CHAPPERON, CONSOLE ITALIANO ASSASSINATO IN ARGENTINA

di Gerardo Severino -

Diplomatico di grande esperienza professionale e di grande coraggio, Lorenzo Chapperon “sfidò” il Brasile nel 1869 durante l’invasione carioca di Asunción. Nel 1870 rimase vittima di una vendetta maturata negli ambienti filo-Brasiliani di Buenos Aires.

 

Il suo nome e il suo sacrificio sono abbastanza conosciuti in America Latina, soprattutto in Paraguay, ove sino al 1870 era stato il Console italiano ad Asunción. Ciò grazie all’infaticabile opera dello storico Marco Fano, autore, fra gli altri, del bel libro dal titolo El Consul, la guerra y la Muerte (seconda edizione, Intercontinental Editora, 2020). Ovviamente in Italia, come al solito, il suo nome non dice nulla, a parte i soliti riferimenti bibliografici nei testi dedicati alla storia della Diplomazia e dell’emigrazione italiana nel mondo. Eppure il Console Lorenzo Chapperon, come vedremo a breve, fu un Diplomatico di alta scuola, di grande esperienza professionale, ma soprattutto di grande coraggio, tanto da sfidare il potente Brasile, quando questi invase militarmente Asunción e offese di proposito la bandiera italiana. Rimasto, purtroppo vittima di una vendetta maturata negli ambienti filo-Brasiliani di Buenos Aires, città nella quale aveva dovuto trasferire il proprio ufficio consolare, Lorenzo Chapperon pagò con la sua stessa vita l’aver difeso i diritti dell’Italia e degli italiani in Paraguay, accusato pretestuosamente di aver simpatizzato per quel Presidente, il dittatore López, durante la feroce guerra che aveva visto contrapporsi il Paraguay ad Argentina, Brasile e Uruguay. Quella che segue è la sua storia.

Vita e carriera di un grande Diplomatico italiano (1827-1862)

Il console Chapperon in un quadro realizzato a Montevideo nel 1865

Il console Chapperon in un quadro realizzato a Montevideo nel 1865

Lorenzo Chapperon nacque a Chambery (Savoia francese), allora facente parte del Regno di Sardegna, il 2 novembre del 1827. Compiuti gli studi superiori intraprese la professione di Conservatore d’erpetologia[1] presso la “Società Naturale di Savoia”, con sede a Torino, ove entrò nel 1846. Nella Capitale del Regno il giovane si iscrisse contestualmente alla Facoltà di Legge di quell’Università. Giovane dotato di elevata cultura, oltre che essere illuminato da sentimenti patriottici, sarebbe stato, poi, tra i primi ad arruolarsi volontario, allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza, entrando così a far parte del Corpo dei Bersaglieri, il 24 marzo del 1848. Combattente eroico nel corso della battaglia di Pastrengo, il Chapperon fu ferito, per poi ammalarsi anche di tifo. Tornato a Torino, ove si laureò in Legge, tre anni dopo avrebbe partecipato al concorso indetto dal Ministero degli Esteri per “Volontario Consolare”, che superò brillantemente tanto da essere assunto già a far data dal 13 luglio del 1851. Dopo alcuni anni trascorsi presso lo stesso Dicastero, a Torino, il 28 marzo del 1854, nel frattempo promosso “Applicato Consolare di Terza Classe”, Lorenzo Chapperon fu destinato alla Legazione del Regno di Sardegna a Parigi[2], retta in quel frangente dal Console Luigi Cerruti, ove sarebbe rimasto sino al 2 gennaio del 1856, allorquando fu trasferito a Salonicco (Grecia) e poi a Smirne, in Turchia, ove prestò servizio dal 1° marzo al 1° luglio del 1857, alle dipendenze del Console Avv. Giovanni Capello[3]. Il 23 ottobre, dopo una breve parentesi a Torino, lo troviamo, invece, a Tunisi, ove avrebbe esercitato l’incarico di Vice Console, alle dipendenze dell’Incaricato d’affari e Ministro plenipotenziario, Francesco Mathieu, del quale sposerà in seguito la figlia, Alice. Vi rimase sino all’8 luglio del 1860, data nella quale fece ritorno in Patria[4]. Per il prezioso contributo da egli offerto onde rinsaldare i rapporti fra l’Italia e la Tunisia, il Console Chapperon fu insignito del prestigioso Ordine del Nīshān al-Iftikār (“Ordine della Gloria”)[5]. Dal 10 settembre al 26 novembre dello stesso 1860, il Chapperon fu Incaricato d’affari speciale sull’isola di Gerba, la più grande del Nordafrica (514 km²), situata nella parte sud-orientale del Golfo di Gabès, all’imbocco del Golfo di Boughrara, nel sud-est della Tunisia. E fu proprio qui che il Chapperon ricevette la notizia che la sua amata Chambery, in base al “Trattato di Torino” era stata annessa alla Francia, assieme a tutta la Savoia. A quel punto gli fu chiesto di scegliere a quale Nazione desiderasse appartenere. Da buon italiano quale egli era sempre stato, Lorenzo Chapperon scelse il neonato Regno d’Italia, ottenendo così la cittadinanza Torinese il 6 maggio del 1861. Dopo alcuni mesi trascorsi presso il Ministero degli Esteri, sempre a Torino, il Console Chapperon fu nuovamente destinato ad un incarico diplomatico all’estero, questa volta, però, in America Latina, ove praticamente egli avrebbe vissuto sino all’epilogo tragico della sua stessa vita.

L’avventura Sudamericana (1862-1870)

Il 7 gennaio del 1862, il Vice Console Lorenzo Chapperon fu destinato a Montevideo, la bellissima Capitale dell’Uruguay, prima tappa di altre future destinazioni in quella parte del Continente Americano. Di lì a qualche mese, esattamente il 16 di aprile verrà raggiunto dalla promozione a Vice Console di Prima classe. In quel frangente storico la Legazione italiana era retta dal Console Generale Giovan Battista Raffo, un grande professionista che istraderà il nostro protagonista nell’ambito della cospicua Comunità italiana[6]. A quel tempo gli italiani in Uruguay avevano raggiunto la cifra di 20.000 persone, cifra destinata a crescere già nel primo decennio post unitario, tanto da registrare la ragguardevole quota di 70.000 persone, per lo più stanziate a Montevideo e dintorni. E si deve proprio al Console Chapperon una delle prime e importanti statistiche relative alla presenza degli italiani in Uruguay, una presenza qualificata e rispettata, la quale, secondo lo stesso Console, si presentava come la più interessante in ragione degli elementi di cui era composta[7]. Il 26 febbraio del 1865, il neo Console Lorenzo Chapperon viene destinato a Rosario, una popolosa città del Dipartimento di Santa Fè, in Argentina, incaricato di reggere quel Consolato[8]. Qui, il 6 aprile seguente avrebbe ottenuto la promozione a Console di Seconda classe. Il Chapperon rimase in Argentina sino all’estate del 1867, data nella quale, per effetto del Regio decreto del 21 luglio fu destinato alla Legazione di Asunción, quindi in Paraguay, suo ultimo incarico prima dell’immatura scomparsa. Fu solo in settembre che il Diplomatico ebbe modo di raggiungere il Paraguay, sbarcando da una cannoniera nel porto di Curupayti[9].

Tra Paraguay e Argentina (Asunción, settembre 1867-Buenos Aires, febbraio 1870)

Asunción agli inizi del XX secolo

Asunción agli inizi del XX secolo

Lorenzo Chapperon fu inviato in Uruguay in un momento particolarmente drammatico per quel Paese, In quel momento storico l’Uruguay si trovava purtroppo impegnato già da qualche anno nella cosiddetta “Guerra delle Triplice Alleanza”, ovvero “Guerra Paraguayana”, il più sanguinoso conflitto della storia dell’America Latina. Essa fu combattuta, tra il 1864 e il 1870, dal Paraguay, ove l’ambizioso Presidente López si confrontò militarmente contro tre potenti nazioni alleate, Argentina, Brasile ed Uruguay. All’origine della conflagrazione armata vi era stata la circostanza secondo la quale il Paraguay si era trovato coinvolto, già da diversi anni, in accese dispute riguardo ai confini e ai dazi doganali con Argentina e Brasile. Nel 1864 il Brasile, dal canto suo, aveva aiutato il capo del Partido Colorado uruguaiano, Venancio Flores, a promuovere un colpo di Stato contro il Presidente Bernardo Prudencio Berro, esponente del Partido Blanco. Fu a quel punto che il Presidente del Paraguay, Francisco Solano López, immaginando una sorta di minaccia perenne alla sovranità stessa del Paese, dichiarò guerra al Brasile. La guerra avrebbe poi coinvolto anche l’Argentina, la quale si vide invadere il territorio della provincia di Corrientes. Fu allora che il Presidente di quella Repubblica, Generale Bartolomé Mitre, varò un’alleanza militare con il Brasile e con l’Uruguay di Flores (detta per l’appunto “La Triplice Alleanza”), in nome della quale fu dichiarata guerra al Paraguay, il 1º maggio 1865. Il Presidente López mise così in piedi un esercito di 50.000 uomini (all’epoca il più forte dell’America Latina), ma che nulla poteva certo fare contro la “Triplice”. La guerra avrebbe, infatti, condannato il Paraguay alla sconfitta e al disastro in generale, soprattutto se si pensa che la sua popolazione, che approssimativamente raggiungeva i 525. 000 abitanti allo scoppio del conflitto, si ridusse a circa 221.000 persone nel 1871. Fra queste, oltre alle vittime militari, moltissime furono quelle civili, morte sia a causa delle malattie che della violenza repressiva varata dallo stesso López, il quale, almeno secondo alcune fonti storiche, avrebbe fatto torturare e uccidere innumerevoli persone, principalmente fra gli oppositori politici. A guerra vinta, Argentina e Brasile si annessero circa 140.000 km2 di territorio paraguaiano. L’Argentina si prese gran parte della regione di Misiones e parte del Chaco, tra i fiumi Bermejo e Pilcomayo, mentre il Brasile ebbe modo di ingrandire la sua provincia del Mato Grosso. Non solo, ma entrambi gli Stati richiesero grosse indennità che, tuttavia, non vennero mai pagate, occupando così il Paraguay fino al 1876. Nel frattempo i “colorados” presero il controllo dell’Uruguay, mantenendolo fino al 1958. In tale situazione, mentre la città di Asunción veniva evacuata, tanto che la Capitale della Repubblica fu trasferita nel villaggio di Luque, il Console Chapperon rimase coraggiosamente al suo posto, attendendo gli esiti del conflitto, ma sempre cercando di tutelare al meglio l’integrità della Colonia italiana. Lo avrebbe fatto anche dopo che nel gennaio del 1869 Asunción fu occupata dalle truppe brasiliane, sotto le quali fu costretto a vivere per diversi mesi. E fu proprio Lorenzo Chapperon a rapportare al proprio Ministero quanto stava accadendo in Paraguay, procedendo a una breve ma eloquente descrizione dell’evacuazione della capitale, non mancando di segnalare talune posizioni nell’ambito del Corpo Diplomatico internazionale. Il Console riteneva, infatti, che l’ostinazione e gli attriti di Charles A. Washburn, allora Ministro plenipotenziario Americano in Paraguay, contro la Presidenza López fosse sconsiderata, considerando che non solo Asunción, ma anche le frazioni di Oliva, Mercedes, Pilar, Villeta, Villa Franca e Lambaré erano state dichiarate zone di guerra[10]. A tal riguardo, ricorda sempre il Fano, il Chapperon si era offerto come mediatore tra i due personaggi. In tale clima generale, in realtà, il Console italiano aveva cercato solo di curare gli interessi del proprio Paese. Era stato sempre lui, infatti, appena messo piedi ad Asunción a rilevare la circostanza secondo la quale in Paraguay vivevano appena trecento italiani, giudicando scarso lo sforzo diplomatico sin lì compiuto per aiutarli[11]. In quel medesimo frangente il Console Chapperon iniziò a subire le conseguenze delle sue denunce, peraltro comprovate dalla dettagliata documentazione che aveva preparato, soprattutto riguardo ai saccheggi perpetrati dai brasiliani anche contro la modesta Colonia italiana, tanto che a causa delle stesse proteste diventò nemico giurato del Generale brasiliano Luís Alves de Lima e Silva, duca di Caxias. Le sue disapprovazioni non cambiarono certo lo stato delle cose, ma comunque ebbero la possibilità di dimostrare che il dittatore su cui puntare il dito non era solo il Presidente López, evidentemente. La forte opposizione dimostrata coraggiosamente alle gratuite violenze dei brasiliani non fu sottaciuta dalla Patria lontana, tant’è vero che il 28 gennaio del 1869 il Console verrà insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Non potendo esercitare appieno il proprio mandato Consolare in Asunción, come abbiamo visto occupata dagli eserciti vincitori, Lorenzo Chapperon si trasferì, quindi, a Buenos Aires, ospite della locale Legazione italiana. Fu solo il 17 marzo del 1870 che ricevette dal Ministero l’ordine di tornare in Patria, per essere messo a disposizione di quello stesso Dicastero. In realtà, Lorenzo Chapperon non avrebbe più fatto ritorno a Firenze. A questo punto lasciamo la parola al Ministro Della Croce, che il 24 marzo 1870 inviò al Ministro degli Affari Esteri la seguente relazione sul terribile misfatto che il giorno prima aveva interessato il povero Chapperon: «Ieri sera, circa le ore otto, il Cavaliere Chapperon venne ferito mortalmente da un colpo di pugnale a pochi passi dalla locanda ove abita. Il cavaliere Chapperon credette al principio di essere stato solamente urtato, e non si accorse se non qualche tempo dopo della ferita. Accompagnato a casa e chiamati i medici, questi dichiararono quasi immediatamente non esservi alcuna speranza di guarigione. Il pugnale, a quanto pare, ha penetrato nella regione del fegato per una lunghezza di quattro o cinque centimetri. Il feritore lasciò cadere l’arma al suolo, ma non affrettò il passo prima di essere giunto allo svolto della cantonata, ove poi v’ha chi dice di aver visto correre un uomo. L’arma fu trovata sul lastrico. Era un lungo ed affilato coltello sul cui manico sta scritto: “Così si puniscono coloro che disonorano l’Italia”. Avvertito del fatto mi recai senza indugio alla locanda, ove trovai riuniti, in uno coi medici, il Regio console e Vice console, il segretario di questa Legazione, il Ministro degli Affari Esteri, il Direttore di Polizia e molte altre persone. Dietro gli indizi raccolti, la Polizia ha spedito ordini dappertutto per vedere di arrestare il colpevole»[12]. Il Console Chapperon si spense alle sei di mattina del 26 marzo 1870, dopo alcuni giorni di straziante agonia. Lo stesso giorno fu seppellito nel Cimitero Maggiore di Buenos Aires, ospite della tomba di famiglia dell’imprenditore Pennano, uno degli italiani più in vista della Capitale porteña. Come emerge da una successiva nota che il Console Della Croce spedì allo stesso Ministro Visconti Venosta il 29 marzo, i funerali del povero Console Chapperon furono veramente solenni e vi parteciparono molte autorità, mentre «un picchetto di Marina scortava il feretro». Lorenzo Chapperon lasciò la moglie e i suoi quattro figli, tutti ancora minori «nella più squallida miseria», come ebbe a sottolineare lo stesso Ministro italiano a Buenos Aires, segno evidente di come anche quel genere di servitori dello Stato non godesse allora di adeguati stipendi e altre forme di assistenza. Le indagini, che sin dal primo momento fecero “brancolare nel buio” gli investigatori argentini non avrebbero consentito di scoprire il colpevole. In ogni caso, che a volerlo morto erano stati i brasiliani sarebbe stata una sensazione avuta dallo stesso Chapperon, il quale, almeno secondo lo storico Marco Fano, durante la sua stessa agonia ne parlò a chi lo assisteva[13]. Si pensi che proprio nei giorni del misfatto, il Console, prima di far rientro in Patria, stava redigendo una circostanziata relazione che avrebbe consegnato al Console Della Croce di Doyola, in quel frangente, come abbiamo già ricordato, Incaricato d’affari italiano a Buenos Aires, relazione nella quale descrisse i momenti vissuti ad Asunción, quando la città cadde nelle mani degli Alleati. Questi si erano abbandonati al saccheggio e ad altre forme di violenza. I soldati alleati non avevano, infatti, esitato ad entrare nei templi e nelle sedi diplomatiche, come fecero negli stessi uffici del povero Chapperon, depredandoli e offendendo la stessa Bandiera d’Italia. Da più parti, onde evidentemente sviare le tracce, si mise in giro la voce che l’omicidio fosse maturato negli stessi ambienti della Colonia italiana, volendo punire il Chapperon per le sue presunte simpatie nei riguardi del Presidente López[14]. Nulla di più assurdo fu detto sul povero Chapperon, avendo dimostrato lo stesso Marco Fano, carte alla mano, di cosa era stato capace di fare il Console italiano durante le tristi giornate dell’occupazione brasiliana di Asunción. Era giusto – ne converrete tutti – ridare, quindi, dignità a questo grande italiano, un eroe puro e semplice al quale la sorte negò la possibilità di godersi la famiglia, di progredire nella carriera, ma anche di veder concretizzato quel processo unitario, grazie alla liberazione di Roma e alla sua successiva proclamazione a Capitale d’Italia, eventi che si sarebbero concretizzati di lì a pochi mesi.

 

 

Note

[1] L’erpetologia (dal greco ”herpein” che significa “strisciare”) è una branca della zoologia che studia i rettili e gli anfibi.
[2] Cfr. Calendario Generale del Regno pel 1855, Torino, Stamperia dell’Unione Tipografico-Editrice, 1855, p. 28.
[3] Cfr. Calendario Generale del Regno pel 1857, Torino, Stamperia dell’Unione Tipografico-Editrice, 1857, p. 34.
[4] Cfr. “Il Nuovo Palmaverde – Almanacco Universale pel 1860″, Torino, Editori Pellino, 1860, p. 413.
[5] Era un ordine cavalleresco tunisino fondato nel 1835 da Al-Mustafa ibn Mahmud, Bey di Tunisia.
[6] Cfr. Ministero dell’Interno, Calendario Generale del Regno d’Italia pel 1862, Torino, Stamperia dell’Unione Tipografico-Editrice, 1862, p.131.
[7] Vgs. “Rapporto del sig. Lorenzo Chapperon, R. Vice-Console a Montevideo, in data 31 dicembre 1864”, dal titolo “La Repubblica Orientale dell’Uruguay”, in «Bollettino Consolare del Ministero per gli Affari Esteri», vol. III, Torino, Tip. B. Paravia e comp., 1865, pp. 522 e 523.
[8] Cfr. Ministero degli Affari Esteri, Annuario Diplomatico del Regno d’Italia pel 1865, Torino, Tip. B. Paravia e comp., 1865, p. 76.
[9] Cfr. Gerardo Severino, Italia e Uruguay nella storia dei rapporti diplomatici, in www.giornidistoria.net, 24.11.2021.
[10] Cfr. Chapperon al ministro degli Esteri, Luque, 31 marzo 1868, Archivio Storico Ministero degli Esteri (Roma) riportata da Marco Fano in “El Consul, la guerra y la muerte”.
[11] Cfr. Lorenzo Chapperon al ministro degli Esteri italiano, Asunción, 18 marzo 1868, Archivio Storico Ministero degli Esteri (Roma), riportata da Marco Fano in “El Consul, la guerra y la muerte”.
[12] Cfr. Lettera indirizzata al Ministro degli Affari Esteri del Regno d’Italia da parte del Ministro del Re a Buenos Aires, in data 24 marzo 1870, in Camera dei Deputati, Documenti relativi alla uccisione del Conte Alberto Boyl, Segretario della Legazione Italiana in Grecia e del Cav. Lorenzo Chapperon, già Console d’Italia all’Assunzione nella tornata del 3 maggio 1870, Firenze, Tip. Eredi Botta, 1870, pp. 25 e 26.
[13] Cfr. Marco Fano, Il Rio de La Plata e la guerra del Paraguay negli archivi italiani, Lulu.Com, 2016, p 218.
[14] Ivi, p. 524.