MADAME DE STAËL, “PASIONARIA” DELLA LIBERTÀ

di Max Trimurti -

Scrittrice e animatrice di salotti, la figlia del finanziere Jacques Necker fu anche donna di grandi passioni politiche e sentimentali.

 

Iniziatrice, con l’amico Chateaubriand, del Romanticismo in Francia, Madame de Staël Holstein ha raggiunto la celebrità grazie alle sue opere letterarie e all’opposizione a Napoleone Bonaparte. La scrittrice non amava “le donne che vogliono fare gli uomini” e non sopportava la “metafisica dei sentimenti e il disordine dello spirito”. La sua inesauribile attività, il suo esilio forzato attraverso l’Europa delle nazioni che amava, i suoi amori tormentati ne fanno un personaggio fuori dal comune nel panorama culturale europeo a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.
Nel corso degli anni ’60 del XVIII secolo la figlia di un pastore del cantone del Vaud, Suzanne Curchod si era insedia a Parigi come dama di compagnia presso una vedova, dove aveva incontrato Jacques Necker, il figlio di un avvocato di origine prussiana con attività nel settore bancario. Affascinata da quello che allora era solo un incaricato d’affari delle Repubblica di Ginevra presso la corte di Francia, la donna lo sposò e gli diede una figlia, Germaine, nata nel 1766. Attenta alla sua educazione, Suzanne si impegnò a dispensare alla figlia “amabile ma non bella”, ma molto precoce, un’istruzione enciclopedica. La giovane, vero prodigio di erudizione, si mise subito in evidenza come persona brillante, riuscendo a suscitare la curiosità degli ospiti del salone dei genitori, dove si incontravano enciclopedisti e scienziati desiderosi di farsi vedere in casa del Direttore Generale delle Finanze di Luigi XVI.

Sposata con l’ambasciatore di Svezia

Nel 1786, al termine di laboriose trattative, Germaine viene fatta sposare al barone de Staël Holstein, di 17 anni più vecchio, ambasciatore di Gustavo III di Svezia a Versailles. Si tratta di un uomo freddo e indebitato, che conta sulla fortuna dei Necker per pagare i propri creditori. Egli ha comunque il merito di essere protestante e di poter offrire un titolo di nobiltà a una famiglia la cui ricchezza non esclude la ricerca di un certo prestigio sociale. L’animo romantico della giovane donna ventenne viene rapidamente deluso dal suo sposo, dal quale Germaine si attendeva una esaltazione permanente, rinnovata senza sosta dalla passione. Un passione che cercherà invano per tutta la vita presso i suoi numerosi amanti, che tormenterà con il suo comportamento da dominatrice: “Mai sono stata amata come io amo”, ebbe a dire a proposito dello slancio passionale che metteva nelle questioni di cuore. Da quel momento Madame de Staël consacra le sue debordanti energie alla vita di società. Ma non presso la Corte, dove ha perso l’autorizzazione all’ingresso e ha subito le prime umiliazioni mondane: viene criticata per la scarsa avvenenza e per le sue arie di grande dama. E’ proprio a Parigi che Germaine si mette in luce, gestendo un Salone come i suoi genitori e cimentandosi con successo nella scrittura, che per lei rappresenta un vera valvola di sfogo (Le Lettere sulle opere e il carattere di Jean Jacques Rousseau sono del 1788).
Germaine gioisce quando il padre viene chiamato al potere nel 1788, a spese di Lomenie de Brienne, e si entusiasma per gli Stati Generali che, convocati a Versailles nel maggio 1789, determineranno, tuttavia, il fallimento di Necker. Interessandosi di politica, Germaine diventa l’Egeria dei “costituzionali”, un cenacolo informale di intellettuali liberali affascinati dal modello inglese. Ma le posizioni all’Assemblea nazionale costituente si irrigidiscono e Necker, giudicato troppo prudente, finisce per dare le dimissioni nell’agosto del 1790, rimettendoci due milioni di lire prestate di tasca propria al Tesoro Reale… e che la figlia reclamerà invano per tutta la vita. Necker, quindi, si stabilisce nella proprietà Coppet, acquistata qualche anno prima sulle rive del Lago Lemano, dove la figlia si reca spesso pur continuando a seguire attivamente gli avvenimenti della capitale. Germaine si inquieta per il peso politico crescente dei Giacobini, critica la costituzione adottata nel settembre 1791 perché prevede una sola assemblea e denuncia la prospettiva di una possibile guerra. Le ultime settimane della monarchia la vedono dispiegare una incredibile energia: sembra che Germaine abbia impostato un piano rocambolesco per far fuggire la famiglia reale dalle Tuileries. Quando il palazzo viene attaccato nella notte del 10 agosto 1792, percorre con coraggio le strade per salvare conoscenti e amici dal furore popolare.

Dalla Rivoluzione a Bonaparte

Ritratto di Madame de Staël come Corinna, di Élisabeth Vigée Le Brun

Ritratto di Madame de Staël come Corinna, di Élisabeth Vigée Le Brun

Mentre il Terrore si abbatte sulla Francia, iniziano per Madame de Staël mesi difficili. In Inghilterra come in Svizzera, dove trova rifugio, la donna viene considerata un’agitatrice la cui presenza crea problemi alle autorità. In esilio continua a mostrarsi terribilmente eccessiva con i suoi amanti passati così come con le avventure del momento, scrivendo loro quotidianamente lettere tanto imploranti quanto vendicative, dove si alternano dichiarazioni infiammate con ricatti e minacce di suicidio. Mentre la donna si annoia a Coppet, nonostante la produzione letteraria (Riflessioni sulla pace interiore, 1795; Dell’influenza delle passioni sulla felicità degli individui e delle nazioni, 1796), ha l’occasione di incontrare Benjamin Constant. Affascinata dal suo spirito, la donna resta comunque per lungo tempo indifferente alle sue attenzioni, prima di finire per costituire una coppia straordinaria. La loro relazione, nel senso stretto del termine, durerà solo qualche mese, prima di scivolare in un rapporto tempestoso. Intolleranti l’uno verso l’altro, essi saranno tuttavia incapaci di rompere definitivamente. I due spiriti sono infatti solidali e legati da una stessa ambizione: imporsi nella capitale francese nei circoli letterari e nel mondo politico.
Ma la presenza della donna a Parigi non è tollerata dall’instabile regime del Direttorio, che deve la sua sopravvivenza solo all’annullamento delle elezioni che erano risultate a lui sfavorevoli. Nell’impossibilità di introdurre una monarchia costituzionale, Germaine propugna una Repubblica equilibrata – senza suffragio universale dunque – che dovrebbe essere guidata da persone autorevoli e mantenere le acquisizioni della Rivoluzione senza i suoi eccessi. Fautrice dell’alleanza dei moderati di tutte le tendenze, della libertà politica, della garanzia delle proprietà, acquisite nel 1789 (un campo nel quale Constant specula senza vergogna), finisce per infastidire sia i monarchici sia i giacobini, che denunciano l’aiuto fornito da Germaine agli emigrati. Nel momento in cui il Direttorio ipotizza la possibilità di invadere i Cantoni svizzeri, Madame de Staël interviene per dissuadere Bonaparte, il nuovo braccio armato del regime, da un’azione così avventata. Azione che oltretutto rischierebbe di abrogare i diritti feudali di cui gode il padre nel feudo di Coppet. In quel momento Germaine è letteralmente affascinata dal giovane generale.
L’instaurazione del Consolato dopo il colpo di mano del 18 Brumaio non migliora la situazione. Constant, pronto a sacrificare tutto pur di avere successo, viene nominato al Tribunato, ma utilizza l’Assemblea per pronunciare vere e proprie filippiche contro Bonaparte e l’evoluzione dispotica del suo potere, tanto da esserne allontanato. Germaine continua i suoi lavori di scrittura, ottenendo grande successo con il romanzo epistolare Delfina, ma non nasconde la sua ostilità al regime. La pubblicazione dell’ultima opera di suo padre, Ultime visione della politica e della finanza, molto critica sulla Costituzione dell’anno VIII, arriva l’ingiunzione del regime a lasciare Parigi con il divieto di non avvicinarsi a meno di 160 km.

Sulle strade d’Europa

Nel 1803 inizia così il suo esilio, con un lungo viaggio oltre Reno per scoprire gli autori del momento e le motivazioni del loro pensiero. Germaine apprende la lingua tedesca presso i precettori dei suoi figli e si interessa ai lavori di Immanuel Kant, una curiosità inusuale in un’epoca in cui la Germania sembrava vivere ancora nel Medioevo e la lingua delle corti era il francese. Preceduta dal successo di Delfina, la donna si ferma a lungo a Weimar, dove incontra Schiller e poi Goethe.
“Lei parla a meraviglia, ma troppo, esageratamente troppo”, dirà della donna l’autore dei Dolori del giovane Werther. Il soggiorno a Berlino, dove scopre Fichte e August Schlegel, è interrotto dalla morte del padre, che l’affligge profondamente e in memoria del quale scriverà una vera e propria agiografia, Del carattere del signor Necker e della sua vita privata. Mentre Napoleone viene incoronato a Notre-Dame, Germaine effettua un breve soggiorno a Coppet prima di attraversare le Alpi per scoprire l’Italia. Mentre la buona società si disputa “questo grand’uomo che si chiama Madame de Staël”, essa rimane meravigliata dalle rovine e dai paesaggi che forniranno il quadro al suo Corinna o l’Italia, dove mette in scena una eroina che muore letteralmente d’amore. Un personaggio che rappresenta l’essenza dei tormenti dell’animo cari al movimento romantico.
Autorizzata a stabilirsi in Francia ad Auxerre, dove la raggiunge il suo giovane amante Prosper de Barante, Madame de Staël subisce le ire imperiali quando si arrischia di raggiungere Parigi. Condannata di nuovo all’esilio sulle rive del lago Lemano, la donna chiede ad amici e amanti di raggiungerla nella bella stagione. Crea un cenacolo letterario, un luogo privilegiato del pensiero europeo dove brilla per la sua conversazione. Stendhal dirà di lei: “è stata la donna più straordinaria, colei che ha condotto la conversazione in francese ed ha portato al più alto grado di perfezione l’arte brillante dell’improvvisazione su qualsiasi argomento scelto”. Un nuovo viaggio, in Austria questa volta, le consente di completare il suo lavoro Della Germania. Nel 1810 Napoleone decreta la confisca e la distruzione di tutti gli esemplari stampati di quest’opera: nel momento del Grande Impero e del dominio francese su tutta l’Europa, non può sopportare di vedere sublimate le qualità dell’animo tedesco, tanto più che Madame de Staël vi propugna esplicitamente l’unità politica della nazione.
Nel frattempo, dopo aver sposato in segreto Albert de Rocca, di 20 anni più giovane di lei (era rimasta vedova nel 1802), Germaine riparte nel 1812 sul cammino dell’esilio per incontrare tutti i nemici di Napoleone: a Mosca, che abbandona prima dell’arrivo della Grande Armée, quindi a San Pietroburgo. Successivamente incontra in Svezia Jean-Baptiste Bernadotte, che vorrebbe vedere sul trono di Francia, quindi si reca in Inghilterra, dove riscuote grandi consensi.
La caduta dell’Impero, che ha desiderato con tutte le sue forze, consente a Germaine di rientrare a Parigi nel maggio 1814, aureolata da uno straordinario prestigio e da una grande autorevolezza morale. Apre di nuovo un Salone che è molto frequentato e si dedica a scrivere le Considerazioni sui principali avvenimenti della Rivoluzione francese. Incapace di serbare rancore, Germaine fa avvisare Napoleone, esiliato nell’isola d’Elba, di un complotto per assassinarlo. Bonaparte gliene sarà riconoscente e dirà davanti a suo fratello Luciano: “Ho avuto torto, Madame de Staël mi ha procurato più nemici nel suo esilio di quanti me ne avrebbe procurati in Francia”.
Il vitalismo di Madame de Staël si interrompe prematuramente a 50 anni, nel 1817, dopo un attacco di paresi indotta probabilmente dall’abuso di oppio. Verrà sinceramente rimpianta dagli spiriti del tempo, che riconosceranno in lei la cultura e il talento di una pasionaria della libertà

Per saperne di più
Ghislain de Diesbach, Madame de Staël, Paris, Perrin, 2017.
Simone Balayé, Madame de Staël, lumières et liberté, Paris, Klincksieck, 1979.
Laurence de Cambronne, Madame de Staël, la femme qui faisait trembler Napoléon, Paris, Allary, 2015.