In libreria: atlante storico della Terra

covareas300 mappe e infografiche originali che ripercorrono la storia del nostro pianeta. La Terra: un pianeta alquanto modesto che orbita intorno a una stella altrettanto ordinaria. Eppure, questa frazione infinitesimale dell’Universo ha sviluppato la straordinaria capacità di ospitare la vita. In un unico volume, l’Atlante storico della Terra intreccia una vasta gamma di narrazioni che finora sono state prese in considerazione solo separatamente: la nascita dell’Universo (circa 13,8 miliardi di anni fa), la comparsa della Terra (4,5 miliardi) e delle prime forme di vita (3,5 miliardi), l’avvento della specie umana e la sua evoluzione (3 milioni di anni), le prime società agricole (12 000 anni), l’era del consumo di massa e delle emissioni di carbonio (2500 anni) e la presa di coscienza della crisi ambientale (circa mezzo secolo). Dopo l’Atlante storico mondiale, Christian Grataloup e un ampio team di scienziati e cartografi ci propongono un viaggio unico dal Big Bang ai giorni nostri, spaziando dalla geografia alla geologia, dalle scienze umane a quelle sociali, dalla biologia all’archeologia, per un’inedita visualizzazione dello spazio e del tempo.
Christian Grataloup, Atlante storico della Terra – L’ippocampo, Milano 2023, pp. 592, euro 25,00

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Franco Cardini, La deriva dell’Occidente – Laterza, Roma-Bari 2023, pp. 176, euro 17,00
Di che cosa parliamo quando parliamo di Occidente? Oggi, con la guerra in Ucraina, sembra ritornare in auge un concetto di Occidente tutto geopolitico, dove Europa occidentale e Stati Uniti, difensori di democrazia e libertà, si contrappongono alla ‘barbarie’ orientale, russa e cinese. Ma non è sempre stato così, anzi, e siamo sicuri che questa idea di Occidente, questa alleanza fatta di valori, di economia e di tecnologia militare, duri per sempre?
Dai tempi delle guerre persiane, Oriente e Occidente sono fratelli coltelli, amici e nemici, sogno e incubo. «L’Oriente è l’Oriente, l’Occidente è l’Occidente: e nessuno potrà mai accordarli», dichiara Rudyard Kipling al tempo della fondazione dell’impero britannico d’India. Sulla base dei troppi malintesi generati dal loro confronto sono emersi anche ‘ismi’ ideologici, tanto accaniti tra loro quanto ambigui: orientalismo e occidentalismo, avvolti nel dilatare delle loro contraddizioni. Già Oswald Spengler aveva decretato il ‘tramonto dell’Occidente’; ma immediatamente, dietro l’Occidente-Europa spengleriano, se n’era andato profilando un altro, quello americano, che dopo aver soggiogato il Pacifico si apprestava a trangugiare anche l’Atlantico: Leviathan di terra e di mare secondo Carl Schmitt, contrapposto a Behemoth, compatto Oriente tutto terragno. Ma intanto però, altrove, dal Giappone alla Cina e all’India si andavano proponendo altri Occidenti, fondati su presupposti differenti da quello euroamericano e portatori di altre ‘modernità’. Con la guerra in Ucraina, la Russia viene definitivamente spostata verso l’Asia ed esclusa dalla sua dimensione cristiana ed europea. Ma questa definizione di Occidente ha senso o è soltanto utile oggi per ragioni strumentali?

Mimmo Nunnari, Guerra e amore nell’Italia di Mussolini – Rubbettino, Soveria Mannelli 2023, pp. 182, euro 16,00
C’è stata una generazione, quella dei nostri genitori o dei nostri nonni, a cui la guerra voluta da Benito Mussolini rubò gli anni della gioventù e i sogni sul futuro. I maschi, andarono al fronte a combattere e le donne, mogli, fidanzate, innamorate, rimasero ad aspettare ansiose il loro ritorno, pregando ogni giorno che tornassero vivi e sapendo che in seguito avrebbero dovuto portare, incise nell’anima, le ferite e le cicatrici più profonde di quella guerra assurda e stupida, come lo sono tutte le guerre. Sullo sfondo della Campagna d’Abissinia, della Seconda guerra mondiale e del Sud dell’eterna solitudine, prendendo spunto dalle centinaia di lettere d’amore inviate dall’Etiopia, dal fronte in Libia e dalla prigionia in Sud Africa e Inghilterra dall’autiere Giuseppe Nunnari alla fidanzata Domenica Barberi, l’autore narra i lunghi e tormentati anni della separazione forzata dei due innamorati che, come milioni di altre coppie della loro generazione, sopravvissero solo grazie al loro amore saldo e resistente, che vinse sulla follia degli uomini che scatenarono la guerra. Eventi bellici e sentimenti d’amore s’intrecciano nel racconto, fino a giungere a quello straordinario e irripetibile periodo del dopoguerra, quando quelle stesse generazioni di uomini e donne divisi dall’insensatezza del conflitto mondiale, scrissero la stupenda pagina della rinascita dell’Italia.

Sergio Luzzatto, Dolore e furore. Una storia delle Brigate rosse – Einaudi, Torino 2023, pp. 708, euro 38,00
Per raccontare l’Italia delle Brigate rosse, Sergio Luzzatto ha adottato un fil rouge biografico e, insieme, una prospettiva suggestivamente corale. Il filo rosso viene dalla vita, sanguinosa quanto breve, dell’ex marinaio Riccardo Dura: colui che, sparando al cuore dell’operaio comunista Guido Rossa, cambiò per sempre sia la storia delle Br, sia la storia d’Italia. E che, ucciso dalle forze dell’ordine, suo malgrado appose al terrorismo di sinistra l’ambiguo sigillo del martirio. La prospettiva corale viene dai volti e dalle voci di Genova, la città dove tutto inizia e dove tutto finisce. La storia della lotta armata va compresa guardando, piú che al singolo, ai molti. E guardando indietro, all’Italia degli anni Sessanta, altrettanto che all’Italia degli anni Settanta. L’immigrazione, la famiglia, la scuola, la fabbrica, i «movimenti», la piazza, l’università, il carcere: in questo libro, quello dei «compagni che sbagliano» è romanzo di formazione, prima di diventare romanzo criminale.

Christian Ingrao, Il sole nero del parossismo. Nazismo, violenza di guerra, tempo presente – Castelvecchi, Roma 2023, pp. 292, euro 18,00
Questo libro di Christian Ingrao ha due anime. Da un lato, è il testo di uno storico che indaga oggetti storici ben definiti: i discorsi, le rappresentazioni e le emozioni degli attori del genocidio nazista; il suicidio di guerra nella Germania e nel Giappone del 1945; la medicina d’urgenza durante gli attacchi del 13 novembre 2015. D’altra parte, è un saggio illuminante che fa riflettere sul modo di pensare la Storia, sperimentando accostamenti concettuali e disciplinari e mettendo alla prova nozioni e metodi. Un libro di storia e sulla storia che presenta al lettore sia l’opera che l’officina, in un’alternanza continua di teoria e pratica.

Levi Roach, I Normanni: storia dei conquistatori d’Europa – Mondadori, Milano 2023, pp. 360, euro 28,00
Discendenti dei predoni vichinghi, che con le loro scorribande all’inizio del X secolo avevano gettato le basi del futuro ducato di Normandia, i normanni estesero il loro dominio dalla Francia settentrionale all’Inghilterra, dall’Irlanda al Mediterraneo, dalla Penisola iberica all’Anatolia bizantina. Sotto gli stendardi di condottieri feroci e ambiziosi, essi costruirono chiese e castelli, fondarono dinastie e regni vigorosi, ridisegnando ovunque le mappe del potere. Allo stesso tempo, nel corso della diaspora si integrarono rapidamente con le popolazioni locali sconfitte e sottomesse, mescolandosi al tessuto della società, adottando la lingua e la cultura delle élite, mettendo radici. Onnipresenti ed elusivi, introdussero princìpi e valori che nel corso dei secoli plasmarono il volto dell’Europa: gli ideali cavallereschi, l’architettura romanica, il cattolicesimo e la vicinanza al pontefice di Roma, come pure un nuovo atteggiamento nei confronti della legge e della giustizia.
Eppure, dopo trecento anni di vittorie e successi travolgenti, i normanni all’improvviso scomparvero, vittime probabilmente di un’identità fluida e camaleontica, di una mancanza di unità che impedì loro di sopravvivere al mondo che essi stessi avevano forgiato. Esemplare della turbolenta e tortuosa storia medievale, il racconto dell’ascesa e del declino normanno è un avvincente susseguirsi di fortune conquistate e perse, che lo storico britannico Levi Roach ripercorre in queste pagine ricostruendone al contempo la straordinaria, e spesso dimenticata, eredità. Perché «il mondo moderno sarebbe irriconoscibile, se i normanni non avessero lasciato la loro impronta».

Klaus Dodds, Il primo libro di geopolitica – Einaudi, Torino 2023, pp. 176, euro 20,00
Geopolitica è un termine complesso. Si riferisce alla politica delle grandi potenze e alle strategie che gli stati adottano nella corsa alle risorse, ma anche agli incontri quotidiani o a semplici oggetti come bandiere e mappe, e interessa cittadini, aziende, organismi internazionali, movimenti politici e governi. La geopolitica è molto più del mero impatto che le caratteristiche geografiche di fiumi e montagne o il clima producono sugli sviluppi politici. La geografia giocherà certo un ruolo importante, ma non necessariamente nel modo in cui presumono opinionisti e governanti.

Paul Stephenson, La Nuova Roma: l’Impero d’Oriente 395-700 – Einaudi, Torino 2023, pp. 478, euro 35,00
In questa ampia e originale ricostruzione del crollo dell’Impero romano d’Occidente, Paul Stephenson offre una nuova interpretazione delle forze - dinastiche, religiose, climatiche - che spostarono il centro del potere a est. Stephenson non si accontenta dei testi tradizionali e dei ben noti reperti archeologici, ma offre una nuova interpretazione scientifica della fine dell’Antichità. Nell’originale prospettiva dell’autore, il declino di Roma è scritto non solo nelle pergamene, ma anche nelle carote di ghiaccio e nel Dna. E da queste e altre fonti apprendiamo che l’inquinamento e le pandemie influenzarono il destino di Costantinopoli e dell’Impero romano d’Oriente. Nel corso dei secoli, l’Impero d’Oriente seppe sopravvivere a devastazioni causate da disastri naturali, dal degrado dell’ambiente umano e da agenti patogeni che le città dell’Impero, densamente popolate e insalubri, non avevano ancora conosciuto. Nonostante la «peste di Giustiniano», le costanti invasioni dei «barbari», una guerra con la Persia e l’ascesa dell’Islam, l’Impero resistette come entità politica. Mentre la civiltà greco-romana, un mondo di città interconnesse che aveva condiviso una cultura materiale comune per un millennio, non ci riuscí. Quella vasta realtà si trasformò in un mondo con delle nuove idee su politica, religione, arte e guerra e sul futuro stesso di un impero cristiano: Bisanzio.

Paolo Macry, La destra italiana: da Guglielmo Giannini a Giorgia Meloni – Laterza, Roma-Bari 2023, pp. 160, euro 16,00
Quella della destra italiana dopo il fascismo è una storia tortuosa. Che, nei decenni del dopoguerra, va dai qualunquisti di Guglielmo Giannini agli orfani della monarchia, dal Movimento sociale italiano ai liberali di Giovanni Malagodi. E che poi, con la seconda Repubblica, approda al populismo liberale di Silvio Berlusconi, alle leghe nordiste, al tentativo di Gianfranco Fini di trasformare l’eredità neofascista in un moderno conservatorismo e, oggi, alla scommessa di Giorgia Meloni. Ma dietro le destre, c’è il paese al quale esse si rivolgono. E cioè una ‘maggioranza silenziosa’ che nel dopoguerra era stata estranea alla religione dell’antifascismo, tradizionalista, talvolta reazionaria, anticomunista e che finiva per votare ‘turandosi il naso’. Un’opinione pubblica che porta fino ai giorni nostri la sua diffidenza nei confronti della politica e dei partiti, l’ostilità verso le élites, la permeabilità ai messaggi populisti. È facile cadere nella tentazione di giudicare questa parte del paese ‘arretrata’, incolta, umorale, senza capirne le ragioni, tanto più che ha sempre espresso un elettorato senza tessere e senza fedeltà ideologiche, dunque pronto a cambiare bandiera. Una mina vagante per la stabilità del paese o una sorta di sua coscienza critica? Un popolo da rieducare o da ascoltare? Giorgia Meloni, che da quel popolo trae non pochi consensi, dovrà fare le sue scelte.

Chiara Frugoni, Il presepe di san Francesco: storia del Natale di Greccio – il Mulino, Bologna 2023, pp. 276, euro 38,00
A 800 anni dal primo presepe qual è la storia della sua invenzione? Avvincente e suggestivo, il racconto della più grande studiosa del santo di Assisi.
«Voglio evocare il ricordo di quel Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del cuore i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, e come fu adagiato in una greppia quando fu messo sul fieno tra il bue e l’asino». Con queste parole – secondo il suo primo biografo – Francesco chiede a un fedele amico di Greccio di predisporre quanto serve per realizzare il presepe. Ma dove sono i personaggi principali, la Madonna e il bambino? Perché mai Francesco sceglie di rappresentare il Natale solo attraverso la greppia colma di fieno, fra due animali non nominati dai vangeli canonici? Saper leggere e mettere a confronto le fonti con rigore e sottigliezza, saper decifrare le immagini con acume finissimo: armata degli strumenti in cui eccelleva, Chiara Frugoni si avvicina – e noi con lei – alla figura del santo di Assisi, illuminando la vera posta in gioco del Natale di Greccio, quel potente messaggio di pace che dal 1223 ancora oggi vibra di una mai sopita spiritualità rivoluzionaria.