LA FRANCIA RIVOLUZIONARIA PUNTA ALLA GRECIA
di Massimo Iacopi -
Tra il 1797 e il 1799 la Francia istituì su alcuni territori greci confiscati a Venezia tre dipartimenti metropolitani, in modo da anticipare, al momento opportuno, la spartizione dell’Impero ottomano. Ma le ambizioni militari e gli “innocenti” ideali repubblicani non portarono a nulla. Se non a far pregustare alla Grecia le primizie di un futuro libero.
·
Agli inizi del mese di ottobre 1798 Jean Jacques Bernardin Colaud de La Salcette, generale di Brigata dal 7 Brumaio dell’anno IV (29 ottobre 1795), apprende con stupore che verso la città di Preveza (nel nord-ovest della Grecia), che presidia, convergono gli 11 mila Albanesi, Turchi e Russi del tirannico pashà di Giannina, Alì, pashà di Tepeleni, del quale tutti conoscono le ambizioni: cacciare i Francesi dall’Epiro e ricavare un principato autonomo a danno del suo “datore di lavoro”, il sultano della Sublime Porta.
Di fronte agli avversari, Colaud, da parte sua, può allineare sul posto appena 450 granatieri francesi, 60 volontari greci, provenienti dalle vicine montagne di Souli e 200 guardie civili. Facile prevedere l’esito di una battaglia così impari, ma il generale francese, sebbene cosciente della propria situazione, cercherà di fare fino in fondo il suo dovere: difendere con tutti i mezzi il dipartimento di cui la giovane repubblica rivoluzionaria gli ha affidato la responsabilità.
Ma forse è opportuno esaminare preliminarmente come si è arrivati a questa situazione e perché questo generale, veterano della campagna d’Italia, si trova ad affrontare un combattimento disperato contro le forze ottomane e russe.
L’affare è una delle dirette conseguenze del trattato di Campoformido (17 ottobre 1797), imposto da Napoleone Bonaparte agli Asburgo d’Austria: oltre alla perdita del ducato di Milano, Vienna, ottiene una parte dei possedimenti della Serenissima, Venezia, Istria e Dalmazia in particolare. La Francia, da parte sua, si attribuisce le grandi isole veneziane del Mar Ionio, lungo la costa ovest della Grecia: da nord a sud, Corfù, Paxos, Leucadia, Itaca, Cefalonia, Zante e le Strofadi, oltre all’isola di Citera, a sud del Peloponneso. A questo bottino si aggiungono gli stabilimenti-empori veneziani della costa dell’Epiro: Butrinto, Parga, Arta, Prevesa e Vonitsa. Questa strana presenza francese sarà breve (dal giugno 1797 al febbraio 1799), ma lascerà qualche ricordo negli spiriti della popolazione greca.
E’ proprio Napoleone in persona, attraverso una lettera al Direttorio del 25 brumaio dell’anno VI (15 novembre 1797) che ha provveduto all’organizzazione dei nuovi dipartimenti francesi in Grecia. Ne sono previsti tre: Corcyra (Corfù), Itaca e Mar Egeo. Il primo prevede per capoluogo la città di Corfù, già sede dell’ammiragliato della Serenissima e ingloba la vicina isola di Paxod oltre ai porti di Butrinto e Parga sulla costa dell’Epiro; il secondo dipartimento raggrupperà le isole di Cefalonia, Leucadia e Itaca, oltre ai porti di Preveza e Vonitsa nell’Acarnania ed avrà come capoluogo Argostoli sull’isola di Cefalonia. Per quanto riguarda il terzo dipartimento, vi saranno incluse le isole di Zante (capoluogo Zante) e di Citera oltre all’arcipelago semi desertico delle Strofadi. Queste pretese territoriali di Napoleone non sono frutto del caso: prevedendo il non lontano crollo dell’Impero ottomano, egli reputa necessario disporre di basi per poter partecipare all’inevitabile spartizione delle sue spoglie. In questa prospettiva, come peraltro scrive al Direttorio il 25 maggio 1796, le “isole ionie sono molto più interessante per noi più di tutta la penisola italiana”. In effetti, quale migliore base delle isole ionie, dove, per tradizione storica, regna già un reale spirito di indipendenza, sia di fronte di fronte alla Serenissima che ne ha avuto il dominio per secoli sia di fronte alla minacciosa presenza degli Ottomani?
Portare idee nuove
Di fatto il corso aveva lanciato qualche tempo prima una spedizione verso la cosiddetta Heptanesi, ovvero le sette grandi isole che fanno parte dello Stato da Mar di Venezia (il suo dominio marittimo), sotto la guida del generale di divisione corso Antoine Gentili, che aveva già riconquistato la Corsica agli Inglesi. In effetti, la spedizione nello Ionio sbarca a Corfù il 29 giugno 1797 con un contingente di 3 mila uomini, traendo in inganno il provveditore (sovrintendente) veneziano Widman, al quale il generale Gentili si era presentato come alleato di Venezia. Una volta caduta Corfù nella mani dei Francesi, il generale Gentili era ripartito per la Corsica, per motivi di salute, morendo durante la traversata. Allo stesso Gentili succederà, come governatore, il generale Luois François Jean Chabot, che verrà accolto favorevolmente dai Greci nelle varie isole. Nell’isola di Zante – sotto il dominio di Venezia dal 1479 e considerata dalla Serenissima come il Fior del Levante o anche l’Isola d’Oro – i Francesi portano alla popolazione, oltre al pittoresco e tradizionale Albero della Libertà, il vento delle nuove idee, quelle della Rivoluzione, suscitando negli intellettuali locali e nella popolazione più istruita, nostalgici ricordi mitici dello splendore di altri tempi e delle perdute libertà (piuttosto il dominio di Atene) ai tempi di Pericle, di Aristide e di Solone.
A Cefalonia, acquisita dai Francesi il 28 giugno 1797, i Francesi, per guadagnarsi il favore del popolino, bruciano pubblicamente il Libro d’Oro, contenente i nomi ed i privilegi della nobiltà locale. I Francesi aboliscono le restrizioni sul commercio e sull’artigianato e pongono le basi di un vero sistema di insegnamento – riforme fondamentali che riguardano però quasi esclusivamente la popolazione urbana. Resta, di fatto, per metterla in opera, il più difficile: installare su queste terre greche, da sempre fortemente frammentate, una rete amministrativa efficace, suscettibile di far penetrare i principi di libertà in tutto il territorio diventato ora francese.
Il compito viene affidato a un giurista, Pierre Jacques Bonhomme de Comeyras, che da Corfù, in quanto Commissario del Direttorio, ricopre la carica di amministratore dei tre dipartimenti. Compito arduo, in quanto questi territori non dispongono di personale competente. A Zante, la carica di Commissario del Mar Egeo viene affidata a Chriseul Omer François de Rulhiere, “uomo istruito” agli occhi di Bonaparte, che non nasconde al Direttorio le sue difficoltà con i Dipartimenti di Corcyra e di Itaca, riferendo il 15 dicembre 1797 che “non si riescono a trovare persone da inviare come commissari”. “Sarebbero necessarie – precisa Bonaparte – persone istruite ed estremamente disinteressate”. Per il momento vengono scelti il “cittadino Pocholle” e il “cittadino Carbini”, soluzioni pratiche e poco onerose, in quanto entrambi si trovavano già sul posto. Tutto ciò farà risparmiare le spese di viaggio – aggiunge il poco entusiasta Bonaparte al Direttorio – nell’attesa di poter inviare “uomini che godano della vostra fiducia”, cosa necessaria perché questi popoli amino i Francesi.
In definitiva, la Francia cerca di mettere in opera, laddove è possibile, “municipalità provvisorie”, ma tutto non raccoglie un grande successo nell’isola faro, Corfù, dove la Francia ha organizzato una amministrazione bicefala. Da un lato una municipalità composta da sette notabili locali reputati francofili e dall’altro una direzione dipartimentale, detta “Centrale”, senza contare, in parallelo, un’amministrazione militare, oltre, naturalmente, all’autorità del Commissario del Direttorio. Questi organismi, complementari in linea di principio, entreranno rapidamente in conflitto, specie a causa del comportamento della truppa francese, che nonostante le sue eccellenti intenzioni, si comporta come un contingente d’occupazione, esigendo maldestramente alloggi e contributi e facendo rimpiangere il governo del provveditore veneziano. Di fatto, queste crescenti difficoltà portano, il 5 agosto 1798, all’abolizione della municipalità locale.
Una sconfitta per i Francesi e qualche speranza per i Greci
Sfortunatamente, prima ancora che i Francesi possano mettere in opera la testa di una amministrazione moderna, gli avvenimenti precipitano e la campagna d’Egitto, lanciata il 19 maggio 1798, contribuisce a ribaltare la situazione nella regione. L’Egitto è, in effetti, un territorio turco e la Sublime Porta di Istanbul, come reazione a quella che considera come una diretta aggressione, decide di lanciare una campagna sulla retroguardia della spedizione francese, vale a dire la Grecia. A tal fine, l’impero Ottomano potrà contare, nel contesto della seconda coalizione, diretta contro gli eserciti rivoluzionari, sull’appoggio delle forze russe dello zar Paolo I e soprattutto della sua flotta, comandata dall’ammiraglio Fiodor Fiodorovic Ushakov, che attraversa in fretta gli Stretti.
Per finalizzare questo contrattacco, il sultano dà l’incarico al pasha Alì di Tepeleni, l’inafferrabile governatore di Gianina nell’Epiro. Egli si impadronisce inizialmente e senza difficoltà di Butrinto, quindi mette mano, per tradimento, su Nicolas Roze, il vice comandante della guarnigione francese di Corfù e infine, il 12 ottobre 1798 arriva allo scontro decisivo, nelle vicinanze di Nicopolis, 6 chilometri a nord di Preveza. Le truppe di Alì e dei suoi figli Ahmed Mukhtar e Veli (poi, rispettivamente, pashà di Berat e della Morea), sommergono i granatieri francesi, i Sulioti (minoranza albanese di religione cristiana delle montagne dell’Epiro) del capitano Christakis e le guardie civili di Preveza. Alla sconfitta segue il massacro, sia dei Francesi, sia dei Greci filo francesi, fra i quali anche quelli, che, rifugiatisi sulle montagne dell’Acarnania, si erano arresi con la promessa di avere salva la vita. I sopravvissuti sfileranno, poi, a Giannina, con in mano le teste tagliate (e salate) dei loro compagni.
Per la Francia, male insediata in queste terre lontane e troppo sicura di essere stata accolta con favore dalle popolazioni, si tratterà della prima di una serie di sconfitte. Nell’ottobre 1798 cadono in successione Citera, Zante e Itaca. Nel mese di novembre è la volta di Cefalonia e quindi di Leucadia; da novembre a marzo 1799 la flotta russo-turca assedia la città di Corfù. Assedio molto confuso, con una parte della città schierata dalla parte degli assedianti. I Francesi effettueranno otto sortite, ma i suoi forti verranno schiacciati dall’artiglieria nemica. Chabot viene costretto a capitolare e le truppe vengono rimpatriate, al suo comando, nel porto di Ancona. Per quanto concerne i territori che Chabot è stato costretto a lasciare, essi diventeranno nel marzo del 1800 la Repubblica delle Sette Isole, sotto l’autorità nominale della Sublime Porta, ma, in realtà, sotto quella reale delle forze russe.
L’avventura francese non è tuttavia conclusa: nel 1807, i trattati di Tilsit attribuiscono nuovamente a Napoleone la giurisdizione sulla Repubblica ionia, e il generale Luigi Cesare Berthier, fratello del generale Luigi Alessandro Berthier (Capo di SM di Napoleone), riprende il controllo di Corfù, alla guida di 17 mila uomini. Due anni più tardi i Britannici iniziano la riconquista della Repubblica delle Sette isole, ponendo il blocco navale a Corfù, che riuscirà a resistere fino al 1814, grazie agli sforzi dell’indomabile generale conte François Xavier Donzelot, veterano dell’esercito del Reno e della campagna d’Egitto. In effetti, nel 1814, a seguito dei trattati di Parigi, Luigi XVIII di Francia ordinerà al generale Donzelot di arrendersi dietro condizioni e di lasciare Corfù. Alla partenza dei Francesi, i Britannici, al comando del barone Sir James Campbell, assumeranno, infine il controllo totale delle isole ionie, come protettorato.