ALLA CONQUISTA DEL SAHARA

di Massimo Iacopi -

Se agli inizi del XIX secolo il Sahara interessa soprattutto alle tribù autoctone, tutto cambia a partire dal 1830, quando il deserto diventa la posta di tutte le bramosie occidentali.

A chi appartiene il Sahara agli inizi del XIX secolo? Senza ombra di dubbio, essenzialmente alle tribù che lo percorrono: i Mauri a est, gli Arabi a nord e a est, i Tuareg al centro e a sud. Se i sovrani marocchini rivendicano dal XVI secolo la loro autorità sino a Timbuctu, i Turchi della Reggenza di Algeri, di Tunisi e di Tripoli non hanno mai avuto ambizioni sahariane. D’altronde, l’occupazione del deserto non rappresenta alcun interesse per i paesi del Maghreb: è sufficiente per essi essere i padroni delle città (Marrakesh, Tunisi, Gabes, Tripoli) dove terminano le piste carovaniere che attraversano il deserto provenienti dal Sudan (letteralmente il “paese dei Neri”). Il Sahara interessa ancora di meno gli imperialisti europei. Povero di risorse (gli schiavi costituiscono la principale mercanzia del commercio trans-sahariano), rimane un ostacolo naturale molto difficile da superare e risulta incomparabilmente più vantaggioso aggirarlo per via marittima, per raggiungere l’Africa occidentale e centrale, piuttosto che tentare di penetrarvi.

Larrivo di Heinrich Barth a Timbuctu

L’arrivo di Heinrich Barth a Timbuctu

Iniziano le rivalità franco-inglesi
Tuttavia, a partire dagli anni Trenta del XIX secolo si produce un cambiamento di rilievo. L’insediamento dei Francesi ad Algeri e lo sviluppo del commercio britannico nel Maghreb fanno nascere un inizio di rivalità fra le due potenze imperiali per il controllo della zona. Gli Inglesi si oppongono a qualsiasi influenza francese sul Marocco, sulla Tunisia (a quel tempo praticamente indipendente) e sulla provincia ottomana della Tripolitania. Essi si preoccupano anche di aprire la via a uno sfruttamento commerciale “legittimo”, suscettibile di rimpiazzare la tratta degli schiavi. Gli Inglesi sovvenzionano anche il viaggio di cinque anni (marzo 1850 – agosto 1855) dell’esploratore tedesco Heinrich Barth, da Tripoli a Timbuctu, passando per il Fezzan e il Ciad. Le conclusioni della spedizione sottolineano l’importanza del popolamento del Sahara, così come anche le potenzialità commerciali delle regioni interne dell’Africa, fino ad allora poco conosciute dagli Europei, sotto la forma, ad esempio, di mercato per i prodotti di cotone europei.

I Francesi cercano di aprirsi al commercio trans-sahariano
Nel 1853 i Francesi stabiliscono un protettorato sul Mzab, quindi tentano di inoltrarsi nel Sahara centrale e di prendere direttamente contatto con le tribù che lo dominano. Un trattato, la Convenzione di Ghadames, viene firmato nel 1862: sancisce l’impegno dei Tuareg Ajjer a proteggere le carovane francesi che si recano verso il Sudan. Ma c’è anche chi ipotizza di aggirare il Sahara da sud. Il colonnello Leon Cesar Faidherbe, governatore del Senegal dal 1852 al 1865, pensa di raggiungere in tal modo il Sudan, risalendo la valle del Senegal, per poi arrivare nella valle dell’alto Niger e discendere quindi lungo il fiume in direzione di Timbuctu. Ma questi progressi, dall’interesse economico non particolarmente immediato, rimangono sostanzialmente limitati.

Mohammed Ben Alì detto al-Senussi

Mohammed Ben Alì detto al-Senussi

La resistenza alla conquista
Mentre la conquista comincia a muovere i suoi passi, da ogni parte si affermano progressivamente opposizioni locali. Verso ovest i Francesi devono lottare contro gli abitanti delle oasi (di Gurara, di Tuat e di Tidikelt) che richiedono la protezione del sultano del Marocco. A est i Turchi sviluppano la loro influenza fino al Tibesti e nel Ciad settentrionale. Essi devono affrontare un nuovo attore di rilievo: il marabutto Mohammed Ben Alì detto al-Senussi della tribù Awlād (o Banu) Sīdī ʿAbd Allāh. Egli fonda, nel 1843 a Jaghbub, nell’est nella Cirenaica, un’importante confraternita religiosa (Zāwiya Bayḍāʾ “Monastero Bianco”), che diventerà celebre sotto il nome di “Senussia”. L’influenza della confraternita si estende verso il sud, a Ghadames, nel Fezzan e fino al Kawar (nella regione di Bilma).

1881: riparte il grande gioco
Dopo un periodo di stasi, derivata dalla sconfitta contro la Germania del 1870, le ambizioni francesi sul Sahara riprendono con slancio a partire dagli anni ’80. L’espansione sahariana si trova ormai al centro di un vasto gioco diplomatico.
Nel 1881 l’imposizione del protettorato sulla Tunisia espande il controllo francese sulla costa a nord del Sahara. Il parlamento stanza inoltre crediti per la costruzione di una ferrovia trans-sahariana, progetto temporaneamente sospeso dopo il massacro della missione di ricognizione guidata dal tenente colonnello Paul Flatters (Bir el-Garama, 16 febbraio 1881) nel massiccio dell’Hoggar. In ogni caso, i progetti francesi di espansione nel Sahara si scontrano, ancora una volta, con Londra. GLi Inglesi si insediano in Egitto nel 1882, operazione che consente loro di controllare Suez, punto chiave della rotta per le Indie. I Francesi, la cui influenza economica e culturale in Egitto è preponderante a partire da Napoleone Bonaparte, non si rassegnano a questa situazione. Il disaccordo provoca l’opposizione di Londra a qualsiasi progressione francese nel Marocco, ivi comprese le sue dipendenze sahariane. I Francesi incontrano sulla loro strada anche gli Spagnoli, che sperano di occupare il Marocco, e gli Italiani, che non hanno digerito l’occupazione francese della Tunisia.

L'Africa dopo la conferenza di Berlino, in giallo le aree non ancora colonizzate

L’Africa dopo la conferenza di Berlino, in giallo le aree non ancora colonizzate

Accordi di spartizione
Tutte queste rivalità saranno, alla fine, risolte per via diplomatica. Nel 1884 viene convocata una conferenza a Berlino sotto la presidenza del cancelliere Otto von Bismarck, per cercare di risolvere diplomaticamente tutte le questioni di disaccordo fra le grandi potenze, a quel tempo bramose di spartirsi il continente africano. La conferenza riesce a stabilire i principi che regoleranno le occupazioni e apre un febbrile periodo di conquiste.
Per quanto concerne la zona sahariana, nell’ottobre 1886, un accordo franco-spagnolo fissa il limite dei rispettivi possedimenti dei due Paesi sulla costa atlantica, a partire dal Capo Bianco. Ma, soprattutto, il 5 agosto 1890, viene concluso un trattato franco-britannico, fra i ministri Alexandre Felix Ribot e Robert Arthur Talbot Gascoyne-Cecil, Terzo Lord Salisbury, per definire le zone di influenza delle due potenze in Africa occidentale, da una parte e dall’altra di una linea che da Say, sul Niger, va a Barrua, sul lago Ciad.
La parte a nord di questa linea, attribuita alla Francia, è composta solo di territori sahariani senza valore, “terre molto leggere”, come le qualifica ironicamente Lord Salisbury. Ma l’occupazione di questi spazi permette ai Francesi di collegare i loro territori dell’Africa del nord e dell’Africa occidentale con quelli del Congo, creando un unico “blocco” africano. Dal 1891, il Comitato dell’Africa francese, nel cui seno si ritrovano, al seguito del ministro Étienne Eugène, le grandi figure del “partito coloniale” transalpino, si propone di sostenere questo programma, che verrà poi chiamato “Piano Ciad”.

Il maggiore Marchand a Fascioda, in una rivista francese

Il maggiore Marchand a Fascioda, in una rivista francese

Timbuctu e Fascioda: succesi e sconfitte
Tuttavia l’ambiente naturale non favorisce, in alcun modo, il progredire della conquista a partire dall’Algeria e dalla Tunisia. A est i Turchi, che proclamano il loro dominio su vasti territori comprendenti il Fezzan e il nord del Ciad, rimangono, con la Senussia, padroni delle piste che consentono l’accesso al grande lago Ciad. Ad ovest il Sultano del Marocco, Mulay Yūsuf ben Hassan, non rinuncia alla sua sovranità sul Sahara, dove nomina suoi rappresentanti.
Per contro gli ufficiali francesi delle truppe di marina – che a partire dal 1879 procedono alla conquista dell’Asse Senegal-Niger – risultano fortemente stimolati dal Piano Ciad. Dopo 10 anni di metodica progressione, marcati da una successione di campagne militari molto dure, nel 1894 viene finalmente occupata Timbuctu, nell’attuale Mali. I conquistatori procedono quindi verso le località di Gao e Zinder, che raggiungono nel corso del 1899.
La vera conquista del Sahara viene però completata alla fine del secolo. Paradossalmente, sarà proprio un fallimento francese che darà l’impulso decisivo. Nel 1898 viene inviata a Fascioda, nell’alto Nilo, la missione del maggiore Jean Baptiste Marchand, per tentare di riaprire la questione dell’Egitto, obbligando, in tal modo, gli Inglesi a mettere fine alla loro occupazione. Gli Inglesi, da parte loro, minacciando lo stato di guerra, esigono e ottengono il ritiro della missione nel settembre e nel novembre dello stesso anno. I Francesi, allontanati definitivamente da questa regione, saranno costretti, da quel momento, a rinunciare a qualsiasi rivendicazione sull’Egitto. Per contro, essi ottengono mano libera in direzione del Marocco e dell’Africa centrale. I Britannici, soddisfatti delle loro acquisizioni, sono ormai diventati più concilianti, tanto più che la guerra dei Boeri, che scoppia nell’Africa del Sud nell’ottobre 1899, mobiliterà tutte le loro forze fino al 1902.

Indigeni al seguito delle truppe francesi in Senegal, 1890

Indigeni al seguito delle truppe francesi in Senegal, 1890

Il Sahara sarà francese
Le azioni dei principali contendenti nell’Africa nera si svolgono in un contesto geografico chiarificato, rispetto al quadro delineato nel 1890, per effetto delle due nuove convenzioni franco britanniche del marzo 1898 e nel marzo 1899. La prima porta più a Sud i confini fra il Niger e la Nigeria e consente di aprire delle piste più praticabili fra il Sudan francese e il Ciad, che, a sua volta, si vede attribuire a est la regione dello Uadai  (vicino al Darfur, sotto controllo britannico) e a nord il Tibesti, il Borku e l’Ennedi (ai confini della zona sahariana di influenza ottomana).
La realizzazione effettiva del Piano Ciad diventa a quel punto possibile e tutti i territori rivendicati risultano ormai riconosciuti alla Francia da parte dei vicini Britannici. Tre missioni, partite rispettivamente dall’Algeria, dal Niger e dal Congo, effettuano la loro giunzione sul lago Ciad agli inizi del 1900. Il 22 aprile le loro forze (circa 800 uomini), riunite sotto la direzione del comandante François Joseph Amedée Lamy, battono a Kusséri, sulla riva occidentale dello Shari, i cinquemila guerrieri del conquistatore Rabah (o Rabih az-Zubayr ibn Fadl Allah o Rabih Fadlallah), sultano del Bornu e vecchio mercante di schiavi nel Sudan. Il Ciad, da quel momento, rimarrà saldamente nelle mani dei Francesi.

All’assalto del Sahara centrale
La progressione viene effettuata anche a nord del Senegal. Dal gennaio al giugno 1899, il commissario del Governo francese, Xavier Coppolani, percorre i confini settentrionali del Sudan e raggiunge Timbuctu. Successivamente si inoltra nell’interno del Sahara, fino ad Aruan, 250 chilometri più a nord sulla rotta delle saline di Taudenni, preludendo, in tal modo, ad una penetrazione, che si spera pacifica, dei territori sahariani. Dopo aver esteso senza combattimenti la sua autorità sulla riva sinistra del fiume Senegal, Coppolani avanza più in profondità verso nord, dove il 12 maggio 1905 viene ucciso da una fazione ostile a Tidjikdja, in Mauritania. I Francesi attribuiscono questo omicidio all’azione dei rappresentanti del Marocco, in particolare ai sostenitori del marabutto Maa el-Ainayn. Questi aveva creato –  nella regione di Seguiat el-Hamra, a 250 chilometri dalla costa atlantica e a più di 1000 chilometri dalla valle del Senegal – la Fadiliyya, una confraternita islamica sufi, affiliata alla Qādiriyya, e  aveva fondato anche la città di Smara, un centro religioso molto attivo. A questo punto, la parola passa nuovamente alle armi. Il colonnello Henri Gouraud procede nel gennaio 1909 all’occupazione del massiccio dell’Adrar. L’episodio più significativo di questa ultima fase della conquista è quello dell’occupazione del Sahara centrale. Dal dicembre 1899 al marzo 1901, le truppe francesi procedono alla conquista delle oasi del Tidikelt, del Gurara, del Tuar e quindi della Saura.
L’operazione solleva le proteste del sultano del Marocco e quelle dei notabili dei diversi centri occupati, che si dichiarano sudditi del sultano. Nel 1904, i Britannici annunciano la loro intenzione di non opporsi alle ambizioni di Parigi sul Marocco, evento che facilita la penetrazione francese nella zona detta dei “confini” (vale a dire la regione da Figuig-Beshar al Mediterraneo), che avviene al comando del generale Louis Hubert Gonzalve  Lyautey. Gli ufficiali francesi d’Algeria, alla testa delle loro unità mehariste, lanciano delle ricognizioni verso il sud fino all’Hoggar, mentre quelli del sud raggiungono il massiccio dell’Air. Per contro, si guardano bene dall’avanzare verso est a spese della Tripolitania e del Fezzan. Essi rispettano la frontiera turca, non certo per rispetto all’autorità del Sultano di Istanbul, ma solamente in virtù del fatto che gli accordi franco-­italiani autorizzano l’Italia a impadronirsi di questi territori, in cambio di un tacito silenzio di quest’ultima nei confronti dell’insediamento francese nel Marocco.
L’annesione italiana, che si concluderà con la formazione della colonia della Tripolitania e della Cirenaica (poi Libia), viene realizzata nell’ottobre 1912, al termine della guerra italo-turca. Nello stesso momento si concludono i negoziati con la Spagna per la delimitazione di quello che diventerà il Sahara occidentale (Rio de Oro), rispetto alla Mauritania a sud, l’Algeria a est e il Marocco a nord (1900-1904).

La conquista della Libia

La conquista della Libia

Fine della spartizione
La spartizione del Sahara appare a questo punto praticamente conclusa, ad eccezione di qualche rettifica che attribuisce, nel 1919, alla Libia la pista diretta da Ghadames a Ghat, quindi da Ghat a Tummo, ai confini del Niger e del Ciad, sopprimendo i salienti che entravano nel territorio libico fra queste località.
Per contro, la questione delle frontiere del sud della Libia resta ancora sul tappeto. Gli Italiani – eredi dei diritti dei Turchi in Tripolitania e nel Fezzan – non accettano la delimitazione stabilita con la convenzione franco-inglese del marzo 1899 e i Francesi si rifiutano di cedere la minima parte del Borku e del Tibesti. Gli Accordi di Roma del 1935, concepiti dal governo di Pierre Laval come strumento di riavvicinamento con Benito Mussolini, concedono all’Italia la “striscia di Auzu”, un territorio lungo circa 1.200 chilometri e profondo 100, ma la successiva crescita delle tensioni in Europa impediscono la sua effettiva ratifica formale.
A ovest, l’occupazione effettiva dei territori sahariani, attribuiti ai Francesi ed agli Spagnoli si conclude solo nel 1934. I Marocchini rivendicano ancora, stavolta discretamente, delle rivendicazioni sui territori passati sotto il dominio spagnolo e sotto il controllo dell’amministrazione dell’Algeria (oasi di Tinduf), nonché quelli dell’Africa occidentale Francese (Mauritania).
In definitiva, il processo di spartizione del Sahara evidenzia chiaramente la prassi coloniale utilizzata dalle grandi potenze europee, che consisteva nel far precedere ogni conquista da una serie di negoziati, destinati a mantenere gli equilibri reciproci, senza alcun riguardo per le situazioni locali e i desideri delle popolazioni. Questa spartizione non è stata, d’altronde, mai fine a se stessa. Essa è stata la conseguenza inevitabile dell’occupazione del Maghreb e dell’Africa occidentale e centrale, che ha necessariamente implicato il controllo degli spazi interni, anche se desertici e totalmente sprovvisti di risorse (come si è creduto almeno fino alla metà del XX secolo).

Per saperne di più
B. Nantet, Histoire du Sahara et des Sahariens – Parigi, Ibis Press, 2008
D. Porch, The conquest of the Sahara- Oxford University Press, 1986
T. Pakenham, The Scramble for Africa. White Man’s Conquest of the Dark Continent
from 1876 to 1912
HarperCollins, 1991
N. Labanca, La guerra italiana per la Libia 1911-1931 – Bologna, il Mulino, 2011
G. Hanotaux, A. Martineau, Histoire des colonies françaises et de l’expansion française dans le monde – Parigi, Plon, 6 vol., 1930-1934