casuale nella sala da the dell’esclusivo hotel Kaiserhof di Berlino. Harald nella sua uniforme della gioventù hitleriana, confezionatagli dalla madre, sarebbe corso incontro al Führer con il braccio teso in un saluto nazista. Compiaciuto da tanto entusiasmo, Hitler avrebbe interrogato il ragazzo, scoprendo divertito che con la sua uniforme si sentiva due volte più forte. Dopo questo rapido scambio di battute sarebbe sopraggiunto nella sala da the Goebbels che, senza mostrare alcun interesse personale, avrebbe convinto Hitler ad invitare al suo tavolo il fervente ragazzo e sua madre. Sarebbe stato Göring, sempre ben informato, a svelare al Führer il legame affettivo che univa Goebbels e l’ex signora Quandt.
Tanta prudenza da parte di Goebbels si era rivelata superflua. Magda grazie al suo charme ed alla sua brillante conversazione aveva saputo conquistare non solo l’approvazione di Hitler, ma persino il suo vivo interesse. Nell’agosto del 1931 Goebbels registrava con gioia sul suo diario il “giudizio superlativo” espresso da Hitler nei confronti di Magda. Nel volgere di qualche giorno la gelosia aveva offuscato l’iniziale soddisfazione, poiché l’atteggiamento di Hitler sembrava trascendere i limiti della stima verso la fidanzata di un suo stretto collaboratore. Anche in assenza di Goebbels, Hitler, accompagnato dalla scorta, non esitava a presentarsi a casa di Magda per conversare amabilmente qualche ora con lei. Magda era lusingata da tanta attenzione e non faceva nulla per scoraggiare quelle incursioni nella sua vita privata. Goebbels invece si struggeva di gelosia. Dopo una serata passata in compagnia di Hitler confidava al proprio diario: “Magda si comporta in modo poco dignitoso con il capo. E io ne soffro. Non è una signora. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Devo fare qualcosa. Temo che non sia una donna fedele al cento per cento. E questo sarebbe terribile.” Verso Hitler non provava alcun risentimento, al contrario gli augurava di trovare l’amore di cui aveva un estremo bisogno.
Ritenendo ingiusti ed offensivi i rimproveri di Goebbels, Magda aveva reagito restituendogli l’anello di fidanzamento. Dopo fiumi di parole e di lacrime si erano riappacificati, ma il tarlo della gelosia aveva continuato a rodere il cuore di Goebbels. Nel settembre del 1931 mentre si trovava ad Amburgo aveva appreso che il Führer non voleva proprio saperne di rinunciare al piacere delle sue visite improvvise in Reichskanzlerplatz. Goebbels irritato annotava: “Ho telefonato a Magda. Il capo ha suonato alla sua porta. Si è invitato a pranzo. E’ un furbo matricolato! Sono estremamente triste. Vieni pure quando vuoi!”
I sospetti di Goebbels non erano infondati, Hitler si era invaghito di Magda. Al generale Wagener aveva confidato di aver trascorso in compagnia di quell’affascinante signora dei “momenti divini”, di aver provato sensazioni da tempo dimenticate. Non si trattava di una banale attrazione sessuale, ma di una profonda affinità spirituale. In Magda il Führer era convinto di riconoscere la componente femminile capace di controbilanciare i suoi istinti troppo maschili. Per compiere la missione salvifica di cui si sentiva investito riteneva di non aver bisogno né della distrazione di una amante, né del vincolo di una moglie, gli occorreva invece un’accompagnatrice rispettabile, capace di stemperare gli eccessi del suo carattere, con cui recarsi all’opera oppure a teatro, sorseggiare il the, conversare e condividere la stessa visione del mondo. Il presupposto per un rapporto del genere era che Magda fosse già sposata con qualcun altro. Il fidato Goebbels si presentava come il candidato ideale alle nozze.
La prospettiva di assumere il ruolo di first lady del movimento nazionalsocialista, nonché di confidente dell’uomo destinato a guidare la Germania aveva senza dubbio allettato l’ambiziosa Magda, spingendola a rinunciare senza rimpianti alla sicurezza economica che i generosi alimenti dell’ex marito le garantivano. Secondo le annotazioni del diario di Goebbels, intorno alla metà di settembre del 1931, dopo un colloquio chiarificatore con Hitler, Magda aveva preso la decisione di risposarsi. La certezza che Hitler non sarebbe stato un rivale, ma il terzo elemento di una relazione amorosa allargata aveva dissolto la gelosia di Goebbels. Il 16 settembre scriveva commosso sul suo diario: “Sono fortunato. Saremo tutti e tre buoni gli uni con gli altri. Vuole essere il nostro amico più fedele.”
Contrariamente a quanto riferito da Wagener, la nascita di questa inconsueta relazione a tre era stata antecedente al suicidio della nipote di Hitler, Geli Raubal. Nel pomeriggio del 18 settembre 1931, Geli, che da un paio d’anni conviveva con lo zio a Monaco in un lussuoso appartamento affacciato su Prinzregentenplatz, si era chiusa nella sua stanza e si era sparata. Il corpo della ventitreenne con accanto la pistola di Hitler era stato ritrovato molte ore più tardi dalla governante. Quando aveva appreso la notizia della morte di Geli, Hitler, che si trovava in quel momento a Norimberga, era stato colto da un collasso. Zio e nipote erano legati da una relazione dai contorni morbosi. Il giorno prima della tragedia Hitler, forse accecato dalla gelosia, avrebbe proibito a Geli di trasferirsi a Vienna per proseguire i suoi studi presso un maestro di canto. Questa tirannica imposizione potrebbe aver spinto la giovane ad un gesto estremo.
La distanza di pochi giorni tra la scelta di Magda come accompagnatrice ufficiale ed il suicidio di Geli pone, secondo Peter Longerich, uno dei più autorevoli biografi di Goebbels, degli interrogativi per il momento senza risposta. L’interesse mostrato da Hitler per Magda potrebbe aver provocato un grave squilibrio nella complessa relazione tra zio e nipote? Geli si sarebbe sentita defraudata del suo ruolo accanto al Führer ed incapace di competere con una donna più matura?
I preparativi per le nozze, avviati con la benedizione di Hitler, avevano subito alle fine di ottobre del 1931 una brusca battuta d’arresto a causa della scoperta della nascita illegittima di Magda. Quando l’11 novembre del 1901 Auguste Beherend, impiegata come domestica presso una ricca famiglia di Berlino, aveva partorito era nubile. Qualche mese più tardi si era unita in matrimonio con l’ingegner Oskar Ritschel, che però non aveva voluto riconoscere la paternità di Magda. Dopo appena tre anni avevano divorziato. Magda, battezzata Johanna Maria Magdalena, era cresciuta lontano dalla madre in un pensionato cattolico di Bruxelles scelto dal suo patrigno.
Rimasta sola a Berlino, Auguste aveva conosciuto un commerciante ebreo, Richard Friedländer, con cui si era trasferita a Bruxelles, dove nel 1908 si erano sposati. Magda era stata trasferita in un altro istituto cattolico a Vilvoorde. All’età di undici anni era stata iscritta in una scuola gestita dalle Orsoline, non lontano da Scarbeck, l’elegante quartiere residenziale alla periferia di Bruxelles in cui Richard ed Auguste si erano stabiliti. Finalmente Magda aveva potuto godere del calore di una vera famiglia.
Friedländer si era mostrato un padre adottivo premuroso ed amorevole, che senza opporsi all’istruzione cattolica di Magda non aveva tuttavia rinunciato ad avvicinarla alla fede ebraica. Le celebrazioni delle festività ebraiche, come la Pesah e lo Yom Kippur, erano entrate a far parte della sua vita familiare. Nell’agosto del 1914, lo scoppio della guerra aveva costretto i Friedländer ad abbandonare in tutta fretta Bruxelles, dove i tedeschi non erano più graditi. Avevano potuto portare con sé lo stretto indispensabile, l’accesso a gran parte dei loro risparmi depositati in banca era stato impedito. Accolti come profughi a Berlino, avevano dovuto affrontare gravi ristrettezze economiche, finché Richard non aveva trovato un modesto impiego presso un hotel.
Magda aveva proseguito i suoi studi liceali, la difficoltà a riappropriarsi della lingua tedesca non le aveva impedito di ottenere eccellenti risultati scolastici. Dopo la guerra, grazie soprattutto all’aiuto economico del suo ex patrigno Oskar Ritschel, Magda era stata ammessa nel prestigioso collegio Holzhausen, nei pressi di Goslar, in Bassa Sassonia. Ad offrire a Magda l’opportunità dell’ascesa sociale che sognava non era stato l’esclusivo ambiente del collegio, ma il caso. Nel febbraio del 1920, rientrando a Goslar, dopo un breve soggiorno a Berlino in occasione del compleanno del padre adottivo, aveva conosciuto in treno un distinto gentiluomo sulla quarantina: Günther Quandt. Pochi mesi di corteggiamento erano stati sufficienti a convincere il ricco industriale a formulare la sua proposta di matrimonio, subordinata però a due condizioni: la conversione al luteranesimo e l’abbandono del cognome Friedländer, che denunciava una ascendenza ebraica, imbarazzante per l’alta società berlinese. Magda aveva accettato senza esitare entrambe le condizioni, con il pieno appoggio di sua madre e la complicità dell’ingegner Ritschel, che con vent’anni di ritardo aveva riconosciuto la paternità.
Probabilmente il rapporto tra Auguste e Richard Friedländer era già da tempo sprofondato in una crisi irreversibile, l’accettazione dell’umiliante richiesta di Quandt non aveva fatto che accelerarne l’epilogo. Con una nuova fede ed un nuovo cognome rispettabile, Ritschel, Magda aveva potuto, nel gennaio del 1921, sposare Quandt. Qualche mese più tardi era stato formalizzato il divorzio tra Auguste e Richard. Da quel momento Friedländer era uscito definitivamente dalla vita di Magda.
La scoperta della nascita illegittima di Magda aveva sconvolto Goebbels, il suo primo pensiero era stato per la reazione del Führer, che se avesse considerato imperdonabile quel peccato originale avrebbe potuto opporsi alle nozze L’ipotesi di disobbedire ad un eventuale suo divieto non era neppure da prendere in considerazione. Intimoriti Magda e Joseph si erano docilmente rimessi alla decisione di Hitler, che li aveva sollevati concedendo la sua approvazione. Il 25 ottobre del 1931 Goebbels annotava sul suo diario: “Ci ha preso un po’ in giro. Preferisce una ragazza nubile con un figlio a una donna senza figli. Tipico di Hitler! Sono così felice che possiamo restare insieme. Magda è raggiante.”
Rincuorato dalla benevolenza del Führer, Goebbels si era deciso a celebrare il suo fidanzamento regalando a Magda una costosa auto cabriolet Wanderer. Ad anticipare parte delle cospicua somma per quell’acquisto era stato l’editore nazista Amann, probabilmente su invito dello stesso Hitler.
Il diffondersi della notizia delle imminenti nozze del Gauleiter di Berlino aveva destato la curiosità della stampa comunista, che scavando nel passato di Magda si era ben presto imbattuta nell’imbarazzante cognome Friedländer. Die Rote Fahne non si era lasciato sfuggire l’occasione per mettere in ridicolo il suo acerrimo nemico affermando che Magda era “ebrea di nascita”. L’accusa, infamante per un alto dirigente nazista, aveva colpito duramente Goebbels, senza tuttavia intralciare ulteriormente i suoi progetti matrimoniali. A depotenziare quell’accusa era stata soprattutto la fonte da cui proveniva.
E’ possibile che la rivelazione del quotidiano comunista non fosse del tutto infondata. Nell’estate del 2016, Bild, uno dei più autorevoli giornali tedeschi, ha dato grande risalto alla scoperta compiuta dallo storico Oliver Hilmes nel corso delle ricerche per il suo libro “Berlino 1936”. In un certificato di residenza rimasto per decenni sepolto negli archivi dell’anagrafe di Berlino il commerciante ebreo Richard Friedländer si dichiara padre carnale, e non adottivo, di una bambina di nome Magdalena, nata l’11 novembre 1901.
I primi mesi di matrimonio furono sereni e felici per i Goebbels. L’intimità con il Führer, che, alla ricerca di una consolazione alla sua solitudine, visitava spesso il loro appartamento in Reichskanzlerplatz, scaldava il cuore di entrambi. Magda lo copriva di attenzioni, cucinava per lui, lo distraeva dagli affanni della lotta politica con la sua brillante conversazione e talvolta lo deliziava esibendosi al pianoforte. Hitler godeva di quell’accogliente clima familiare e si abbandonava ad interminabili monologhi, alternando racconti commossi della sua gioventù a grandiosi progetti per il futuro di Joseph, a cui intendeva, una volta conquistato il potere, affidare il ministero dell’educazione popolare. Cinema, radio, scuola, università e propaganda sarebbero stati un giorno sotto il diretto controllo del suo più devoto collaboratore. I Goebbels adoranti pendevano dalle sue labbra.
Coronamento di quest’idillio amoroso fu la nascita, nel settembre del 1932, della prima figlia della coppia, Helga. Goebbels confessò al suoi diario la propria delusione: “Purtroppo è solo una femmina”. Il Führer si incaricò di consolarlo, convincendolo che un maschio non avrebbe retto il confronto con il padre. Forse la scelta di quel nome con l’iniziale per “H” non fu, come sostengono molti storici, un omaggio ad Hitler. Secondo la testimonianza della madre di Magda la preferenza dei genitori cadde per caso sul nome Helga. In seguito la ricerca di altri nomi che iniziassero con la lettera “H” divenne una sorta di hobby familiare.
Verso Helga, e tutti gli altri cinque figli che sarebbero venuti alla luce dalla coppia, Hitler interpretò alla perfezione il ruolo dello “zio” generoso ed affettuoso.
Né prima, né dopo il parto Magda si sottrasse ai suoi obblighi di first lady nazista. Le dame della vecchia aristocrazia, così come le mogli degli industriali più in vista facevano a gara per invitarla a presenziare a balli, concerti ed iniziative benefiche. La giornalista mondana di origine ebraica Bella Fromm, nel suo libro “Sangue e banchetti”, pubblicato nel 1943 durante il suo esilio negli Stati Uniti, la descrisse infaticabile, elegantissima e bellissima. Nessuno poteva rimanere insensibile al suo sguardo. I suoi grandi occhi scintillanti, il cui colore poteva variare dal grigio acciaio al blu scuro, brillavano di una determinazione assoluta e di un orgoglio fuori dal comune.
Dietro quella maschera altera si nascondeva una donna fragile che viveva in uno stato di perenne tensione. L’ansia di apparire sempre all’altezza del suo compito di rappresentanza, unita alle preoccupazioni per le alterne fortune elettorali del partito nazista e quindi per le sorti delle ambizioni politiche del marito aggravarono nel dicembre del 1932 i disturbi cardiaci, di origine psicosomatica, di cui soffriva sin dai tempi del suo primo matrimonio. Alla vigilia di Natale fu ricoverata d’urgenza, nei giorni successivi le sue condizioni sembrarono migliorare, tanto da spingere Goebbels ad accettare l’invito di Hitler a trascorrere il Capodanno a Berchtesgaden nel suo rifugio tra le Alpi bavaresi. Una repentina ricaduta, che fece temere per la vita di Magda, costrinse Goebbels a rientrare precipitosamente a Berlino. Durante il viaggio in treno annotò sul suo inseparabile diario: “Per tutta la notte non ho fatto che tremare e pregare: Dio proteggi questa donna. Io non posso vivere senza di lei.” Benché pronunciate da un ateo, quelle preghiere furono esaudite. Magda superò la crisi, fu dichiarata fuori pericolo ed iniziò lentamente a rimettersi. Per assisterla Goebbels ridusse al minimo la sua attività politica e rimase di fatto escluso dalle delicate trattative che in quelle settimane Hitler stava conducendo con Von Papen per la formazione del suo governo.
Il 1° febbraio 1933 Magda, ancora pallida e debole, fu dimessa dall’ospedale. In quei giorni la gioia dei Goebbels fu offuscata da una notizia inaspettata: nessuna poltrona ministeriale era stata prevista per Joseph, che dovette accontentarsi di un modesto incarico come commissario per la radio. Come sempre sfogò la sua amarezza sul suo diario: “Mi mettono in un angolo. Hitler non mi aiuta quasi per niente. Ho perso il coraggio. La reazione detta legge.”
Essere ridotto al ruolo di semplice spettatore non fu in realtà per Goebbels una novità, anche in precedenza non era stato coinvolto né nelle consultazioni di vertice volte ad avvicinare il partito ai centri del potere, né nella definizione delle decisioni strategiche più importanti. A partire dal 1931 Goebbels aveva abbandonato definitivamente le sue vaghe idee “socialiste”, aveva rinunciato ad ogni autonomia di pensiero, aveva accuratamente evitato di stringere solide alleanze con altri leader di partito allo scopo di conservare la massima capacità di adattamento alla linea politica tracciata dal Führer. Questa devozione incrollabile, alimentata non solo dal calcolo, ma anche dalla convinzione che Hitler fosse un genio assoluto ed infallibile, lo salvò dalla depressione e lo ricompensò.
Dopo le elezioni del 5 marzo, in cui il governo in carica, forte dei poteri straordinari conferitigli dal presidente Hindemburg all’indomani dell’incendio del Reichstag, schiacciò le opposizioni, conquistando, seppur di misura, la maggioranza assoluta, Goebbels ottenne il tanto agognato Ministero per l’Educazione popolare e la Propaganda. Neppure rispetto all’incarico di supremo educatore del popolo tedesco volle elaborare un progetto proprio, si limitò ad imporre il culto del Führer, lo stesso culto a cui la sua vita e la sua carriera erano votate.
Il conseguimento del potere da parte di Joseph ebbe effetti miracolosi sulla salute di Magda, liberato dalla stretta dell’angoscia per il futuro il suo cuore tornò a battere regolarmente. Per Goebbels iniziarono mesi frenetici, il Gleichshaltung, ovvero la nazificazione dell’intera società tedesca, assorbì ogni sua energia. Istruzione, stampa, radio e cinema nelle sue mani divennero docili strumenti per conquistare il cuore e menti dei tedeschi.
L’antisemitismo, rimasto in sordina durante la campagna elettorale, tornò ad imporsi. Dalle pagine del Völkischer Beobachter, Goebbels in qualità di ministro della Propaganda promosse per il 1° aprile un boicottaggio dei negozi gestiti da ebrei, in risposta alle presunte macchinazioni contro il governo nazista da parte degli ambienti ebraici internazionali. Il boicottaggio durò un solo giorno, fu un primo cauto esperimento per preparare il popolo tedesco a liberarsi da quel pericoloso corpo estraneo rappresentato dalla comunità ebraica. Le proteste internazionali tanto veementi quanto prive di effetti concreti, convinsero Goebbels a celebrare il 1° aprile come un grandioso successo, anche se l’adesione della popolazione era stata tutt’altro che entusiasta.
Mentre Joseph prendeva confidenza con l’esercizio del potere, aumentavano le incomprensioni con Magda, brevi liti e rapide riappacificazioni si susseguivano. Forse tra le cause di quei continui screzi, oltre ai troppi impegni del giovane ministro, c’era anche un inconfessabile segreto che rischiava di affiorare dal passato di Magda.
All’inizio di maggio del 1933, Haim Victor Arlosoroff giunse a Berlino dove, su incarico dell’Agenzia ebraica, intendeva avviare trattative con il ministero dell’Economia del Reich per facilitare il trasferimento in Palestina dei capitali degli ebrei tedeschi emigranti. Era nato in Ucraina, ma era cresciuto in Germania, dove la sua famiglia si era messa in salvo dai ricorrenti pogrom. Nel 1914 gli Arlosoroff si erano stabiliti a Berlino, nel quartiere di Wilmersdorf, in un piccolo appartamento a pochi passi da quello dei Friedländer. La sorella di Victor, Lisa, aveva frequentato la stessa classe di Magda presso il liceo Kolmorgen. Le due ragazze, così come le due famiglie, avevano ben presto stretto amicizia. Anche con Victor, già allora fervente sionista ed animatore un di un circolo di studenti ebrei che si riuniva quotidianamente in casa sua, era nata una tenera amicizia. Gli appassionati dibattiti sulla guerra in corso, sul destino del sistema capitalista, sulla prospettiva di costruire in Palestina uno stato ebraico indipendente destavano l’interesse di Magda, ma ancor più di tutte quelle teorie la affascinava il giovane brillante, profondo e sicuro di sé che le enunciava. Per compiacerlo aveva partecipato con entusiasmo alla raccolta di viveri per i profughi ebrei provenienti dall’Europa dell’Est, lo aveva illuso di condividere con lui il sogno di trasferirsi un giorno in Palestina, aveva ostentato il ciondolo con la stella di Davide che le aveva regalato. Dopo la guerra il loro legame sentimentale si era progressivamente allentato, Victor, assorbito dai suoi studi di economia e dalla militanza sionista, non aveva saputo comprendere l’inquietudine di Magda, che più della terra promessa sognava una solida sicurezza borghese. L’incontro fortuito con Quandt, e quindi con la prospettiva di una rapida ascesa sociale, aveva definitivamente separato i destini dei due giovani cresciuti a Wilmersdorf.
Nei giorni in cui Victor rimetteva piede a Berlino dopo più di dieci anni di assenza, Goebbels era impegnato ad epurare dalle biblioteche tedesche l’”immondizia” letteraria, frutto “dell’intellettualismo antinazionale giudaico”. La vasta operazione, che mobilitò migliaia di studenti fanatizzati nelle principali città universitarie, culminò, il 10 maggio, nel gigantesco rogo di oltre ventimila libri in Opernplatz a Berlino. Di quel barbarico rito, che doveva dimostrare difronte al mondo intero il crollo definitivo delle basi spirituali della Repubblica di Weimar, il ministro della Propaganda fu l’ispirato oratore ufficiale.
Passeggiando per le vie di una Berlino in fermento per l’imminente rogo purificatore, Arlosoroff notò nella vetrina di una libreria del suo vecchio quartiere una foto di Magda al braccio di Goebbels in abito da sposa. La scoperta dell’identità del secondo marito della ragazza che in gioventù aveva amato lo sconvolse, ma non appena tornò in sé si convinse che avrebbe potuto sfruttare quell’antico legame sentimentale a favore della sua delicata missione politica. Se l’interessamento del ministro della Propaganda poteva facilitare in qualche modo un accordo per il trasferimento in Inghilterra dei capitali degli ebrei tedeschi, perché non tentare un approccio? Arlosoroff perciò non perse tempo, telefonò a Magda che accettò di incontrarlo, ma non prima di quattro settimane: per la fine di maggio era in programma una visita ufficiale a Roma, a cui non poteva sottrarsi in qualità di first lady del regime. Arlosoroff si accontentò di quella vaga promessa e qualche giorno dopo lasciò Berlino per raggiungere Varsavia, dove era atteso al congresso mondiale sionista.
La visita romana dei Goebbels fu un successo promozionale per il nuovo regime nazista, lo charme di Magda non lasciò indifferenti né il Duce, né i gerarchi. A Varsavia Arlosoroff confidò l’intenzione di incontrare la moglie del peggior nemico della comunità ebraica internazionale all’amico David Ben Gurion, che tentò inutilmente di dissuaderlo. Al suo rientro a Berlino Victor trovò ad attenderlo un messaggio, inviatogli da Magda poco prima della sua partenza per Roma, in cui gli raccomandava di lasciare la Germania al più presto, un incontro sarebbe stato troppo rischioso per entrambi. Quel messaggio, che evocava minacce alla sua stessa incolumità, lo convinse a rientrare in gran fretta in Palestina.
Due settimane più tardi poté riabbracciare a Tel-Aviv sua moglie Sima. Per festeggiare il suo ritorno si concessero una cena all’Hotel Kate Dan. Passeggiando dopo cena sulla spiaggia furono avvicinati da due uomini che rivolgendosi in ebraico si assicurarono dell’identità di Arlosoroff, poi uno di essi fece fuoco su Victor, ferendolo a morte. I sospetti si orientarono inizialmente verso l’ala revisionista del movimento sionista, poi si fece strada l’ipotesi di un tentativo di stupro da parte di due arabi, che avrebbero sparato senza l’intenzione di uccidere. Nel corso degli anni inchieste e processi si susseguirono inconcludenti. Ad oggi restano ignoti esecutori e mandanti dell’assassinio.
A metà degli anni settanta, il giornalista israeliano Haviv Kanaan tentò di svelare il mistero, accusando Goebbels di aver ordinato la morte di Arlosoroff. All’inizio di giugno del 1933 sarebbero stati operanti in Palestina due agenti nazisti, Korth e Grönda. La loro missione segreta, affidatagli dal Gauleiter della Prussia Orientale Erich Koch, su sollecitazione del ministro della Propaganda, sarebbe stata ritrovare un carico d’oro nascosto nel 1918 dalla guarnigione turco-tedesca poco prima che le truppe inglesi al comando del generale Allenby completassero la loro manovra di accerchiamento. Oltre a recuperare con discrezione quel tesoro perduto, secondo Kanaan, Korth e Grönda avrebbero avuto anche l’incarico di liquidare Arlosoroff, la cui passata amicizia con Magda costituiva una temibile minaccia per la carriera di Goebbels. Gli elementi forniti da Kanaan provano la presenza di agenti nazisti in Palestina, lasciano invece senza conferme convincenti l’ipotesi di un coinvolgimento diretto o indiretto di Goebbels nell’omicidio di Tel-Aviv.
Anche la sorella di Arlosoroff, Lisa, confidò ad un amico di famiglia di essere convinta, sempre in assenza di prove, che l’ordine di uccidere Victor proveniva da Berlino.
Goebbels, pur di difendere il suo ruolo politico dall’infamante accusa di aver sposato una donna dalle passate simpatie sioniste, sarebbe stato capace di uccidere, ma per farlo avrebbe dovuto stringere ingombranti alleanze con altri gerarchi, che un giorno avrebbero potuto rivoltarsi contro di lui e ricattarlo. Tale imprudente condotta potrebbe essere stata ispirata dal terrore di perdere per sempre la fiducia del Führer, ma contrasterebbe con lo stile dell’agire politico di Goebbels lungo tutta la sua carriera: non contrarre né debiti, né alleanze con altri gerarchi, mantenersi isolato dal resto del partito.
Della reazione di Magda alla notizia dell’assassinio di Victor non sappiamo nulla.
Nei giorni in cui, in Germania o in Palestina, si definiva il complotto per eliminare Arlosoroff le tensioni matrimoniali tra Magda e Joseph sembrarono scemare. La decisione all’inizio di giugno del 1933 di allargare ancora la loro famiglia rispose alla volontà di rinsaldare il loro rapporto. A luglio Magda era già incinta, ma il clima familiare non migliorò affatto. La richiesta di Magda di assumere il patronato di un istituto di moda suscitò la reazione furibonda del marito che confidò al proprio diario: “Così non va. In questa relazione lei mi dà solo problemi.” Dovette intervenire Hitler in persona, preoccupato dall’assenza di Magda dal festival di Bayreuth, a mettere pace tra i coniugi. In ossequio alla volontà del Führer, Magda si rassegnò al veto di ricoprire incarichi pubblici, ma non perdonò a Joseph il sopruso subito.
Frustrata nella sua ambizione politica, Magda riversò le proprie energie nella cura delle figlie e della sua nuova casa. In prossimità della nuova sede del ministero della Propaganda, l’antico palazzo del principe Leopold completamente ristrutturato per volontà di Goebbels, Magda scoprì in Göringstrasse, al fondo di un giardino abbandonato una villa centenaria, appartenuta ad un maresciallo prussiano e se ne innamorò. Potendo contare sull’appoggio incondizionato di Hitler, che aveva personalmente approvato il progetto, e sui fondi pressoché illimitati messi a disposizione dal ministero della Propaganda, fece risistemare il parco, installare delle serre ed un giardino d’inverno, trasformò la villa in un palazzo tutto bianco, dotato dei più moderni comfort, tra cui una sala cinematografica, impreziosito da quadri, tappeti ed arredi sontuosi presi in prestito dai musei cittadini. Terminati i lavori, Magda si trovò a coordinare un piccolo esercito di cameriere, bambinaie, cuoche e giardinieri, di cui non era mai pienamente soddisfatta, tanto che li sostituiva spesso. Poiché Hitler frequentava la casa quasi quotidianamente, tutto, a cominciare dalla sua acconciatura fino all’ultima tazzina da the, doveva essere sempre impeccabile.
Per quanto fastoso quel palazzo tutto bianco nel cuore amministrativo di Berlino appariva sobrio al confronto dello sfarzo ostentato dalle dimore di altri gerarchi nazisti, prima fra tutte quella di Hermann Göring. In qualità di maestro di caccia del Reich, nonché ministro dell’Interno della Prussia, Göring assegnò a sé stesso una tenuta di 100.000 acri in cui fece costruire una imponente casa di caccia, con accanto un mausoleo marmoreo per accogliere le spoglie della sua prima moglie, Carin. Quella dimora principesca, stipata di opere d’arte rifletteva perfettamente la personalità del numero due del regime: estroversa, opulenta, compiaciuta nel possedere beni appariscenti e spesso pacchiani. Uno stuolo di servitori in livrea di foggia medievale presidiava gli immensi saloni, la piscina e la palestra. Nell’attico, in un locale lungo più di 25 metri, era installato per il suo fanciullesco diletto del corpulento gerarca un mastodontico modello di ferrovia in miniatura. Nel parco si aggiravano liberi come innocui gattini giovani leoni che atterrivano gli ignari visitatori.
Nel marzo del 1934 il tenore di vita dei Goebbels si innalzò ulteriormente, presero in affitto a Kladow, sulle rive del lago Wannsee, una graziosa villa in cui trascorrere i fine settimana e la vacanze estive. Alla passione per le auto sportive aggiunsero quella per gli yacht, acquistarono il Baldur, una elegante imbarcazione a motore con cui solcare le acque del lago Wannsee in compagnia di Hitler, che si dichiarò entusiasta di quello svago lacustre a breve distanza dal centro di Berlino.
In aprile Magda diede alla luce la sua seconda figlia, Hilde. Il Führer non mancò di congratularsi. Ancora una volta Joseph non nascose la sua delusione per la mancanza di un erede. Il lieto evento rasserenò il rapporto tra i coniugi, si trattò di un breve armistizio e non di una pacificazione. Nei mesi successivi le tensioni e le liti tornarono a manifestarsi più intense di prima. Le continue assenze di Joseph, le sue gite in auto o in barca in compagnia di giovani nobildonne, la partecipazione alle proiezioni private del ministro di avvenenti attrici in cerca di scritture innescavano violente scenate di gelosia da parte di Magda. Joseph, tutt’altro che incolpevole, si ostinava a negare l’evidenza e sfogava sul diario l’insoddisfazione per la propria vita domestica: “Ne ho fin sopra i capelli di tutto!” Hitler si sforzava di rasserenare gli animi consigliando periodi di vacanza, che rimanevano progetti irrealizzabili a causa della delicata congiuntura politica. Dopo la sanguinosa epurazione, nel giugno del 1934, di ogni residua opposizione al potere di Hitler dentro e fuori al partito nazista, Goebbels poté godere di più tempo libero, ma la sua famiglia non ne beneficò affatto. La sua attività di seduttore seriale invece si intensificò, alimentando in tutta Berlino pettegolezzi così insistenti da mettere in imbarazzo Magda nelle sue uscite pubbliche. Alla sfacciata infedeltà del marito, che talvolta non mostrava neppure il tatto di intrattenersi con le sue amanti lontano dal tetto coniugale, Magda reagiva in pubblico ostentando una dignitosa rassegnazione, ma tra le mura domestiche le umiliazioni subite le provocano frequenti attacchi di emicrania, insonnia e continui sbalzi di umore.
Verso la fine del 1934, dopo aver sfiorato il divorzio, i Goebbels giunsero ad una nuova tregua, la passione tra loro non era del tutto sopita, al rientro a Berlino da una breve vacanza nella Foresta Nera durante il periodo natalizio Magda scoprì di essere incinta per la quarta volta.
In previsione dell’ulteriore allargamento della famiglia, i Goebbels incaricarono l’architetto favorito di Hitler, Albert Speer, di ricavare nuovi spazi all’interno del palazzo di Göringstrasse. Durante i lavori di ristrutturazione Magda e le figlie si trasferirono a Kladow, Joseph, impegnato a preparare il terreno propagandistico alle continue svolte politiche del regime, dall’approvazione delle leggi di Norimberga all’avvio del riarmo della Wermacht, rimase invece a Berlino, dove disponeva di un confortevole appartamento privato presso la sede del ministero. Lontano dagli occhi della moglie, il ministro tornò a dare libero sfogo ai suoi insaziabili appetiti sessuali. Come padrone incontrastato del cinema tedesco disponeva, tra attrici ed attricette, di una “riserva di caccia” pressoché illimitata e non si risparmiò.
Il 2 ottobre del 1935, dopo un lungo ricovero in clinica, Magda partorì il tanto atteso figlio maschio, Helmut. Goebbels, raggiante di gioia offrì champagne a tutto il personale della clinica per festeggiare. Nelle settimane successive sul suo diario ricomparvero accanto al nome di Magda aggettivi da tempo scomparsi come cara, gentile, deliziosa.
Avendo tre figli in tenera età a cui badare, più il suo primogenito Harald, di cui aveva ottenuto, non senza qualche pressione di Joseph, l’affidamento da parte di Quandt, Magda finì per diradare le sue apparizioni pubbliche. A trarne vantaggio fu la seconda moglie di Göring, Emmy Sonnemann che, sospinta dalla smodata ambizione del marito oltreché dalla sua popolarità di attrice teatrale, le contese il ruolo di first lady del regime.
Il matrimonio dei Göring nell’aprile del 1935 era stato regale, oltre 30.000 membri delle formazioni paramilitari del partito erano allineati lungo la strada imbandierata che conduceva alla cattedrale di Berlino, mentre duecento aerei volteggiavano festosi nel cielo. Da quell’esordio spettacolare non mancavano ad un ricevimento ufficiale o ad una serata di gala, rubando la scena a tutti gli altri gerarchi ed alle loro consorti. Goebbels, che fin dagli albori del partito nazista aveva definito Göring una “montagna di merda ghiacciata”, non risparmiava il sarcasmo verso la megalomania della nuova coppia “reale” prussiana e non perdeva occasione per far giungere alle orecchie del Führer le notizie più malevoli sui loro eccessi, sulle loro stravaganze e sui loro sperperi.
La rapida ascesa sociale di Emmy non intaccò comunque il ruolo di Magda né come confidente di Hitler, né come madre modello del regime nazista. In questa veste, cucitale addosso dalla propaganda orchestrata dal marito, poté godere di una certa popolarità che si tradusse in un flusso costante di lettere a lei indirizzate da donne di ogni estrazione sociale. Magda affidò il compito di smistare quella massa di richieste di intercessioni, di aiuti materiali, di consigli coniugali e di semplici attestazioni di stima a Frau Freybe, una sua vecchia compagna di pensionato. Ogni lettera riceveva una risposta, l’appartenenza o meno al partito e l’anzianità di tesseramento costituivano elementi preferenziali nel caso di interventi più complessi ed impegnativi.
L’euforia per la nascita di Helmut incoraggiò i Goebbels a concedersi nuovi lussi. In un primo tempo valutarono l’acquisto della villa di Kladow, poi misero gli occhi su di una dimora in stile inglese ben più grande sull’isola di Schwanenwerder, bagnata dalle acque del lago Wannsee. Hitler dimostrò ancora una volta la sua generosa benevolenza non solo riconoscendo al suo ministro un consistente aumento dell’indennità, ma anche convincendo l’editore Amann ad anticipare la somma necessaria a soddisfare l’ultimo capriccio immobiliare dei Goebbels.
Nei mesi successivi la loro situazione finanziaria migliorò ulteriormente grazie alla generosa offerta di Amann di acquistare per una somma considerevole, da versare in rate annuali, i diari del ministro della Propaganda, da pubblicare venti anni dopo la sua morte. Liberati dal peso di ogni preoccupazione materiale, i Goebbels non esitarono a regalarsi due nuove imbarcazioni a motore, una per le uscite in compagnia del Führer, l’altra più piccola per Magda ed i bambini. Anche il parco auto fu arricchito di una nuova auto sportiva e di una limousine per gli impegni ufficiali. La proprietà di Schwanenwerder fu ristrutturata ed arredata senza badare a spese, e a dimostrazione della riconoscenza verso il Führer fu allestita una dépendance a lui riservata. L’inaugurazione il 20 aprile del 1936, in occasione del suo compleanno, fu un successo per i Goebbels, Hitler estasiato promise di “far loro visita molto spesso”. E mantenne la sua parola.
Mentre Magda era impegnata a sovrintendere il lavoro delle governanti ed a formulare risposte gentili alle donne tedesche che le scrivevano nella speranza di risolvere i loro guai, Joseph continuava a collezionare successi politici e conquiste femminili. All’inizio di giugno del 1936, durante una passeggiata serale sull’isola di Schwanenwerder, Joseph ebbe l’occasione di approfondire la conoscenza dell’attrice ceca Lìda Baarova, che abitava insieme a Gustav Fröhlich, una delle star più popolari del cinema tedesco, in una villa poco lontano dalla sua. L’attrice ventunenne, la cui prorompente bellezza non passava certo inosservata, aveva già incontrato il ministro della Propaganda in occasione della proiezione in anteprima di un suo film “L’ora della tentazione”, ma non avevano potuto scambiarsi che poche frasi di circostanza. Nella quiete crepuscolare dell’isola di Schwanenwerder la brillante conversazione di Goebbels non stentò a destare l’interesse della ragazza che insistette per mostrargli la villa in cui viveva con il fidanzato. Qualche settimana più tardi il ministro ricambiò la cortesia invitando la coppia, insieme ad altri ospiti, ad una escursione a bordo del suo yacht. A sera Fröhlich dovette lasciare la compagnia a causa di precedenti impegni di lavoro, Lìda invece rimase a bordo dello yacht a fare le ore piccole.
La rivelazione, sussurratagli da Alfred Rosemberg, l’ideologo del partito, secondo cui Magda avrebbe avuto alcuni anni prima una breve relazione con Kurt Lüdecke, un militante nazista costretto a riparare all’estero nel 1934 a causa della sua posizione critica verso il regime, fornì a Goebbels il pretesto che cercava per concedersi, senza rimorsi, una distrazione sentimentale.
Neppure la quinta gravidanza di Magda interruppe la strategia seduttiva messa in atto da Joesph, che provava verso Lìda qualcosa di più profondo ed intrigante di una semplice attrazione sessuale, anzi la favorì. Un ciclo di cure in una clinica esclusiva di Dresda costrinse Magda ad allentare per alcune settimane il controllo sul tempo libero del marito, che poté così dedicarsi senza impacci alla conquista del cuore della bella attrice. Alle apparizioni pubbliche al congresso del partito di Norimberga, al teatro dell’opera di Berlino, alle prime cinematografiche seguirono gli incontri clandestini. Alla fine dell’estate del 1936 Joseph e Lìda erano già amanti. Nelle registrazioni sul suo diario Goebbels espresse la propria euforia per la conquista ottenuta: “E’ successo un miracolo”, “La vita tumultuosa è la più bella”. Al contrario le annotazioni sul clima familiare e sul rapporto con Magda assunsero toni colmi di disgusto e di fastidio.
Il primo ad accorgersi della tresca, nell’inverno del 1936, fu Fröhlich che reagì affrontando Goebbels a viso aperto. Nell’alta società di Berlino si diffuse rapidamente la diceria, priva di ogni riscontro, secondo cui l’attore avrebbe addirittura schiaffeggiato il potente ministro prima di rassegnarsi a rinunciare per sempre alla sua fidanzata.
Le voci sempre più insistenti di una relazione tra Joseph e Lìda non risparmiarono Magda che si affrettò a chiedere spiegazioni al marito. Facendo appello a tutte le sue capacità persuasive, Joseph la convinse di aver resistito alla tentazione di sedurre la giovane attrice. Tale spudorata menzogna rassicurò per il momento Magda, le cui condizioni di salute destavano nuovamente preoccupazioni.
Il cottage di Lanke sul lago Bogensee, offerto a Goebbels in uso gratuito e perpetuo dal municipio di Berlino nel quadro delle celebrazioni per il decimo anniversario della sua nomina a Gauleiter, divenne l’appartato teatro degli incontri amorosi con Lìda. Qui attorniato dal silenzio della foresta, in compagnia di una ragazza innamorata e passionale, dimenticava le tensioni e gli affanni e ritrovava la felicità che da tempo aveva perduto tra le mura domestiche. Il legame con Magda rimaneva comunque profondo, all’inizio di febbraio del 1937, quando i suoi disturbi cardiaci si aggravarono, Joseph in preda all’angoscia accorse al suo capezzale. Sul suo diario annotò: “Io non posso assolutamente immaginare una vita senza Magda. Che Dio la protegga!”
Il 19 febbraio, con due mesi di anticipo sulle previsioni, Magda partorì una graziosa bambina perfettamente sana, a cui fu dato il nome di Holde. La felicità per il lieto evento fu offuscata dallo stato di prostrazione in cui si trovava Magda. Il suo medico di fiducia, il dottor Stoeckel, le prescrisse un lungo periodo di riposo assoluto e le consigliò vivamente di evitare altre gravidanze per almeno due anni. Durante la convalescenza di Magda, Joseph rimase a Schwanenwerder con i figli, colmandoli di regali. Ad allietare la sua solitudine c’era Lìda, a cui consegnò la chiave di un accesso secondario alla proprietà di Lanke. Zelante ministro e padre affettuoso di giorno, la sera amante focoso, la doppia vita di Goebbels proseguì indisturbata anche quando Magda, recuperate le forze, fu dimessa. Benché fosse infatuato della sua Liduška, come affettuosamente la chiamava nell’intimità, non volle rinunciare del tutto ai suoi diritti di marito. Il consiglio del dottor Stoeckel fu ignorato, ad agosto Magda era incinta per la sesta volta.
Per non affaticarsi troppo Magda si ritirò quasi del tutto dalla vita mondana e si stabilì a Schwanenwerder anche durante il periodo invernale. Usando come pretesto i suoi pressanti impegni Joesph si estraniò gradualmente dalla routine familiare. Compariva a Schwanenwerder per brevi visite, poi rientrava in tutta fretta a Berlino oppure a Lanke, dove lo attendeva, docile e seducente, la sua Liduška. La sgradevole prospettiva di dover trascorrere, anche solo saltuariamente, una notte sotto lo stesso tetto della moglie, lo spinse a far allestire all’interno della tenuta il Kavaliershaus, una foresteria a suo uso esclusivo. Magda non si oppose a queste trasformazioni, forse constatando che la vita separata che conducevano in fondo giovava ad entrambi. Il sospetto dell’infedeltà talvolta tornava a sfiorarla, ma non immaginava che suo marito intrattenesse una relazione stabile con un’altra donna, meno che mai con la Baarova, anche se la folgorante rapidità, soprattutto per un’attrice straniera, con cui procedeva la sua carriera cinematografica avrebbe dovuto metterla in allarme.
Nel maggio del 1938 la nascita di un’altra bambina, Hedda, sembrò ancora una volta rasserenare la vita coniugale dei Goebbels. Ma se Magda era appagata dal suo ruolo di madre, dal suo status sociale e dall’intimità con il Führer, Lìda al contrario si sentiva frustrata, ambiva ad uscire dalla clandestinità. A lungo si illuse che Joseph avrebbe potuto un giorno divorziare da Magda, poi dovette rassegnarsi ad una soluzione di compromesso. Nell’estate del 1938, Goebbels tentò goffamente, proponendo a Magda un improbabile ménage à trois, di accontentare l’amante senza esporsi al rischio di un scandalo che avrebbe potuto travolgerlo.
Secondo la testimonianza rilasciata a Meissner dall’ex cognata e confidente di Magda, Ello Quandt, Goebbels in un giorno di luglio del 1938 avrebbe telefonato a Schwanenwerder per annunciare il suo prossimo arrivo in compagnia di Lìda Baarova. Magda, che conosceva l’attrice, non si sarebbe stupita di quella visita inaspettata. Attorno alla tavola imbandita per il the del pomeriggio, Joseph di punto in bianco avrebbe dichiarato il suo amore per Lìda, poi si sarebbe affrettato a rassicurare Magda circa il suo futuro: nessuno avrebbe minacciato il suo ruolo di madre e di moglie ufficiale. Magda, pietrificata difronte a tanta spudoratezza, non sarebbe riuscita ad articolare neppure una parola di protesta. Goebbels avrebbe scambiato il suo silenzio per un rassegnato assenso e commosso l’avrebbe addirittura ringraziata.
Il grottesco malinteso si sarebbe reso evidente qualche settimana più tardi, quando Lìda insieme ad altri amici fu invitata a trascorrere il fine settimana sull’isola di Schwanenwerder. Durante una crociera sul lago Wannsee, incurante degli sguardi attoniti della moglie e degli altri ospiti, Goebbels avrebbe colmato Lìda di amorevoli attenzioni. Un comportamento così scandaloso ed umiliante avrebbe costretto Magda a reagire. Dopo essersi consultata con Göring, che grazie alle intercettazioni telefoniche sapeva tutto delle relazioni extraconiugali del ministro della Propaganda e non vedeva l’ora di assistere alla sua caduta in disgrazia, Magda prese appuntamento con Hitler per comunicargli il terribile affronto di cui era stata vittima. Il Führer, che in virtù del loro accordo prematrimoniale si considerava parte integrante della famiglia, si mostrò affettuoso e comprensivo verso Magda, ma si rifiutò di dare il suo avallo ad un divorzio che avrebbe minato la credibilità morale del suo regime, già offuscata dal caso von Blomberg, il ministro della Guerra che aveva sposato una donna molto più giovane di lui dal passato tutt’altro che irreprensibile, e dal caso von Fritsch, il capo di stato maggiore dell’esercito accusato, ingiustamente, di frequentazioni omosessuali. Inoltre, lo scandalo della relazione tra il ministro della Propaganda ed un’attrice di nazionalità ceca avrebbe avuto inevitabili ripercussioni politiche in una fase in cui i rapporti con il governo di Praga erano tesissimi a causa della rivendicazione tedesca della regione dei Sudeti.
Pur scartando l’ipotesi del divorzio, Hitler si impegnò con Magda ad usare tutta la propria influenza affinché il suo ministro si separasse definitivamente dalla Baarova. Gli fu sufficiente una severa ramanzina per ottenere che Goebbels, sconvolto più dalla prospettiva di perdere l’approvazione del suo idolo che da quella di rinunciare alla moglie ed ai figli, esaudisse prontamente il suo desiderio. Sul diario registrò il suo stato d’animo dopo il colloquio con il Führer: “Prendo delle decisioni molto gravi. Ma irrevocabili. Salgo in macchina e vago per un’ora senza meta, il più lontano possibile. Mi pare di vivere in un sogno. La vita è così dura e crudele… Ma il dovere è al di sopra di tutto.” Con una telefonata “lunghissima e dolorosissima” informò la Baarova della decisione che era stato costretto a prendere.
Goebbels passò le settimane successive ad autocommiserarsi, ricercando una consolazione nell’affetto della madre e persino nella cameratesca solidarietà di un nemico di vecchia data come Göring, poi trovò il coraggio di affrontare Magda che, pur ostinandosi in un atteggiamento “duro e crudele”, gli concesse una tregua per salvare le apparenze. Nel settembre del 1938 tornarono a mostrarsi in pubblico insieme, anche se tra loro era calato il gelo. Magda non era però intenzionata a protrarre all’infinito quella farsa, perciò ruppe ben presto la fragile tregua, Joseph reagì affidando al suo più stretto e fidato collaboratore, Karl Hanke, il compito di fare da mediatore per ammorbidire l’intransigenza della moglie.
La speranza di Goebbels di poter sfruttare a proprio favore l’amicizia tra Hanke e Magda, alimentata dalla reciproca stima e dai comuni interessi, dall’architettura all’equitazione, si rivelò del tutto vana. Hanke non esitò a tradire la fiducia del suo superiore, non solo schierandosi dalla parte di Magda, ma addirittura fornendole ulteriori prove delle infedeltà del marito. Secondo la testimonianza di Ello Quandt, Hanke avrebbe stilato un elenco di una quarantina di donne che nel corso degli anni avevano frequentato l’alcova del ministro della Propaganda, si sarebbe inoltre dichiarato disposto a deporre davanti ad un giudice in caso di divorzio.
La coraggiosa presa di posizione di Hanke non fu dettata soltanto dallo sdegno per il comportamento immorale di Goebbels, ma anche dal segreto desiderio di fare breccia nel cuore di Magda.
Goebbels, forse informato dal capo della Polizia di Berlino, Helldorff, si accorse del tradimento di Hanke, accantonò quindi l’ipotesi di una riconciliazione anche solo di facciata con la moglie. Il divorzio gli parve l’unica strada percorribile, rimaneva però un ostacolo insormontabile: il Führer.
Il 23 ottobre del 1938 i Goebbels furono convocati da Hitler sull’Obersalzberg per discutere del futuro del loro matrimonio. Joseph tentò debolmente di sostenere la sua opinione favorevole al divorzio, poi dovette piegarsi all’appello al senso del dovere formulato da Hitler. Magda si mostrò dapprima un po’ riottosa, poi si rassegnò a cedere . La decisione sul divorzio fu rimandata di almeno tre mesi. I fotografi si incaricarono di immortalare a beneficio della stampa di regime i coniugi nuovamente sorridenti ed apparentemente sereni durante il loro breve soggiorno sulle Alpi bavaresi.
Risolte, almeno temporaneamente le questioni personali, Hitler mise al corrente il suo ministro della sfida che la Germania nazista avrebbe dovuto affrontare nei prossimi anni. Il conflitto con l’Inghilterra era inevitabile, il vincitore avrebbe conquistato l’egemonia sul continente europeo. Di fronte ad una sfida così impegnativa e gravida di conseguenze ogni brama personale doveva essere messa a tacere. La ritrovata intimità con il Führer, unita alla grandiosità dello scenario politico tracciato dalle sue parole, fornì a Gobbels una adeguata consolazione al sacrificio privato che gli era appena stato imposto.
Tornati a Berlino i Goebbels tentarono nuovamente di definire una formula accettabile di convivenza, senza tuttavia riuscirci. Ogni discussione si traduceva in una guerra di nervi che approfondiva la distanza tra loro. Così Goebbels descrisse il suo stato d’animo in quel periodo: “Non lo auguro neanche a un cane di vivere così!” Non meno affranta era la Baarova che, oltre a dover rinunciare al proprio amante, vide sfumare la sua carriera artistica. Qualche tempo dopo il compromesso definito sull’Obersalzberg, il capo della Polizia di Berlino convocò l’attrice ingiungendole il divieto sine die di esibirsi in pubblico sul territorio del Reich.
Oppresso dall’inferno domestico in cui Magda lo costringeva, Goebbels orientò tutte le proprie energie nell’unica attività che poteva consentirgli di riconquistare completamente la fiducia del Führer: la sobillazione antisemita del popolo tedesco. Già dopo gli accordi di Monaco aveva provveduto ad inasprire il clima antisemita che la crisi dei Sudeti aveva temporaneamente attenuato. L’assassinio a Parigi del diplomatico Ernst vom Rath per mano di uno studente ebreo, Herschel Grynszpan, intenzionato a vendicare l’espulsione degli ebrei polacchi dalla Germania, gli offrì il pretesto per scatenare, con il pieno sostegno di Hitler, il più feroce pogrom della storia tedesca.
La sera del 9 novembre 1938, nel municipio di Monaco Hitler incontrò Goebbels che così sintetizzò sul suo diario il loro colloquio: “Sottopongo la faccenda al Führer. Lui decreta: lasciare libero sfogo alle manifestazioni. Richiamare la polizia. Che una volta tanto gli ebrei provino cosa sia la rabbia popolare. Giusto.” Ottenuto il via libera di Hitler, Goebbels tenne un infuocato discorso ai dirigenti del partito in cui chiarì che le violenze contro gli ebrei, benché dirette dalle SA, avrebbero dovuto apparire come una reazione spontanea del popolo tedesco, indignato per il vile attentato di Parigi. Sciolta la breve riunione, i dirigenti, che avevano accolto le parole del ministro della Propaganda con applausi scroscianti, si precipitarono ai telefoni per impartire gli ordini necessari ai loro uomini sul campo. Goebbels in persona, in qualità di Gauleiter, telefonò a Berlino per ordinare la distruzione della sinagoga di Fasanenstrasse.
Quasi tutte le sinagoghe della Germania furono rase al suolo o incendiate, centinaia di abitazioni e migliaia di negozi furono devastati e depredati, circa 1500 ebrei furono uccisi, oltre 30.000 furono arrestati e deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Nei mesi successivi i prigionieri furono rilasciati, almeno 700 perirono durante la detenzione.
La “notte dei cristalli” rinsaldò il rapporto di Goebbels con il Führer, ma non giovò né al suo umore, né alla sua salute. In dicembre incominciò ad accusare frequenti dolori allo stomaco, fu presa in considerazione l’eventualità di un intervento chirurgico, poi gli esami clinici accertarono la natura nervosa dei suoi disturbi. La persistenza dei dolori lo costrinse ad un periodo di riposo a Schwanenwerder durante le festività natalizie. Sul suo diario riversò tutto il suo pessimismo: “Niente ha ormai senso. Non trovo più una via d’uscita”.
Le sofferenze del marito non intenerirono affatto Magda che si ostinò a riservargli indifferenza e gelidi silenzi. Il divorzio rimaneva la sua massima aspirazione e non faceva nulla per nasconderlo, anzi moltiplicando le apparizioni pubbliche in compagnia di Hanke intendeva provocare ed umiliare il marito.
Nel gennaio del 1939 Goebbels trascorse una decina di giorni sull’Obersalzberg in compagnia di Hitler che lo esortò a trovare una soluzione per salvare il suo matrimonio. La vicinanza del Führer migliorò il suo umore, ma non appena rientrò a Berlino fu sopraffatto nuovamente dalla pena e dall’amarezza. Questa volta affidò il compito di vincere le resistenze della moglie a sua sorella Maria, che portò a termine con successo la delicata missione.
Magda impose un accordo scritto, predisposto da un avvocato, di cui il Führer si fece garante. Con ogni probabilità il documento, purtroppo andato perduto, assegnava ai coniugi un anno di tempo per giungere ad una completa riconciliazione, superata tale scadenza Hitler non si sarebbe più opposto al divorzio, la cui responsabilità sarebbe ricaduta su Goebbels, con ovvi vantaggi a favore di Magda sia sul piano economico, sia rispetto all’affidamento dei figli. Seppur a malincuore, Goebbels non poté fare altro che sottoscriverlo.
Dopo aver riportato una netta vittoria sul marito, Magda incominciò a nutrire seri dubbi sull’opportunità di trasformare il flirt con Hanke in qualcosa di più profondo e duraturo. Per quanto leale, affidabile ed innamorato Hanke le appariva un uomo troppo ordinario, privo del carisma e della genialità che le avevano fatto perdere la testa per Joesph. La prospettiva poi di rinunciare al suo status sociale sposando un semplice segretario di stato in fondo la ripugnava.
Nel marzo del 1939, l’invito di Speer a partecipare insieme ad altri amici ad un viaggio in Italia meridionale ed in Sicilia offrì a Magda l’occasione per prendere le distanze da Hanke, che tuttavia non si rassegnò alla separazione, rincorrendola per tutta la penisola con lettere d’amore.
Secondo la testimonianza di Speer, Hanke arrivò persino ad esercitare pressioni su Hitler affinché gli concedesse di sposare Magda dopo il suo divorzio. Le manovre del suo subalterno non sfuggirono a Goebbels che nell’estate del 1939 fece un estremo tentativo di riconciliazione. Senza preavviso si presentò a Gastein, in Austria, dove Magda insieme ai figli stava trascorrendo un soggiorno di cura. Per tre giorni di seguito, alternando lusinghe e minacce, cercò di convincerla a ritornare con lui, finché Magda sfinita cedette, promettendo di non rivedere mai più Hanke in privato. Formalmente riconciliati, i Goebbels si recarono a Bayreuth per partecipare in compagnia di Hitler al festival wagneriano. La notizia della loro partenza gettò nella disperazione Hanke, che si rivolse all’amico Speer affinché si precipitasse a Bayreuth con il compito di far luce su quell’improvvisa, e per lui inspiegabile, riconciliazione. Speer accettò l’incarico e non ebbe difficoltà a raccogliere le confidenze di Magda: il timore che Joseph potesse toglierle i figli l’aveva convinta a cedere. Anche se i suoi sentimenti verso Hanke si erano molto probabilmente già affievoliti, la prospettiva di rinunciare alla propria completa indipendenza e di trasformare il suo matrimonio in una recita a beneficio della stampa e dell’opinione pubblica la sgomentava. Durante la rappresentazione di “Tristano e Isotta”, Speer non poté non notare il pianto sommesso ed inconsolabile di Magda, che nell’intervallo si appartò in un angolo del foyer a singhiozzare senza più ritegno. Hitler e suo marito intenti a mostrarsi al pubblico la ignorarono. La mattina successiva quando Speer spiegò al Führer la causa di quelle lacrime, questi reagì ordinando a Goebbels con poche irritate parole di lasciare subito Bayreuth.
Rientrato a Berlino, Goebbels impose ad Hanke di dimettersi dal suo incarico presso il ministero della Propaganda. In seguito Hitler lo nominò Gauleiter della Bassa Slesia, a parziale risarcimento del danno che la sua carriera aveva subito.
Mentre Magda e Joesph tentavano per l’ennesima volta di rimettere insieme i cocci del loro matrimonio, Hitler accelerò i preparativi per scatenare la guerra in Europa, escludendo il suo ministro della Propaganda dalle riunioni di vertice. La notizia della firma del patto Ribbentrop-Molotov, nell’agosto del 1939, colse Goebbels di sorpresa. Sbigottito non poté fare altro che celebrare sul suo diario il genio politico del Führer.
Magda accolse lo scoppio della guerra con fervente patriottismo, corse, come le mogli di altri gerarchi, ad arruolarsi nella Croce Rossa ed iniziò a frequentare le lezioni per diventare infermiera. Per il suo primogenito Harald, ormai diciottenne, non chiese alcun trattamento di favore. Mobilitato come migliaia di altri giovani tedeschi, Harald partecipò alla campagna polacca.
Durante i primi mesi del conflitto, i Goebbels ritrovarono una certa complicità, in novembre festeggiarono il compleanno di Magda soli a Lanke. Questa timida riconciliazione fu turbata dall’eventualità che la Baarova potesse rimettere piede a Berlino. Magda ricevette da Praga una lettera in cui l’attrice implorava la sua autorizzazione a ritornare nel paese che tanto amava, da cui era stata allontanata per il solo crimine di essersi invaghita di un uomo che sfortunatamente apparteneva già ad un’altra donna. Magda non la degnò neppure di una risposta, si limitò a ribadire al marito la propria netta opposizione ad ogni ipotesi di porre fine all’esilio della Baarova. Joseph si impegnò a rispettare la sua volontà. Questa scelta, compiuta una volta tanto senza esitazioni, favorì la completa riconciliazione con Magda, che nel gennaio del 1940 rimase per la settima volta incinta.
La nascita di Heide, nel giorno del compleanno di Goebbels, il 29 ottobre 1940, coincise anche con il recupero del rapporto di familiarità con Hitler. Durante le ultime settimane della gravidanza di Magda, Hitler si era recato a farle visita a Schwanenwerder, portando con sé una grande quantità di doni per bambini. Quel gesto, che esprimeva non solo l’affetto del Führer ma anche il suo apprezzamento per il grande impegno profuso nella propaganda bellica, aveva commosso Goebbels.
Dopo la nascita di Heide, Hitler riprese a frequentare con una certa assiduità la dimora berlinese dei Goebbels. In occasione del compleanno di Magda si presentò a sorpresa per porgerle i suoi auguri, poi si trattenne sino alle quattro del mattino, parlando in modo “assolutamente rilassato e fiducioso, come nei tempi precedenti la guerra” dei temi più disparati, dalla situazione politica internazionale al vegetarianesimo, che considerava la “religione dell’avvenire”.
L’atmosfera rilassata di quella festa di compleanno si riprodusse rare volte nei mesi e negli anni successivi. Gli impegni connessi alla conduzione della guerra finirono ben presto per assorbire totalmente il Führer, che intendeva con il suo impegno quotidiano, con la rinuncia ad ogni svago, offrire al popolo tedesco un esempio di dedizione.
Anche Goebbels si sforzò di adeguarsi a quell’esempio, prese l’abitudine di mostrarsi in pubblico indossando sempre l’uniforme del partito, benché mettesse in risalto le sue imperfezioni fisiche, orientò la sua attività di propaganda all’accettazione dei sacrifici necessari alla vittoria finale, aumentò progressivamente il suo carico quotidiano di lavoro sino a provocarsi un fastidioso eczema di origine nervosa che lo costrinse a ricorrere alla radioterapia ed a forzati periodi di riposo, limitò i ricevimenti nelle sue residenze, divenne più cauto nell’ostentare l’opulenza del suo stile di vita, ma non rinunciò che per pochi mesi allo svago delle compagnie femminili. Nel gennaio del 1941 incominciò a frequentare Ursula Quandt, che aveva appena divorziato da Herbert Quandt, l’ex figliastro di Magda. Ursula, per quanto “piacevole e rinfrescante”, non fu la sua unica distrazione. Qualche mese più tardi Magda sorprese in piena notte una giovane segretaria intenta ad arrampicarsi per raggiungere la finestra dello studio di suo marito. Umiliata da quell’ennesimo tradimento, Magda confidò all’ex cognata Ello l’intenzione di recarsi al più presto dal Führer per ottenere finalmente l’autorizzazione a divorziare. Tale proposito rimase una minaccia senza conseguenze, Goebbels riuscì ancora una volta a blandirla.
In cambio della rinuncia al divorzio, Magda chiese ed ottenne che Joseph diventasse più discreto nelle sue relazioni extraconiugali e non permettesse a nessuna delle sue amanti di mostrarsi insolente nei suoi confronti. Grazie a questo accordo il loro matrimonio si trasformò in una sorta di associazione di scopo, che salvava le apparenza, proteggeva i figli dal trauma di un divorzio e definiva un modus vivendi accettabile per entrambe le parti.
A convincere Magda ad accettare questo compromesso al ribasso contribuirono anche le sue condizioni di salute. Dopo l’ultima gravidanza i suoi disturbi cardiaci si erano ripresentati, imponendole periodici cicli di cure a Dresda. Spesso si sentiva priva di forze, precocemente invecchiata, delusa dalla vita che aveva condotto, spaventata dal futuro che la attendeva, angosciata per la sorte del suo primogenito assegnato all’Afrikakorps. Cercava conforto alla sua amarezza nella lettura di testi buddisti, nei tarocchi e talvolta nel fondo di qualche bottiglia.
La depressione di Magda si aggravò con il peggioramento della situazione militare tedesca sul fronte orientale. La capitolazione, nel gennaio del 1943, della sesta armata del maresciallo Von Paulus a Stalingrado intaccò la fede nella vittoria persino tra i nazisti più ferventi. La risposta ideata da Goebbels per neutralizzare il pessimismo che dalla classe dirigente rischiava di estendersi all’intero popolo tedesco fu il discorso sulla “guerra totale”, pronunciato il 18 febbraio 1943 allo Sportpalast di Berlino, teatro fin dagli anno ’20 dei grandi comizi nazionalsocialisti. La “guerra totale” era l’imperativo del momento: soltanto mobilitando senza risparmio tutte le energie della nazione sarebbe stato possibile trionfare definitivamente sul bolscevismo e sul giudaismo. Il culmine della prova retorica più importante della carriera di Goebbels furono dieci domande a cui il pubblico rispose con ovazioni entusiastiche: “Vi chiedo: siete decisi a seguire il Führer nella buona e nella cattiva sorte fino alla vittoria e accettare i più pesanti fardelli personali? (…) Vi chiedo: volete la guerra totale? Se necessario, volete una guerra più totale e radicale di quanto oggi possiamo mai immaginare?”
Hitler definì il discorso del suo ministro un “capolavoro psicologico e propagandistico”. Tra il pubblico osannante dello Sportpalast sedeva anche Magda insieme alle figlie Helga e Hilde, che rimasero impressionate. Non sappiamo se l’istrionismo retorico di suo marito colpì Magda come la prima volta in cui aveva assistito ad un suo comizio. Oltre un decennio di vita insieme le aveva fornito più di una prova della sua formidabile capacità di mentire e di ingannare.
Le esortazioni trionfalistiche urlate dalle tribuna dello Sportpalast non ebbero di certo alcun effetto né sull’umore, né sulla salute di Magda. Nei mesi successivi una nevralgia del trigemino iniziò a tormentarla, sino provocarle la paralisi della parte destra del volto. Il Führer, preoccupato dalle possibili conseguenze post operatorie, si oppose inizialmente all’ipotesi di un intervento chirurgico. Magda non osò sfidare tale veto, che fu rimosso soltanto nel maggio del 1944, quando il medico personale di Hitler, il professor Theo Morell, dopo averla visitata a Berchtesgaden, giudicò inevitabile l’intervento. Un paio di mesi più tardi uno specialista di Breslavia la operò con successo.
Seppur liberata dall’assillo della nevralgia del trigemino, Magda non ritrovò affatto la serenità. Le drammatiche notizie che giungevano dal fronte orientale e da quello occidentale, aperto dallo sbarco degli Alleati in Normandia, lasciavano ormai presagire la totale sconfitta della Germania. Allo sgomento per il destino del Reich millenario si aggiunse, nel settembre del 1944, la notizia che suo figlio Harald era stato ferito durante i combattimenti sul fronte adriatico. Magda affrontò con coraggio e compostezza due mesi di incertezza sulla sorte di Harald, finché ottenne, nel novembre del 1944, la conferma che si trovava in un campo di prigionia in Nord Africa ed era in via di guarigione.
La guerra totale teorizzata da Goebbels stentò a tramutarsi in provvedimenti concreti a causa sia delle resistenze degli altri gerarchi, determinati a non cedere neppure un granello del proprio potere a favore di un pericoloso rivale, sia della prostrazione del popolo tedesco, tra cui il malcontento per la condotta della guerra ed il disinganno sulle reali possibilità di vittoria incominciavano a serpeggiare. L’unico aspetto della guerra totale che divenne senza opposizioni una tragica realtà fu l’accelerazione dell’eliminazione degli ebrei tedeschi ed europei. In un discorso del giugno del 1943 Goebbels annunciò senza reticenze l’obiettivo del regime riguardo agli ebrei: “Come la dorifora distrugge i campi di patate, anzi è inevitabile che li distrugga, così l’ebreo distrugge gli stati e i popoli. C’è un solo mezzo per contrastarlo: la rimozione radicale del pericolo.”
La ferocia riversata sul capro espiatorio ebraico non fu comunque sufficiente ad arrestare il diffondersi del pessimismo in tutti gli strati della società tedesca. Le devastanti incursioni aeree sul bacino della Ruhr, su Amburgo e su Berlino, il continuo arretramento della Wermacht su tutti i fronti smentivano ogni giorno le certezze diffuse dalla propaganda orchestrata da Goebbels e spingevano una parte della classe dirigente verso l’aperta ribellione. Nel luglio del 1944, l’attentato alla vita di Hitler, ordito da un gruppo di alti ufficiali della Wermacht, colse del tutto di sorpresa Goebbels, che seppe tuttavia trasformarlo in una crisi purificatrice, capace di rimuovere ogni residuo ostacolo alla guerra totale.
“Ho la sensazione di trovarmi davanti ad un uomo che opera per mano di Dio” commentò Goebbels, incontrando per la prima volta Hitler dopo il fallito attentato. Implacabile strumento di quell’uomo che godeva della protezione divina sarebbe stato il “plenipotenziario del Reich per l’impegno bellico totale”, carica per la quale esisteva un solo possibile candidato: Goebbels. Euforico per il raggiungimento di quello che considerava il più grande successo della sua carriera, Goebbels di mise subito al lavoro passando al vaglio l’apparato statale con l’intento di attuare semplificazioni e razionalizzazioni così drastiche da svincolare rapidamente il maggior numero possibile di lavoratori da destinare alla Wermacht ed al potenziamento bellico.
I suoi sforzi per quanto tenaci si rivelarono ben presto vani. La crescita delle perdite della Wermacht divenne nei primi mesi del 1945 così elevata da essere incolmabile anche sottoponendo il popolo tedesco alla più ferrea disciplina.
Al di là della certezza sulla vittoria finale che ostentava in pubblico, Goebbels era assolutamente consapevole che la guerra totale poteva al massimo far guadagnare tempo prezioso, ma non scongiurare la sconfitta. L’unica alternativa possibile a tale drammatica eventualità era la ricerca di una soluzione politica che portasse ad una pace separata con Stalin. A più riprese, a partire dal settembre del 1944, Goebbels sottopose al Führer la sua idea, senza ottenere alcuna risposta. La sua fedeltà incondizionata gli proibì di mettere in atto qualsiasi tentativo per forzare, o peggio scavalcare, la suprema autorità del Reich. Hitler aveva ormai perso il contatto con la realtà, spostava sulla carta geografica divisioni inesistenti, illudendosi che presto una vittoria tedesca sul campo avrebbe messo in crisi l’eterogenea coalizione nemica. Se quella vittoria non fosse giunta, il popolo tedesco avrebbe pienamente meritato il suo destino di distruzione. In questa logica, Hitler emanò nel marzo del 1945 il cosiddetto “ordine Nerone” che imponeva di distruggere tutti gli impianti e le strutture “militari, informative, industriali, i rifornimenti, le comunicazioni, nonché qualsiasi bene presente sul territorio del Reich di cui il nemico (potesse) valersi subito o in un prossimo futuro per la prosecuzione della guerra”.
Pochi giorni prima che Hitler decidesse di fare “terra bruciata” della Germania, che non si era dimostrata abbastanza forte da difendere il suo diritto all’esistenza, Magda si recò in una clinica nei pressi di Dresda, dove era ricoverata la sua carissima amica Ello Quandt. Dalle alture su cui sorgeva la clinica si potevano vedere l’immensa distesa di macerie di Dresda, rasa al suolo al 90% dalla furia dei bombardamenti alleati.
Stando al racconto fornito da Ello Quandt ad Otto Meissner, Magda esordì manifestando una fede incrollabile nelle armi segrete che in poche settimane avrebbero risolto felicemente il conflitto, poi difronte all’incredulità dell’amica si decise a dirle la cruda verità. Nessuna miracolosa arma segreta avrebbe potuto salvare la Germania dalla più totale catastrofe. Nell’arco di qualche settimana l’Europa sarebbe caduta nelle mani dei sovietici che non avrebbero esitato a vendicarsi delle atrocità subite per mano tedesca. L’élite del Terzo Reich di cui si sentiva parte aveva enormi responsabilità e doveva pagarne il prezzo, rinunciando a sopravvivere alla guerra. Come moglie del ministro della Propaganda non avrebbe potuto né dissociarsi dai crimini nazisti, né giustificarli, glielo avrebbe impedito la sua coscienza. Si riferiva in particolare allo sterminio degli ebrei europei di cui, attraverso il marito, conosceva molti più macabri dettagli di qualunque altro tedesco. I suoi figli dovevano essere sottratti ad ogni costo al desiderio di vendetta dei vincitori, erano “troppo belli e troppo buoni per il mondo a venire”. Ello cercò invano di convincerla che i figli non avrebbero dovuto pagare per le colpe dei genitori, ma Magda si mostrò irremovibile, aveva già preso la sua decisione. La sua convinzione nella reincarnazione dell’anima le offriva conforto, i suoi figli innocenti avrebbero avuto un’altra vita a disposizione, migliore della precedente.
Ello non fu l’unica a tentare invano di dissuadere Magda dal suo proposito di suicidio allargato. Il suo primo marito, Günther Quandt, si offrì di mettere al sicuro i bambini in Svizzera, facendosi carico dei loro bisogni e della loro istruzione. Speer si recò personalmente a Schwanenwerder, dove Magda viveva con i figli al riparo dai bombardamenti alleati, per sottoporle un ben congegnato piano di fuga. Aveva predisposto un battello fluviale, con viveri a bordo per alcune settimane, che navigando di notte avrebbe potuto condurre Magda ed i suoi figli verso sud, lontano dalle truppe sovietiche che ormai assediavano Berlino. Ancora una volta Magda rifiutò: il destino della sua famiglia era morire accanto al Führer.
Il 20 aprile del 1945, come ogni anno, i figli dei Goebbels offrirono allo “zio” Hitler dei regali realizzati da loro stessi. I primi carri armati russi erano alle porte di Berlino. Il rombo delle artiglierie si udiva distintamente anche nella profondità del bunker della Cancelleria. I gerarchi convenuti a porgere i loro auguri fecero un ultimo tentativo di convincere Hitler a lasciare la capitale, poi preso atto del suo rifiuto abbandonarono in tutta fretta il bunker, adducendo la scusa di voler tornare al più presto ai loro posti di comando. La famiglia Goebbels non prese neanche in considerazione l’ipotesi di lasciare da solo il Führer.
I sei bambini riempirono i corridoi del bunker con la loro innocente allegria ed i loro giochi spensierati. Una delle segretarie di Hitler, Traudl Junge, si prese cura di loro, leggendo qualche favola, ascoltando i loro canti, viziandoli con cioccolata e dolciumi. Traudl Junge scrisse: “Solo la maggiore Helga, aveva talvolta un’espressione triste e consapevole nei suoi grandi occhi marroni. Era la più silenziosa e qualche volta penso con orrore che quell’anima infantile percepisse nel proprio intimo l’ipocrisia degli adulti.”
Magda sofferente di cuore passava le sue giornate a letto, quasi non riusciva più a trattenere le lacrime davanti ai propri figli. Speer nella sua ultima visita al bunker della Cancelleria la trovò pallida e prostrata, incapace di nascondere che il pensiero per la sorte dei suoi figli la tormentava. Si scambiarono a voce bassa alcune frasi di circostanza, Joseph non lasciò mai la stanza. Prima di salutare l’amico Magda gli sussurrò: “Sono felice che almeno Harald potrà rimanere in vita.”
L’audace atterraggio poco lontano dal bunker della Cancelleria dell’aviatrice Hanna Reitsch in compagnia del generale Robert Ritter von Greim, che era stato chiamato a Berlino per ricevere la nomina a Feldmaresciallo e comandante in capo della Luftwaffe al posto di Göring, reo di aver tentato di aprire con gli Alleati delle trattative per un armistizio, offrì a Magda una insperata possibilità di inviare al suo primogenito una lettera di commiato. Un paio di giorni dopo il loro arrivo, la Reitsch e von Greim, benché intenzionati a morire nel bunker, ricevettero dal Führer l’ordine di lasciare in volo Berlino nel disperato tentativo di organizzare l’estrema difesa aerea della Germania. Magda consegnò alla Reitsch un anello di diamanti in suo ricordo ed una lettera per Harald che è giunta sino a noi.
“Führerbunker, 28 aprile 1945
Figlio mio adorato! Siamo nel Führerbunker già da sei giorni, papà, i tuoi sei fratellini e sorelline ed io, nell’intento di dare alle nostre vite nazionalsocialiste l’unica possibile onorevole conclusione. (…) Sappi che sono rimasta qui contro la volontà di papà, e che anche domenica scorsa il Führer voleva aiutarmi ad andarmene. Tu conosci tua madre – abbiamo lo stesso sangue – non ho avuto alcuna esitazione. Il nostro glorioso ideale è andato in rovina e con esso tutto ciò che di bello e meraviglioso ho conosciuto nella mia vita. Il mondo che verrà dopo il Führer e il nazionalsocialismo non è più degno di essere vissuto e quindi porterò i bambini con me, perché sono troppo buoni per la vita che li attenderebbe: un Dio misericordioso mi capirà quando darò loro la salvezza. Tu continuerai a vivere ed io non ho che una preghiera da rivolgerti: non dimenticare mai che tu sei un Tedesco, non agire mai in modo contrario all’onore, e bada che attraverso la tua vita la nostra morte non sia stata vana. I bambini sono meravigliosi. Senza aiuto se la cavano in condizioni più che primitive. Che dormano per terra, che possano o meno lavarsi, che mangino o no, e se sì che cosa – mai una parola per lamentarsi o una lacrima. Le bombe scuotono il bunker. I bambini più grandi proteggono quelli più piccoli, la loro presenza è una benedizione e riescono a far sorridere il Führer di tanto in tanto. Ieri sera, il Führer si è tolto la spilla d’oro del partito e me l’ha appuntata. Sono fiera e felice. Possa Dio aiutarmi a trovare la forza di superare la prova finale e più difficile. Ci resta un solo obiettivo: la lealtà verso il Führer anche nella morte. Poter mettere fine alla nostra vita insieme a lui è una grazia del destino su cui non osavamo contare. Harald, mio caro figlio – voglio trasmetterti quello che ho imparato dalla vita: sii leale! Leale verso te stesso, leale verso le persone e leale verso il tuo paese. (…) Vorrei ancora darti tanto amore e tanta forza e liberarti dalla tristezza di averci perduto. Sii fiero di noi e cerca di conservare un ricordo degno e felice. Ogni essere umano deve morire un giorno. Non è più bello, più onorevole e più coraggioso avere una vita breve che vivere a lungo in condizioni ignobili? (…) Ti stringo al mio cuore con il più tenero e profondo amore materno. Figlio mio adorato, vivi per la Germania! Tua madre.”
Ancora più straziante, e non altrettanto composto, fu il commiato di Magda dal venerato Führer. Nelle prime ore del pomeriggio del 30 aprile, Hitler dopo aver dettato il suo testamento politico si appartò con Eva Braun, divenuta il giorno prima la sua legittima sposa, per attuare il proposito di non cadere vivo nelle mani del nemico. Non appena il Führer chiuse alle sue spalle la porta della stanza Magda si precipitò in lacrime per tentare di oltrepassarla. La guardia del corpo Otto Günsche non osò allontanarla brutalmente, preferì chiedere istruzioni ad Hitler, quindi bussò e socchiuse la porta, Magda ne approfittò per sgusciare all’interno, ne uscì qualche istante più tardi disperata e singhiozzante.
Nelle sue ultime volontà Hitler volle premiare la fedeltà di Goebbels nominandolo suo successore alla carica di cancelliere del Reich. In tale veste, la mattina del 1° maggio, Goebbels inviò al comando supremo sovietico una offerta di armistizio che fu rifiutata. Una seconda delegazione inviata al maresciallo Zukov non ottenne neppure una risposta.
Di fronte a questo duplice fallimento, Goebbels ritenne esaurito il suo compito politico, convocò quindi l’aiutante di campo di Hitler, Günther Schwägermann, per informarlo della decisione di suicidarsi insieme alla moglie. Gli raccomandò di assicurarsi della loro morte sparando ad ognuno un colpo di pistola e poi di dare alle fiamme i loro cadaveri.
Fu Magda, nel tardo pomeriggio del 1° maggio, ad incaricarsi dell’uccisione dei suoi figli. Prima li lavò e li pettinò accuratamente, poi fece indossare ad ognuno una candida camicia da notte. L’addetto alla centrale telefonica, Rochus Misch, vide Magda, intorno alle 17, condurre i bambini in camicia da notte per i corridoi del bunker. Heide, la più piccola, cantava una allegra filastrocca stringendo la mano di sua madre.
Una iniezione di morfina, o forse un potente sonnifero disciolto in una bevanda, stordì i bambini nei loro letti, poi Magda schiacciò nella bocca di ognuno di loro una capsula di cianuro. Tutti passarono dal sonno alla morte, tranne Helga, la più grande, sul cui corpo furono trovate alcune contusioni. Più tardi Misch notò Magda con il volto rigato di lacrime intenta a fare un solitario.
Alle 20,30 i coniugi Goebbels lasciarono sottobraccio il bunker, raggiunsero il giardino della Cancelleria dove si uccisero, probabilmente con una capsula di cianuro.
Per saperne di più
A. KLABUNDE, Magda Geobbels. Approche d’une vie, Paris, Tallandier, 2011.
P. LONGERICH, Goebbels. Una biografia, Torino Einaudi, 2016.
A. READ, Alla corte del Führer. Göring, Goebbels, Himmler: intrighi e lotte di potere nel Terzo Reich, Milano, Mondadori, 2006.
A. SPEER, Memorie del Terzo Reich, Milano, Mondadori, 1971.
T. JUNGE, Fino all’ultima ora. Le memorie della segretaria di Hitler 1942-1945, Milano, Mondadori, 2003.
E. SCHAAKE, Le donne di Hitler, Milano, Boroli Editore, 2003.
S. BERTOLDI, Le signore della svastica. Protagoniste e vittime del Reich di Hitler, Milano, Rizzoli, 1999.
G. VATINNO, Magda Goebbels di origine ebrea?, www.Affariitaliani.it, 21 agosto 2016.