L’ALFABETO LATINO, SCRITTURA DELLA GLOBALIZZAZIONE
di Massimo Iacopi -
L’inglese è oggi riconosciuto come la lingua della globalizzazione. Ma un’egemonia può nasconderne un’altra e l’alfabeto che serve a trascrivere l’inglese risulta ancora più diffuso. Come ha fatto questo modo di scrivere ad avere tale successo?
La scrittura è stata inventata nel Medio Oriente nel IV millennio a.C. I primi sistemi conosciuti, cuneiformi e geroglifici, sono stati progressivamente soppiantati dall’alfabeto fenicio un migliaio di anni prima di Gesù Cristo. I Greci, a loro volta, lo utilizzeranno modificando il tracciato delle lettere e scrivendolo da sinistra verso destra.
Dalla Grecia a Roma
L’alfabeto greco si diffonde a sua volta e gli Etruschi lo prendono come base per creare il loro, ripreso poi dai Romani. L’espansione dell’allora piccola città della penisola italiana lo diffonde attraverso l’insieme del bacino del Mediterraneo. Del resto, l’alfabeto greco non viene molto danneggiato dalla dominazione romana, nella misura in cui la lingua ellenica riesce a conservare una funzione veicolare di cultura nella parte orientale dell’Impero.
Il primo grande cambiamento per l’alfabeto latino è stata la Cristianizzazione dell’Impero e la fissazione della Santa Sede a Roma, In tal modo, quando l’Impero Romano crolla, il latino resta la lingua della Cristianità occidentale.
Per contro, a sud dell’antico Impero Romano, l’espansione mussulmana fa emergere un altro alfabeto, ugualmente derivante dal modello semitico originario. Se la conquista arabo-mussulmana si realizza inizialmente senza acculturazione della popolazione, il cambiamento viene marcato dalla decisione del califfo ommayade di Damasco, Abd al Malik ibn Marwan (646-705), nell’anno 700, di sopprimere la lingua greca dagli atti dell’amministrazione. La conquista della Persia e di una parte dell’India contribuisce all’espansione dell’alfabeto arabo. Nel IX secolo, compare l’alfabeto cirillico, che diventa lo strumento dell’evangelizzazione, da parte di Cirillo (826-869) e Metodio (815-885), della maggior parte dei popoli slavi.
Nell’anno Mille si può constatare che in Europa e nel Medio Oriente gli alfabeti sono sostanzialmente diventati consustanziali alla religione. In tale contesto, al cattolicesimo corrisponde l’alfabeto latino, all’ortodossia l’alfabeto greco e cirillico, all’islam corrisponde l’arabo, al giudaismo l’alfabeto ebreo, cosi come agli Armeni l’alfabeto eponimo e così via. La ragione è abbastanza semplice: i religiosi sono speso i soli letterati fra gli aristocratici laici.
Il Rinascimento o il grande cambiamento
Nel lato orientale, la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453 avvantaggia l’alfabeto arabo, utilizzato da questo impero mussulmano e tende a marginalizzare l’alfabeto greco, limitando il suo uso ai soli ellenofoni. In Occidente saranno invece le grandi scoperte che daranno origine all’espansione dell’alfabeto latino attraverso il mondo.
La diffusione più ampia dell’alfabeto latino ha avuto luogo nel continente americano. Ad oggi esso rimane il solo alfabeto utilizzato dalle amministrazioni dell’insieme dei paesi, gli altri alfabeti esistenti hanno una diffusione marginale, in particolare per trascrivere le lingue autoctone. Questa caratteristica è da collegare al fatto che questo continente è il solo nel quale la quasi totalità della popolazione è cristiana, anche se la sua pratica è diminuita specialmente nell’America del Nord.
In Africa, l’alfabeto latino si è diffuso nell’insieme delle zone subsahariane, ivi compreso nelle regioni dove la religione mussulmana è predominante. In questi luoghi l’alfabeto latino è uscito dal suo contesto originale della Cristianità occidentale.
In Asia, ugualmente, l’alfabeto latino è riuscito a diffondersi, sebbene il fenomeno non sia altrettanto netto, a causa della concorrenza degli alfabeti locali. Anche in India, dove gli alfabeti braminici erano preesistenti, lo sviluppo del’inglese, come lingua veicolare delle relazioni umane e commerciali, ha contribuito ad impiantare l’alfabeto latino. Nell’Asia del sud diverse lingue nascono con la decolonizzazione, il malese, l’indonesiano ed il tagalog (filippino) che si basano dalla loro nascita sull’alfabeto latino. Il caso più originale è quello del Vietnam, dove i caratteri latini arrivano grazie ai missionari portoghesi nel XVI secolo e sopravvivono alla loro espulsione ed alla persecuzione del Cristianesimo nel paese. La scrittura attuale, il quoc ngu, è stato inventata dal gesuita Alessandro de Rhodes (1591-1660) ed è diventata ufficiale nel 1918, per decisione delle autorità coloniali francesi. La facilità di apprendimento rispetto agli ideogrammi ed il carattere unificatore fra le componenti culturali gli consentiranno di sopravvivere all’indipendenza del 1954.
Al termine della Prima guerra mondiale, l’Impero ottomano crolla e la Turchia passa, sotto la spinta di Mustafà Kemal Atatürk (1881-1938), fra i paesi che usano l’alfabeto latino, Nonostante il crollo dell’Impero russo, l’URSS mantiene la diffusione dell’alfabeto cirillico che varrà poi utilizzato da numerosi popoli della sua sfera di influenza, siano essi i Turchi mussulmani dell’Asia centrale, o gli stessi Mongoli.
Dopo il 1945: non un declino, ma un’accelerazione
A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale la decolonizzazione non rimette in discussione la supremazia dell’alfabeto latino. Anche se i paesi decolonizzati cercano di allontanarsi dall’orbita dei paesi occidentali, non esiste un alfabeto alternativo “capace” di creare un vera “contro scrittura”. Spesso, in particolare in Africa, la lingua del vecchio colonizzatore sopravvive a causa della coabitazione, in una stessa regione/stato, di diverse lingue autoctone e risulta difficile farne prevalere una senza esacerbare le rivalità etniche. Per contro, la caduta dell’URSS, agli inizi degli anni 1990 provoca una regressione dell’alfabeto cirillico nelle vecchie repubbliche sovietiche diventate indipendenti.
Nel corso del XX secolo, la dominazione degli Stati Uniti d’America consolida la diffusione dell’inglese già effettuata dall’Impero britannico. Essendo all’origine della rivoluzione dell’informatica e di internet, essi permettono all’alfabeto latino di effettuare un’ulteriore penetrazione che lo rende oggi praticamente indispensabile. Le tastiere dei computer vengono concepite sulla base dell’alfabeto latino e le scritture che utilizzano altre logiche sillabiche o ideogrammi, risultano nettamente meno comode da impiegare. D’altronde, per scrivere i caratteri cinesi sul computer, la soluzione più corrente consiste nel trascrivere il termine in caratteri latini, con un software che effettua la conversione.
Nel XX secolo le evoluzioni geopolitiche non sembrano cambiare situazione. L’espansione dell’islam fuori dalle sue basi, specialmente in Europa, non si accompagna ad una diffusione dell’alfabeto arabo. Le potenze emergenti che utilizzano altri alfabeti non sembrano essere in condizioni di rovesciare la tendenza. Certamente non l’India, dove gli alfabeti braminici, oltre ad essere diversi, sono largamente sotto concorrenza dell’inglese. Ma neanche la Cina, dove gli ideogrammi sono di difficile apprendimento e poco adatti alla trascrizione in altre lingue.
In tal modo, l’alfabeto latino avrà conosciuto un successo straordinario e tutti gli sconvolgimenti della storia, che avrebbero potuto rimetterne in discussione il suo utilizzo, hanno, al contrario, rinforzato la sua egemonia. Oggi esso è il solo alfabeto sparso su tutti i cinque continenti abitati, il solo ad uscire dalla sua base religiosa del cattolicesimo occidentale, il solo nel quale tutte le lingue importanti dispongono di una trascrizione. Tutto questo è certamente dovuto al carattere pratico del sistema: “un suono, una lettera”, che gli consente di adattarsi a tutte e lingue. Attraverso di essi, Roma sopravvive ancora nella globalizzazione moderna.