BALIKPAPAN: PRIMA VITTORIA USA CONTRO IL GIAPPONE

di Giuliano Da Frè -

Poco settimane dopo l’attacco a Pearl Harbor il Giappone subì la sua prima sconfitta navale. Quello americano fu un successo tattico di grande rilievo, perché la logora flotta a stelle e strisce riuscì ad avere la meglio sulle più moderne ed efficienti unità nipponiche.

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Il 1942 è ricordato come l’anno delle grandi battaglie aeronavali combattute nel Pacifico tra la flotta imperiale giapponese e la US Navy, destinate a cambiare il volto della tattica e della strategia operativa marittima. Gli scontri di Coral Sea, Midway, Salomone Orientali e Santa Cruz, hanno segnato la svolta decisiva, nel modo di condurre la guerra sui mari. Tuttavia, si svolse anche una lunga serie di combattimenti di superficie, per lo più vinti dai giapponesi, che avevano inaugurato la serie positiva con la lunga battaglia combattuta nel Mar di Giava dal 27 febbraio al 4 marzo del 1942. Pochi invece ricordano lo scontro navale notturno di Balikpapan del 23-24 gennaio 1942, che rappresentò all’epoca un raro successo tattico per la Marina degli Stati Uniti, ancora sotto shock dopo Pearl Harbor, e chiamata a combattere per la prima volta, dai tempi della guerra ispano-americana del 1898.

Obiettivo: Borneo

Il contrammiraglio giapponese Shoji Nishimura.

Il contrammiraglio giapponese Shoji Nishimura.

La provincia di Balikpapan, nella regione sudorientale della colonia olandese del Borneo, rivestiva per i vertici militari giapponesi un’importanza particolare. Qui infatti erano situati vasti giacimenti di petrolio e una raffineria, pochi chilometri a nord dell’omonima città portuale. Per conquistarla, avevano preso il mare 15 navi da trasporto, con a bordo il 56° Reggimento di fanteria e la 2a Forza speciale anfibia “Kure”: una formazione scortata da 3 vecchi cacciatorpediniere della Prima guerra mondiale, 4 dragamine e altrettanti pattugliatori antisom, mentre a distanza faceva buona guardia la 4a Flottiglia, formata da 10 caccia di tipo moderno, agli ordini del contrammiraglio Shoji Nishimura, imbarcato sull’incrociatore leggero Naka [1].
Il convoglio fu avvistato dalla ricognizione aerea alleata la mattina del 23 gennaio: nel primo pomeriggio, 19 bombardieri medi Martin B-10 olandesi (bimotori di fabbricazione americana) si alzarono in volo da Samarinda per attaccare la forza d’invasione, ormai entrata nello stretto di Makassar, affondando la nave trasporto Nana Maru, e danneggiandone una seconda.
Quella sera stessa, il convoglio si ancorava a circa cinque miglia dalle spiagge ad est di Balikpapan, con le unità di scorta minori disposte all’esterno dello schieramento, e con la 4a Flottiglia rimasta a incrociare al largo della penisola. Alle 21.30 ebbero inizio le operazioni di sbarco, mentre i fuochi dei campi petroliferi, se erano d’aiuto alle forze anfibie, facevano sì che le sagome delle navi si stagliassero abbastanza nitidamente all’orizzonte, almeno quando l’area non era invasa dal fumo provocato dai pozzi di trivellazione.
Situazione se non ideale, certo alettante per i sommergibili olandesi K-XVII e K-XVIII, che col calare delle tenebre attaccarono le navi all’ancora, danneggiando gravemente la Tsuruga Maru (da quasi 7.000 tonnellate) e affondando la Jukka Maru, prima che il K-XVIII fosse attaccato e costretto alla fuga dai pattugliatori nipponici. A dar man forte ai cacciasommergibili si mossero anche le unità di Nishimura, che aprirono così un pericoloso varco nella linea difensiva giapponese. Varco di cui avrebbe saputo approfittare la 59a Destroyer Division americana.
Composta da 6 datati cacciatorpediniere risalenti al 1919-1920, la divisione era stata distaccata assieme agli incrociatori leggeri Boise e Marblehead (al comando del contrammiraglio William A. Glassford) nel porto timorese di Kupang. Il 23 gennaio, dopo l’avvistamento della forza d’invasione nipponica, l’ammiraglio Thomas C. Hart, comandante con “doppio cappello” della Asiatic Fleet americana, e della forza navale alleata ABDAFLOAT [2], ordinò a Glassford di prendere il mare per intercettare il convoglio nemico.
L’equilibrio numerico tra le forze nipponiche e quelle americane era solo apparente: Nishimura poteva contare su unità moderne ed efficienti, mentre il contrammiraglio americano scontava le conseguenze del dover comandare unità anziane o logorate dal servizio. Inoltre, nel passare attraverso lo stretto di Sapeh, il Boise, l’unità più nuova e potente posta ai suoi ordini [3], urtò uno scoglio non segnalato dalle carte, subendo uno squarcio e imbarcando acqua, tanto da dover tornare indietro sotto la scorta del caccia Barker, mentre sul vecchio Marblehead, nave di bandiera di Glassford, la rottura di una turbina costrinse l’unità a rallentare la velocità a 15 nodi.
Costretto a far scortare la propria nave dal caccia Bulmer, all’ammiraglio americano restavano solo 4 vecchie siluranti per attaccare le unità nemiche. Mentre Glassford le seguiva zoppicando col Marblehead e il Bulmer, la piccola sezione distaccata per proseguire l’azione poteva infatti contare, oltre che sui propri apparati per il lancio di siluri non sempre affidabili, su appena 16 vecchi pezzi da 102 mm. Una sfida alla fortuna, poiché la sola scorta ravvicinata ai trasporti (per di più a loro volta armati) disponeva di 14 cannoni da 120 millimetri. Senza considerare la poderosa 4a Flottiglia di Nishimura: che però, incredibilmente, non si accorse dell’avvicinarsi dei 4 caccia della 59a Divisione, guidati dallo USS John D. Ford del comandante Paul H. Talbot. Quest’ultimo avvistò la formazione nemica mentre si allontanava dalla zona in cui erano ancorati i trasporti, segnalando: “Una divisione CT nipponica si allontana rapidamente attraversando di prora la nostra rotta…Non sappiamo perché non ci abbiano visti…”.

La battaglia notturna

3-lo-scontro-navale-di-balikpapan-23-24-gennaio-1942Approfittando dell’insperato colpo di fortuna, le 4 unità di Talbot andarono all’attacco: erano le 2.45, e la distanza dalle prime navi del convoglio, ancorate su due file e stagliate contro l’orizzonte illuminato dai fuochi petroliferi e dalle esplosioni dei depositi colpiti nel corso dello sbarco delle truppe nipponiche, era ormai inferiore ai 9.000 metri. I caccia americani aumentarono la velocità, ed in linea di fila si portarono verso nord all’esterno dello schieramento nipponico, lanciando 10 siluri durante il defilamento. Gli ordigni, vecchi e inefficienti, non centrarono alcun bersaglio, pur sfiorando un dragamine e alcuni trasporti. Dopo cinque minuti, Talbot interruppe l’azione, e ordinò alla squadriglia di accostare per contromarcia, invertendo la rotta e preparandosi a un nuovo attacco. Nell’accostare, il Parrott – terza unità della fila – inquadrò un nuovo bersaglio, lanciandogli contro tre siluri e colpendo il mercantile Sumanoura Maru (3.519 tonnellate) L’esplosione del siluro contro il trasporto fece scattare l’allarme a bordo delle navi giapponesi: ma l’ammiraglio Nishimura, già scottato dai precedenti attacchi subacquei, e credendo che il nuovo colpo fosse stato messo a segno ancora dai sommergibili olandesi, portò la sua divisione ancora più al largo, sia per proseguire la caccia, sia per togliersi dall’orizzonte illuminato, evitando così di far da bersaglio agli attaccanti.
Mentre l’ammiraglio giapponese inseguiva delle ombre, i cacciatorpediniere americani tornarono alla carica, lanciando contro la linea esterna dei trasporti nipponici un’altra salva di siluri, uno dei quali centrò, alle 3.10, la nave trasporto-munizioni Tatsukami Maru, da oltre 7.000 t., che si disintegrò con una spettacolare esplosione. Pochi minuti dopo, il Ford guidava i suoi sezionari in una manovra di aggiramento da sud della linea giapponese, lanciando altre salve di siluri che centravano e affondavano la torpediniera di scorta Hishi-37 e il trasporto Kuretake Maru, da 5.175 t. Il comandante Talbot accostò quindi nuovamente a nord, aprendo il fuoco con l’artiglieria di bordo, essendo il Ford a corto di siluri (che gli altri CT avevano invece esaurito): alle 3.35 i caccia Parrott, Paul Jones e Pope - perso il contatto visivo col capofila – invertirono la rotta lasciando la zona dei combattimenti. Il Ford proseguì invece nella sua solitaria circumnavigazione dello schieramento nemico, continuando a cannoneggiarne le navi e colpendone due, mentre con gli ultimi siluri diede il colpo di grazia alla Tsuruga Maru, già danneggiata dai sommergibili olandesi. Alle 3.47, anche il Ford (a sua volta centrato in pieno da una granata da 120 mm avversaria, che provocò alcuni danni e quattro feriti) lasciava la scena, puntando a sud e riunendosi, tre ore dopo, agli altri cacciatorpediniere.
Nulla poté Nishimura, accortosi troppo tardi della reale natura dell’attacco (durato esattamente 52 minuti dal lancio del primo siluro alla fine dell’azione di fuoco): postosi all’inseguimento del nemico col Naka e due caccia, non riuscì a raggiungere il gruppo del Ford, che alle 8 del mattino si ricongiungeva con l’incrociatore Marblehead dell’ammiraglio Glassford.

Prima vittoria

Il contrammiraglio americano William A. Glassford.

Il contrammiraglio americano William A. Glassford.

A dispetto delle molte critiche avanzate subito dopo la guerra da diversi commentatori, le forze navali americane colsero nella notte di Balikpapan una chiara vittoria tattica. Se infatti sul piano strategico lo scontro non ebbe conseguenze, essendo avvenuto quando ormai l’invasione della preziosa provincia petrolifera del Borneo olandese era irreversibile, l’azione fu un notevole successo, ancor più se si pensa che avvenne di notte: fattore che vide, fino all’autunno del 1943, la Marina americana nettamente dominata da quella nipponica [4].
Certo, dei 48 siluri lanciati dai caccia americani, solo una mezza dozzina fecero centro contro bersagli per lo più immobili e illuminati dagli incendi a terra: ma il bottino – una torpediniera e 3 trasporti distrutti, e un quarto gravemente danneggiato, oltre ai 2 trasporti affondati e tre danneggiati) da aerei e sommergibili olandesi -, fu comunque notevole, avendo beffato una robusta scorta nipponica. Va considerato che i siluri americani, anche negli anni successivi, si rivelarono meno efficaci degli eccellenti “Long Lance” giapponesi Mod. 93 da 610 mm, e che quelli lanciati nel corso di questo primo scontro erano obsoleti e di problematica manutenzione. D’altra parte, la tenace manovra tattica impostata dal comandante Talbot fu eseguita con grande abilità, e si sposa alla giusta decisione presa dall’ammiraglio Glassford di proseguire l’azione anche dopo i guai toccati ai suoi incrociatori. Per contro, i giapponesi giocarono male la loro prima partita notturna contro la Marina americana. A cominciare dal mancato avvistamento della 59a Destroyer Division in avvicinamento ai trasporti all’ancora al largo di Balikpapan, scambiata per un reparto nipponico. E’ vero che Nishimura, stante le informazioni in proprio possesso, sembrava doversi guardare solamente da possibili attacchi portati da aerei e sommergibili alleati. Attacchi effettuati con successo, influenzando ulteriormente le convinzioni dell’ammiraglio nipponico privo, al contrario, di notizie riguardanti la presenza in zona di forze di superficie nemiche [5]. Il risultato fu la perdita di un quarto della flotta da trasporto, senza nessuna contropartita, a parte i danni subiti dal caccia Ford e dal sommergibile olandese K-XVIII. Perdite che non mettevano a rischio l’invasione della strategica regione petrolifera di Balikpapan, ma che comunque resero lo scontro notturno avvenuto nelle sue acque un segnale in controtendenza, rispetto a quanto sarebbe accaduto nei mesi successivi nel corso di nuovi combattimenti tra le forze di superficie nipponiche e quelle americane.

 

Note

[1] Classe “Sendai”, in servizio dal 1925 e modernizzato nel 1940, armato con 7 cannoni da 140 mm: una piccola unità veloce (oltre 35 nodi) ma poco protetta.
[2] L’acronimo ABDA sta per American-British-Dutch-Australian.
[3] Il Boise (CL-47) apparteneva alla classe “Brooklyn”, nove unità costruite tra il 1935 ed il 1940. Si trattava di grandi incrociatori leggeri da 12.500 t., veloci (32,5 nodi) e ben corazzati. L’armamento comprendeva ben 15 cannoni da 152 mm e 8 da 127. Nel 1951 il Boise fu ceduto all’Argentina assieme al gemello Phoenix e ribattezzato 9 de Julio. L’altro incrociatore, battezzato General Belgrano, fu poi affondato dal sottomarino inglese Conqueror durante la guerra delle Falkland (2 maggio 1982). L’incrociatore Marblehead, classe “Omaha”, era invece stato varato nel 1920, era ben armato ma poco protetto e ormai superato.
[4] Nel 1942-1943 la flotta imperiale colse una serie di lusinghieri successi in scontri di superficie notturni: Mar di Giava, Savo, Guadalcanal, Tassafaronga, Golfo di Kula, Kolombangara e Vella La Vella, prima di subire la sconfitta della Baia dell’Imperatrice Augusta (1-2 novembre 1943).
[5] Nishimura era un abile comandante: distintosi poche settimane dopo nella battaglia del Mar di Giava e promosso viceammiraglio, morirà nello scontro notturno dello Stretto di Surigao (24 ottobre 1944), affondando con la sua corazzata Yamashiro.