L’ASSOCIAZIONISMO FASCISTA NEGLI USA DEGLI ANNI ’20

di Michele Strazza -

 

Il fascismo tentò di costruire negli Stati Uniti una capillare struttura associativa, facendo leva soprattutto sulla potente comunità italo-americana. Il tentativo, pur non avendo avuto grande successo, è indicativo delle simpatie suscitate dal regime tra gli emigrati italiani.

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Il 2 maggio del 1921, a New York, su iniziativa di Agostino De Biasi e Umberto Menicucci, venne costituito il primo Fascio italiano all’estero, utilizzando per la propaganda “Il Carroccio”, mensile fondato nel 1915.
Quattro anni dopo, 14 luglio 1925, vide la luce la Lega Fascista del Nord America, una organizzazione che operò in stretto contatto con il regime in Italia e che aveva una forte presenza nella comunità italo-americana. La Fascist League of North America (FLNA) diventò l’interlocutore principale dell’Italia fascista, specialmente dopo che Agostino De Biasi era “caduto in disgrazia”. A capo di essa Mussolini mise il conte Paolo Thaon di Revel.
Di aristocratica e antica famiglia piemontese, con un titolo nobiliare che avrebbe sicuramente impressionato gli americani, Thaon di Revel aveva “parentele ben inserite socialmente sia ai tempi prefascisti sia con Mussolini”. Il padre, infatti, conte Vittorio, era stato addirittura Console Generale proprio a New York, mentre lo zio, l’ammiraglio Paolo, era stato Ministro della Marina nel primo governo Mussolini.
Il capo della FLNA aveva, inoltre, lavorato nell’Ufficio Titoli dell’agenzia di commissioni Munds & Winslow che gestiva i prestiti della banca Morgan all’Italia. Anzi, furono propri tali suoi contatti con il mondo bancario a facilitare la designazione alla direzione della Lega Fascista, dato che essa avvenne alla vigilia dei tentativi fatti dall’Italia di risolvere i propri debiti di guerra e di assicurarsi i prestiti della banca Morgan.
La sua nomina, tuttavia, si dimostrò una scelta sbagliata perché i fasci furono diretti con mancanza di equilibrio e diplomazia, portandoli spesso ad azioni violente e. Il clima di difficile unità del fascismo americano, inoltre, fu costantemente rotto dai dissidi scoppiati tra Thaon di Revel ed Agostino De Biasi.

In realtà, l’azione dei Fasci negli Stati Uniti aveva subito incontrato, anche prima della nascita della Lega Fascista, grosse difficoltà, evidenziate dettagliatamente dal rapporto di un questore italiano inviato negli USA nella primavera del 1923. Secondo tale funzionario, la costituzione dei Fasci negli Stati Uniti non era affatto desiderata dalla grande maggioranza degli italiani, i quali o ignoravano gli avvenimenti italiani o li conoscevano solo attraverso la stampa antifascista.
Indubbiamente – proseguiva la relazione – l’avvento del regime aveva mutato l’orientamento, suscitando simpatie e persino entusiasmo per Mussolini, ma permaneva salda la convinzione che il fascismo non fosse esportabile negli USA. I Fasci, del resto, erano pochissimi, non avevano concluso nulla, erano formati da fascisti dell’ultima ora, di scarsa affidabilità e di poche risorse.
Il questore concludeva, poi, che “l’incoraggiamento ufficiale alla formazione dei fasci italiani in America e qualsiasi aiuto finanziario ad essi” sarebbero stati “due gravi errori” i quali avrebbero portato a spiacevoli conseguenze.
Dello stesso tenore l’opinione dell’ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Gelasio Caetani, secondo cui i Fasci negli USA vivevano “in miserevoli condizioni di inferiorità”, nel completo isolamento dall’opinione pubblica, e ogniqualvolta cercavano di “farsi sentire e notare” ricevevano una umiliazione e recavano un danno all’Italia.

In verità a Roma si contrapponevano due linee di condotta per diffondere le idee del regime tra gli italo-americani. La prima, sostenuta dai diplomatici di carriera e dal Ministero degli Esteri, soprattutto da quando a reggerlo era stato nominato Dino Grandi, riteneva che, per ottenere successo, la propaganda fascista avrebbe dovuto tenere un “basso profilo”, limitandosi alla creazione di un’atmosfera di simpatia generalizzata nei confronti del regime, da ottenersi attraverso promozioni culturali e campagne di stampa.
La seconda tesi, invece, sostenuta dal segretariato generale dei Fasci all’Estero, propendeva per una azione più penetrante nella società americana attraverso un’organizzazione capillare. I vari segretari generali, infatti, ritenevano quasi “sacra” la propria missione di esportare il fascismo nei confronti di chiunque avesse sangue italiano, a prescindere dalla cittadinanza italiana. Di qui il progetto di controllare progressivamente le principali associazioni delle comunità attraverso agenti consolari di comprovata fede fascista, nonché di coordinare l’azione politica dei numerosi fasci costituiti in tutto il Paese mediante un organo politico centrale, il Consiglio Centrale Fascista.
Tra queste due tesi antagoniste Mussolini stesso, per alcuni anni, non prese posizione.
Negli anni successivi, tuttavia, il moltiplicarsi negli USA degli scontri tra fascisti e antifascisti, mise l’opinione pubblica e lo stesso Congresso di fronte allo scottante problema dell’esistenza di un vero e proprio pericolo di intromissione nella politica interna da parte di una nazione straniera.
E proprio vedendo il montare della preoccupazione oltreoceano, Mussolini si convinse della bontà delle tesi del Ministero degli Esteri per una soluzione di “basso profilo”, che sposò con l’avvicinarsi degli anni ’30, così come contribuì nella scelta del Duce il fatto che i segretari dei fasci all’estero erano persone di dubbia moralità e di temperamento spesso violento.

Nel 1928 veniva inaugurata questa nuova fase con la nomina a segretario dei fasci all’estero di Piero Parini. I fasci vennero subordinati all’autorità consolare italiana, con il loro inserimento nell’amministrazione del Ministero degli Esteri e la costituzione della Direzione Generale degli Italiani all’Estero. Parini poteva, così, annunciare nel 1929 la presenza di ben 210 Fasci in America.
In questo clima anche la Lega Fascista del Nord America, principale responsabile della violenza scatenata negli USA, venne sciolta. Secondo Stefano Santoro la fine della FLNA venne decretata, nel 1929, dopo la pubblicazione, sulla rivista Harpers Magazine, di un articolo intitolato “Mussolini’s American Empire: The Fascist Invasion of the United States”, nel quale si accusava la Lega di essere uno strumento dell’Internazionale Fascista negli USA. L’articolo indusse il senatore americano Thomas Heflin a chiedere un’inchiesta sulle attività della Lega. Dopo ulteriori consultazioni tra l’ambasciatore De Martino e il segretario di stato americano Stimson, Grandi e Mussolini invocarono a gran voce lo scioglimento dell’organizzazione e Tahon di Revel fu costretto ad apporre la propria firma.
La chiusura delle attività della Lega fu accompagnata da una nuova politica del regime: piuttosto che puntare sui fasci, meglio dare spazio a forme di propaganda meno invasive attraverso gli istituti di cultura italiana, le scuole e i giornali in lingua italiana.
E piano piano mutò anche l’atteggiamento verso la naturalizzazione dei nostri connazionali. Mentre, infatti, in Francia Mussolini continuò a opporsi a tale processo, negli Stati Uniti il Duce, comprendendo l’importanza per l’Italia degli italo-americani, che avevano posti chiave nella società americana, non osteggiò più “l’americanizzazione”, avviando rapporti sempre più stretti con le comunità degli emigranti.

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Per saperne di più
Cannistraro Ph., Per una storia dei Fasci negli Stati Uniti (1921-1929), in “Storia Contemporanea”, anno XXVI, dicembre 1995, n.6.
Cannistraro Ph., Blackshirts in Little Italy. Italian Americans and Fascism 1921-1929, West Lafayette, Bordighera Press, 1999.
Gentile E., La politica estera del partito fascista. Ideologia e organizzazione dei Fasci italiani all’estero (1920-1930), in “Storia Contemporanea”, anno XXVI, n.6, dicembre 1995.
Santoro S., La propaganda fascista negli Stati Uniti. L’Italy-America Society, in “Contemporanea”, anno VI, n. 1, gennaio 2003.
Strazza M., Emigrazione e fascismo in Basilicata. Gli emigrati lucani negli Stati Uniti e l’appoggio al fascismo, Melfi (PZ), Tarsia Ed., 2004.