In libreria: Elisabetta dei record

ElisabettaIl 10 dicembre del 1936 Edoardo VIII rinuncia al trono d’Inghilterra per amore dell’americana Wallis Simpson. Il nuovo sovrano è suo fratello “Bertie”, Giorgio VI, padre di Elisabetta e Margaret. In quei giorni la piccola Margaret, che ha solo sei anni, chiede alla sorella maggiore: «Questo significa che poi diventerai regina anche tu?». «Suppongo di sì», risponde Elisabetta, improvvisamente molto seria. E Margaret commenta, candida: «Povera te». Quasi ottant’anni dopo, il 9 settembre 2015, la regina Elisabetta II ha superato il record del regno di Vittoria, durato 63 anni e 217 giorni, divenendo il sovrano che ha regnato più a lungo nella storia della Gran Bretagna.
Vittorio Sabadin racconta la straordinaria vita di Elisabetta: la lunga storia d’amore con Filippo di Grecia, dal loro primo incontro, a bordo dello yacht reale, quando lui era soltanto un giovane allievo ufficiale della Marina e lei aveva appena tredici anni, sino ai festeggiamenti per le loro nozze di diamante (unici reali nella storia inglese a raggiungere il traguardo); il complesso rapporto con il figlio Carlo e con “la principessa del popolo”, Diana; le relazioni, non sempre facili, con i capi di Stato stranieri e con i premier inglesi – memorabili i contrasti con Margaret Thatcher e Tony Blair.
Una biografia che intreccia con abilità i grandi eventi storici e gli aneddoti più intimi e personali, restituendo un ritratto spesso sorprendente della Regina: Sabadin ci rivela risvolti inediti della ben nota passione di Elisabetta per i cavalli e i cani corgi, ci spiega i segreti del suo inconfondibile stile e ci conduce persino a bordo del Britannia, l’amato Royal Yacht su cui la Regina ha trascorso molti dei suoi rari momenti di riposo.
Ultima rappresentante di un modo di concepire la regalità come servizio e dovere, fortemente convinta dell’imparzialità del suo ruolo nei confronti della politica e della netta divisione tra la sfera pubblica e istituzionale e quella privata, Elisabetta II è riuscita a diventare nel tempo un’icona per generazioni distanti e molto diverse tra loro: nessuno, per quanti secoli possa ancora durare la monarchia britannica, sarà più come Elisabetta, l’ultima regina.
Vittorio Sabadin, Elisabetta, l’ultima regina – UTET, Torino 2015, pp. 224, euro 16,00

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A. Brilli, Il grande racconto dei viaggi d’esplorazione, di conquista e d’avventura – il Mulino, Bologna 2015, pp. 564, euro 48,00
Migrazioni, invasioni, esodi, anabasi, deportazioni: la storia dei popoli è segnata dal procedere collettivo dei viaggi. Al di là di questi cataclismi umani, sono singoli personaggi ad assumersi il compito di andare oltre l’orizzonte conosciuto. Nell’interminabile percorso terrestre di Marco Polo verso il Catai, in quello marittimo di Cristoforo Colombo che s’imbatte nel continente imprevisto, nelle peregrinazioni dei mercanti avventurieri veneziani, genovesi, fiorentini ritroviamo una stessa visionaria temerarietà. Ma proprio le loro vicende valgono a ricordarci che spirito ardimentoso di avventura e volontà di dominio nell’Europa dei potentati sono inscindibili. A Oriente come a Occidente con l’apertura delle grandi rotte oceaniche il viaggio d’esplorazione si fa subito viaggio di conquista, fatto di avidità e conoscenza, scoperta e sfruttamento, richiamo dell’ignoto e brama di ricchezze. E oggi? Oggi che i viaggi non offrono più i loro tesori, ripercorrere quelle avventure significa attingere alla formidabile risorsa dell’immaginario e, in compagnia di navigatori, pirati, cannibali, eruditi, sultani, gioiellieri e gesuiti, appassionarsi a inedite trame narrative, consapevoli delle irriducibili contraddizioni di quella eredità in divenire che chiamiamo civiltà.
Attilio Brilli è fra i massimi espertidi letteratura di viaggio. Tra i suoi libri ricordiamo (molti dei quali tradotti in varie lingue): «Il viaggio in Italia» (2006), «Il viaggio in Oriente» (2009), «Dove finiscono le mappe. Storie di esplorazione e di conquista» (2012), «Mercanti avventurieri. Storie di viaggi e di commerci» (2013), «Gerusalemme, La Mecca, Roma. Storie di pellegrinaggi e di pellegrini» (2014), oltre al fortunato «Il grande racconto del viaggio in Italia. Itineraridi ieri per viaggiatori di oggi» (2014).

M. Degl’Innocenti, La patria divisa. Socialismo, nazione e guerra mondiale – Franco Angeli, Milano 2015, pp. 192, euro 24,00
La storia del socialismo si sviluppa in parallelo con quella dello Stato nazionale, del capitalismo industriale e dell’ordinamento della società di massa, tutti fenomeni della contemporaneità. Anche in Italia la nascita e lo sviluppo del Partito socialista e del sindacato confederale accompagnano l’ingresso della comunità nazionale nella modernizzazione in un evento di portata storica, tra innovazioni e persistenze.
I decenni a cavallo del XX secolo offrono una lettura privilegiata dell’accelerazione e decantazione dei processi in corso, dalle politiche di acculturazione e mobilitazione a quelle di inclusione sociale e culturale fino all’evoluzione del sistema di rappresentanza e di governo, consentendo di individuare in un’ottica comparata le singole specificità. Con un’inedita lettura sulla natura e sugli orientamenti della sinistra italiana, nella matrice socialista, il saggio assume i divaricanti orientamenti delle forze politiche sulla guerra mondiale come chiave interpretativa di una patria divisa, con ripercussioni di lungo periodo.

G. Corona, Breve storia dell’ambiente in Italia – il Mulino, Bologna 2015, pp. 144, euro 12,00
Il libro delinea le trasformazioni degli assetti ambientaliin Italia e il modo in cui si sono intrecciate ai più generali mutamenti economici, politici e sociali. Uno scenario che negli ultimi decenni ha visto l’accentuarsi di fenomenicome il dissesto idrogeologico e il consumo di suolo,il peggioramento della qualità della vita nelle aree metropolitane, la scomparsa di aree di pregio, come pure le emergenze legate ai rifiuti, l’inquinamento marino e atmosferico. Molti problemi sono legati alle caratteristiche geomorfologiche del paese, ma è vero che sulla situazione italiana gravano scelte discutibili compiute dalle classi dirigenti dell’Italia unita.

Christoph U. Schminck-Gustavus, Inverno in Grecia. Guerra, occupazione, Shoah 1940-1944 –Golem Edizioni, 2015, pp. 505, euro 42,00
All’alba del 25 marzo 1944, nella città di Giannina, soldati della Wehrmacht, appoggiati da poliziotti greci, svegliano con urla, bastonate e calci, tutti gli ebrei della città che vengono cacciati dalle loro abitazioni e si devono raccogliere in piazza: 1725 uomini, donne e bambini. L’operazione, preparata nei minimi dettagli, si conclude alle ore 10 e una colonna di 80 camion parte per destinazione ignota. Tragicamente, il capo della comunità ebraica aveva esortato tutti ad ubbidire, perché credeva alle promesse del generale tedesco che l’aveva assicurato che si sarebbe trattato di un “trasferimento in nuovi insediamenti all’Est”. Non aveva mai sentito nominare Auschwitz. Solo pochissimi non si erano fidati delle promesse scappando in montagna dai partigiani. Dei deportati solo 92 ebrei di Giannina sono sopravvissuti all’olocausto. La maggior parte degli altri, appena arrivati ad Auschwitz, sono stati avviati direttamente alle camere a gas. Il libro descrive questa tragedia attraverso una pluriennale ricerca di testimonianze locali e conclude con una minuta descrizione dello scandalo giudiziario che nel dopoguerra portò all’impunità dei responsabili.

A. Musarra, Genova e il mare nel Medioevo – il Mulino, Bologna 2015, pp. 208, euro 14,00
È il mare a costituire, nel lungo millennio medievale,il primo ed essenziale richiamo per i genovesi, i quali prosperano grazie al commercio e alle attività finanziarie, viaggiano da un capo all’altro del mondo conosciuto,si stabiliscono fuori patria, fondano «atre Zenoe», pur avvertendo sempre il richiamo della madrepatria, eletta da tempo a porta d’Europa e del Mediterraneo. Una storia che il libro ripercorre guardando in particolare alla situazione politica interna e al contesto internazionale: i genovesi, guerrieri e mercanti, ne sono i protagonisti; il mare ne èla principale lente d’ingrandimento.

J. Le Goff, J.-P. Vernant, Dialogo sulla storia – Laterza, Roma-Bari 2015, pp. 96, euro 14,00
Un confronto serrato sul valore della conoscenza e della storia tra due maestri del nostro tempo.
«La lotta contro la storia evenemenziale ha cambiato tutto. Sappiamo ora che l’evento non è creato dalla storia ma dallo storico. Da una parte, lo storico crea l’evento. Dall’altra parte sappiamo ora che esiste un evento nuovo. Le tecniche di produzione degli eventi sono profondamente cambiate da oltre mezzo secolo. Col giornalismo, ma soprattutto con la televisione, la produzione dell’evento è del tutto nuova. Esiste un evento nuovo per il quale servono nuovi modi di fare storia.» Jacques Le Goff
«Noi poniamo all’oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi. È per questo che esiste una storia degli avvenimenti storici: ogni periodo li vede in maniera differente, perché si modifica l’orizzonte di riflessione.» Jean-Pierre Vernant

C. Dawson, Il cristianesimo e la formazione della civiltà occidentale – Rizzoli BUR 2015, pp. 292, euro 11,00
Quanto è profondo il legame tra il cristianesimo e la nascita e lo sviluppo della società occidentale? È il tema al centro di questo testo di Christopher Dawson, uno dei maggiori storici del dopoguerra. L’autore descrive il cammino della civiltà europea dalla caduta dell’Impero romano alla crisi del XIV secolo, individuando nella presenza della Chiesa, nella sua componente culturale, ma soprattutto in quanto presenza di luoghi di vita diversa nel mondo, l’elemento che agendo nella realtà fu capace di trasformarla e di porre i fondamenti di una civiltà che ha segnato in maniera indelebile il Vecchio Continente. Il rapporto con i barbari, il legame con la tradizione bizantina e con le civiltà dei popoli nordici, la tensione continua alle riforme che ha segnato la vita della Chiesa, sono le tappe descritte da Dawson, la cui lettura del Medioevo cristiano come adolescenza della civiltà occidentale risulta ancora oggi di estrema attualità.

D. Fertilio, L’ anima del Führer. Il vescovo Hudal e la fuga dei nazisti in Sud America – Marsilio, 2015, pp. 215, euro 16,50
Le ragioni della chiesa cattolica e quelle del nazionalsocialismo si incontrarono a Roma, durante gli anni Trenta e Quaranta, nella persona di un vescovo austriaco: Alois Hudal. Fu lui, con la collaborazione del Vaticano, a organizzare le fughe in Sud America di numerosi gerarchi nazisti, compresi i più efferati criminali di guerra, ma anche di semplici combattenti tedeschi ricercati dagli Alleati. Attorno a questo singolare personaggio, anche a causa della sua delicata posizione, la storiografia ufficiale ha steso finora un velo d’ombra: ma le ragioni del suo agire emergono dagli scritti, ormai quasi introvabili. Perché monsignor Hudal coltivava un progetto insieme visionario, utopistico e folle: cristianizzare il nazionalsocialismo, utilizzarlo come una barriera di fronte all’ateismo sovietico e salvare addirittura l’anima di Hitler. Il progetto politico fallì, ma i più grandi criminali nazisti, grazie a lui e ai suoi collegamenti col Vaticano e la Croce Rossa, riuscirono effettivamente a lasciare l’Europa. La sua storia si intreccia a un certo punto con quella della città prussiana di Königsberg, appena conquistata dai sovietici, quando un soldato russo d’origine tedesca viene incaricato di indagare a Roma sull’operato del vescovo. Per farlo deve fingersi un nazista in fuga, bisognoso d’aiuto.