LE NAVI CORSARE TEDESCHE NELLA GRANDE GUERRA

di Mario Veronesi -

Prima dello scoppio della Grande guerra le direttive della Marina germanica prevedevano che le navi passeggeri più grandi e capaci di sviluppare una velocità di almeno diciotto nodi fossero destinate, in caso di conflitto, ad essere convertite in incrociatori ausiliari da usarsi prevalentemente nella guerra di corsa contro il naviglio nemico. Pertanto nel corso della loro costruzione si era già tenuto conto di questo possibile impiego; i loro ponti erano stati rinforzati in corrispondenza delle posizioni dove sarebbero stati installati i cannoni, questi erano già stati approntati e tenuti in magazzino in attesa del loro utilizzo, insieme ad armi minori e relative dotazioni da imbarcare, a trasformazione avvenuta, sui futuri incrociatori ausiliari.
Questo tipo di guerra, e la sua preparazione, furono uno dei punti di forza della Marina germanica. Utilizzando la sua vasta rete consolare all’estero e le molte società commerciali germaniche che operavano nella quasi totalità dei paesi oltremare, fu organizzato un sistema di rifornimenti in punti segreti cui le unità corsare avrebbero potuto fare riferimento. Questi punti potevano essere in alto mare, come in zone ridossate di ancoraggio, preferibilmente appartenenti a potenze neutrali, e comunque il più possibile fuori dalle rotte più battute.

Lo scontro tra il Kaiser Wilhelm der Grosse e ?????

Lo scontro tra il Kaiser Wilhelm der Grosse e l’Highflyer nell’agosto 1914

Questo sistema, almeno nella prima fase del conflitto, organizzato con meticolosità tutta tedesca, funzionò piuttosto bene e assicurò un valido supporto logistico alle navi corsare. Tra le grandi unità mercantili prescelte per questo tipo di impiego bellico vi erano il Kronprinzessin Cecile di 19.300 tonnellate di stazza lorda, il Kaiser Wilhelm II di 19.500 tonnellate, il Kronpriz Wilhelm di 15.000, il Kaiser Wilhelm der Grosse di 14.350, il George Washington di 27.000, il Prinz Friedrich Wilhelm di 17.100, il Berlin di 17.300 e anche il gigantesco Imperator di 50.000 tonnellate. Quando scoppiò la guerra molti transatlantici germanici erano in navigazione o in porti esteri, molti a New York, dove rimasero praticamente internati.
Ogni tentativo di prendere il mare per cercare di raggiungere la madrepatria era del tutto fuori dalla realtà; la Royal Navy pattugliava attentamente le acque prospicienti i porti di rifugio. Nonostante i progetti dell’anteguerra, solo due grandi incrociatori ausiliari partirono in missione dalle basi della Germania. Il Kaiser Wilhelm der Grosse e il Berlin. Il primo fece tre prede, mentre discendeva verso le Azzorre, dopo essere riuscito a passare il blocco britannico a nord della Scozia. Fermò anche due navi passeggere britanniche, che rilasciò perché trasportavano civili; queste lanciarono il segnale di scoperta e poco tempo dopo, mentre si trovava in acque territoriali della colonia spagnola del Rio de Oro, il Wilhelm der Grosse fu intercettato dall’incrociatore britannico Highflyer e affondato.
Il Berlin invece fu trasformato in posamine. Prese il largo nel settembre del 1914 per allestire un campo minato nelle acque dell’Irlanda. Terminata la missione diresse per la Norvegia dove fu internato. Sulle sue mine, oltre ad altre navi, vi finì anche – affondando – il 27 ottobre 1914 la nuova corazzata britannica Audacious.

IL Cap Trafalgar colpito dal Carmania, settembre 1914

Lo scontro tra il Carmania (in primo piano) e il Cap Trafalgar, settembre 1914

Il Prinz Eithel Friedrich di 8.800 tonnellate si trovava a Tsingtau e fu armato con quattro pezzi di 105 mm, sei da 88 mm e altri minori. Nella sua crociera che lo portò prima nell’oceano Pacifico e poi in Atlantico affondò nove navi mercantili e quindi si fece internare a Newport News, sulle coste atlantiche degli Stati Uniti; era l’11 marzo 1915. Sempre in questo porto, diciassette giorni dopo giunse il Kronpriz Wilhelm, che precedentemente aveva ricevuto in mare due cannoni da 88mm dall’incrociatore Karlsruhe, mentre il suo previsto armamento in guerra avrebbe dovuto essere di sei pezzi da 105mm, che invece rimasero nei depositi. Con questo armamento il Kronpriz Wilhelm incrociò in Atlantico per sette mesi, facendo tredici prede e senza mai essere scoperto.
Alcune navi che si trovavano in navigazione nell’agosto del 1914 furono prontamente armate in mare da parte di unità da guerra germaniche incrociate sulla rotta e subito impiegate come cacciatori di traffico. Tra queste ricordiamo la modernissima Cap Trafalgar di 18.710 tonnellate di stazza lorda della società Hamburg Amerika Linie. Si trovava a Montevideo e ricevette l’armamento dalla piccola cannoniera stazionaria Eber; due cannoni da 105 mm e poche armi minori. Il 14 settembre 1914, mentre carbonava presso l’isola di Trinidad, fu sorpresa dall’incrociatore ausiliario britannico Carmania. Il combattimento tra i due grandi transatlantici armati fu epico e durò alcune ore. Il Carmania fu danneggiato ed ebbe un incendio a bordo, ma i suoi pezzi da 152 mm alla fine ebbero ragione del Cap Trafalgar, che affondò.

Il mercantile Mowe

Il mercantile Möwe

L’enorme quantità di combustibile che consumavano, la grandezza dimensionale e la relativa leggerezza di costruzione rendeva queste navi facilmente avvistabili e riconoscibili, nonché ottimi e fragili bersagli per unità di superficie e subacquee.
I tedeschi pensarono di utilizzare anche i normali mercantili da carico. Il Meteor, varato in un cantiere della Gran Bretagna, operava nella compagnia britannica Currie Line. Fu sorpreso ad Amburgo dallo scoppio della guerra, nell’estate 1914, e requisito dai tedeschi. Fu il primo piroscafo di questo tipo ad essere armato, ma fu subito adibito a posamine e andò perduto nella sua prima missione.
La seconda unità mercantile armata fu il Möwe, ex Pungo, una moderna nave bananiera, potentemente armata, che effettuò due crociere, ritornando sempre in Germania. La prima dal 27 dicembre 1915 al 4 marzo 1916, la seconda dalla fine del 1916 al marzo 1917. Durante la prima affondò undici navi e posò campi di mine; su uno di questi saltò in aria la corazzata britannica King Edward. Durante la seconda crociera operò soprattutto nell’oceano Atlantico distruggendo 23 navi, catturandone altre e adibendone due alla guerra di corsa, il Geier e il Leopard. Con la firma dell’armistizio e poi del trattato di pace, la Möwe come altre navi da battaglia tedesche di stazza superiore alle 3.000 tonnellate venne consegnata agli inglesi. Dopo averla requisita e disarmata la vendettero alla compagnia Elderss & Fysse che la ribattezzò Greenbrier, tornando alla sua occupazione primaria, cioè il trasporto di banane e frutta dalle Indie Occidentali all’Inghilterra. Venne poi riacquistata nel 1933 da una compagnia tedesca e rinominata Oldenburg. L’ora fatale dell’ex Möwe ora Oldenburg, arrivò il 7 aprile 1945. Mentre era in servizio come unità di trasporto in Norvegia, venne colpita e affondata da bombardieri della RAF.

La crociera del Wolf

La crociera del Wolf tra il 1916 e il 1918

Il Greif, altro corsaro da 5.000 tonnellate, lasciò la Germania il 27 febbraio 1916 armato come il Mòwe, con cannoni da 150 mm e lanciasiluri. All’altezza di Bergen, in Norvegia, incappò nella rete dei pattugliatori britannici. Nel combattimento che seguì il Greif fu affondato, ma uguale sorte subì l’incrociatore ausiliario britannico Alcantara, che l’aveva intercettato con l’incrociatore pesante Comus e l’australiano Andes.
Il Wolf fu corsaro di particolare successo. La sua crociera fu la più lunga di tutte, quasi quindici mesi, dal 30 novembre 1916 al 19 febbraio 1918, e riuscì ad affondare, aiutato da un piccolo idrovolante che portava a bordo, 14 navi, oltre al minamento di diverse rotte importanti. Ben quindici mesi di navigazione ininterrotta, senza mai poter entrare in un porto amico e senza l’ausilio di navi appoggio per l’indispensabile rifornimento di carbone, violando con successo il blocco navale inglese nel Mare del Nord sia nel viaggio di andata, che in quello di ritorno.
Il Wolf rientrò sano e salvo a Kiel il 24 febbraio 1918, accolto da una folla in tripudio. L’intera crociera aveva coperto un percorso di 64.000 miglia, tutte senza aver potuto contare sul benché minimo aiuto esterno. Inoltre, per non tradire la sua presenza, il Wolf non aveva mai fatto uso del radiotelegrafo; ragion per cui, in Germania, fino all’ultimo non si seppe nulla del suo destino.

Il Seeadler

Il Seeadler

Il Seeadler fu una nave di corsa particolare. Costruita in Scozia nel 1878 con il nome di Pass of Balmaha, era un grosso veliero da carico a tre alberi che venne coinvolto nelle vicende della guerra in maniera assai rocambolesca. In effetti, batteva bandiera statunitense, e all’epoca gli Stati Uniti erano neutrali, quando venne fermato nel Mare del Nord per un controllo da un incrociatore inglese. Sebbene la nave fosse diretta verso la Russia con un carico di cotone, venne predisposto un controllo da effettuarsi a Kirkwall, per verificare il tipo di mercanzie a bordo. Fu così lasciato un picchetto di uomini della Marina inglese per far eseguire gli ordini impartiti. Ma a questo punto sopraggiunse anche un U-Boot, che intimò alla nave di fermarsi per controllare il carico. L’incrociatore inglese era ormai lontano. Così i marinai tedeschi inviarono a Cuxhaven la nave per eseguire il controllo. Il comandante statunitense aveva nascosto i marinai della Royal Navy, ma vennero scoperti e questo fu determinante per decidere il destino della nave, che fu confiscata.
A questo punto si decise di trasformarla in incrociatore ausiliario, con una serie di accorgimenti, che in teoria lo rendevano solo una nave-scuola della Marina tedesca. Venne installato un diesel da sottomarino, preparati molti alloggi per ospitare numeroso personale ed eseguiti altri lavori. Ufficialmente, questo vascello serviva come nave per “addestrare i marinai tedeschi alla vela”, mentre il motore diesel serviva per “addestrare anche i motoristi”. In realtà i lavori condotti in un molo del piccolo porto di Teckeborg erano ben diversamente concepiti: se gli alloggi e il motore erano giustificabili nell’ottica addestrativa, come anche la presenza di un leggero armamento, la disponibilità di serbatoi per 500 tonnellate di nafta e ben 350 di acqua, come anche depositi di viveri secchi per 2 anni, non lasciavano dubbi sul suo reale scopo.

Felix Graf von Luckner, comandante del Seeadler

Felix Graf von Luckner, comandante del Seeadler

Da notare che almeno un’innovazione il Seeadler la introdusse: all’epoca, era normale per una nave andare a carbone, non con motori a combustione interna con carburante liquido. L’armamento, basato su due cannoni da 105 mm, non era certo imponente, ma in compenso facilmente celabile all’osservazione. Altre armi in dotazione erano quelle portatili e le cariche da demolizione, usate soprattutto per affondare le navi fermate.
Il nome inizialmente avrebbe dovuto essere Seeteufel (“diavolo di mare”), ma il comandante preferì il nome Seeadler (“aquila di mare”). Indipendentemente dal nome, era ovvio che la nave dovesse essere portata in mare e in guerra da uomini speciali, e comandata da un capitano speciale, Felix Graf von Luckner (1881-1966), che dopo il naufragio del Seeadler, venne infine fatto prigioniero a Wayaka (Grandi Figi).
L’armistizio venne firmato l’11 novembre 1918, mentre l’ufficiale venne rimpatriato il 29 luglio 1919. Avrebbe poi preso servizio nella piccola Marina Militare tedesca nel dopoguerra, morì in Svezia a Malmò, 13 aprile 1966.
Il Seeadler partì per la sua missione il 21 dicembre 1916 e grazie ai suoi camuffamenti, alla bandiera norvegese e al relativo nome norvegese di registro, Irma, riuscì anche a superare le ispezioni a bordo della Marina britannica. Fece prede in Atlantico e nel Pacifico prima che una violenta burrasca lo gettasse sugli scogli mentre stava facendo pulizia alla carena nelle isole della Società. Così finì forse il più romantico, ma non meno micidiale dei corsari germanici.

Il Dresden nel canale di Kiel, 1909

Il Dresden nel canale di Kiel, 1909

Le azioni più efficaci di guerra al traffico furono comunque quelle condotte da navi da guerra vere e proprie. La Germania oltre alla squadra dell’ammiraglio von Spee (1861-1914) nel Pacifico, al Goeben e al Breslau nel Mediterraneo, aveva il Kònigsberg nell’Africa orientale, il Karlsruhe e il Bremen nell’Atlantico nordoccidentale.
Il Dresden prima di congiungersi alla squadra di von Spee, aveva operato in Atlantico dove la guerra lo trovò all’inizio di agosto all’altezza delle coste brasiliane. Il 12 agosto, al largo della foce del Rio delle Amazzoni affondò il vapore britannico Drumcliffe, e quattro giorni dopo, all’altezza di Pernabuco, l’Hyades. Dopo aver carbonato all’isola di Trinidad riprese ad incrociare nella zona di mare tra Brasile e Argentina, dove il 26 dello stesso mese affondò il piroscafo Holmwood. Si diresse quindi verso sud nell’intento di congiungersi al gruppo Scharnhorst proveniente dal Pacifico. Ai primi di settembre attraversò lo stretto di Magellano e doppiò Capo Horn. Il 15 settembre avvistò il vapore Ortega che trasportava riservisti francesi e cercò di intercettarlo, ma il mercantile gli sfuggi entrando in un canale non scandagliato circa a 100 miglia a nord di Magellano, in acque territoriali cilene.
L’incrociatore Dresden diresse quindi per le isole di Pasqua, dove il 12 ottobre si riunì alle navi di von Spee. Scampato al combattimento delle Falklands, tornò nelle acque del Pacifico dopo essersi nascosto nelle nebbie e nelle insenature della Terra del Fuoco. Così, per circa tre mesi riuscì a sottrarsi alla caccia degli incrociatori britannici. Fino a quando fu sorpreso il 14 marzo 1915 a Mas a Fuera, nell’arcipelago cileno di Juan Fernandez dagli incrociatori britannici Kent e Glasgow. Centrato dai pezzi delle due navi, affondò; perirono otto uomini, mentre il resto dell’equipaggio fu internato in Cile.

Il Karlshrue nel porto di San Juan, a Porto Rico

Il Karlshrue nel porto di San Juan, a Porto Rico, 1914

L’incrociatore Leipzig fu colto dalla guerra sulle coste settentrionali americane del Pacifico. Dopo aver tentato invano di carbonare nel porto di San Francisco, diresse verso sud accompagnato da tre navi mercantili germaniche. Il 25 agosto incontrò e affondò il piroscafo britannico Bankfields e l’11 settembre catturò il vapore Elsinore al largo di Capo Correntes, in Columbia. Il 14 ottobre raggiunse l’isola di Pasqua e si riunì alla squadra di von Spee, partecipando allo scontro delle Falklands, dove fu affondato dal fuoco delle artiglierie britanniche. Nell’affondamento del Leipzig si perse quasi tutto il suo equipaggio di 315 uomini.
Il Karlsruhe e il Bremen, nell’agosto del 1914 si trovavo dislocati nelle acque messicane: il secondo riuscì a ritornare in Germania e durante la navigazione di rientro riuscì ad affondare una sola nave mercantile olandese. Il primo rimase invece a condurre la guerra di corsa, nella zona dell’America centro-meridionale. Si trattava di uno degli incrociatori leggeri più moderni della flotta germanica e grazie alla sua alta velocità, oltre 28 nodi, riuscì a sfuggire agli inseguimenti delle unità britanniche e francesi, che impiegarono nella sua caccia incrociatori corazzati leggeri; fra questi ricordiamo il francese Condè, e i britannici Berwick, Suffolk e Bristol. Con quest’ultimo ebbe uno scontro notturno al largo di Cuba. Il Karlsruhe affondò per esplosione interna il 4 novembre 1914 mentre si trovava in navigazione con due piroscafi sussidiari. Nel sinistro, le cui cause sono sconosciute, perirono 263 uomini compreso il comandante. Nella sua breve carriera di corsaro, questa nave catturò sedici piroscafi britannici e uno olandese con carico britannico, per un totale di oltre 10.000 tonnellate.

I risultati dell’impiego degli incrociatori corsari non andava valutato solo in termini di naviglio catturato o affondato, ma anche in termini indiretti, cioè nella capacità di tenere impegnate le forze navali avversarie e nel rendere insicure le sue rotte. L’attività del Karlsruhe, non solo tenne impegnate numerose forze navali britanniche, ma influì anche sulle misure che l’Ammiragliato di Londra prese per determinare la dislocazione della squadra di von Spee e per distruggerla, complicando ulteriormente la condotta delle operazioni britanniche. Molto tempo dopo il suo affondamento, che per parecchi mesi rimase segreto, la ripartizione delle forze navali britanniche era ancora influenzata dall’impegno di intercettarlo.
Il Karlsruhe, come nave corsara fece un buon lavoro, ma l’unità germanica più leggendaria fu l’incrociatore Emden, che all’inizio della guerra si trovava a Tsingtau con le altre navi di von Spee. Uscita in mare il 31 luglio, quattro giorni dopo catturò il piroscafo passeggeri russo Riazan che stava attraversando lo stretto di Corea. Questa nave, ribattezzata Cormoran, fu trasformato in incrociatore ausiliario e armato con otto cannoni da 105/40 mm. L’Emden seguì la squadra di von Spee e quindi fu lasciato libero di condurre la propria guerra di corsa.

Per saperne di più
F. Lamendola, Gli incrociatori corsari tedeschi nella prima guerra mondiale – http://www.icsm.it/articoli/ri/incrociatoricorsari.html
G. Bennett, Naval Battles of the First World War – Penguin Books
I corsari della Grande guerra – http://www.lagrandeguerra.net/ggcorsaridellagrandeguerra.html