I GIOCHI PER DISABILI: STORIA DELLE PARALIMPIADI

di Pier Luigi Guiducci -

 

Negli anni Quaranta dello scorso secolo il medico neurologo Ludwig Guttmann intuì che l’attività sportiva poteva diventare parte di un percorso riabilitativo. Ma fu il medico italiano Antonio Maglio a trasformare le prime competizioni per disabili in gare internazionali da tenersi nello stesso anno dei giochi olimpici.

 

 

 

Con il trascorrere del tempo, si è avvertito in più Paesi l’esigenza di valorizzare una migliore strategia a favore dei disabili. Sono state, quindi, approvate diverse leggi nazionali per attuare politiche economiche, sociali e sanitarie. Sul piano sportivo è emersa pure l’idea di favorire la partecipazioni dei soggetti con handicap alle diverse discipline. Sono sorte così nel mondo varie Società che hanno promosso lo sport tra chi è oggi considerato “diversamente abile”. Dalle singole Società si è poi passati alle Federazioni, alle competizioni anche internazionali, per arrivare alla fine alle Paralimpiadi. Queste, sono l’evento sportivo internazionale dedicato agli atleti con disabilità fisiche, sensoriali e psichiche. Si svolgono ogni due anni (dopo le Olimpiadi estive e le Olimpiadi invernali). Il logo consiste in tre segni (o virgole), uno rosso, uno blu e uno verde.

La figura di Ludwig Guttmann

Ludwig Guttman ( destra)

Ludwig Guttman (a destra)

Le Paralimpiadi ebbero origine da un’iniziativa del medico Ludwig Guttmann[1]. Questo neurologo si mostrò consapevole dell’importanza di non emarginare persone con lesioni alla colonna vertebrale, mielolesioni e lesioni spinali. A tali soggetti doveva essere offerta l’opportunità di partecipare in modo attivo alla vita sociale, e di valorizzare le potenzialità che ancora possedevano. Ludwig era il primogenito di quattro figli di una famiglia ebrea ortodossa. Il padre Bernhard Guttmann era proprietario di un locale. La madre Dorothea, era la figlia di un fattore. Nel 1902 la famiglia si trasferì nella città polacca di Chorzow.
Ludwig iniziò gli studi di medicina a Wrocław (Breslavia; Polonia). Li proseguì a Würzburg (Germania). Prima di laurearsi, visse per un periodo con la famiglia a Chorzow (Polonia). Qui, svolse il tirocinio medico nell’ospedale locale. Tale struttura era nota perché i suoi medici si occupavano anche dei pazienti vittime di infortuni sul lavoro. Il giovane concluse i suoi studi a Friburgo (Svizzera). Dopo la laurea, proseguì nelle ricerche in neurologia. Nel 1927 sposò Else, da cui ebbe due figli. La nuova famiglia risiedette in Polonia. La sua prima collaborazione scientifica fu con una clinica ebraica di Breslavia, la Otfrid Foerster. Nel frattempo, era rimasto impressionato a Friburgo dalle azioni violente degli studenti antisemiti.
In quel periodo le politiche aggressive della Germania nazista cominciavano ormai ad essere note nei Paesi europei e oltre Atlantico. Dopo il 1933 (introduzione delle leggi di Norimberga), Guttmann fu costretto a operare solo pazienti ebrei. Venne anche espulso dalle Istituzioni ove insegnava. Alla fine, le tragedie legate alla Notte dei Cristalli (9-10 novembre 1938)[2], fecero comprendere a Guttmann l’urgenza di espatriare. Nel 1939 fuggì dalla Germania con la famiglia. Raggiunse il Regno Unito. Nel nuovo Paese poté riprendere l’attività medica. Gli venne offerto un posto come ricercatore presso l’Università di Oxford. In seguito, nella stessa città, passò nel reparto delle lesioni nervose all’ospedale ortopedico.

Le iniziative presso Stoke Mandeville. 1943

Nel 1943 alcuni responsabili della sanità britannica chiesero a Guttmann di dirigere un centro medico, a Stoke Mandeville, una cittadina del Buckinghamshire. Questo abitato non è distante da Londra. In quel periodo, l’istituzione sanitaria accoglieva piloti della Royal Air Force (RAF) con lesioni nella colonna vertebrale. Guttmann accettò di curare questi pazienti e lavorò fino al 1966. In quel periodo, intuì che era necessario intervenire sulle potenzialità ancora presenti nei militari ricoverati. Seguendo una riflessione scientifica, il neurologo si rese conto che l’attività sportiva poteva diventare parte di un percorso riabilitativo. Il programma terapeutico seguì diverse sperimentazioni. Si cominciò con la palla medica. Vennero poi sperimentate esercitazioni con le freccette, e con il tiro con l’arco. Alla fine, si arrivò al basket in carrozzina. L’input dato da Guttmann cominciò gradualmente a produrre dei mutamenti significativi. In quegli anni, infatti, chi aveva una lesione spinale subiva di fatto un’emarginazione sociale. Inoltre, diversi soggetti decedevano nell’arco di un periodo non lungo.

Olimpiadi di Londra. 1948

Dal 29 luglio al 14 agosto del 1948 si svolsero a Londra i Giochi della XIV Olimpiade. Furono i primi dopo una sosta durata dodici anni a motivo della seconda guerra mondiale. In quell’occasione, Guttmann si convinse che l’attività sportiva adattata ai disabile poteva essere non solo una strada terapeutica, ma anche un percorso sociale. In particolare, la persona coinvolta aveva la possibilità di “emergere”, partecipando a più gare, e entrando in contatto con un elevato numero di spettatori. In definitiva, il “diversamente abile” ne guadagnava in: autostima, fiducia in sé, dignità, inserimento sociale.
Per tali motivi, nello stesso anno della XIV Olimpiade (1948), Guttmann decise di organizzare la prima edizione dei “Giochi di Stoke Mandeville”. 14 uomini e 2 donne si confrontarono nella disciplina del tiro con l’arco. Si trattava di atleti in carrozzina. Nel 1952 seguì la seconda edizione. Quest’ultima, ebbe un carattere internazionale. Vi parteciparono infatti anche veterani di guerra olandesi.

La figura di Antonio Maglio

immagine2Mentre Guttmann sviluppava i suoi progetti innovativi, in Italia, un altro studioso, Antonio Maglio[3], fu colpito da quanto si stava realizzando nel Regno Unito. Egli, fin dalla laurea in Medicina (1935), rivolse una particolare attenzione verso le terapie di riabilitazione dei soggetti disabili. Consulente medico dell’INAIL, venne nominato (1957) direttore del neocostituito Centro Paraplegici “Villa Marina” ad Ostia. In questi anni poté promuovere esperimenti in materia di riabilitazione. In particolare, seguendo Guttmann, valorizzò lo sport per le persone in carrozzina. I suoi pazienti affrontarono così l’atletica leggera, il nuoto, la pallacanestro, la scherma, il tennistavolo, il tiro con l’arco. Fin dal 1956 condusse i suoi pazienti ai Giochi Internazionali di Stoke Mandeville.
Nel 1958, Maglio convinse Guttmann a far giocare le competizioni per disabili a Roma, nella stessa città e nel medesimo anno delle Olimpiadi.[4] Sostenne, al riguardo, che avrebbe convinto le autorità politiche e sportive italiane ad organizzarli nei medesimi impianti e alloggi usati per le Olimpiadi. Utilizzando le sue conoscenze e il proprio ruolo in uno dei maggiori Enti di Previdenza del Paese, Maglio riuscì nell’intento.
Nel 1960 i Giochi si tennero a Roma, nel complesso sportivo “Tre Fontane” e presso la piscina del Foro Italico. Vi parteciparono circa 400 atleti in carrozzina. Provenivano da 23 nazioni diverse. La manifestazione, all’inizio, venne indicata come: “Giochi Internazionali per Paraplegici”. Tale scelta fu legata al fatto che gli studi di Maglio si erano concentrati su persone con paraplegia. Per la prima volta nella storia i Giochi olimpici e paralimpici si disputavano nella stessa città. L’8 settembre del 1960, gli atleti sfilarono davanti a cinquemila spettatori. In seguito, questa manifestazione è stata considerata come la prima edizione delle Paralimpiadi[5].

Tokyo (1964), Israele (1968), Germania (1972), Canada (1976)

Nel 1960, durante i Giochi, Guttmann ebbe contatti con la delegazione giapponese presente a Roma in rappresentanza del Comitato Organizzatore della XVIII Olimpiade di Tokyo 1964.  In tale occasione propose di ospitare a Tokyo la nuova edizione dei Giochi paralimpici, dopo lo svolgimento delle Olimpiadi (1964). L’idea fu accolta e l’iniziativa venne seguita da un numero notevole di persone. L’abbinamento doveva ripetersi anche nel 1968 a Città del Messico, ma il progetto non fu realizzato per il mancato sostegno del governo messicano. Per tale motivo, lo Stato di Israele si offrì di ospitare l’edizione del 1968, come parte delle celebrazioni per il ventesimo anniversario della nascita dello Stato. I Giochi paralimpici furono in seguito ospitati nei Giochi olimpici in Germania (1972) e in Canada (1976).
L’esperienza fu poi estesa agli sport invernali: le prime Paralimpiadi Invernali si svolsero in Svezia dal 21 al 28 febbraio 1976.

1984. Decisione del Comitato Olimpico Internazionale

Nel 1984, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) approvò la denominazione di “Giochi Paraolimpici”. Attualmente, gli atleti che partecipano alle gare, sono divisi in dieci categorie (in base al tipo di disabilità). La categoria di appartenenza determina contro quali atleti si compete, e a quali sport si partecipa. Alcuni sport sono aperti a più categorie, mentre altri sono ristretti a una sola.

DISABILITÀ FISICA
Esistono otto differenti tipologie con riferimento alla disabilità fisica. Si elencano qui di seguito.
1] Potenza muscolare: la forza generata da un muscolo, dai muscoli di un arto o di una parte del corpo è ridotta.
2] Movimento ridotto: il range del movimento di uno o più giunti articolari è ridotto in modo sistematico.
3] Perdita o deficit di un arto: totale o parziale assenza di ossa o articolazioni dovuta a parziale o totale amputazione, causata da malattie, traumi o deficit congeniti come la micromelia.
4] Differenza di lunghezza delle gambe: lunghezza differente significativa di un osso di una gamba dovuta a deficit o trauma.
5] Statura bassa: statura ridotta a causa delle gambe, delle braccia o del tronco più corti a causa di deficit muscolo-scheletrici o relativi alle strutture ossee o cartilaginee.
6] Ipertonia: l’ipertonia è una crescita abnorme nella tensione muscolare e una capacità ridotta del muscolo di distendersi.
7] Atassia: l’atassia consiste nella mancanza di coordinazione del movimento muscolare dovuta per esempio ad una paralisi cerebrale o all’atassia di Friedreich.
8] Atetosi: l’atetosi è caratterizzata generalmente da un movimento non bilanciato, involontario, e al mantenimento difficoltoso di una postura simmetrica dovute per esempio ad una paralisi cerebrale o alla coreoatetosi.

DISABILITÀ VISIVE
Gli atleti appartenenti a questa categoria soffrono di disabilità visive parziali, ma sufficienti da essere considerati legalmente ciechi, o totali.

DISABILITÀ INTELLETTIVE[6]
Gli atleti appartenenti a questa categoria soffrono di significativi deficit nelle funzioni intellettive e limitazioni associate. Il Comitato Paralimpico Internazionale si occupa prevalentemente di disabilità fisiche, ma ad alcuni Giochi Paralimpici vi sono stati eventi per atleti con disabilità intellettive.

GIOCHI PARALIMPICI ESTIVI
Atletica leggera paralimpica; Boccia; Calcio a 5 per ciechi; Calcio a 7-un-lato; Canoa paralimpica; Canottaggio paralimpico; Ciclismo paralimpico (su strada e su pista); Equitazione paralimpica; Goalball; Judo paralimpico; Nuoto paralimpico; Pallacanestro in carrozzina; Sitting volley; Pesistica paralimpica; Rugby in carrozzina; Scherma in carrozzina; Tennis in carrozzina; Tennistavolo paralimpico; Tiro a segno paralimpico; Tiro con l’arco paralimpico; Triathlon paralimpico; Vela paralimpica.

GIOCHI PARALIMPICI INVERNALI
Biathlon paralimpico; Curling in carrozzina; Hockey su slittino; Sci alpino paralimpico; Sci di fondo paralimpico; Parasnowboard; Parabob.

2001. Abbinamento dei Giochi olimpici con quelli paralimpici

I Giochi Paralimpici sono attualmente abbinati in modo sistematico ai Giochi Olimpici dal 19 giugno 2001. In quell’anno venne siglato un accordo tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC).

Sport, disabilità e nuove tecnologie

Nel contesto fin qui delineato, occorre ancora evidenziare l’accentuato progresso degli studi scientifici per supportare, sul piano tecnico, le gare paralimpiche. Attualmente, gli atleti con disabilità fisiche, grazie all’innovazione tecnologica, hanno la possibilità di cimentarsi con successo in quasi tutte le gare sportive, con prestazioni che si avvicinano in modo progressivo a quelle dei normodotati. L’introduzione di materiali provenienti dall’industria aerospaziale, come fibre di carbonio, kevlar, leghe di titanio, leghe di alluminio ad alta resistenza, combinata alla ricerca nel settore della biomeccanica, hanno permesso di affrontare problematiche non semplici collegate alla disabilità.
Oggi esistono carrozzine e protesi specifiche per ogni sport. In atletica leggera, ad esempio, vengono utilizzate soprattutto carrozzine a tre ruote, due più grandi posteriori e una anteriore più piccola. Il telaio è allungato ed è costruito con materiali che consentono di contenerne il peso complessivo, senza compromettere la robustezza. La posizione di spinta è raccolta, con ginocchia vicine al tronco e gambe flesse sotto il sedile. Inoltre sono fornite di un piccolo manubrio per regolare l’angolo di sterzata. Questo tipo di carrozzina è utilizzata in prevalenza per le gare su pista. Per le gare di resistenza su strada, come la maratona, si utilizza l’handbike, che si differenzia per essere dotata di “pedali a mano” collegati con un sistema a catena alla ruota anteriore.

Le protesi

Per quanto riguarda le protesi, poiché in atletica sono preferibili piedi dinamici, in grado di accumulare e restituire energia, queste sono in fibra di carbonio e con uno speciale design che consente loro di restituire tra il 90-95% di energia prodotta. Il piede di un normodotato ne restituisce soltanto il 60%. Unitamente a ciò, occorre ricordare che le protesi non hanno tallone, e che la parte superiore è costituita da una guaina morbida in cui si alloggia l’arto monco. Si attaccano al quadricipite con delle legature a strappo, e all’estremità inferiore sono rivestite da chiodini, che garantiscono aderenza in pista.
In altri tipi di sport, quali l’arrampicata, lo snowboard e lo scialpino, le normali protesi non sono in grado di fornire un adeguato supporto all’atleta. Sono quindi normalmente utilizzate protesi che presentano elementi dissipativi o elastici, così da avere un accumulo di energia nella flessione, che viene restituita nella fase di estensione, in modo da facilitare l’escursione verticale del baricentro.
I progressi della scienza fanno intravedere un futuro in cui si potrà disporre di protesi che imitano ogni parte del corpo umano.

 

 Note

[1] Sir Ludwig Guttman nacque il 3 luglio 1899 a Tost (Polonia) e morì il 18 marzo 1980 a Aylesbury (Regno Unito).
[2] Durissime violenze agli ebrei e ai luoghi ove vivevano e lavoravano.
[3] Antonio Maglio (1912-1988).
[4] La 17a edizione dei Giochi Olimpici si svolse nel 1960 a Roma dal 25 agosto all’11 settembre.
[5] Maglio proseguì la sua attività fino agli anni ’80 (XX sec.), promuovendo lo sport paralimpico e facendo gareggiare decine di atleti paraplegici italiani nelle competizioni internazionali.
[6] La pratica sportiva a livello agonistico per disabili intellettivi e relazionali ha inizio nel 1968 negli Stati Uniti. Il soggetto promotore fu la Fondazione Kennedy. Tale Organismo considerò la possibilità di far partecipare ad alcune discipline sportive soggetti affetti da sindrome di Down. Lo scopo era quello di favorire il mantenimento delle funzionalità fisiche e, soprattutto, offrire la possibilità di migliorare il proprio status psico-fisico attraverso la relazione e il confronto con altri soggetti nelle stesse condizioni. Da quest’esperienza si arrivò all’istituzione delle Special Olympics International. L’Italia vi ha aderito nel 1982.

 

 

Per saperne di più

C. Arrigoni, Paralimpici. Lo sport per disabili: personaggi, discipline, storie, Hoepli, Milano 2012. M. Contrafatto, Non sai quanto sei forte. Dall’attentato alle paralimpiadi: la mia rinascita, Mondadori, Milano 2018. E. Fonzo, Alle origini delle Paralimpiadi. I “Giochi internazionali per paraplegici di Roma 1960, in: ICSR Mediterranean Knowledge Working Paper Series, 6, 1, 2021. L. Pancalli – B. Marchesi, Paralimpiadi, in: ‘Enciclopedia dello Sport’, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2002-2005. B. Vio, Mi hanno regalato un sogno. La scherma, lo spritz e le paralimpiadi, Rizzoli, Milano 2017.

Comitato Italiano Paralimpico – Homepage – Comitato Paralimpico Nazionale.

Comitato Italiano Paralimpico, via Flaminia Nuova 830, 00191 Roma.

Email: segreteriagenerale@comitatoparalimpico.it.

https://www.disabilinews.com/sport-tempo-libero-per-disabili/sollevamento-pesi-per-disabili/.

https://www.disabilinews.com/sport-tempo-libero-per-disabili/tiro-a-segno-per-disabili/.

https://www.sunrisemedical.it/blog/10-sport-adattati.