KONGO-VRIJSTAAT: IL REGNO PRIVATO DI LEOPOLDO II

di Renzo Paternoster -

 

 

Presentata pubblicamente come un’iniziativa caritativa e umanitaria, la colonia africana del Congo divenne un possedimento privato del re belga, da svuotare delle sue preziose risorse naturali.

Leopoldo II

Leopoldo II

Il Congo è una regione dell’Africa centrale, immune dalla penetrazione europea fino a quando, nella seconda metà del XIX secolo, si ritrova centro degli interessi europei a seguito del viaggio del giornalista ed esploratore Henry Morton Stanley, che nel 1874 percorre tutto il tratto del bacino del fiume Congo.
A seguito dei resoconti del viaggio, il re del Belgio Leopoldo II intuisce le potenzialità economiche di questa fetta di territorio africano. Il sovrano organizza così a Bruxelles una Conferenza geografica, che si tiene dal 12 al 19 settembre 1876, per cercare di ottenere consenso dalle altre Potenze alle sue ambizioni coloniali in questa regione africana. «L’argomento che oggi ci riunisce è uno di quelli che più meritano di attirare l’attenzione degli amici dell’Umanità. Aprire alla civiltà l’unica parte del globo in cui essa non è ancora penetrata, squarciare le tenebre che avvolgono intere popolazioni è, oserei dire, un compito degno di questo secolo di progresso; e sono lieto di constatare quanto il sentimento pubblico sia favorevole alla sua realizzazione». Con queste parole ammantate di promesse di civilizzazione dei popoli considerati ancora selvaggi, re Leopoldo apre la Conferenza geografica di Bruxelles, cercando di acquisire il consenso internazionale… e l’ottiene.
In seguito al Congresso nasce l’International Association for the Exploration and Civilization of Central Africa, più nota come African International Association (AIA). All’interno di questo organismo, tuttavia, ogni stato istituisce le proprie associazioni che nei fatti diventano autonome dall’AIA. Si organizzano così viaggi di esplorazione, fondando stazioni scientifiche nell’Africa equatoriale.
A novembre del 1878 re Leopoldo crea la sua nuova associazione, il Comité d’Études du Haut Congo, poi ribattezzato Association Internationale du Congo, che firma un contratto con Henry Morton Stanley per esplorare il bacino del Congo, creare un collegamento commerciale tra le due zone congolesi separate da rapide e, soprattutto, firmare per conto del sovrano belga trattati con i capi delle tribù locali per garantire al sovrano belga i diritti di sovranità su alcuni territori.
Nel 1879 Henry Morton Stanley ritorna in Congo come agente di Leopoldo II. Durante il viaggio Stanley fonda la città di Leopoldville, stipulando trattati commerciali coi capi locali.

Con la Conferenza di Berlino (15 novembre 1884 – 26 febbraio 1885), re Leopoldo, grazie a false promesse di libero commercio e di realizzazione di opere umanitarie, ottiene dagli altri Stati europei il benestare per l’occupazione. Nasce il Congo leopoldino, chiamato dal re Kongo–Vrijstaat (Stato Libero del Congo).
La nuova entità territoriale africana, però, non è mai stata libera e neppure uno Stato, bensì un dominio coloniale privato di Leopoldo II del Belgio, retto dal terrore: «Il distretto dell’Equatore è un Inferno perfetto. Impossi¬bile per chiunque viverci senza essere più o meno brutalizzati» [S.A. Cruelties on the Congo, «Evening Express», 29th May 1897, p. 3]. È il sunto riportato in un trafiletto pubblicato il 29 maggio 1897 sul quotidiano scozzese Evening Express, della vessazione causata dalla brama dapprima dell’avorio, poi del lattice che si ricava dagli alberi del caucciù, da parte del re del Belgio Leopoldo II nel “suo” Kongo–Vrijstaat.
È proprio il lattice degli alberi del caucciù a creare le fortune personali di re Leopoldo in Africa. La gomma naturale è richiesta in Europa, non solo come materiale isolante per i cavi del telegrafo, del telefono e di quelli elettrici, ma diventa soprattutto enormemente indispensabile dopo che lo scozzese Robert William Thomson brevetta lo pneumatico (detto Aerial Wheel, un supporto di gomma riempito di aria da applicare alle ruote dapprima di biciclette, poi delle automobili, con l’intento di renderne più agevole il rotolamento).
Il Congo ne è ricco, grazie alle sue grandi foreste pluviali equatoriali, e questo divenne una maledizione non solo per quelle genti che lo abitavano, ma anche una catastrofe per il mondo animale e vegetale.
Leopoldo estende il controllo militare ed economico della sua proprietà africana in maniera capillare. Capitale amministrativa è la città portuale di Boma, da dove partivano le massicce esportazioni di materie naturali. Qui ha la residenza il Governatore Generale, il diretto rappresentante del re che non metti mai piede in Africa.
Il Kongo–Vrijstaat è diviso in quattordici distretti amministrati da commissari nominati direttamente dal re. Quest’ultimi diventano sia amministratori coloniali sia agenti commerciali. La loro principale mansione è quella di garantire la massima quantità possibile di avorio e gomma nel più breve tempo possibile e a qualsiasi costo umano, animale e vegetale.
La sicurezza e il controllo militare è garantito dalla Force Publique, un esercito privato composto sia da mercenari europei, con l’incarico di ufficiali, sia da gente locale arruolata con la forza, che diventano semplici soldati.
La violenza e il terrore sono i mezzi adottati per imporre la volontà di re Leopoldo e dei suoi commissari locali.

Bambina congolese amputata per punizione

Bambina congolese amputata per punizione

Quella del Congo è un’economia di rapina violenta che utilizza una forza ancor più bruta rispetto ai parametri del colonialismo praticato dagli altri Stati. Dunque, lavoro schiavo basato su quote di prodotto prestabilite; mutilazioni di mani o piedi e fustigazione con la chicotte (frusta fatta con la pelle di ippopotamo) per chi consegnava quantità minori di quelle richieste; spedizioni punitive con distruzione di villaggi e raccolti, presa in ostaggio di donne e bambini, assassinio per chi osa ribellarsi.
In ventitré anni di esistenza, nello Stato libero del Congo muoiono tra gli otto e i dieci milioni di persone: direttamente per le esecuzioni e indirettamente per le ferite procurate dalle amputazioni, per le epidemie, per la fame, dovuta quest’ultima alla distruzione punitiva dei raccolti. A questo occorre aggiunge anche il crollo del tasso di natalità.
Le testimonianze in prima persona di missionari, scrittori e diplomatici che giungono nello Stato Libero del Congo portano in Europa notizie agghiaccianti su quello che succede nella “proprietà africana” di re Leopoldo. Il dramma delle popolazioni nel bacino del Congo finalmente diventa pubblico.
Il primo a denunciare il terrore nello Stato Libero del Congo è George Washington Williams (1849-1891), afroamericano giornalista, storico, avvocato e pastore battista.
Williams raggiunge l’Africa per verificare la possibilità di un’emigrazione degli afroamericani per contribuire alla colonizzazione del loro continente di origine. A seguito del viaggio si rende conto delle condizioni incredibili di vita degli africani sotto i colonialisti europei, specialmente in Congo. Per questo scrive una serie di dettagliate lettere di protesta sia denunciando il regime di terrore e morte che viola gli accordi di Berlino sia reclamando una Commissione internazionale che indaghi sui crimini che si consumano nello Stato Libero del Congo.
Le missive sono inviate al Segretario di Stato britannico per gli Affari Esteri, al Segretario di Stato statunitense, a giornali e riviste britanniche e statunitensi.
Ne scrive una anche a re Leopoldo II apostrofandolo con parole piene di rabbia «[…] gli indigeni del Congo si lamentano dappertutto che la loro terra è stata loro sottratta con la forza; che il governo è crudele e arbitrario […] Il governo di Vostra Maestà ha sequestrato le loro terre, bruciato le loro città, rubato le loro proprietà, ridotto in schiavitù donne e bambini e commesso altri crimini troppo numerosi per essere menzionati in dettaglio. […]» [in G.W. WILLIAMS, An Open Letter to His Serene Majesty Leopold II, King of the Belgians and Sovereign of the Independent State of Congo.]
Il fatto che George Washington Williams fosse afroamericano limita notevolmente l’efficacia delle sue denunce.

I crimini nel Congo leopoldino sono narrati anche da due scrittori dell’epoca: Joseph Conrad (1857-1924) e Mark Twain (1835-1910).
Joseph Conrad, dopo essersi recato in Africa nel 1890, colpito dalle scene sconvolgenti a cui assiste, scrive il racconto Heart of Darkness (Cuore di tenebra). L’opera appare inizialmente in forma seriale nel 1899 sul Blackwoods Magazine, poi è pubblicata in volume come novella nella raccolta Youth, a Narrative and Two Other Stories.
Nella narrazione di Conrad il protagonista, Marlow, è spettatore di un bene mascherato che sprofonda nelle tenebre del male. L’uomo civilizzato scopre cosa può compiere quando è assetato di potere e ricchezza. La consapevolezza delle aberrazioni di cui l’uomo è capace di macchiarsi spinto nel realizzare assolutamente il proprio bene è tutta racchiusa nel finale. Kurtz, lo schiavista europeo, è ormai sul punto di morire e Conrad fa dire al protagonista Marlow: «Vidi su quel volto d’avorio l’espressione dell’orgoglio cupo, del potere spietato, del terrore vile – di una disperazione intensa e irreparabile. È possibile che in quel momento supremo di conoscenza completa rivivesse la sua esistenza in ogni dettaglio di desiderio, tentazione e resa? In un bisbiglio gridò verso qualche immagine, qualche visione – due volte lanciò un grido, un grido che non era più di un sospiro: “Che orrore! Che orrore!”».
Anche lo scrittore statunitense Mark Twain affida a un suo contributo letterario la denuncia delle nefandezze che si consumano nel Congo leopoldino. Nel 1905, pur non avendo mai messo piede nel continente africano, basandosi esclusivamente sui resoconti di altri scrive King Leopold’s Soliloquy. Nella sua opera letteraria, Twain cerca di far recapitare al lettore tutta la disumanità di Leopoldo II attraverso un monologo pronunciato dallo stesso re, smascherando così la tragica realtà del colonialismo europeo in generale e di quello del sovrano belga in particolare. Twain mette in evidenza che la sfortuna di re Leopoldo, e la fortuna del popolo locale dello Stato libero del Congo, è stata la macchina fotografica, perché le parole delle testimonianze possono essere contraddette, ma le immagini delle fotografie no. Ecco così che Twain, a un certo punto del soliloquio di re Leopoldo, fa dire al sovrano: «La Kodak è stata una dolorosa calamità, il nemico in assoluto più potente che ci siamo trovati di fronte. Nei primi anni non abbiamo avuto alcuna difficoltà a indurre la stampa a presentare i racconti delle mutilazioni come calunnie, menzogne, invenzioni [...] e con l’aiuto della stampa siamo riusciti a far sì che tutte le nazioni cristiane non prestassero ascolto a quei racconti [...]. Poi, improvvisamente, la rottura, ovvero l’incorruttibile Kodak, e tutta l’armonia andò al diavolo. La sola testimone che, in tutta la mia lunga esperienza, non sono riuscito a corrompere».

Efficaci per mobilitare l’opinione pubblica in favore dei congolesi sono proprio le fotografie scattate da Alice Seeley Harris (1870-1970) e John Harris (1874-1940), coniugi missionari inglesi che arrivarono alla Missione Balolo in Congo nel 1898.
Tra le tante scattate da Alice Seeley Harris, una è più rappresentativa di tutte: è quella fatta nel 1904 nel villaggio di Baringa, in cui c’è un uomo congolese, Nsala di Wala, che seduto per terra fissa rassegnato la mano e il piede mozzati della figlia Boali di cinque anni, uccisa da una sentinella della Abir Congo Company, società anglo-belga che sfruttava la gomma naturale nello Stato libero del Congo.
Se le immagini che arrivano dall’Africa scuotono l’opinione pubblica europea, sono le denunce di Roger Casement (1864-1916) ed Edmund Dene Morel (1873- 1924), entrambi britannici, ha innescare il fallimento della rapacità di re Leopoldo in Africa.
Roger Casement è il console britannico a Boma, in Congo. Egli dopo aver ricevuto mandato dal Segretario del Ministero degli Esteri britannico di indagare e raccogliere prove sui misfatti del re belga in Africa, parte per una missione all’interno del Congo. Bastano tre mesi per raccogliere le prove.
Così Casement scrive il suo Correspondence and Report from His Majesty’s Consul at Boma Respecting the Administration of the Independent State of the Congo, esponendo le violazioni contro l’umanità dei congolesi: lavoro schiavo, fustigazioni, mutilazioni, omicidi. Il resoconto di Casement è avvalorato da testimonianze, statistiche e registrazioni delle iniziali dei nomi sia delle vittime sia dei carnefici.
Il Rapporto sul Congo di Casement porta a successive indagini che poi decreteranno la fine del regno personale di re Leopoldo.
Edmund Dene Morel, invece, è un giornalista, scrittore e politico, che si impegna per la causa indigena nel Congo leopoldino, scrivendo due importanti libri: King Leopold’s Rule in Africa (1904) e Red Rubber (1906).
Morel denuncia l’inosservanza delle promesse fatte da Leopoldo II alle potenze europee durante la Conferenza di Berlino, aggiungendo anche la violazione dei diritti umani.
Nel libro Red Rubber, rivolgendosi ai lettori britannici, Morel conclude: i congolesi «sono stati derubati della loro libertà. Chiediamo che venga restituita loro la libertà. Sono legati in catene. Chiediamo che queste catene vengano spezzate. […] sono stati degradati, schiavizzati, sterminati [...] Lo “Stato libero del Congo” ha cessato di esistere da tempo. Ha lasciato il posto a un mostro politico e a un fuorilegge internazionale [...] Il puzzo dei suoi abomini sale al cielo in fumi di vergogna. Inquina la terra. La sua rapida scomparsa è un imperativo per l’Africa e per il mondo».
Morel fonda nel 1904 la “Congo Reform Association”, ente che si batte per pubblicizzare le violazioni dei diritti nella colonia leopoldina, promuovendo una riforma dello Stato libero del Congo. All’associazione aderiscono tra gli altri anche Mark Twain, Arthur Conan Doyle, Roger Casement, Alice Seely Harris.

Nel 1908, il parlamento belga costringe re Leopoldo II a cedere lo Stato Libero del Congo al governo del Belgio a partire dal 15 novembre di quell’anno. Il Paese è ribattezzato Belgisch-Congo.
L’annes¬sione del Congo al Belgio pone fine solo agli abusi peggiori, restando attivo un sistema di sfruttamento molto redditizio per i belgi almeno fino all’indipendenza della colonia nel giugno del 1960. Poco prima di cedere la propria colonia personale, Leopoldo II brucia la maggior parte dei suoi archivi, cancellando per sempre la memoria dei suoi crimini.

Per saperne di più

Congo Reform Association History, «Congo Reform Association», http://www.congoreformassociation.org/cra-history.

F. C., Conférence de Bruxelles en vue de l’exploration et de la civilisation de l’Afrique centrale, «Le Globe. Revue genevoise de géographie», tome 16, 1877, ora in «Persée», https://www.persee.fr/doc/globe_0398-3412_1877_num_16_1_4519.

S.A. Cruelties on the Congo, «Evening Express», 29th May 1897, ora in «Welsh Newspapers», https://newspapers.library.wales/view/3271181/3271184/49/.

G.W. WILLIAMS, An Open Letter to His Serene Majesty Leopold II, King of the Belgians and Sovereign of the Independent State of Congo, in «Black Past», https://www.blackpast.org/global-african-history/primary-documents-global-african-history/george-washington-williams-open-letter-king-leopold-congo-1890/.

J. CONRAD, Heart of Darkness, «Blackwoods Magazine», 1899, ora in «One More Library», https://onemorelibrary.com/index.php/it/?option=com_djclassifieds&format=raw&view=download&task=download&fid=7247.

M. TWAIN, King Leopold’s Soliloquy: A Defense of His Congo Rule, The P.R. Warren Co., 1905, ora in «FaFich – Universidade Federal de Minas Gerais» (Belo Horizonte), https://www.fafich.ufmg.br/luarnaut/Twain-King%20Leopold’s%20Solilo quy.pdf.

R. CASEMENT, Correspondence and Report from His Majesty’s Consul at Boma Respecting the Administration of the Independent State of the Congo, Harrison and Sons, London 1904, ora in «Internet Archive», https://archive.org/details/ CasementReport.

E.D. MOREL, Red Rubber. The Story of the Rubber Slave Trade Which Flourished on the Congo for Twenty Years, 1890-1910, 4th ed., National Labour Press, Manchester 1919, ora in «Interner Archive», https://archive.org/stream/redrubberstory of00more/redrubberstoryof00more_djvu.txt.

P. VAN DAMME, Wit-zwart in zwart-wit. Samen en toch apart: foto’s en verhalen uit Belgisch-Congo, Borgerhoff & Lamberigts, Gent (Belgique) 2020.

A. HOCHSCHILD, King Leopold’s Ghost. A Story of Greed, Terror, and Heroism in Colonial Africa, Houghton Mifflin Company, Boston-New York 1998, trad. it. Gli spettri del Congo. La storia di un genocidio dimenticato, Garzanti, Milano 2022.

R. PATERNOSTER, La banalità del bene. Dalla pena capitale agli stermini: la morte come progetto politico, Tralerighe, Lucca 2023.