In libreria: La guerra patriottica secondo Grossman

«Chi scrive ha il dovere di raccontare una verità tremenda, e chi legge ha il dovere civile di conoscerla, questa verità»: attenendosi scrupolosamente a tale principio, a dispetto della censura e dei gravi rischi, Vasilij Grossman narrò in presa diretta le vicende del secondo conflitto mondiale sul fronte Est europeo. Era infatti inviato speciale di «Krasnaja zvezda» (Stella Rossa), il giornale dell’esercito sovietico che egli seguì per oltre mille giorni su quasi tutti i principali fronti di battaglia: l’Ucraina, la difesa di Mosca e l’assedio di Stalingrado, che fu il punto di svolta nelle sorti della guerra e diede origine a Vita e destino. Benché fosse un tipico esponente dell’intelligencija moscovita, Grossman riuscì, grazie al suo coraggio e alla capacità di descrivere con singolare efficacia ed empatia la vita quotidiana dei combattenti, a conquistarsi la fiducia e l’ammirazione di chi lo leggeva, ufficiali e soldati da una parte, e dall’altra un vasto pubblico di cittadini e patrioti ansiosi di ricevere notizie autentiche, non contaminate dalla retorica ufficiale. Dei taccuini – di sorprendente qualità letteraria – che fornirono materia ai reportage di Grossman, e che escono ora per la prima volta dagli archivi russi, lo storico inglese Antony Beevor offre qui una vasta scelta, arricchita da articoli e lettere dello scrittore e da altre testimonianze coeve. E il commento, sapiente cornice, ci guida attraverso le tappe della Grande Guerra Patriottica, dallo shock dell’invasione tedesca del 1941 fino alla trionfale avanzata russa su Berlino, passando per l’epica battaglia di Kursk e l’atroce scoperta dei campi di sterminio di Treblinka e Majdanek.
Vasilij Grossman, Uno scrittore in guerra – Adelphi, Milano 2015, pp. 471, euro 23,00

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E. Felice, Ascesa e declino. Storia economica d’Italia – il Mulino, Bologna 2015, euro 18,00, pp. 392
«Se la storia dell’economia italiana può insegnarci qualcosa, la strada per evitare il declino non può che essere una: dotarsi degli stessi fondamentali su cui poggiano le economie forti del continente. È la strada più difficile da seguire per la classe dirigente − politica e imprenditoriale − e per questo è ancora più importante che l’opinione pubblica ne sia consapevole».
Nel suo percorso millenario il nostro paese ha conosciuto fasi alterne di prosperità e di declino. Dopo i successi del Novecento, da anni sembra arenato nelle secche di una lunga stagnazione, che non trova paragoni nel resto dell’Occidente. Come è stato possibile passare da una realtà economica tra le più floride all’attuale declino? Alla luce delle più aggiornate ricerche sul reddito e sulla disuguaglianza, sul divario Nord-Sud e sulla performance delle imprese, il libro mostra come l’origine dei successi e dei fallimenti italiani sia da ricercarsi nell’assetto politico e istituzionale del paese, nelle sue classi dirigenti e nel modo in cui esse hanno inciso, nel bene o nel male, sulle condizioni profonde della crescita.

L. Nannipieri, Arte e terrorismo. Sulla distruzione islamica del patrimonio storico artistico – Rubbettino, Soveria Mannelli 2015, pp. 62, euro 8,00
Questo libro è una lezione su quanto il terrorismo islamico sia una minaccia per il patrimonio storico artistico di civiltà antiche e moderne, presenti in almeno 20 Paesi nel mondo: gli attentati al Museo di Tunisi in Tunisia, al Museo del Cairo in Egitto, al Museo di Mosul in Iraq, sono soltanto gli attacchi più mediaticamente riconosciuti di una lunga e tentacolare distruzione del patrimonio culturale e dei suoi luoghi, che sta avvenendo in molte nazioni del pianeta. Il terrorismo sull’arte e sulle memorie dei popoli antichi, come affrontarlo? Come dialogarci? Come batterlo? La nostra civiltà, da Socrate a Gesù, da San Benedetto a San Francesco, da Beccaria a Capitini, ci offre una direzione. Nel libro viene detta e approfondita la risposta al maggior pericolo del nostro tempo.

M. Tarchi, Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo – il Mulino, Bologna 2015, pp, 384, euro 20,00
«Quale percorso ha condotto la politica italiana, dopo quasi settant’anni di esperienza democratica repubblicana, a impregnarsi di una dose così forte di populismo?»
Guglielmo Giannini e Umberto Bossi, Achille Lauro e Antonio Di Pietro, le campagne della Lega e del Msi della prima segreteria di Fini contro l’immigrazione e le esternazioni di Cossiga, la rivolta di Reggio Calabria e gli show televisivi di Berlusconi, i referendum radicali contro il finanziamento pubblico dei partiti e i girotondi capeggiati da Nanni Moretti, per finire – momentaneamente – con Beppe Grillo ossessionato dagli zombie e dal «tutti a casa»: che cosa accomuna eventi e personaggi così disparati? In varia misura discendono tutti dal populismo, che in Italia ha avuto radici profonde e, dopo aver conosciuto un primo momento di fulgore, in epoca fascista, si è continuamente ripresentato nel dopoguerra sotto svariate spoglie. Un libro per capire come quella che era considerata una pericolosa patologia possa diventare una componente connaturata ai regimi democratici.

P. Nemo, La bella morte dell’ateismo moderno – Rubbettino, Soveria Mannelli 2015, pp. 140, euro 12,00
Per circa due secoli, un intero filone di ricerche intellettuali, sia sincere sia propagandistiche, ha cercato di convincerci degli errori, delle colpe e infine dell’insignificanza del cristianesimo. Oggi queste ricerche hanno esaurito la loro spinta iniziale: l’ateismo è morto di morte naturale. È morto perché non è riuscito, nonostante l’abbondante tempo a disposizione, a portare a compimento il programma di ricerca che si era assegnato. L’ateismo è morto, insomma, perché non ha saputo proporre una visione filosofica alternativa di un qualche valore e che offra un senso all’esistenza umana. È probabile che, nella sua caduta, l’ateismo trascinerà con sé anche il nichilismo, altro triste prodotto della cultura europea degli ultimi secoli. Nel silenzio dell’ateismo contemporaneo, la voce del cristianesimo torna a farsi sentire e diventa di nuovo la grande impresa intellettuale della nostra epoca.

A. Varsori, Radioso maggio. Come l’Italia entrò in guerra – il Mulino, Bologna 2015, pp. 216, euro 15,00
«Guerra! La parola formidabile tuona da un capo all’altro dell’Italia e si avventa alla frontiera orientale, dove i cannoni la ripeteranno agli echi delle terre che aspettano la liberazione: guerra! È l’ultima guerra dell’indipendenza. Avevamo finito col credere che il libro del Risorgimento fosse ormai pieno e chiuso e consegnato al passato. Ed ecco che si riapre sotto questo cielo di primavera fatidica» Corriere della Sera, 24 maggio 1915.
Rimasta neutrale nel 1914, il 26 aprile 1915 l’Italia firmava segretamente il Patto di Londra, impegnandosi a partecipare al conflitto mondiale in cambio di vantaggi territoriali. Ma la maggioranza dell’opinione pubblica si mostrava perplessa se non ostile all’entrata in guerra. In quello che fu poi definito «il radioso maggio», la minoranza interventista, con manifestazioni anche violente, spazzò via l’opposizione neutralista, determinando un rapido voltafaccia che in Parlamento si tradusse nel consenso alla guerra. Basato su un’ampia gamma di fonti, il libro racconta in maniera puntuale, giorno per giorno, gli eventi che dal 26 aprile al 24 maggio segnarono dal punto di vista interno e internazionale il processo di coinvolgimento del paese nella Grande Guerra.

M. Bettini, S. Romani, Il mito di Arianna. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi – Einaudi, Torino 2015, pp. 284, euro 30,00
Il mito di Arianna è cosí celebre da esserci quasi familiare. La sua silhouette attraversa le rovine di gigantismi mitologici: figure che hanno colonizzato in modo ipertrofico l’immaginario della cultura occidentale; lei minuta fra le statue ciclopiche del padre Minosse, del fratello Minotauro e della prigione, il labirinto, in cui era rinchiuso. Tuttavia, se anche si muove leggera nel cono di luce di questo mondo famoso, Arianna è intessuta nell’ombra e quando si afferra la sua veste è pronta a sfuggire, negandosi all’interpretazione. È stata, nella sua madrepatria, una dea del labirinto e ha visto i coetanei muoversi in cerchio, seguendo una misteriosa coreografia inventata da Dedalo. Ha amato follemente Teseo, senza esserne in verità mai ricambiata. Ha scelto di tradire la famiglia, di lasciare dietro di sé la patria, per salire su una nave ateniese sperando di diventare, un giorno, regina di Atene. Si è spenta, invece, sulla riva del mare di Nasso, dopo l’abbandono. È morta di parto a Cipro. Si è mutata in statua sulla piana di Argo, per aver incrociato lo sguardo pietrificante della gorgone Medusa. Il dio Dioniso l’ha scelta, infine, come compagna e le ha regalato una nuova vita fra le stelle. Molti destini diversi, a volte persino dissonanti fra loro, per un personaggio fra i piú noti della mitologia antica. Questo libro vuole restituire al lettore tutte le anime di Arianna e infonderle un po’ di nuova vita, sciogliendo i nodi del gomitolo di filo che Teseo si è portato al centro del labirinto.

D. Forgacs, Margini d’Italia. L’esclusione sociale dall’Unità a oggi – Laterza, Roma-Bari 2015, pp. 398, euro 26,00
I ‘margini d’Italia’ sono tutto ciò che si è scelto di relegare alla periferia fisica o simbolica della nazione: le popolazioni africane delle colonie, le zone meno sviluppate del meridione, i manicomi prima della loro chiusura, le baraccopoli delle grandi città e i campi nomadi di oggi. È indubbio che l’esclusione di alcuni soggetti e alcuni luoghi contribuisce a determinare l’identità culturale di una nazione. Nel nostro paese l’esclusione sociale non è sempre passata attraverso un progetto politico preciso, ma è sempre stata contrassegnata da un discorso pubblico che ha rappresentato luoghi e persone come marginali.
Nel libro, le voci e le fotografie di coloro che hanno contribuito alla segregazione politica e sociale, o l’hanno combattuta, ci raccontano molto sul processo di formazione dell’Italia moderna. Il risultato è un ribaltamento di prospettiva nella considerazione della nostra identità, destinato a lasciare il segno nella storiografia italiana.

F. Guida, L’altra metà dell’Europa. Dalla Grande Guerra ai giorni nostri – Laterza, Roma-Bari 2015, pp. 348, euro 26,00
Le vicende tra la prima e la seconda guerra mondiale, il mezzo secolo di socialismo reale vissuto all’ombra di Mosca, gli ultimi decenni che hanno portato all’ammissione nell’Unione europea: oggi l’Europa centro-orientale non è più una periferia, come a lungo è stata considerata.