JOHN ACTON, AMMIRAGLIO DI VENTURA A NAPOLI

di Mario Veronesi -

Nominato nel 1778 direttore della Real Segreteria della Marina napoletana e nel 1789 Ministro degli Esteri con funzione di Presidente del Consiglio, John Acton riorganizzò la marina partenopea e avviò una politica filo-inglese e filo-austriaca. Fu lui, inoltre, a creare il cantiere navale di Castellammare di Stabia.

Maria Carolina di Napoli

Maria Carolina di Napoli

Si racconta che l’imperatore Giuseppe II d’Austria, a cena su una nave ormeggiata davanti alla villa reale di Portici, ospite della sorella Maria Carolina e del cognato, il re di Napoli Ferdinando IV, abbia voluto dare un consiglio ai suoi commensali: “Se fossi re di Napoli avrei meno soldati ma farei tutto il possibile per avere una flotta. Questo sarebbe una fonte di ricchezza per il regno, e bisogna riconoscere che il regno è esposto agli attacchi di una qualsiasi potenza navale, pertanto una flotta sarebbe di estrema utilità”.
La sua affermazione non cadde nel vuoto. La regina Maria Carolina fece tesoro delle parole del fratello, cercando qualcuno a Napoli cui affidare il compito di ricostruire e valorizzare il naviglio mercantile e da guerra del regno. L’esito fu infruttuoso. Decise quindi di rivolgersi all’altro suo fratello, il granduca di Toscana Leopoldo II. L’intuizione si rivelò felice, perché il sovrano aveva proprio la persona che faceva per lei: un valoroso ufficiale inglese nato in Francia, che dopo aver riportato vittorie navali in favore della Francia e della Spagna, comandava una nave austriaca ancorata a Livorno e in servizio per il Granducato.

Fu così che nel 1778 John Acton raggiunse il regno di Napoli. Maria Carolina intuì che quest’uomo avrebbe potuto rivelarsi un ottimo amico, alleato e consigliere per la corona. Con John Acton, Maria Carolina riuscirà infatti a sganciare il regno di Napoli e di Sicilia dalla sudditanza nei confronti della Spagna, strenuamente voluta fino a quel momento dal ministro Bernardo Tanucci.
L’emancipazione dalla Spagna e un atteggiamento filo-Inglese saranno per molti anni la politica dell’ammiraglio. Che abilmente manovrerà i sentimenti e l’intelligenza di Maria Carolina così come la futile spensieratezza di Ferdinando. L’Acton non perse tempo e, ottenuta carta bianca dal re, passò alla realizzazione di progetti ambiziosi che finiranno per conquistare, oltre al sovrano, anche sir William Hamilton, ambasciatore d’Inghilterra a Napoli. John Acton dimostrò grande abilità nell’entrare subito nelle grazie della regina, con la quale probabilmente ebbe anche una relazione intima. Maria Carolina, da parte sua, trovò in lui la persona adatta a realizzare il suo disegno di avvicinamento all’Austria e all’Inghilterra, nemiche acerrime della Francia.

John Acton

John Acton

Il tenente generale Acton fu posto a capo del Ministero del Commercio e Marina nel 1779 e, da uomo esperto di cose militari e di mare, fu l’organizzatore sapiente della nuova Marina partenopea, inaugurando il secondo periodo di forte crescita della Marina napoletana. Lo fece, in primo luogo, riordinando la flotta in sole due Squadre: quella dei Vascelli e quella degli Sciabecchi. Poi acquistò vascelli e fregate, predisponendo contemporaneamente un vasto programma di nuove costruzioni, ampliando il Collegio di Marina e inviando alcuni giovani guardiamarina e altri ufficiali a prestare servizio temporaneo su navi delle marine inglesi e francesi.
Nel 1783 fondò il cantiere navale di Castellammare di Stabia, destinato a sostituire gli inadatti scali dell’Arsenale di Napoli, ormai troppo piccoli per le grandi costruzioni richieste dall’aumentata mole delle navi da guerra. L’Acton si proponeva di costruirvi dodici vascelli, altrettante fregate e cento legni minori. Dalla Francia fu chiamato a dirigere le costruzioni l’ingegnere Antonio Imbert. Alla manovalanza furono destinati circa 600 condannati al bagno penale, la cui sorveglianza era affidata a uno speciale corpo della Real Marina, chiamato dei “Custodi dei servi di pena”.
Alla scelta di Castellammare di Stabia come cantiere concorsero varie elementi favorevoli, quali la presenza di legname sulle pendici boscose del monte Faito e dei monti Lattari, nonché la lunga esperienza delle maestranze stabiesi, qualificate per tradizione nelle costruzioni navali. In difesa dell’arsenale venne costruita nel 1795 una batteria casamatta di 30 cannoni.

La prima costruzione fu il vascello Partenope, varato nel 1786. Era un vascello a tre ponti, carena ramata, 74 cannoni e 18 carronate. Operò in azioni contro le flottiglie dei barbareschi (come erano denominate le popolazioni dei litorali africani affacciati sul Mediterraneo) e nel 1795 si unì alla squadra inglese a Livorno nelle operazioni belliche contro la Francia rivoluzionaria e a tutela dei locali interessi napoletani. Fu affondata nel gennaio del 1799 all’imboccatura del porto di Castellammare di Stabia per renderlo inagibile agli occupanti francesi.
A Malta furono acquistati due vascelli da 64 pezzi, il San Giovanni e il San Gioacchino, già appartenenti al Sovrano Ordine Militare dell’isola. Furono quindi varati i brigantini Lipari, Sparviero, Vulcano e Stromboli, tutti armati con 12 pezzi calibro 80. Le galeotte Serpe e Vespa, Prudente, Rondine e Veloce, oltre allo sciabecco Robusto e alla fregata Cerere di 40 pezzi. Poi altri due sciabecchi, il Diligente e il Vigilante, e infine il Difensore.
Tutti insieme formarono il primo nucleo della nuova Marina da guerra voluta e riorganizzata dall’Acton, che nella primavera del 1784 prese parte attiva in un’azione navale contro Algeri, assieme ad altre numerose unità spagnole, maltesi e portoghesi.
Acton istituì inoltre il Corpo di Fanteria di Marina, denominato “Reggimento Real Marina”, che traeva le sue origini dal Corpo dei Reali Volontari di Marina creato nell’aprile del 1772 per volere di Ferdinando IV, che ne fu il primo colonnello “proprietario”. Il corpo fu volgarmente detto dei “Liparotti” perché al momento della sua formazione furono reclutati nella maggior parte isolani di Lipari. Il corpo dei Marinai cannonieri era invece formato da quattro compagnie di 104 uomini ciascuna, 12 ufficiali e 3 sottufficiali per ogni compagnia.
I vascelli dell’armata di mare erano generalmente a due ponti di batteria e uno di coperta, le loro dimensioni variavano dai 50 ai 90 metri di lunghezza e dai 15 ai 17 di larghezza, e l’equipaggio variava dai 700 agli 800 uomini.

Emblema della Reale Marina delle Due Sicilie

Emblema della Reale Marina delle Due Sicilie

Nel dotare il regno delle Due Sicilie di una poderosa Marina da guerra, costituita nel suo nerbo principale da bastimenti di linea quali vascelli e fregate, Acton fu bersagliato da aspre critiche, in quanto tale tipo di bastimenti si dimostrava del tutto inadatto per fronteggiare le scorrerie dei corsari barbareschi, alle quali erano soggette le coste del reame. Contro la pirateria algerina, tunisina e tripolina occorrevano corvette, brigantini e soprattutto naviglio sottile come gli sciabecchi, i pinchi e le galeotte, che con il loro ridotto pescaggio potevano dare la caccia ai barbareschi fin sotto le coste e proteggere i porti. Tutto naviglio che puntualmente arrivò nella marina voluta dall’Acton.
La Marina napoletana al tempo di sir Acton poteva quindi contare su 39 navi, armate di 962 cannoni. La spesa totale per la marina, che nel primo anno della sua gestione ammontava a 653.000 ducati, fu aumentata l’anno seguente di altri 250.000 ducati, fino a raggiungere nel 1790 la somma di 1.023.000 ducati. Con questo denaro Acton potenziò ulteriormente il programma delle costruzioni, ordinando la realizzazione di un vascello da 74 cannoni, e di un gran numero di barche cannoniere, fino a raggiungere 140 unità in pochi anni.
Questi anni di fervore costruttivo, non soltanto in campo navale, conobbero una brusca interruzione con l’invasione dello Stato da parte delle truppe francesi. Ferdinando IV sconfitto riparò in Sicilia. A Napoli occupata si formò la Repubblica Partenopea dall’effimera, tragica vita.
Acton si sposò a Palermo il 23 febbraio 1800, a 64 anni, dopo aver ottenuto una dispensa papale, con Maria Anna Acton, la figlia tredicenne di suo fratello Joseph Edward Acton (nato nel 1737, generale dell’esercito napoletano). Maria Anna ebbe tre figli e divenne dama di Corte della Regina.
Acton tornò quindi a Napoli dove partecipò attivamente alla sanguinosa repressione che seguì la fine della Repubblica Partenopea. Dovette però abbandonare nuovamente la città nel 1806, con l’arrivo dei Francesi. Riparò definitivamente a Palermo, dove morì il 12 agosto 1811.

Per saperne di più
A. Drago, I Borboni di Spagna e Napoli – Mondadori, 1972
L. Radogna, Storia della Marina Militare delle Due Sicilie (1734-1860) – Mursia, 1978
A. Formicola, C. Romano, Storia della Marina da guerra dei Borbone di Napoli, dal 1734 al 1799 – Ufficio Storico Marina Militare, Roma
H. Acton, I Borboni di Napoli (1734-1825) – Giunti, 1999