L’ABITO FA IL RIVOLUZIONARIO: LA MODA NELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

di Giancarlo Ferraris -

Con il 1789 anche gli abiti seguirono la parabola della Rivoluzione: dalla libertà inziale alle proibizioni fino alle “divise” ideologiche.

 

 

Rivoluzione anche nella moda

La moda di oggi, libera, trasgressiva e forse anche un po’ impertinente – in due parole, assolutamente personale – è nata, possiamo dire, con la Rivoluzione francese. Tra il 1789 e il 1799, cioè nel periodo compreso tra la presa della Bastiglia e il colpo di stato del generale Napoleone Bonaparte che pose sostanzialmente fine all’esperienza della Rivoluzione, l’abito assunse un significato politico ben chiaro e la foggia tipica della moda dell’Ancien Régime andò incontro a profonde trasformazioni, acquisendo connotazioni sia rivoluzionarie che controrivoluzionarie. Com’è noto la Rivoluzione francese abolì antichi privilegi e proclamò l’uguaglianza sociale, aprendo la strada anche a una moda molto libera che se da un lato generò un abbigliamento disordinato e spesso di cattivo gusto, dall’altro lato favorì la creazione di personaggi tipo, sia maschili che femminili, cui corrispondeva una ben precisa posizione politica e sociale: il rivoluzionario, il controrivoluzionario, il sanculotto, l’Incroyable e la Merveilleuse.

La moda rivoluzionaria

L’abbigliamento dei rivoluzionari richiamava il concetto dell’uguaglianza ed era quindi estremamente semplice soprattutto rispetto alla sfarzosità e ai colori sgargianti dell’abbigliamento aristocratico. Tra il 1792 e il 1793 divenne poi obbligatorio portare la coccarda tricolore. L’abito del rivoluzionario di estrazione borghese veniva confezionato con la lana o con la seta; i colori erano sobri e le tinte unite prevalevano sui disegni, comunque semplici quali righe e quadretti; il tricorno, il tipico copricapo dell’aristocrazia, fu soppiantato dal cappello a forma di tronco di cono mentre le scarpe con i lacci sostituirono quelle con la fibbia di origine nobiliare. L’abito del rivoluzionario di estrazione popolare cioè del sanculotto (dal francese sans-culottes, cioè senza culottes, i pantaloni portati sopra il ginocchio che erano indossati dai borghesi e dai nobili) veniva confezionato con lana o seta entrambe decisamente grossolane e si caratterizzava per i colori vivaci, in tinta unita o a righe, berretto frigio e zoccoli. L’abito della rivoluzionaria di estrazione borghese veniva confezionato con la lana o la seta, presentava colori sobri in tinta unita o al massimo a righe e a quadretti, copricapo severo o cuffia e calzature senza fibbia. Gli accessori, di solito in metallo poco prezioso, erano costituiti da orecchini e spille a forma di ghigliottina, di Bastiglia, di bandiera e di statua della Libertà oltre a ventagli abbelliti con decorazioni affini. L’abito della sanculotta veniva confezionato con lana o seta molto grossolane e si caratterizzava per i colori vivaci, in tinta unita o a righe, berretto frigio o cuffia o fazzoletto e zoccoli.

L’abbigliamento del rivoluzionario di estrazione borghese comprendeva:
cappello a forma di tronco di cono nero, grigio o marrone;
parrucca bianca incipriata con boccoli e codino o, con sempre maggior frequenza, capelli naturali di varia lunghezza spesso acconciati in maniera scomposta;
camicia chiara con maniche larghe e lunghe fino ai polsi;
gilet blu o grigio o marrone o verde scuro;
fazzoletto attorno al collo, di solito con i colori della bandiera della Francia rivoluzionaria cioè il blu, il bianco e il rosso;
giacca lunga blu o grigia o marrone o verde scuro;
pantaloni portati sopra il ginocchio blu o grigi o marrone o verde scuro, sostenuti da cintura;
calze scure;
scarpe con i lacci o stivali neri o marroni.

L’abbigliamento del sanculotto comprendeva:
berretto frigio rosso acceso dalla caratteristica forma conica con la punta ripiegata in avanti e decorato con la coccarda tricolore;
capelli naturali di varia lunghezza acconciati in maniera alquanto scomposta;
camicia chiara con maniche strette e lunghe fino ai polsi;
gilet rosso o giallo o arancione o senape;
fazzoletto attorno al collo, di solito con i colori della bandiera della Francia rivoluzionaria cioè il blu, il bianco e il rosso;
la carmagnola, giacca corta di taglio diritto, rossa o gialla o arancione o senape;
pantaloni lunghi fino alla caviglia rossi o gialli o arancioni o senape, sostenuti da bretelle;
zoccoli di legno.

L’abbigliamento della rivoluzionaria di estrazione borghese comprendeva:
cappello a forma di tronco di cono nero, grigio o marrone o cuffia degli stessi colori;
parrucca bianca incipriata con la calotta alta o, con sempre maggior frequenza, capelli naturali di varia lunghezza, comunque bene acconciati;
camicia chiara con maniche strette e lunghe anche oltre i polsi;
giacca corta blu o grigia o marrone o verde scuro;
il fichu, un particolare tipo di scialle chiaro a forma triangolare che veniva incrociato sul petto e annodato lungo la schiena;
gonna lunga fino alle caviglie blu o grigia o marrone o verde scuro dotata di panier, una particolare struttura di cerchi di metallo o di vimini che sosteneva il panneggio della gonna stessa e la gonfiava;
calze chiare;
scarpette con i lacci o stivaletti neri o marroni.

L’abbigliamento della sanculotta comprendeva:
il già citato berretto frigio rosso acceso dalla forma conica con la punta ripiegata in avanti e abbellito con la coccarda tricolore o in alternativa un fazzoletto oppure una cuffia sempre rossi e sempre dotati di coccarda tricolore;
capelli naturali di varia lunghezza acconciati in maniera alquanto scomposta;
camicia chiara con maniche strette e lunghe fino ai polsi;
la carmagnola, la già menzionata giacca corta di taglio diritto, rossa o gialla o arancione o senape oppure un bustino dagli stessi colori;
il fichu, lo scialle chiaro usato anche dalle rivoluzionarie borghesi a forma triangolare che veniva incrociato sul petto e annodato lungo la schiena;
gonna lunga fino alla caviglia rossa o gialla o arancione o senape, sostenuta da cintura;
zoccoli di legno.

La moda controrivoluzionaria

Può sembrare strano considerando la carica fortemente virulenta della Rivoluzione francese, ma accanto alla moda rivoluzionaria ve ne fu una controrivoluzionaria, adottata non solo dall’aristocrazia, ma anche da quella parte della borghesia rimasta fedele alla monarchia. Questa moda, al pari di quella rivoluzionaria, abbandonò totalmente i colori sgargianti e la sfarzosità del vestire aristocratico tipico dell’epoca precedente la Rivoluzione. L’abito del controrivoluzionario veniva confezionato con lana o seta pregiate, ma in esso dominavano esclusivamente colori sobri in tinta unita mentre il cappello era ancora il tricorno e le scarpe avevano ancora la fibbia. L’abito della controrivoluzionaria veniva confezionato con lana o seta pregiate e in esso dominavano, con evidente significato simbolico, il rosso e il nero in tinta unita, il cappello era a forma di tronco di cono, in alternativa si portava la cuffia, e le scarpe avevano ancora la fibbia. Gli unici accessori erano i guanti bianchi, anch’essi simbolici.

L’abbigliamento del controrivoluzionario comprendeva:
tricorno nero;
parrucca bianca incipriata con boccoli e codino;
camicia chiara con maniche larghe e lunghe fino ai polsi;
gilet giallo;
jabot in pizzo chiaro;
giacca lunga blu o nera;
pantaloni portati sopra il ginocchio verde scuro, sostenuti da cintura;
calze chiare;
scarpe con la fibbia nere.

L’abbigliamento della controrivoluzionaria comprendeva:
cappello a forma di tronco di cono nero o cuffia dello stesso colore;
parrucca bianca incipriata con la calotta alta;
camicia chiara con maniche strette e lunghe anche oltre i polsi;
giacca corta rossa bordata di nero in segno di lutto per le vittime della Rivoluzione;
fiocco rosso intorno al collo che veniva incrociato e annodato dietro le spalle in ricordo delle vittime della ghigliottina;
guanti bianchi che simboleggiavano l’innocenza di molte vittime della Rivoluzione;
gonna lunga fino alla caviglia rossa bordata di nero anch’essa in segno di lutto per le vittime della Rivoluzione e dotata del già ricordato panier, la particolare struttura di cerchi di metallo o di vimini che sosteneva il panneggio della gonna stessa e la gonfiava;
calze scure;
scarpette con la fibbia o stivaletti rossi bordati di nero ugualmente in segno di lutto per le vittime della Rivoluzione.

Estremamente bizzarro e pittoresco fu poi l’abbigliamento degli Incroyables (Incredibili) e delle Merveilleuses (Meraviglie), gli esponenti della media e dell’alta società francese che erano sopravvissuti ai momenti più drammatici della Rivoluzione e che, dopo la fine del Terrore giacobino (1794), presero a ostentare un lusso sfrenato e a manifestare stravaganze sia nell’abbigliamento che nella condotta della vita quotidiana. L’abbigliamento dell’Incroyable veniva confezionato con lana o seta pregiate, presentava colori sobri o estremamente vivaci in tinta unita o a righe o anche a scacchi, bicorno o cilindro, scarpe a punta, caratteristici monocolo e bastone da passeggio. L’abbigliamento della Merveilleuse, di chiara ispirazione greco-romana, veniva confezionato con sete e altri tessuti leggeri pregiati, i colori erano tenui e delicati, in tinta unita, cuffia e sandali. Abbondavano gli accessori in metallo prezioso quali anelli, portati alle dita sia delle mani che dei piedi, braccialetti, collane, coroncine per i capelli, orecchini e spille.

L’abbigliamento dell’Incroyable comprendeva:
bicorno o cappello a cilindro molto grande nero;
parrucca bionda incipriata piuttosto lunga e sciolta;
camicia chiara con maniche larghe e lunghe fino ai polsi;
gilet nero o blu o grigio o rosso o giallo o azzurro;
cravatta molto grossa nera o blu o grigia o rossa o gialla o azzurra che copriva tutto il collo arrivando fin sotto il mento;
giacca lunga o corta nera o blu o grigia o rossa o gialla o azzurra con grande bavero a righe o a scacchi;
pantaloni neri o blu o grigi o rossi o gialli o azzurri portati sopra il ginocchio o appena sotto, sostenuti da cintura;
calze chiare;
scarpe a punta con la fibbia o stivali neri o marroni;
eventuale monocolo piuttosto grosso;
particolare bastone da passeggio, robusto e nodoso, che veniva eventualmente usato per picchiare gli ex-giacobini.

L’abbigliamento della Merveilleuse comprendeva:
cuffia chiara;
parrucca bionda incipriata con la calotta alta oppure capelli corti e scanalati come quelli dei busti greco-romani;
tunica lunga fino al polpaccio, con spacchi laterali, bianca o grigio perla o azzurra o rosa o lilla con bordi dorati o argentati; la tunica lasciava le braccia scoperte e veniva fermata in vita con una fascia o una cintura;
sandali allacciati sopra la caviglia con cordoni incrociati o fasce spesso decorate con perle.
Nella stagione fredda sopra la tunica veniva indossato un mantello chiuso o aperto di lana, sempre bianco o grigio perla o azzurro o rosa o lilla e con bordi dorati o argentati, poggiante sulle spalle oppure fermato su una sola spalla con una grossa spilla. Venivano anche portate delle calze chiare piuttosto sottili.

Qualche cenno sull’arredamento

Allo scoppio della Rivoluzione i mobili che arredavano le dimore aristocratiche e borghesi in Francia erano in stile Luigi XVI, il quale prendeva il nome dal sovrano regnante in quel momento. I pezzi venivano realizzati usando il faggio, il mogano e il noce, spesso al naturale talvolta dorati o laccati, e si caratterizzavano per le linee rette, le cornici intagliate, le gambe diritte e scanalate in omaggio all’eleganza del mondo classico e al razionalismo dell’epoca; le decorazioni maggiormente applicate erano intarsi geometrici o motivi floreali, guarnizioni in bronzo dorato e cesellato, ringhiere di ottone; i tessuti più usati erano i rasi, i velluti, i damaschi e i broccati. Con la Rivoluzione sparirono tutti gli orpelli che sapevano di Ancien Régime, i quali vennero sostituiti da decorazioni esaltanti il nuovo corso storico: cappelli frigi, sanculotti armati di picche, ghigliottine, armi da fuoco e armi bianche, bandiere, immagini della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, della Libertà, della Dea Ragione e dell’Essere Supremo, queste ultime due religioni rivoluzionarie, emblemi della Massoneria soprattutto squadra e compasso. Questo stile possiamo dire rivoluzionario sopravvisse fino all’avvento del Direttorio, il quale governò la Francia dal 1795 al 1799 generando un nuovo stile che prese il suo stesso nome e che testimoniò il ritorno a una esistenza normale dopo gli sconvolgimenti provocati dalla Rivoluzione i quali, tuttavia, non potevano essere ignorati. I mobili in stile Direttorio venivano realizzati utilizzando il mogano scuro o chiaro e si caratterizzavano sia per le linee diritte che per le linee curve, per l’uso della losanga e per la presenza di sottili strutture metalliche ornamentali; le decorazioni maggiormente applicate erano greche, ovoli, corone di perle, figure di danzatrici, di cavalli marini e di divinità mitologiche le quali sostituirono tutti gli ornamenti prettamente rivoluzionari; i tessuti più usati erano le sete e le tele stampate.

Per saperne di più
F. Furet – D. Richet, La Rivoluzione francese, trad. it., Bari, 1974
C. Giorgetti, Manuale di Storia del Costume della Moda, Firenze, 1997
V. Maugeri – A. Paffumi, Storia della moda e del costume, Firenze, 2015
E. Morini, Storia della moda nel XVIII-XX secolo, Milano, 2006