In libreria: Mattei e l’intelligence
A sessant’anni dalla morte, la società italiana deve ancora fare i conti con l’eredità di Enrico Mattei. Fu suo il merito, a differenza di quanto avverrà successivamente, di evitare la privatizzazione di un’importante industria di Stato facendo diventare l’Italia una grande potenza industriale a pochi anni da una guerra perduta. Il volume analizza le vicende di Mattei attraverso la chiave dell’intelligence, che il presidente dell’ENI conosce fin dalla Resistenza e poi utilizza per espandere l’azienda nel mondo e per rispondere alla guerra dell’informazione scatenata contro di lui a tutti i livelli. Per il suo ruolo così rilevante, i Servizi segreti lo controllano costantemente: dagli americani ai britannici, dai francesi agli israeliani. E come evidenzia Vincenzo Calia, l’intelligence aleggia costantemente nella vicenda della sua morte. Un volume che mette in luce aspetti ancora sconosciuti della storia di Mattei. Come le considerazioni del Secret Service di Sua Maestà, rilevate da Giovanni Fasanella, che lo definiscono “una escrescenza da rimuovere”; la lettera di Aldo Moro, individuata da Mario Caligiuri, con la quale un mese prima della scomparsa gli viene chiesto “un sacrificio per il partito”; un documento inedito dell’intelligence italiana del marzo 1962 rinvenuto da Giacomo Pacini in cui si prevede un possibile sabotaggio al suo aereo privato proprio in Sicilia. Un volume di straordinaria attualità politica che invita a ulteriori approfondimenti attraverso gli studi sull’intelligence, sottraendo la figura di Mattei alle teorie del complotto per indirizzarla verso una più appropriata analisi storica e scientifica.
Mario Caligiuri (a cura di), Enrico Mattei e l’intelligence: petrolio e interesse nazionale nella Guerra fredda – Rubbettino, Soveria Mannelli 2022, pp. 226, euro 16,00
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Mario Avagliano, Marco Palmieri, Il dissenso al fascismo: gli italiani che si ribellarono a Mussolini (1925-1943) – Il Mulino, Bologna 2022, pp. 560, euro 30,00
«Chi ha visto le interminabili sfilate in parata delle camicie nere, dei giovani, dei contadini, degli operai, degli atleti, dei preti, delle monache, delle madri prolifiche, chi ha assistito alle cerimonie nelle quali le più alte cariche dello Stato facevano atto di devozione al regime, ed alle dimostrazioni oceaniche nelle maggiori piazze d’Italia, alle folle deliranti per il duce, può intendere quali sentimenti dovesse vincere chi continuava la lotta anche dopo superata la crisi per l’assassinio Matteotti: aveva veramente l’impressione di muovere all’assalto del Monte Bianco armato solo di uno stuzzicadenti» (Ernesto Rossi).
Stretti nella morsa fra repressione e consenso, i reduci dei partiti messi al bando e gli oppositori militanti del fascismo, ma anche coloro che erano semplicemente scettici, poco allineati o scontenti furono emarginati, incarcerati, inviati al confino, costretti all’emigrazione e sottoposti al controllo occhiuto della famigerata Ovra. Gli spazi per esprimere dissenso – con scioperi, proteste o in forme non organizzate e in ambito privato – erano limitati ed era rischiosissimo lasciarsi sfuggire anche solo una battuta di spirito, a causa delle spie e delle delazioni. A partire dai rapporti delle prefetture, delle questure e dei carabinieri, le relazioni della censura, del Pnf e dell’Ovra, i giornali, i diari e le lettere dell’epoca, gli autori ricostruiscono le storie di una minoranza di italiani che, all’indomani del delitto Matteotti e fino alla caduta del regime, continuò a esercitare il dissenso.
Pierluigi Franco, Gorbacev il furbo ingenuo: una storia non agiografica alle origini della crisi mondiale (e ucraina) – Rubbettino, Soveria Mannelli 2022, pp. 392, euro 19,00
Michail Sergeevič Gorbačëv ha senz’altro rivoluzionato gli equilibri del mondo, favorendo due linee di pensiero: una che lo ritiene una sorta di eroe, un’altra che lo ritiene un politico incapace che ha, sia pure involontariamente, creato le basi di tutti gli attuali conflitti che stanno sconvolgendo il pianeta. Un dibattito interrotto, poiché le convenienze politiche hanno portato quasi a dimenticare. Oggi si parla tanto di Putin e della sua Russia, ma difficilmente si parla di quello che è stato il periodo di incubazione di questa Russia frutto inevitabile di quanto accaduto negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta. Infatti non si può negare che Putin sia in qualche modo un prodotto della politica di Gorbačëv e che la stessa Ucraina sia nata come Stato indipendente il 1 dicembre 1991 quando Gorbačëv era ancora Presidente dell’Urss. Michail Sergeevič Gorbačëv si è spento il 30 agosto 2022 all’età di 91 anni.
Jean-Paul Bled, Gli ultimi giorni dell’Impero asburgico 1914-1920 – LEG, Gorizia 2022, pp. 330, euro 20,00
Costruito sulle macerie dell’Europa napoleonica, e poi riformato nel 1867 per conferire all’Ungheria un ruolo di maggior peso, l’Impero austro-ungarico del 1914 poteva sembrare, all’apparenza, una delle potenze più solide del continente. Tuttavia, era ormai un regime “all’antica”, e infatti aveva ancora l’ambizione di federare e tenere sotto il suo impero molti popoli eterogenei. La maggioranza dei tedeschi e degli ungheresi governava i destini degli slavi (cechi, polacchi, sloveni, croati, ecc.), dei rumeni e degli italiani – che, per di più, mal sopportavano questa convivenza forzata. Così, con il pretesto dell’assassinio del suo principe ereditario Francesco Ferdinando, il vecchio imperatore Francesco Giuseppe si fece trascinare in guerra insieme alla Germania. Diviso tra diverse nazionalità, religioni antagoniste, una vera e propria torre di Babele di lingue e culture, l’impero non poteva reggere lo shock. Cinque anni dopo l’attentato di Sarajevo, cinque nuovi Paesi, fondati sul principio delle nazionalità, verranno alla luce e rimpiazzeranno la Duplice Monarchia. Nella stessa Austria, divenuta anch’essa uno Stato, il giovane imperatore Carlo I, succeduto a Francesco Giuseppe nel 1916, dovrà così arrendersi alla fine di un’epoca. Jean-Paul Bled, considerato il massimo esperto francese sulla storia dell’Austria-Ungheria, racconta nel dettaglio l’agonia di una monarchia che non ha saputo adattarsi ai nuovi tempi, nonostante i poteri e le ricchezze acquisiti nel corso del tempo. Un’importante pagina della storia europea viene qui magistralmente raccontata nella sua interezza.
Eugenio Di Rienzo, D’Annunzio diplomatico e l’impresa di Fiume – Rubbettino, Soveria Mannelli 2022, pp. 928, euro 45,00
D’Annunzio sviluppò un’intensa attività diplomatica per contrastare la reazione internazionale ostile all’occupazione di Fiume, disgregare la Jugoslavia, costituire una «Lega dei popoli oppressi», estesa dai “vinti della Grande Guerra” alla Russia di Lenin e alle nazionalità sottomesse all’imperialismo occidentale. Il Vate non fu, però, né l’ideatore né l’incontrastato primo attore dell’impresa fiumana ma ricoprì il ruolo di semplice pedina manovrata dai “Poteri forti”, dalla massoneria, dai vertici delle Forze Armate, da vari gruppi di pressione politica.
Igor Santos Salazar, I Gonzaga: potenza e splendore di una casata – Diarkos, Santarcangelo di Romagna 2022, pp. 320, euro 19,00
«In quel tempo, un piccolo Stato dell’Italia settentrionale, spesso minacciato dalla potenza militare dei suoi vicini, seppe giocare un ruolo fondamentale nel contesto peninsulare e proporsi persino come una delle più dinamiche e avanguardistiche capitali di tutte le arti».
I Gonzaga, abili politici, condottieri ricercatissimi da tutte le potenze italiche e ferventi mecenati, dominarono la città di Mantova per secoli. Il racconto della storia della dinastia, dalla sua prima comparsa fino al raggiungimento del titolo ducale nel 1530, corrisponde a uno dei momenti più straordinari della storia politica e culturale d’Italia. Attraverso l’indagine sulle vite dei principali membri della famiglia questo libro illustra lo stupefacente contesto politico e culturale attraversato dalla città sul Mincio e dal suo territorio, senza dimenticare il ruolo delle donne del casato, le basi economiche del potere e l’eccezionale momento intellettuale e artistico della capitale del “piccolo Stato” gonzaghesco, dove artisti e intellettuali quali Vittorino da Feltre, Pisanello, Andrea Mantegna e Giulio Romano furono grandi protagonisti.
Aldo Ferrari, Storia della Crimea: dall’antichità a oggi – il Mulino, Bologna 2022, pp. 232, euro 20,00
La posizione geografica e la conformazione naturale hanno fatto della Crimea un luogo cruciale d’incontro tra i popoli dell’Eurasia e quelli del Mediterraneo. Nella sua lunga storia è stata abitata da Tauri, Cimmeri, Sciti, Greci, Goti, Bizantini, Ebrei, Armeni, Genovesi, Tatari, Russi; nessuno di questi popoli ha legato in maniera definitiva il suo nome alla regione, ma ognuno vi ha lasciato importanti tracce storiche e culturali. In epoca moderna e contemporanea due popoli hanno avuto al suo interno un ruolo fondamentale e in sostanza egemonico: dapprima i Tatari (dal 1441 al 1783), quindi i Russi (dal 1783 ad oggi con una interruzione tra il 1991 e il 2014). L’autore ci guida alla scoperta di questa regione tracciandone la storia dall’antichità, evidenziandone la dimensione multietnica e multiculturale, e giungendo al presente, all’annessione alla Russia nel 2014 e alla guerra russo-ucraina.
Duccio Balestracci, Il Duca: vita avventurosa e grandi imprese di Federico da Montefeltro – Laterza, Roma-Bari 2022, pp. 220, euro 18,00
600 anni fa nasceva a Gubbio uno dei personaggi più significativi del Rinascimento italiano: Federico da Montefeltro. Mecenate e mercenario, coltissimo umanista e principe spregiudicato, la vita del duca di Urbino è un incredibile succedersi di avventure e cambi di destino.
In tutte le raffigurazioni è l’uomo dalla faccia dimezzata, da quando, nemmeno trentenne, un occhio e la radice del naso li aveva perduti per un colpo di lancia ricevuto durante una giostra. Nella storia del Rinascimento italiano, Federico da Montefeltro, duca di Urbino, è il più stimato e strapagato condottiero, circondato dalla fama di non aver perso (quasi) mai una battaglia. Intelligente, coltissimo, ottimo stratega, bravo statista, abile diplomatico, scaltro (ma sempre elegante) curatore dei propri interessi, assieme al suo grande amore, la giovanissima e affascinante seconda moglie Battista Sforza, Federico riuscì a trasformare la corte del Montefeltro in uno dei centri della cultura e della politica italiane: a lui si deve la facies urbanistica e architettonica di Urbino, èlui che riesce a coinvolgere nel suo progetto culturale artisti e architetti come Piero della Francesca o Francesco di Giorgio Martini. Ma come ogni vita avventurosa che si rispetti, anche quella di Federico fu costellata da intrighi e misteri mai del tutto risolti: come riuscì da figlio ‘bastardo’ a impadronirsi del potere? Che ruolo ebbe nella famosa ‘congiura dei Pazzi’?
Adriano Prosperi, Il seme dell’intolleranza: ebrei, eretici, selvaggi: Granada 1492 – Laterza, Roma-Bari 2022, pp. 200, euro 16,00
Nel 1492 gli ebrei spagnoli furono posti di fronte alla drammatica scelta fra adesione piena alla fede cattolica o espulsione, forse la prima apparizione dell’antisemitismo moderno. Adriano Prosperi racconta quello che accadde allora sullo sfondo della città di Granada, nella penisola iberica, in un’edizione arricchita di una nuova premessa.
Vincenzo Mistrini, Gli Assiri: la prima superpotenza dell’Oriente antico – LEG, Gorizia 2022, pp. 168, euro 16,00
Dalle ceneri dell’Età del Bronzo, gli Assiri seppero costruire un impero di ferro che terrorizzò, assoggettò e resse l’intero Medioriente dal X secolo a.C. al 612 a.C. La nascita di questa prima superpotenza dell’Antichità si dovette ad un esercito la cui organizzazione ed efficienza anticipò quella delle legioni di Roma ed all’invenzione dell’idea stessa di imperialismo.
Su quest’impero e sul suo esercito, tanto quanto sui suoi imperatori-soldati, ha per secoli gravato il manto dell’infamia gettatovi dalla tradizione ebraico-cristiana: uno svantaggio notevole se consideriamo che, da principio, lo studio dell’antica storia mediorientale ebbe origine dalla volontà di scoprire, svelare l’ambiente storico del Vecchio Testamento.
Pur tra le immani difficoltà provocate dai tragici sviluppi geopolitici che oggi interessano il Medioriente, il susseguirsi delle scoperte relative alla sua storia antica ha negli ultimi decenni permesso di guardare in modo più sistematico ed imparziale alla storia dell’Assiria, al suo esercito, alle sue campagne militari e alle correlate e inevitabili brutalità, superando gli stereotipi e permettendoci di comprendere quanto gli Assiri abbiano fornito un esempio per quegli imperi mediorientali che, nel bene e nel male, funsero da modello per lo sviluppo degli imperi ellenici e poi dell’Impero romano: anzitutto l’Impero neobabilonese di Nabucodonosor II e, poco dopo, l’Impero persiano che seppe raddoppiare i confini del vecchio impero assiro.