In libreria: Resistenza in feluca

resistenzaL’8 settembre 1943 segnò una svolta drammatica per l’Italia. Mentre il Paese si trovava nel caos, i diplomatici italiani all’estero furono travolti da una tempesta inattesa. Ignari della proclamazione dell’armistizio, rimasero improvvisamente soli e in balia di eventi che avrebbero segnato indelebilmente le loro vite. Questo libro, frutto di un’approfondita ricerca archivistica, rivela per la prima volta le storie di questi uomini coraggiosi e delle loro famiglie. Ambasciatori, consoli, e altri addetti delle nostre sedi diplomatiche, si trovarono di fronte a un dilemma atroce: aderire alla Repubblica Sociale Italiana o subire la prigionia e la deportazione in Germania, in Giappone e negli Stati vassalli dell’Asse dai Balcani all’Estremo Oriente. La maggior parte scelse la fedeltà al Re e al Governo legittimo, ma la loro decisione li condusse in un inferno di violenze e privazioni. Internati in campi di concentramento, spesso in condizioni disumane, subirono torture e umiliazioni. Alcuni non sopravvissero. Le pagine di questo volume ci conducono in un viaggio emozionante attraverso le loro memorie, ripercorrendo le loro sofferenze, le loro speranze e la loro tenace resistenza. Una vicenda di coraggio e dignità, finora sconosciuta, ma anche una tragedia collettiva che ha segnato profondamente la nostra storia.
Eugenio Di Rienzo, Un’altra Resistenza: la diplomazia italiana dopo l’8 settembre 1943 – Rubbettino, Soveria Mannelli 2024, pp. 264, euro 20,00

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Chiara Frugoni, Due papi per un Giubileo: Celestino V, Bonifacio VIII e il primo Anno Santo – il Mulino, Bologna 2024, pp. 300, euro 29,00
«Il 1300 era già un anno speciale, che chiudeva il secolo; papa Bonifacio VIII lo rese specialissimo facendolo diventare l’Anno Santo. Accordò l’indulgenza plenaria, cioè il perdono di tutte le pene ancora da scontare per i peccati commessi a coloro che, assolte le colpe mediante la confessione, avessero visitato lungo tutto quell’anno le basiliche degli apostoli Pietro e Paolo…». Che cosa spinse una moltitudine di pellegrini a mettersi in cammino, sfidando pericoli e dure prove fisiche, per riversarsi in San Pietro nel 1300? A quella data, profondi mutamenti della società sia economici sia politici (l’emergere dei Comuni, la nuova figura del cittadino) avevano ormai investito anche la sfera religiosa. Se nei secoli precedenti il giudizio universale era sentito come un grande evento collettivo della fine dei tempi, ora la geografia dell’aldilà doveva rispondere alle esigenze degli individui, preoccupati più per la propria salvezza che per quella di tutti. Ecco allora la nascita del purgatorio, per il peccatore una consolante alternativa fra i tormenti eterni dell’inferno e il miraggio irraggiungibile del paradiso; ecco l’evolvere delle pratiche penitenziali, e il pellegrinaggio come strategia per «lucrare» indulgenze, ovvero sconti di pena. Interrogando testi e immagini, Chiara Frugoni racconta le origini e il contesto politico del primo Giubileo vero e proprio, dalla complessa vicenda dell’eremita Pietro da Morrone, quel Celestino V, oscillante tra ambizione e ascetismo, che pochi mesi dopo l’elezione al soglio pontificio abdicò, alla Roma turbolenta del successore Bonifacio VIII, tra famiglie rivali, cardinali e re. Una narrazione vivacissima, un prezioso viatico per comprendere il Giubileo del 2025.

Marco Mariano, Tropici americani: l’impero degli Stati Uniti in America Latina nel Novecento – Einaudi, Torino 2024, p. 288, euro 29,00
L’espressione «impero americano» evoca spesso l’immagine di un’entità astratta, libera da vincoli di spazio e di tempo, che sfugge alle leggi della storia come a quelle della geografia. Un impero globale e permanente, senza limiti. Eppure quei limiti, dettati da condizionamenti interni e sfide globali, sono sempre esistiti. Riportarli alla luce significa comprendere i motivi della sua ascesa e della sua attuale crisi. Tropici americani esplora un secolo di politiche imperiali statunitensi in America latina, dall’inizio del Novecento alla fine della guerra fredda. Una proiezione verso Sud fatta sia di continuità, spesso nascoste e negate, con gli imperi europei, sia di novità tipiche del modello egemonico di Washington. Un modello che non va letto in termini eccezionalisti, come frutto di un inevitabile destino manifesto. Le grandi infrastrutture e le istituzioni panamericane, i progetti di modernizzazione socio-economica e la militarizzazione dei rapporti Nord-Sud mostrano sotto una nuova luce come quel progetto sia stato immaginato, costruito e contestato, dentro e fuori gli Stati Uniti. Quello che emerge da queste pagine è dunque un «impero emisferico» sfaccettato e contradditorio. Un impero che non si esaurisce nelle logiche della guerra fredda e pertanto va visto come capitolo fondamentale del «secolo americano» e della storia globale del Novecento.

Massimo De Giuseppe, Messico: biografia di una nazione dall’indipendenza a oggi – il Mulino, Bologna 2024, pp. 296, euro 22,00
Il Messico, nato dalla disgregazione della monarchia ispano-americana, negli ultimi due secoli si è consolidato attorno al mito di una nazione meticcia e sincretica, grazie anche a una singolare resilienza alle pressioni statunitensi ed europee. Paese della prima grande rivoluzione novecentesca, oggi è un originale laboratorio di sperimentazioni politiche e culturali; inoltre è segnato da complesse dinamiche migratorie e dal narcotraffico, hub globale dell’industria automobilistica ma anche territorio di mobilitazioni sociali e indigeniste e tra le principali economie emergenti. Questo libro racconta la storia di un paese plurale, emblema della contemporaneità e delle tensioni che l’attraversano.

Emanuela Lucchetti, Falsi storici: quattro casi che hanno cambiato il mondo – Einaudi, Torino 2024, pp. 59, euro 2,99
I falsi storici esistono da sempre e sono un efficace e malvagio strumento di potere politico. Dalla Donazione di Costantino alle immagini ritoccate dall’Ai, i falsi storici manipolano la verità e creano realtà alternative molto verosimili. Non solo, rispondono alla paura e alla confusione che sopraggiungono quando la realtà inizia a incrinarsi, dando certezze e disegnando con precisione la fisionomia del presunto nemico.

Marcello Flores e Giovanni Gozzini, Perché la guerra – Laterza, Roma-Bari 2024, pp. 208, euro 20,00
Da sempre gli uomini combattono. Da sempre le guerre segnano la storia. Ma le guerre non sono sempre state la stessa cosa, si sono trasformate e con esse le ragioni per le quali gli uomini combattono. E conoscere la storia ci può aiutare a capire come possiamo fare la pace e renderla duratura.
La domanda «perché la guerra» è tornata prepotente. Gli storici hanno una risposta semplice: le guerre sono sempre esistite e quindi sempre esisteranno. Ma anche le paci sono sempre esistite e quindi sempre esisteranno. Questo libro cerca una risposta nei fatti: è in aumento il numero di conflitti armati e di vittime di guerra? Sì, in cifra assoluta (ma di poco), no, in rapporto al numero crescente di stati e di abitanti della Terra. Le guerre sono cambiate. È aumentato il numero di attori non statali come Hamas e i separatisti filorussi del Donbass in Ucraina. E le guerre si sono imbastardite: solo raramente sono scontri campali tra eserciti, più spesso si fa uso di missili, droni, attentati contro civili. Per questo ci fanno ancora più paura. Non cambia invece la sostanza: le guerre sono frutto di decisioni politiche di uomini contro altri uomini. Non sono il prodotto ineluttabile di una natura umana malvagia. Siamo capaci di guerra e di pace. Dipende dalle circostanze: c’è stato un periodo di pace sostanziale subito dopo la fine della Guerra Fredda, grazie alle operazioni di peacekeeping condotte dai caschi blu dell’ONU. Potremmo e dovremmo farlo anche oggi. Questa è la via maestra, forse l’unica, per un pacifismo che non voglia limitarsi alla salvezza farisaica della propria anima.

Aram Mattioli, Tempi di rivolta: una storia delle lotte indiane negli Stati Uniti – Einaudi, Torino 2024, pp. 384, euro 32,00
Siamo abituati a immaginare la storia dei nativi americani come una storia di infinita oppressione subita passivamente; a pensare che dopo le grandi battaglie in cui capi leggendari sfidavano leggendari generali i popoli indigeni del Nord America abbiano accettato in maniera stoica il proprio destino di sconfitti. Ma le cose non sono andate proprio cosí, anzi, la loro resistenza non si è mai fermata, ha trovato altre strade: dalla disobbedienza civile ad azioni di protesta anche dura. E ancora oggi il popolo delle antiche tribú fa sentire la propria voce contro le politiche statunitensi che non hanno mai smesso di essere coloniali. Gli attivisti indiani, deposti le asce, l’arco e le frecce, hanno continuato a considerarsi guerrieri ma di tipo nuovo, cercando di raggiungere i propri obiettivi con i mezzi resi disponibili dalla costituzione, dalla democrazia e dallo stato di diritto degli Usa. Nella loro resistenza si sono serviti di risoluzioni, petizioni e sconfinamenti organizzati di massa della frontiera canadese-americana, per rivendicare le promesse sancite dai trattati storici; cosí come di pressioni politiche sul Congresso e di udienze e azioni legali. Aram Mattioli, uno dei massimi studiosi delle popolazioni indigene nordamericane, ci racconta, in modo documentato e appassionante, le pagine piú vivide di questa resistenza, restituendoci il ritratto di uomini e donne dimenticati che nel corso dell’ultimo secolo non hanno smesso con spirito indomito di denunciare le ingiustizie subite e di conquistare i propri piccoli spazi di libertà; e mostrandoci come la resistenza indigena attraversi come un filo rosso la storia statunitense del XX secolo, inserendosi nel contesto globale delle lotte per l’autoaffermazione anticoloniale.

Valeria Parrella e Massimo Osanna, Classici sovversivi: mito e tragedia per la vita quotidiana – Rizzoli, Milano 2024, pp. 224, euro 18,00
«Io credo che i classici siano sovversivi perché sono ancora tra noi, cioè la loro sovversione è essere ancora così presenti. Ci costringono a una chiamata che è fisica, reale, attiva. I classici, se sono tali, non tramontano mai. Semplicemente, stanno da qualche parte, e noi dobbiamo cercarli.» Come si torna ai classici? In quale modo si può riscoprire la letteratura che ci ha preceduti e riportarla nella nostra esistenza di tutti i giorni? Come rapportarsi a scritti e fonti di oltre duemila anni fa? Quegli scritti, quelle storie, sostiene Valeria Parrella, sono il sentiero su cui già camminiamo: altri prima di noi lo tracciarono e questo ci rende più sicuri, perché non siamo i primi a calcarlo, e perché sappiamo che questo sentiero ci condurrà da qualche parte, esattamente come ha fatto dall’antichità a oggi. Per permettere all’antico di parlare con il nostro quotidiano, Massimo Osanna, direttore generale dei Musei italiani, per ognuno dei soggetti trattati illustra la storia e la fortuna (o sfortuna) iconografi- ca, inquadra le fonti storiche, i ritrovamenti archeologici, tra ceramiche decorate e bassorilievi, statue e pitture, ricostruzioni topografiche e riferimenti all’arte classica. In queste pagine troverete Antigone, Eros, Narciso, Euridice e Orfeo, Tiresia, Apollo e Re Mida, le Troiane: Valeria Parrella ricostruisce così i nostri rapporti con l’amore e con la morte, con il femminile e con la guerra, con il lutto e la violenza. Miti classici per eccellenza, resi sovversivi da una rilettura brillante e avvincente, a cura di una voce tra le più amate della nostra narrativa, capace di far interagire queste figure con autori di oggi, con canzoni, con tutto ciò che arricchisce e abita le nostre vite.