IVAN MAZEPA CERCA L’INDIPENDENZA E PERDE L’UCRAINA

di Massimo Iacopi -

Dopo aver conquistato la fiducia dello zar Pietro il Grande, l’atamano ucraino tenta di emanciparsi da Mosca schierandosi a fianco dell’esercito svedese. Ma la sconfitta di Poltava determina la fine delle speranze indipendentiste.

Negoziatore e comandante militare

Ivan Stephanovic Mazepa-Koledinskij nasce il 20 marzo 1639 sulla riva destra del Dniepr (Nipro) in una famiglia appartenente alla nobiltà ucraina ortodossa. Il padre di Mazepa aveva partecipato alla rivolta cosacca guidata da Bogdan Khmelnitski e diretta contro la Polonia. Mazepa inizia i suoi studi a Kiev, per poi proseguirli in Olanda, in Francia e in Italia. Questo cursus honorum gli conferisce una formazione brillante, oltre ad ampie conoscenze linguistiche – il personaggio domina gli idiomi polacco, italiano, francese, tedesco e latino. Cita Orazio e Ovidio a memoria, suona musica e scrive poemetti. Dopo i suoi studi, Mazepa ritorna in Ucraina quando il Paese, grazie agli Accordi di Hadiach, rinegozia l’alleanza con la Repubblica delle Due Nazioni (polacca e lituana). Mazepa all’epoca è al servizio della corte del re polacco Giovanni II Casimiro Vasa, ma i cortigiani polacchi, che circondano il monarca, disprezzano questo cosacco ortodosso.
Mazepa, offeso, lascia nel 1665 la Polonia per l’Ucraina a seguito di un grave malattia del padre e della morte del fratello, da cui eredita il titolo di coppiere reale a Chernigov (ufficiale di alto rango della corte). In Ucraina si sposa con Hanna Fridrykevijc Polovets, figlia del giudice generale Semen Polovets, che diventa il suo nuovo protettore. Il suocero introduce il genero nell’ambiente dell’atamano Petro Doroshenko, che vuole riunire sotto il suo potere le due rive del Nipro e al servizio del quale Mazepa compie numerose missioni militari e diplomatiche. Nel corso di una di queste, nel 1674, viene catturato dai Cosacchi Zaporoghi (da Za Porohy: al di là delle rapide) o Cosacchi del Dieper, che risultano sottomessi a questo atamano ed operano sotto la guida di un loro capo. Questo capo consegna Mazepa all’atamano della riva sinistra del Nipro, Ivan Samoilovijc, vicino ai Russi.
Questi decide di approfittare delle conoscenze e dei talenti di Mazepa e non passa un anno che quest’ultimo riceve il titolo di compagno militare e quindi, nel 1681, quello di Aiutante di Campo Generale, fatto che dimostra l’avvenuta incorporazione nell’ambito dell’aristocrazia cosacca. Mazepa all’epoca, viene regolarmente inviato dall’atamano a Mosca, dove vi conduce negoziati importanti, riguardanti le questioni cruciali di politica interna ed estera. A Mosca conosce il boiardo e principe Vasily Vasilievic Golitsijn, favorito della Reggente della Moscovia. Nel 1687 Mazepa partecipa alla spedizione russa contro la Crimea, guidata da Golitsijn. Durante questa spedizione il principe destituisce l’atamano Samoilovijc, orchestrando l’elezione di Mazepa ad atamano delle due rive del Nipro: si tratta della prima elezione di un atamano organizzata dai Russi. Nello stesso tempo viene stabilito il Trattato di Kolomak, che definisce le relazioni fra l’Ucraina e la Russia.
Nel 1689, Mazepa, con l’esercito cosacco ucraino, prende parte alla seconda spedizione russa contro la Crimea e nel corso dello stesso anno si reca a Mosca, dove assiste alla deposizione della reggente e alla presa di potere del giovane zar Pietro. Mazepa, per il suo sostegno a favore di Pietro, viene ricompensato con l’attribuzione di nuovi poteri e con il nuovo Trattato di Mosca, che, in definitiva, accrescono l’autonomia dell’atamanato. Durante gli anni ’90 Mazepa coordina i preparativi per la guerra contro l’Impero ottomano e nel corso del 1695 comanda, insieme a Boris Sheremetiev, le forze che prendono d’assalto la fortezza ottomana di Kazikermen. L’anno seguente, i suoi Cosacchi svolgono un ruolo decisivo durante l’attacco contro la fortezza ottomana di Azov. Per le sue vittorie, Mazepa viene decorato della croce dell’Ordine di Sant’Andrea (1701), il primo e il più prestigioso fra gli ordini onorifici russi.

Le arti e la politica

portret_mazepaMazepa vuole, nel campo della politica interna, rinforzare lo Stato, opponendosi alle influenze dell’aristocrazia e agli arbitrii dei Cosacchi Zaporoghi. Egli riesce a ricostruire il sistema dei contratti di affitto, che assicura importanti entrate al tesoro degli atamani. Durante questo periodo l’economia della riva sinistra del Nipro evidenzia una crescita inedita. Mazepa si distingue anche come mecenate, contribuendo allo sviluppo delle arti e dell’educazione. Le stampe e le incisioni, pubblicate ai suoi tempi, spesso finanziate con i suoi mezzi privati, ne sono la prova, come peraltro anche l’architettura barocca ucraina (si parla persino di uno stile Mazepa). L’atamano si impone anche come protettore di uomini del clero, diventati molto celebri in Russia, come Dimitri Savic Tuptalenko (il futuro santo Dimitri di Rostov) o Teophane Prokopovic.
A partire dal 1701 Mazepa viene implicato nella Guerra del Nord (1700-1721), che oppone la Russia alla Svezia. Egli ne approfitterà per riunire la riva sinistra e la riva destra del Nipro, rimaste sotto il dominio polacco. Ma nel 1704 avvengono i primi screzi con Pietro il Grande, che impediscono a Mazepa di annettere la riva destra del fiume approfittando della debolezza del re di Polonia Augusto II, a quel tempo alleato dello zar contro gli Svedesi.
Tuttavia, con il permesso di Pietro il Grande, Mazepa si occupa successivamente del reinsediamento dei reggimenti cosacchi sulla riva destra, come anche del ristabilimento del vescovato ortodosso di Pereiaslav. Verso il 1706 inizia a formarsi una opposizione nell’ambito dell’aristocrazia cosacca. La causa va ricercata nei progetti di riforma dello statuto dei Cosacchi e nella liquidazione dell’autonomia dell’atamanato, previsto da Pietro il Grande. Mazepa condivide queste idee e cerca, a partire dal 1707, di prendere contatto con i fautori di Stanislas Leszczynski, il re polacco, alleato degli Svedesi. Quando Pietro il Grande, di fronte all’offensiva svedese, decide di applicare la tattica della terra bruciata in Ucraina, Mazepa cerca di avere dei contatti con l’atamano polacco Adam Mikolaj Sieniawski, starotse di Leopoli, ma questi negoziati restano senza risultati. Dopo una serie di trattative segrete avvenute nel corso del 1707, il 24 ottobre 1708, Mazepa arriva al campo del re svedese Carlo XII, che lo riconosce, nell’aprile del 1709, “principe legittimo dell’Ucraina”. Il disappunto di Pietro il Grande si concretizza con la condanna alla degradazione militare in contumacia e alla scomunica da parte della Chiesa ortodossa russa.
La decisione di Mazepa si giustifica con il sostegno di una larga parte dell’aristocrazia cosacca e di una parte del clero ucraino, ma la spedizione punitiva, intrapresa dal favorito dello zar, Aleksandr Danilovic Menshikov consegue il risultato di intimidire diversi dei suoi potenziali sostenitori. Tuttavia, agli inizi del 1709, i Cosacchi Zaporoghi si schierano con Mazepa, e al loro fianco partecipa alla Battaglia di Poltava contro i Russi. Nel corso di questo scontro, che finisce con la rotta dei Cosacchi e dei loro alleati svedesi, egli riesce a salvare la vita a Carlo XII, consentendogli di fuggire in territorio ottomano. Ivan Mazepa, muore in esilio il 21 agosto 1709 a Bendery, in Moldavia e viene sepolto nel monastero ortodosso di Galati, in Romania. Verrà maledetto negli uffici commemorativi celebrati dai Russi e il suo successore avrà grandi difficoltà ad ottenere che Pietro il Grande pubblichi l’ukase dell’11 marzo del 1710 che vieta di violentare il “popolo piccolo russo” e di accusarlo di essere complice del tradimento passato. Infine, Caterina II sopprimerà la carica di Atamano dei Cosacchi Zaporoghi nel 1764, introducendo il servaggio anche in Ucraina.