In libreria: Quando il neogotico parla di Storia

la-memoria-delle-ceneri-600x829La memoria delle ceneri è un romanzo scritto a quattro mani dalla nostra collaboratrice Daniela Franceschi e da Simone Valtorta. L’alterazione della realtà e l’introduzione di elementi sovrannaturali che alimentano, fino all’ossessione, le paure più recondite dell’essere umano lo caratterizzano come romanzo dell’orrore, mentre i temi dell’incombenza della morte, della maledizione, dell’odio finalizzato alla vendetta, e i richiami alle cabale di estrazione religiosa, mettono in risalto l’appartenenza a un filone neogotico. I temi affrontati in modo diretto, quali la tragedia della Shoah e il principio che l’odio genera altro odio, rendono il testo adatto a una lettura da parte di un pubblico di adulti ma anche di giovani.
La storia si ambienta nei primi anni Ottanta del XX secolo in una Parigi cupa e funerea, ben diversa dalla “ville lumière” che siamo portati a immaginare, ma la vicenda affonda le sue radici in un passato più remoto, precisamente nella deportazione degli Ebrei Parigini nei campi di sterminio nazisti fatta dalla gendarmeria francese nel 1942. È un fatto storico ancora poco conosciuto, che ha provocato la quasi totale uccisione dei 13.000 Ebrei rastrellati (tutti di nazionalità non francese). Lo stesso titolo, La memoria delle ceneri, rimanda sia alla «Giornata della Memoria», sia alle ceneri degli Ebrei bruciati nei forni crematori dei lager.
Su questa Parigi, stretta nel gelo invernale, una città in cui si mescolano luoghi reali e luoghi inventati, eventi realmente accaduti ed eventi di fantasia, incombe la forza sovrannaturale del Devastatore, citato anche nella Bibbia: una forza colma di una malvagità assoluta, che proviene dal passato e che si nutre di odio. Una minaccia rimasta nascosta per decenni sta per svelarsi, per dare il via a una serie di eventi sanguinosi di cui nessuno potrà comprendere la reale portata, fin quando non sarà forse troppo tardi per fermarli. Il romanzo è stato concepito come un intrigante enigma che deve essere risolto passo dopo passo, mettendo in ordine tutti i tasselli: una corsa tra le vittime e il predatore, la cui posta è la vita e, forse, anche la salvezza dell’anima. Una sorta di giallo «classico», deduttivo, dove la spiegazione mette in scena il soprannaturale, ma dove ogni cosa deve avere una sua ragione e una sua logica: nulla viene lasciato al caso.
Un libro complesso, dunque, ma anche scorrevole nella lettura e ricco di colpi di scena, percorso da una sottile vena ironica: un romanzo che potrà appassionare sia i cultori del genere neogotico, sia coloro che si avvicineranno per la prima volta a questo tipo di letteratura.
Daniela Franceschi, Simone Valtorta, La memoria delle ceneri: la libreria del demonio – La Torre dei Venti, Milano 2020, pp. 160, euro 12,00.

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Franco Cardini, Roberto Mancini, Hitler in Italia. Dal Walhalla a Pontevecchio, maggio 1938 – il Mulino, Bologna 2020, pp. 256, euro 22,00
Il 3 maggio 1938 Hitler con il suo numeroso seguito arrivava in Italia in visita di Stato. In sette giorni il Führer avrebbe visitato Roma, Napoli e Firenze. Nel dispiegare grandi apparati cerimoniali preparati con cura, il regime fascista volle accoglierlo proponendogli tre «quinte di scenario»: il glorioso passato della nazione che aveva in Roma le radici del suo destino; il mare che essa aveva solcato e dominato e che sarebbe stato ancora suo; l’arte e la cultura che avevano affascinato schiere di viaggiatori venuti da Oltralpe. La visita di Hitler, che seguiva quella fatta pochi mesi prima da Mussolini in Germania, si inseriva in un quadro di politica internazionale quanto mai complesso e il duce, nonostante i discorsi ufficiali, esitava ancora dinanzi alla prospettiva di un’alleanza col Reich. Di lì a poco però, con il «Manifesto della razza», il regime imboccò una strada irreversibile e fatale.

Marco Pellegrini, Savonarola: profezia e martirio nell’età delle guerre d’Italia – Salerno Editrice, Roma 2020, pp. 372, euro 25,00
In un mondo come quello odierno, in cui le religioni sono tornate ad essere forza motrice di rivoluzioni politiche e sociali, il “caso Savonarola” appare più che mai emblematico.
Si tratta di un ‘comunicatore’ rinascimentale e del suo tentativo di trasformare una città “corrotta” come la Firenze medicea in una Repubblica di santi, avanguardia della rigenerazione dell’intero mondo cristiano. Giovandosi di una ricchissima tradizione di ricerche, la presente biografia ripercorre in chiave aggiornata la controversa vicenda del Frate che pagò con la vita la sua sfida alla Roma di papa Alessandro VI Borgia.
Lasciando aperto l’interrogativo sulla santità o l’impostura del personaggio, l’autore presenta con scrupolo di obiettività e con ampie citazioni documentarie la figura di un visionario che salì alla ribalta della grande storia.
In un crescendo di rivelazioni e moniti dal pulpito, Savonarola sfruttò spregiudicatamente la sua reputazione di uomo di Dio per elevare Firenze a nuova Gerusalemme, patria di un popolo rinnovato nei costumi e nelle istituzioni. Impose austerità e utilizzò la propaganda, ma si astenne dal fondare la sua riforma sulla violenza. Si attirò per questo il biasimo di Machiavelli, che nel rogo su cui il predicatore salì nel maggio 1498, vide il destino di qualsiasi profeta disarmato.
Le ragioni del suo tragico fallimento, destinato a lasciare una traccia durevole sulla coscienza cristiana di Firenze e non solo, sono qui ripercorse alla luce della storia generale dell’Italia di fine Quattrocento, di cui l’autore è tra i maggiori esperti sulla scena internazionale.

Daniele Biacchessi, Un attimo quarant’anni: vite e storie della strage della stazione di Bologna – Jaca Book, Milano 2020, pp. 200, euro 20,00
Una stazione d’agosto. Il caldo non dà tregua, la confusione sotto le pensiline, gente in fila per un biglietto, qualcuno perde il treno, altri aspettano figli, nipoti, nonni, madri, parenti lontani. Arrivi e partenze, sogni e speranze, voglia di mare e riposo. Nulla è diverso intorno alle 10,25 del 2 agosto 1980, a Bologna. Nella sala d’aspetto di seconda classe c’è chi legge, chi fuma una sigaretta. Storie di gente comune, di vita quotidiana. Volti, occhi, mani, sguardi, discorsi. Accade quarant’anni fa alla stazione di Bologna, prima che qualcosa la trasformi in una grande catasta di macerie, di dolore, di orrore, di morte. 85 morti, oltre 200 feriti. Questo libro parla di vittime e si rivolge al grande pubblico, specie ai più` giovani. Quello che leggerete è il percorso individuale e collettivo di uomini e donne che chiedono solo la verità. Vogliono che ai loro morti venga resa giustizia.

Sergio Bozzola, Retorica e narrazione del viaggio: diario, relazioni, itinerari fra Quattro e Cinquecento – Salerno Editrice, Roma 2020
Le Navigazioni atlantiche di Alvise Da Mosto, il Diario de a bordo di Colombo, la Relazione del primo viaggio attorno al mondo di Pigafetta, le lettere di Vespucci, il Mundus novus, la magnifica Histoire d’un voyage fait en la terre du Bresil di Jean de Léry: non sono che alcuni dei testi esaminati in questo libro sotto il profilo della lingua e delle forme discorsive (iperboli, amplificazioni, similitudini e metafore, strutture del racconto). Attraverso un’analisi puntuale il lettore è condotto a scoprire non anonime, asciutte pagine di diario, o cronache essenziali, o maldestre registrazioni di eventi e paesaggi, ma narrazioni nelle quali cerca espressione lo stupore primigenio di fronte a scenari perturbanti. Ed è proprio quando l’ignoto assume tutte le forme del sensibile (suoni, odori, colori) che il mezzo linguistico dei narratori si rivela costituzionalmente povero e deve torcersi nel tentativo di descrivere. Nelle pieghe di queste incrinature sono gli indizi di un’impensata meraviglia.

Marina Montesano, Dio lo volle? 1204: la vera caduta di Costantinopoli – Salerno Editrice, Roma 2020, pp. 188, euro 16,00
Un attacco premeditato, il saccheggio selvaggio, massacri e una parziale distruzione della città sul Bosforo: la prima “caduta di Costantinopoli” non avvenne nel 1453 per mano ottomana, come generalmente si ritiene, ma nel 1204 ad opera dei latini, ossia veneziani e milites in gran parte francesi.
È la storia raccontata in questo volume: nota come quarta crociata, la spedizione promossa da Innocenzo III puntava ufficialmente alla riconquista di Gerusalemme, ma finì per prendere la Nuova Roma, greca e cristiana. La storiografia si è interrogata sull’episodio con esiti differenti. I bizantinisti hanno generalmente considerato la presa del 1204 come un atto deliberato ai danni di Costantinopoli, mentre gli studiosi della crociata sono stati più cauti, fino a sposare il punto di vista dei protagonisti: come il cronista Goffredo di Villehardouin, il quale presenta una concatenazione di incidenti casuali che avrebbero condotto al sacco della città.
Alla luce delle numerose fonti dell’epoca, il libro restituisce un quadro preciso della vicenda e non esita a chiamare in causa volontà e comportamenti sinora occultati da una storiografia a tratti compiacente.

Marcello Verga, Alla morte del re: sovranità e leggi di successione nell’Europa dei secoli XVII-XVIII – Salerno Editore, Roma 2020
«Il re muore, ne occorre un altro; le elezioni lasciano degli intervalli pericolosi […]. Si è resa la corona ereditaria in alcune famiglie e si è stabilito un ordine di successione che impedisca ogni disputa alla morte del re. Cosicché […] si preferisce rischiare di avere per capi dei bambini, dei mostri, degli imbecilli piuttosto che avere da disputare sulla scelta dei buoni re» (J.-J. Rousseau, Contratto sociale).
Questo saggio ricostruisce i dibattiti, gli scontri e le tensioni che accompagnarono la gestazione delle leggi di successione, tra la metà del Seicento e la metà del secolo successivo: dalla Danimarca all’Inghilterra della Gloriosa Rivoluzione, dalla Russia di Pietro I alla Francia di Luigi XIV, dalla Spagna borbonica ai domini asburgici, alla Toscana nel passaggio dai Medici ai Lorena.
Nel contesto dei dibattiti sulla sovranità e sul rapporto tra sovrano e popolo, da Pufendorf a Hobbes, a Locke, il volume ripercorre la storia d’Europa tra XVII e XVIII secolo per cercare di comprendere il contributo che le leggi di successione dettero alla “costituzionalizzazione” del rapporto tra dinastia, popolo e territorio.

Andrea Pongetti, Non solo un gioco: le Marche del calcio – il lavoro editoriale, Ancona 2019, pp. 168, euro 25,00
È il gioco più popolare al mondo, quello più praticato, amato e discusso, ma un tempo come oggi non è, ne potrebbe mai essere, soltanto un gioco. E non soltanto per i grandi interessi economici che gli girano attorno, ma anche per come è vissuto da chi lo pratica, da chi lo guarda e soprattutto da chi lo tifa, anche in una piccola regione come le Marche. Partendo da queste premesse è nato Non solo un gioco: le Marche del calcio, del giornalista e ricercatore storico Andrea Pongetti, redattore di “Senigallia Notizie”. Dalle prime partite giocate in campi polverosi, con maglie sbiadite e scarpe rattoppate, ai gol del senigalliese Renato Cesarini – l’unico calciatore diventato un modo di dire – all’ultimo minuto con la maglia azzurra e la Juventus, alla celebre aggressione all’arbitro Vannini durante un infuocato Anconitana-Pisa al Dorico nel secondo dopoguerra, ai tanti infernali derby provinciali fino ai successi di Ascoli, Ancona e Samb negli anni Ottanta e Novanta e alle difficoltà, soprattutto economiche, dei giorni nostri. Tante le piazze che vengono citate nel volume, grazie ai successi delle loro squadre: da Ancona ad Ascoli Piceno, passando per Pesaro, Fano, Senigallia, Jesi, Osimo, Civitanova Marche, Macerata, Fermo, San Benedetto del Tronto.
Un libro in cui si parla di calcio, ma in maniera un po’ insolita: non mancano partite e risultati, ma il fenomeno calcistico è indagato soprattutto dal punto di vista sociale e in rapporto all’evolversi della società contemporanea. “Per tutto il Novecento e fino ad oggi le Marche, pur percepite come regione periferica, sono state terra di sport e di calcio, ritagliandosi come in pochi altri campi un ruolo di primo piano e suscitando l’interesse e la partecipazione di migliaia di persone – evidenzia l’autore – ‘Non solo un gioco’, senza alcuna pretesa di esaustività, si muove da queste premesse per compiere un viaggio documentato sulle fonti (tra cui, più volte, quotidiani cartacei e online) dentro le vicende delle più importanti società calcistiche della regione”. Più di altre discipline, il “pallone” può proporsi come chiave di lettura della contemporaneità: basti pensare a come atavici campanilismi e localismi spuntassero puntualmente negli affollatissimi derby di provincia degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso o a personaggi iconici come il Presidentissimo dell’Ascoli Costantino Rozzi (a cui è dedicata la copertina), l’uomo che “come nessuno ha saputo rappresentare un’intera città”. Come sottolinea lo storico Marco Severini (Università di Macerata e presidente dell’Associazione di Storia Contemporanea) nella Postfazione, “in tempi in cui le principali agenzie educative e la politica sono in irreversibile crisi, uno sport come il calcio si dimostra cruciale per la crescita dell’essere umano come parte della società”.