In libreria: Napoli 1943-45

89915_0010_cover0001-0002-1-1_885b20d8af43ec5ad7f247e861eeef63È il 1°ottobre del 1943 quando i soldati alleati entrano a Napoli. La risalita da sud è stata lenta, ogni metro è stato conquistato a fatica, tra assalti, ripiegamenti e nuove incursioni. Quando varcano le porte della città, la trovano sfigurata: i palazzi crivellati di colpi, i binari interrotti, il porto che praticamente non esiste più. Tra le macerie compare una folla festante, i bambini scalzi si arrampicano sui carri armati per mendicare cioccolato, le donne donano fiori e sorrisi a quei soldati finalmente alleati. I napoletani sono esausti ma vivi, reduci da quattro giorni in cui erano insorti spontaneamente contro l’esercito tedesco.
“Napoli liberata” è la storia di quei giorni, di come ci si arrivò e soprattutto di ciò che accadde in seguito. Perché la liberazione non portò subito la pace, al contrario: segnò l’inizio di una nuova fase, caotica e ambigua, in cui Napoli divenne uno strano crocevia di culture, tensioni, possibilità e contraddizioni. Oltre alla brutale occupazione tedesca e alle rappresaglie, la città aveva infatti subìto il bombardamento spietato degli alleati: la sofferenza e la miseria erano ovunque, le bande criminali spadroneggiavano, la fame e il tifo opprimevano la popolazione, i servizi pubblici erano al collasso e intanto prosperavano il mercato nero e la prostituzione. Quando nel marzo 1944 il Vesuvio eruttò, fu difficile non vederlo come un segnale dell’apocalisse in corso.
Basandosi su fonti italiane e internazionali, Keith Lowe sfida le narrazioni mitizzate o romanzate che spesso hanno avvolto le cronache di quegli anni. In questo nuovo, grande affresco storico, Lowe racconta l’eroismo e il sacrificio dei napoletani, ma anche le difficili condizioni politiche e sociali seguite al controllo alleato. Come un piccolo, doloroso, combattivo laboratorio, la Napoli liberata di queste pagine riguadagna il suo ruolo di periferico centro propulsivo della storia della Liberazione d’Italia.
Keith Lowe, Napoli liberata: caos, eroismo e barbarie dal 1943 al 1945 – UTET, Torino 2025, pp. 525, euro 26,00

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Michele Strazza, Anastasia Strazza, Bambini nei Gulag: infanzie negate nei campi di detenzione e lavoro sovietici – Albeggi Edizioni, Roma 2025, pp. 128, euro 16,00
L’Unione Sovietica di Stalin non fu soltanto un sanguinoso regime dittatoriale ma anche una vera e propria fabbrica di centinaia di migliaia, forse milioni di bambini e orfani, la cui infanzia venne rubata per sempre da uno Stato crudele. Furono, infatti, tantissimi i bambini e gli adolescenti che, in diversi periodi, vennero chiusi nei Gulag dal regime sovietico o internati in orfanotrofi e istituti dopo l’arresto e la deportazione dei propri genitori. In questo momento storico, in cui un nuovo imperialismo torna a minacciare l’Occidente, diventa sempre più necessario non perdere il filo della memoria e non lasciare all’oblio la storia del Gulag e delle sue piccole vittime: una immensa catena di dolore e sofferenza che non può e non deve essere dimenticata.

Stefano Pivato, Alla riscossa! Emozioni e politica nell’Italia contemporanea – il Mulino, Bologna 2025, pp. 248, euro 18,00
«i badogliani con sulle spalle il fazzoletto azzurro e i garibaldini col fazzoletto rosso e tutti, o quasi, portavano ricamato sul fazzoletto il nome di battaglia. La gente li leggeva come si leggono i numeri sulla schiena dei corridori ciclisti. Nomi romantici e formidabili che andavano da Dinamite a Rolando» (Beppe Fenoglio).
Il 1789 segna una svolta storica: la Rivoluzione francese dà vita alla politica moderna. I simboli che nascono da questo fervore sostituiscono l’araldica aristocratica, incarnando ideali di libertà, uguaglianza e fraternità. Esattamente due secoli dopo, nel 1989, il crollo del Muro di Berlino segna un altro capitolo, portando alla crisi dei grandi sistemi ideali e dei linguaggi politici tradizionali. E in Italia cosa succede? Mentre la popolazione colta si avvicina agli ideali politici tramite la lettura, i ceti popolari si connettono a principi e valori attraverso le emozioni. Sono quelle suscitate da canti e colori, abiti e bandiere, dalle grandi manifestazioni di piazza e da quelle private, fino ai nomi dati ai bambini per sfida e per protesta. Stefano Pivato racconta la storia vivace e fragorosa della passione politica.

Pierluigi Moressa, I Visconti: fra potere e congiure, l’epopea di una delle più antiche dinastie europee – Diarkos, Santarcangelo di Romagna 2025, pp. 288, euro 19,00
La storia dei Visconti prende avvio nell’Alto Medioevo e coincide per un lungo tratto con la storia d’Italia. Feudatari dell’arcivescovo di Milano, divennero ben presto vice comitis, carica da cui discese il cognome. La biscia, il loro stemma trasmesso lungo i secoli, è tuttora emblema araldico e logo impiegato per designare iniziative imprenditoriali e sportive in terra lombarda, tratto di una memoria che ha potuto mantenersi viva attraverso le epoche e le generazioni. La signoria dei Visconti su Milano rappresentò un forte baluardo di potere e il fulcro di cospicue espansioni nella Penisola, che non ebbero uguali nel Rinascimento. Circolò nel sangue dei Visconti un’ambizione mai del tutto celata: quella di farsi signori di vaste parti d’Italia, grazie alla tessitura e alla rottura di alleanze talvolta compiute in modo sfrontato e improvviso. La concezione di Stato da loro promossa rappresentò una forma di organizzazione destinata a incarnare l’idea moderna di governo, mentre le conquiste territoriali furono sostenute dall’imponente forza delle armi guidate da abili condottieri, fino a che la fortuna viscontea dovette trasfondersi nel sangue sforzesco, che si fece erede dei poteri ducali e delle insegne familiari. Il libro di Pierluigi Moressa consente di immergersi non solo nell’epopea di una famiglia, ma anche nel clima politico e militare italiano culminato entro le dispute svoltesi durante la transizione fra Medioevo e Rinascimento.

Federico Giuntoli, I diluvi di Dio: dal mito mesopotamico alla Bibbia – il Mulino, Bologna 2025, pp. 264, euro 23,00
«Dio vide la terra, ed ecco: era corrotta, perché ogni mortale aveva corrotto la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: “Per me è giunta la fine di tutti i mortali, perché per loro causa la terra si è riempita di violenza: ecco, sto per distruggerli assieme alla terra!”» (Genesi 6,12-13).
Narrato nei testi sumerici e accadici della Mesopotamia del II millennio a.C., il mito del diluvio si è trasmesso nei secoli fino al racconto biblico di Noè, lasciando tracce profonde anche nella letteratura greca e latina. Per la prima volta, questo volume ricostruisce l’intera storia del mito con un costante e sapiente richiamo ai testi antichi pervenuti. Lungi dall’essere soltanto narrazione di rovina, il diluvio è racconto paradossale di rigenerazione: in mezzo alle acque che travolgono, l’arca custodisce la promessa di nuovi inizi. In un’epoca come la nostra, segnata da stravolgimenti ambientali e conflitti, l’archetipo plurimillenario del diluvio continua a parlare con forza. Anche nella notte più fonda della storia e in mezzo alle rovine della distruzione, l’umanità può scorgere le tracce di una salvezza possibile.

Antonio Trampus, Giacomo Casanova: il mito di un avventuriero – Carocci, Roma 2025, pp. 180, euro 16,00
Avventuriero, ciarlatano, truffatore, galantuomo, seduttore… sono innumerevoli le definizioni per Giacomo Casanova. Dopo la pubblicazione postuma delle sue memorie, nel 1822, il mito ne ha oscurato la figura storica e lo ha trasformato in un personaggio in cui si è riflessa la società dell’Ottocento e del Novecento, in un’icona sempre più al centro delle moderne strategie commerciali. Il volume ripercorre le fasi di questa trasfigurazione attraverso le parole che nel corso del tempo sono state utilizzate per designare il veneziano: dal libertino frutto delle manipolazioni e delle alterazioni delle memorie al ribelle prediletto dagli anarchici e dai socialisti nell’Ottocento, dal seduttore mitizzato dai futuristi all’imputato nei processi per oltraggio al pudore, fino al mattatore, al Don Giovanni e alla spia tanto amati dal cinema del Novecento.

Giancarlo Silva, Piccole storie di grandi aeroplani – Logisma, 2025, pp. 200, euro 16,00
In realtà è un grande libro di “piccole storie”: sono i ricordi della vita che Giancarlo Silva ha trascorso “per aria”. Ricordi che sono nati come privati, scritti per i suoi tre nipoti, e che dovevano restare delle semplici fotocopie rilegate alla meglio. Poi Silva trovò tante vecchie fotografie e così si è lasciato prendere dal desiderio di fare una cosa più presentabile. Da solo non ci sarebbe mai riuscito, e così, con l’aiuto dell’amico Giannetto Valli, quelle fotocopie nel 2011 divennero un libro stampato per pochi amici. Oggi che Giancarlo non è più fra noi, i suoi ricordi sono stati messi a disposizione di tutti coloro che, come lui, amano profondamente il cielo e il volo. Una fortuna, perché sono pagine preziose che hanno il gusto deciso e quasi amarcord di qualche decennio fa, quando la società, il modo di volare, le macchine volanti e la vita di aeroporto erano differenti. Molto differenti. Un libro che ha il sapore della nostalgia, del romanticismo, scritto da un pilota veramente appassionato. Così godibile e divertente da essere davvero un grande libro.

Andrea Augenti, Archeologi: i maestri del passato – Carocci, Roma 2025, pp. 316, euro 24,00
La storia dell’archeologia dalle origini ai nostri giorni, raccontata attraverso le vite di alcuni tra i più importanti studiosi: uomini e donne che hanno dato forma e sostanza alla disciplina, nel corso del tempo e in modi diversi. Da Johann Winckelmann, che getta le basi dell’archeologia come storia dell’arte, a Mortimer Wheeler, a cui si deve uno dei primi manuali di scavo; da Gertrude Bell, instancabile studiosa dell’Oriente, a Thomas Lawrence, militare e spia, ma anche archeologo con la passione del Medioevo e dei castelli dei crociati. E poi Rodolfo Lanciani, autore di una straordinaria mappa di Roma antica, Mary Leakey e le sue grandi scoperte sui nostri antenati, e molti altri ancora… Un viaggio nell’evoluzione del pensiero archeologico, nelle vicende, nelle menti e nelle emozioni dei personaggi che grazie al loro lavoro hanno scritto pagine fondamentali della storia. La scrittura chiara e scorrevole, assieme alle immagini degli scavi, degli oggetti e dei taccuini di appunti, permette al lettore di tuffarsi nel passato, per scoprire la meraviglia di un mestiere davvero affascinante.

Glauco Maria Cantarella, L’impero di Cluny: i monaci della corte celeste – Carocci, Roma 2025, pp. 212, euro 21,00
Il nome di Cluny evoca un connubio indissolubile di spiritualità e potere; tra il X e il XIII secolo, infatti, il monastero che fondò la sua regola sul silenzio si trasformò nell’abbazia più grande della cristianità occidentale, un vero impero della fede, più potente della stessa Roma papale. Il volume racconta come quella di Cluny non fu solo una storia di osservanza e innovazione della regola benedettina, ma un’inarrestabile ascesa spirituale che, grazie al carisma degli abati e all’ambizione di dominare il mondo monastico, rese i suoi monaci un’aristocrazia della preghiera, capace di trattare alla pari con papi e imperatori. Cluny fu il centro di un grande impero che estendeva le sue reti nell’Europa occidentale, dalla Borgogna all’Italia, alla penisola iberica all’Inghilterra. I monaci cluniacensi erano la corte celeste che aveva come perimetro il mondo terreno e come prospettiva i cieli divini. Il percorso tracciato da questa aristocrazia della fede non fu lineare ma fu inarrestabile, la sua influenza mutò nei secoli, e pian piano si spense, molto lentamente.