In libreria: La cultura di Alcide

dega1Attivista cattolico nell’Impero asburgico, ultimo segretario del Partito popolare italiano, vittima della repressione fascista, leader della ricostruzione italiana ed europea. Alcide De Gasperi attraversò stagioni molto diverse, entusiasmanti e tragiche, seguendo il tempo accelerato del Novecento. Il libro ricostruisce per la prima volta i contorni della sua cultura, mettendo in relazione l’attività politica che lo ha reso celebre con le idee che ne orientarono l’impegno. Ripercorrendo le tracce pubbliche e private della sua riflessione, individua e analizza i grandi temi con cui si confrontò dagli anni della formazione fino all’apice della sua carriera, come la libertà e la democrazia, la nazione e la comunità internazionale, la giustizia sociale. Soprattutto, questa biografia intellettuale mostra in che modo un politico cattolico cercò di tradurre la propria fede religiosa nell’attività politica e sociale, conciliando l’autonomia decisionale con la fedeltà agli insegnamenti della Chiesa. In tale percorso, non di rado travagliato, si definì il profilo politico e intellettuale di uno dei protagonisti del Novecento italiano ed europeo.
Jacopo Cellini, Alcide De Gasperi: la cultura di un politico cattolico – Carocci, Roma 2025, pp. 268, euro 26,00

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Luca Bellardini (a cura di), La donna che ha cambiato il mondo: Margaret Thatcher e la sua eredità – Liberilibri, Macerata 2025, pp. 176, euro 16,00
Perché ricordare Margaret Thatcher a un secolo dalla nascita? Non solo per le sue politiche, capaci di guarire un Regno Unito che era “il grande malato d’Europa”, ridando forza all’orgoglio britannico dopo decenni di stagnazione. Non solo per la validità delle sue opinioni, sintesi efficace e originale di etica vittoriana, liberalismo classico e conservatorismo anglosassone. Ma, soprattutto, per la sua straordinaria capacità di cambiare le idee dominanti nella società dell’epoca; per il suo coraggio di condurre una campagna vincente, senza compromessi, contro quel “consenso” che a Londra aveva reso indistinguibili i due partiti maggiori e nel mondo infiacchiva le democrazie capitaliste minacciate dal socialismo. «L’economia è soltanto il mezzo», ebbe a dire la Lady di Ferro, «l’obiettivo è cambiare la mente e l’anima».
In sei saggi che vanno alla radice della visione thatche­riana, del suo impatto contingente e della sua eredità nel tempo, ispiratrice per la soluzione di molti problemi contemporanei, questo volume racconta come oltremanica fu possibile dare battaglia – e prevalere – contro i rischi di uno Stato onnipotente e un individuo massificato. Perché fu una donna del popolo della provincia inglese – la “figlia del droghiere” divenuta primo ministro grazie al suo intelletto, al suo carisma, alla sua determinazione – a difendere il bene più prezioso di tutti: la libertà.

Johan Norberg, Open: la storia del progresso umano – Rubbettino, Soveria Mannelli 2025, pp. 374, euro 29,00
«L’apertura ha creato il mondo moderno e lo spinge in avanti, perché quanto più siamo aperti alle idee e alle innovazioni che provengono da luoghi da cui non ce le aspettiamo, maggiori saranno i progressi che faremo». L’inclinazione dell’umanità all’apertura è stata la chiave del nostro successo. La libertà di esplorare e scambiare – che si tratti di beni, idee o persone – ha portato a risultati straordinari in campo scientifico, tecnologico e culturale. Oggi viviamo in un’epoca di ricchezza e opportunità senza precedenti. Perché, allora, sembriamo così determinati a mettere tutto a rischio? Dai cacciatori-raccoglitori dell’Età della Pietra fino alle relazioni tra Cina e Stati Uniti, Open racconta come, nel corso della storia, e attraverso diverse culture, l’umanità abbia sempre oscillato tra il desiderio di cooperazione e il bisogno profondo di appartenenza. In questo libro, l’autore bestseller Johan Norberg propone una nuova e coraggiosa visione della storia umana, sostenendo che, per quanto l’apertura possa metterci a disagio, essa è fondamentale per il progresso. Con uno stile che intreccia riflessione storica e analisi critica, Open offre un argomento potente e attuale: oggi più che mai, è urgente difendere un mondo aperto e un’economia fondata sulla libertà di scambio.

Gianni Oliva, La prima guerra civile: rivolte e repressione nel Mezogiorno dopo l’Unità d’Italia – Mondadori, Milano 2025, pp. 228, euro 21,00
Dopo l’Unità d’Italia, il Mezzogiorno precipita in una sanguinosa guerra civile. Da un lato, i ribelli si oppongono alle nuove istituzioni con violenza: teste mozzate esposte come trofei, stupri, soldati evirati. Dall’altro, lo Stato risponde con rastrellamenti, incendi di villaggi e fucilazioni sommarie. Ma etichettare tutti i ribelli come «briganti» e definire questa contrapposizione una «lotta al brigantaggio» è un errore, che produce una grave lacuna nella storiografia ufficiale. Per comprendere questo delicato momento della storia del nostro paese bisogna andare oltre le interpretazioni tradizionali e coglierne il carattere multiforme. Alla base c’è la questione della terra, che muove plebi impoverite, le quali vedono nel nuovo Stato non un’opportunità ma un ulteriore peso – a partire dalla coscrizione obbligatoria – e mettono in piedi rivolte che non hanno programma né direzione. Su questa instabilità sociale si innestano bande criminali, che talvolta si ammantano di valenze politiche ma che in realtà agiscono per il proprio tornaconto. Infine, agenti borbonici, papalini e reazionari locali non esitano a fomentare il caos per destabilizzare il neonato Stato italiano. La classe dirigente liberale, formatasi al Nord, ignora i problemi sociali del Mezzogiorno e, nell’ansia di legittimarsi agli occhi dell’Europa, risponde alle rivolte con la potenza del Regio esercito. Ne consegue un conflitto sproporzionato, in cui vengono mobilitati due terzi delle forze armate e si contano più vittime che nelle tre guerre di indipendenza messe insieme.

Sergio Ricossa, I grandi classici dell’economia – Liberilibri, Macerata 2025, pp. 464, euro 20,00
Sergio Ricossa è stato uno dei massimi esponenti del liberalismo italiano. In anni in cui termini come “proprietà”, “mercato”, “individualismo”, e persino “borghese” erano da mettere all’indice e dimenticare nella pattumiera della storia, con la sua attività accademica e con quella di pubblicista ha tenuto alti questi concetti che costituiscono la pietra angolare di una società libera. Ma Ricossa ha dato grande importanza anche alla formazione e alla diffusione delle idee, nella convinzione che le persone comuni dovessero avere accesso ai principi base dell’economia.
In tale prospettiva, questo libro costituisce una sorta di introduzione all’economia che chiunque si interessi della materia, o ne voglia comprendere i nodi cruciali, dovrebbe avere sulla propria scrivania. I testi capitali della disciplina, a partire dalle radici che affondano nella Grecia classica, vengono analizzati, riassunti, criticati, offerti al popolo (degli studiosi, degli studenti, dei curiosi) da colui che è stato definito “il liberista selvaggio”. Ciò che emerge è uno straordinario affresco delle dottrine e delle idee che, nel corso dei secoli, si sono scontrate dando forma al mondo in cui viviamo. Carlo Stagnaro ha curato il libro integrando il lavoro di Ricossa.

Andrea Goldstein, Cortina 1956: un’Olimpiade tra Guerra fredda e Dolce vita – Rubbettino, Soveria Mannelli 2025, pp. 224, euro 18,00
Tanley Albright – che aveva iniziato a pattinare da bambina per rimettersi dalla poliomielite e vinse l’oro malgrado un grave infortunio – e il principe di Svezia – che invitò al suo ricevimento di gala i salatori delle piste e i conduttori delle slitte. Toni Sailer – che entrò con prepotenza nella storia vincendo tutte le gare di sci alpino con margini mostruosi – e Sophia Loren – che arrivò con le poche cose necessarie per un paio di giorni stipate in sette bauli rosso fuoco. Eugenio Monti – che sulla pista di casa raccolse i primi allori di una carriera conclusa 12 anni dopo, a 40 anni, con due ori olimpici – e Lester Rodney – che per il quotidiano del Partito comunista americano descrisse i trionfi sovietici in piena Guerra fredda. Sono solo alcuni dei protagonisti delle prime Olimpiadi organizzate in Italia, agli albori del boom economico, ad appena 11 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ma che furono anche le prime trasmesse in diretta dalla televisione, le prime in cui una donna lesse il giuramento degli atleti, le prime in cui le due Germanie concorsero sotto la stessa bandiera. Questo volume spazia dallo sport all’economia, dalla politica alla mondanità, in un tragitto ideale che da quei Giochi indimenticabili conduce fino a Milano Cortina 2026.

Antonio Musarra, L’assedio di Gerusalemme: 1099 i crociati conquistano la Città Santa – Carocci, Roma 2025, pp. 188, euro 17,00
Il 7 giugno 1099, dall’alto della collina di Montjoie, i crociati fissano l’orizzonte: la Città Santa è lì, ancora distante eppure già segnata dal destino. Una febbre di attesa e furore percorre l’esercito cristiano, mentre si costruiscono torri d’assedio e si affilano le spade. Poi, il momento decisivo. Le mura cedono, la città è invasa. Per giorni, il sangue scorre senza tregua. Nel Tempio di Salomone, si racconta, si cavalca tra le onde di un massacro. È giustizia divina o il volto più oscuro della fede? Nelle parole dei cronisti,  tra il mito della liberazione e l’eco cupa di una carneficina, si dispiega il racconto di una battaglia che avrebbe segnato per sempre la storia del Mediterraneo.

Chiara Frugoni, Una lontana città: sentimenti e immagini nel Medioevo – il Mulino, Bologna 2025, pp. 290, euro 39,00
Armata della consueta finezza di indagine, Chiara Frugoni ci accompagna attraverso la cultura figurativa, le cronache e i testi coevi in un viaggio alla scoperta della città medievale e del suo immaginario: un luogo costruito prima di tutto per difendersi da ciò che è fuori ? il pericolo, i nemici, il caos, la natura selvaggia. Se le mura segnano il confine tra disordine e civiltà, gli edifici religiosi, protetti da muri sacri, diventano simbolo di una difesa delle anime. Quali emozioni e sentimenti suscitava la città nei suoi abitanti, quali messaggi spirituali trasmetteva il suo assetto materiale, quale società si rifletteva in quell’agglomerato fatto di palazzi, chiese, statue, case, vicoli e piazze? E quando gli «abitanti» diventano «cittadini»? Dalla città di pietre alla città di uomini il percorso si compie attraverso trasformazioni profonde, mentre una nuova coscienza urbana prende forma, più laica, legata alla rivalutazione delle arti, al lavoro, al brulicare dei mestieri, allo sviluppo della vita pubblica e associativa. Da Milano a Napoli, da San Gimignano a Firenze, Perugia, fino a Siena e al grande affresco del Buon e del Mal Governo di Ambrogio Lorenzetti: ovunque la città è teatro di potenti tensioni ideali e politiche.

Hartmut Rosa, Perché la democrazia ha bisogno della religione – il Mulino, Bologna 2025, pp. 136, euro 13,00
A che serve la religione nella società del nostro tempo? È solo un anacronismo? O una sorta di superstizione da vivere in privato ma di cui non discutere in pubblico? Ma cosa accadrebbe alla democrazia se la «risonanza» della religione dovesse svanire del tutto? Una domanda fondamentale, a cui questo piccolo libro risponde inducendoci a ripensare alla religione e alla sua funzione nelle democrazie contemporanee. Hartmut Rosa rileva che essa favorisce una cultura del dialogo, dell’ascolto e della riflessione, consentendoci così di creare legami con gli altri e di sperimentare il nostro mondo così denso di significato. Questo aiuta i cittadini a coltivare una sensibilità democratica che può fare da àncora in tempi instabili. Con la finezza di sguardo che gli è propria, l’autore s’arrischia a riflettere su cosa accadrebbe se il secolare patrimonio di saggezza distillato nella religione andasse dissolto nella temperie ultramoderna.

Pier Luigi Petrillo, L’Iran degli ayatollah – il Mulino, Bologna 2025, pp. 192, euro 16,00
L’Iran è un paese unico, ma non è un paese solo. Se guardiamo al suo regime, vediamo uno dei sistemi politici più originali del mondo musulmano: uno stato in cui il potere palese e occulto funziona in maniera diversa da tutti gli altri stati islamici (vicini per lo più ostili, che infatti considerano l’Iran una «eresia»). Se guardiamo alla storia e alla geografia, capiamo che l’Iran è un paese cerniera tra mondo arabo e mondo islamico, ma senza appartenere a nessuno dei due: perché ancora oggi è l’antico impero persiano a plasmare la concezione che gli iraniani hanno del loro posto nel mondo. Intrecciando la descrizione della forma di governo – il regime fondato da Khomeini nel 1979 – a dati culturali, politici, sociali ed economici di lungo periodo, questo libro accompagna il lettore in un percorso fatto di mille colori, suoni e contraddizioni, fino a descrivere il senso delle proteste che negli ultimi anni hanno agitato il potere ufficiale. Emerge così un paese dai tanti volti e dalle tante voci caratterizzato, da un lato, dal diffuso desiderio di costruire un futuro diverso e, dall’altro, dal rifiuto di ogni egemonia straniera che possa intaccare il forte orgoglio popolare.