In libreria: Formidabili ’80

ottantaDopo quasi tre decenni di crescita – dal secondo dopoguerra alla crisi petrolifera – cambia tutto. Fino a un momento prima c’era piena occupazione, l’industria prosperava, l’ascensore sociale funzionava, si andava presto in pensione, sanità gratuita per tutti. Erano gli anni del rock’n’roll e della Sex Revolution, della tivù, di Woodstock, dell’impegno politico, della decolonizzazione. Poi arrivano gli Ottanta, l’età del brusco risveglio. Nel 1980 l’Urss invade l’Afghanistan, che non è soltanto il suo Vietnam: dell’impero sovietico non resteranno, a fine decade, che rovine. Sale, con la rivoluzione khomeinista in Iran, la stella dell’islamismo radicale. L’Occidente è in balìa della «Reaganomics»: il liberismo osé della Scuola di Chicago. Nel biennio 1980-1981 ci sono due attentati particolarmente significativi: al papa polacco, nemico di Mosca, e a John Lennon, simbolo dei Sixties e delle controculture. Sono gli anni in cui si registrano i primi segnali dell’Aids. In Italia c’è la marcia dei 40mila: il sindacato e il movimento operaio, da protagonisti, si fanno marginali. Nasce Mediaset, il futuro impero mediatico di Berlusconi, che pochi anni più tardi entrerà in politica diventando il prototipo d’ogni populismo a venire. Nascono Internet, i pc, i primissimi cellulari. Sono anche gli anni della P2, delle guerre di mafia e di monsignor Marcinkus. Craxi si gioca la carriera a Sigonella.
Diego Gabutti, Ottanta. Dieci anni che sconvolsero il mondo – Neri Pozza, Vicenza 2025, pp. 352, euro 22,00

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Richard Overy, Pioggia di distruzione: Tokyo, Hiroshima e la bomba – Einaudi, Torino 2025, pp. 194, euro 25,00
Servirono veramente le bombe atomiche a porre fine alla guerra o vennero sganciate seguendo altre logiche e finalità? Perché non fu sufficiente il precedente bombardamento incendiario di Tokyo, quasi altrettanto distruttivo e crudele? Uno dei maggiori storici militari al mondo, Richard Overy, ripercorre quei mesi drammatici, dalla guerra nel Pacifico agli sforzi tecnologici e scientifici della corsa atomica, fino all’escalation che portò alla scelta di colpire Hiroshima e Nagasaki. Sono mesi che gettano la loro ombra inquietante sull’oggi, in un tempo in cui insieme agli interrogativi etici minacciano di sollevarsi gli stessi venti nucleari.

Stefano D’Andrea, L’Italia nell’Unione Europea: tra europeismo retorico e dispotismo “illuminato” – Rubbettino, Soveria Mannelli 2025, pp. 276, euro 25,00
L’integrazione europea è una rivoluzione: nei metodi, perché espropria i Parlamenti e attribuisce potere decisionale a “tecnici”, e nei risultati, perché comporta la disapplicazione del principio del “diritto al lavoro”, appartenente al nucleo duro della Costituzione. Nell’Unione Europea l’Italia è obbligata a promuovere e mantenere un’alta disoccupazione e non a promuovere e mantenere la piena occupazione. Con “dispotismo illuminato” è stata imposta la prevalenza del diritto dell’Unione su quello nazionale, promossa la rendita finanziaria, modificato il regime dell’euro previsto a Maastricht, e imposta per 27 anni un’altissima disoccupazione. Il consenso di massa è stato dovuto a una forma di fanatismo, l’“europeismo retorico”: si è stati favorevoli all’integrazione, a prescindere dalla riflessione sugli interessi – di ceti, classi sociali, territori (il Mezzogiorno) e Stati – che venivano sacrificati. I risultati economici della rivoluzione europea per l’Italia sono catastrofici.

Alfio Caruso, Incursori del re: la vera storia della X MAS – Neri Pozza, Vicenza 2025, pp. 240, euro 20,00
C’è un prima e c’è un dopo, nella storia della X flottiglia Mas della Regia Marina Italiana, e lo spartiacque è l’8 settembre 1943, quando il comandante Junio Valerio Borghese raduna i suoi incursori e annuncia di volersi schierare al fianco della Repubblica sociale e dei nazisti. Lo seguiranno in pochi, macchiando però per sempre quella che era stata fino ad allora una gloriosa storia militare, una storia di lealtà e coraggio, di patriottismo, disciplina ed eroismo. Prima di tutto questo, a cavalcioni dei celebri «maiali», e a differenza di tanti ammiragli, che nonostante le corazzate di cui disponevano non sfidarono mai gli inglesi in battaglia, gli uomini della X Mas assaltarono per tre anni le due principali roccheforti nemiche nel Mediterraneo, Gibilterra e Alessandria, e s’immolarono a Malta proprio per supplire alle deficienze della Marina. Le piccole storie private di ciascuno di loro svelano che ne avrebbero fatto volentieri a meno. Lontani da ogni ideologia (i fascisti erano una minuscola minoranza), intrisi di sincero patriottismo risorgimentale, si batterono in una guerra che sapevano già di perdere. Trentun medaglie d’oro raccontano il loro comportamento meglio di tante parole. Paradossalmente furono gli inglesi i cantori delle imprese della X flottiglia Mas. Lionel Crabb, leggendario agente dell’MI6, numero uno dei sub britannici e responsabile della squadra anti-incursori di Gibilterra, onorava i caduti italiani lanciando in mare corone di fiori, e dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, andò a cercare i vecchi nemici per arruolarli nella guerra contro i nazifascisti. Da de la Penne a Straulino, da Birindelli a Forza, l’ultimo comandante della X, in tanti accorsero all’appello della nuova Italia, e stavolta a saltare per aria furono i navigli tedeschi a Genova, a La Spezia, a Imperia. Il modo migliore di ripristinare il prestigio di un reparto infangato da Borghese e dai suoi marò.

Concetto Vecchio, Ali di piombo, 1977: cronaca di un anno tragico appassionato – UTET, Torino 2025, pp. 272, euro 18,00
Il 3 febbraio 1977, dalla facoltà di Lettere dell’Università di Roma muove un corteo di migliaia di studenti. Il giorno precedente un violento scontro tra i collettivi e una squadraccia fascista ha messo a ferro e fuoco il campus. In ospedale con un proiettile alla nuca è finito un ragazzo di sinistra di ventidue anni. In molti vogliono vendicarsi, e quando la manifestazione arriva davanti a una sede del Fronte della Gioventù partono i tafferugli. Mitra, pistole, sampietrini, molotov. Roma brucia. Il giorno dopo si contano i feriti: la maggior parte sono ragazzi poco più che adolescenti. Inizia così la cronaca appassionata di uno degli anni più tragici della storia del nostro paese. Lo Stato sembra vacillare di fronte alla drammatica ascesa delle Brigate rosse, che a Torino uccidono il presidente dell’Ordine degli avvocati Fulvio Croce e il vicedirettore della “Stampa” Carlo Casalegno. Per mesi si susseguono scontri di piazza, agguati, violenza politica. L’eroina miete molte vittime. Ma quei giorni non furono solo piombo e sangue. Negli anni settanta nacquero le radio libere, la tv diventò a colori, furono promulgate numerose riforme: il divorzio, l’aborto, il servizio sanitario, il diritto di famiglia, lo statuto dei lavoratori.

Marco Coslovich, Apolidi: Trieste e i paria del Novecento – Mursia, Milano 2025, pp. 104, euro 15,00
Quest’opera è un invito alla riflessione, un monito potente e un promemoria verso la nostra responsabilità collettiva d’imparare dal passato. Marco Coslovich suggerisce al lettore un parallelismo tra i campi profughi per gli italiani dell’Istria dei lontani anni Cinquanta e gli attuali Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA). Profugo istriano doc, in qualità d’insegnante, ragiona sulle storie degli attuali immigrati della cosiddetta «rotta balcanica» e, soprattutto, in qualità di storico dei Lager nazisti cerca di mettere a confronto le diverse esperienze tra sopravvissuti ebrei e antifascisti. La storia, come temeva Primo Levi, è destinata a ripetersi?

Marco Zagni, La guerra occulta 1914-1918: complotti, maghi e spie – Mursia, Milano 2025, pp. 300, euro 18,00
Nella Prima guerra mondiale ci fu una gestione degli avvenimenti che non sono conosciuti dal grande pubblico, neppure nel nostro Paese. Marco Zagni dimostra che ci fu una precisa «preparazione», ben precedente all’attentato di Sarajevo, in cui erano state stabilite delle direttive specifiche per distruggere gli Imperi centrali e la Germania in particolare, allora in grande ascesa politica ed economica. Si verificarono altri casi poco chiari nel corso della guerra e all’ombra della Rivoluzione Russa, che rivelarono l’esistenza di due gruppi segreti elitari in lotta tra loro, atlantisti contro euro-asiatici, con l’utilizzo per la prima volta dei Servizi segreti dei rispettivi Paesi, che prima del conflitto erano quasi inesistenti. Infine, l’uso di tecniche di propaganda e suggestione che sconfinarono nel soprannaturale, con l’apporto di veri e propri maghi.

Giancarlo Silva, Piccole storie di grandi aeroplani – LoGisma Editore, Vicchio 2025, pp. 200, euro 16,00
In realtà è un grande libro di “piccole storie”: sono i ricordi della vita che Giancarlo Silva ha trascorso “per aria”. Ricordi che sono nati come privati, scritti per i suoi tre nipoti, e che dovevano restare delle semplici fotocopie rilegate alla meglio. Poi Silva trovò tante vecchie fotografie e così si è lasciato prendere dal desiderio di fare una cosa più presentabile. Da solo non ci sarebbe mai riuscito, e così, con l’aiuto dell’amico Giannetto Valli, quelle fotocopie nel 2011 divennero un libro stampato per pochi amici. Oggi che Giancarlo non è più fra noi, i suoi ricordi sono stati messi a disposizione di tutti coloro che, come lui, amano profondamente il cielo e il volo. Una fortuna, perché sono pagine preziose che hanno il gusto deciso e quasi amarcord di qualche decennio fa, quando la società, il modo di volare, le macchine volanti e la vita di aeroporto erano differenti. Molto differenti. Un libro che ha il sapore della nostalgia, del romanticismo, scritto da un pilota veramente appassion