In libreria: Alessandro il Grande

magnoGuerriero invincibile, sovrano ambizioso, Alessandro Magno è il Conquistatore per antonomasia. Uno dei pochi personaggi storici che continuano a ispirare biografie, opere teatrali e cinematografiche: questo volume fa il punto dei più recenti risultati raggiunti dalle ricerche, aggiornando e talvolta rivedendo completamente l’immagine del grande sovrano macedone, la cui morte segna la fine dell’età classica e l’inizio dell’Ellenismo, ossia di un’età universalistica, che, per molti aspetti, ricorda la globalizzazione dei giorni nostri ed è stata a lungo sottovalutata dagli studiosi moderni.
La repentina morte di Alessandro consegnò alla leggenda il suo nome e le sue imprese; da allora egli è rimasto nella memoria storica dell’occidente il conquistatore per antonomasia: guerriero invincibile uscito indenne da innumerevoli battaglie, fondatore di numerose di città. Proprio per questo, in tutte le lingue europee, al suo nome si associa l’epiteto che racchiude tutta la sua grandezza: ‘Magno’.
In questo libro l’autrice ricostruisce il percorso militare cercando di tracciare anche un profilo umano del grande condottiero. Quando ad esempio ci parla della sua improvvisa scomparsa, dovuta a una violenta malattia, esalta la drammaticità della situazione affinché il lettore possa immaginare come, mentre periva febbricitante, nella mente del sovrano scorressero le immagini del suo più lontano passato, e i sentimenti che lo avevano animato.
Franca Landucci, Alessandro Magno: sovrano ambizioso, guerriero invincibile, il più grande conquistatore di tutti i tempi – Salerno Editrice, Roma 2019, euro 25,00

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Mario Isnenghi, Bellum in terris: Italia ’14-’19. Mandare, andare, essere in guerra – Salerno Editrice, Roma 2019, pp. 368, euro 23,00
Cento anni dopo la fine della Grande Guerra, uno dei maggiori storici italiani, Mario Insnenghi, rac­conta l’Italia del ’14-‘19 attraverso le testimonianze di coloro che parteciparono al dibattito sul conflit­to, di coloro che partirono e di quelli che tornarono. Le voci dei protagonisti dell’impresa bellica italiana, si mescolano alla voce di un narratore d’eccezione, che raccoglie in questo volume le conferenze tenute in cinque anni di incontri presso l’Ateneo Veneto di Venezia, esattamente un secolo dopo quegli anni decisivi.
Il risultato è un libro che vibra della passione che solo il discorso pubblico è in grado di accendere, resti­tuendo la dimensione orale in una forma di narrazio­ne che si colloca tra il parlato e lo scritto. È la “terza via”, come ama definirla l’autore, che l’ha già speri­mentata con successo nel 2011 per il 150° dell’Unità (Dieci lezioni sull’Italia contemporanea).
In questa sintesi originale del 1914-19, Isnenghi per­corre l’Italia intrecciando storie, memorie e oblii. I fatti e sentimenti degli uomini e delle donne di allora si intrecciano con i luoghi del presente, con le vecchie targhe dimenticate, con le retoriche del centenario e con le rielaborazioni che in questi anni non hanno smesso di investire uno dei più importanti pezzi di storia italiana: la storia della nostra Grande Guerra, dai mesi che la precedono a quelli che la seguono.

Ermanno Bronzini, La battaglia di Cefalonia: diario di un reduce – il Mulino, Bologna 2019, pp. 132, euro 12,00

La vicenda della divisione «Acqui» a Cefalonia dopo l’8 settembre 1943 è uno degli episodi della nostra guerra che ancora continua a suscitare interrogativi e discussioni. Perché, a differenza della quasi totalità delle forze italiane dislocate nei Balcani, la «Acqui» resistette ai tedeschi e combatté, venendo sopraffatta e in parte significativa sterminata? L’intenso e drammatico diario del capitano Ermanno Bronzini racconta l’intera vicenda della «Acqui» dall’8 al 24 settembre, ossia dalla notizia dell’armistizio alle trattative con i tedeschi, allo scontro armato, alla sconfitta finale con la fucilazione di massa degli ufficiali di cui l’autore è uno dei 37 superstiti: una testimonianza preziosa dal punto di vista storico ma anche umanissima nel registrare i sentimenti di uomini chiamati a scelte difficili e ad affrontarne le conseguenze, fino a quella estrema della morte.

Arianna Arisi Rota, Risorgimento: un viaggio politico e sentimentale – il Mulino, Bologna 2019, pp. 296, euro 22,00
Il Risorgimento raccontato come un lungo viaggio travagliato dentro la contemporaneità e verso l’Italia unita, un viaggio che parte fra le onde agitate ma promettenti degli anni napoleonici e approda alle delusioni e ai rimpianti dell’Unità realizzata. È una storia di progetti e velleità, azioni e sogni, congiure, repressioni, rivoluzioni e guerre; una storia della politica ma anche dei sentimenti; e soprattutto, come la più recente ricerca ha sottolineato, una storia di persone che si mettono in gioco, fatta di passioni individuali e collettive che vengono qui restituite attraverso la voce dei protagonisti, grandi e piccoli: giovani e vecchi, uomini, donne e persino bambini, profughi.

Luciano Canfora, Il sovversivo Concetto Marchesi e il comunismo italiano – Laterza, Roma-Bari 2019, pp. 992, euro 38,00
Di Concetto Marchesi (1878-1957) può dirsi che ebbe due vite: quella vera, di uomo di genio, con la sua grandezza, e le sue debolezze e zone d’ombra, il suo fiuto politico, il suo pessimistico individualismo; e quella, artificiosa, del mito postumo. L’esperienza che segnò tutta la sua vicenda fu la resa, e poi adesione, al fascismo della maggioranza degli italiani. Marchesi convisse col fascismo nella difficile posizione dell’oppositore ‘dormiente’, unico esponente dell’alta cultura italiana legato al disciolto ma mai annientato Partito comunista. Intanto maturava in lui l’opzione, verso cui si orientava, negli stessi anni, anche Antonio Gramsci, per il «cesarismo progressivo», incarnato, ai suoi occhi, dal potere staliniano. La costante riscrittura di capitoli chiave della sua Storia della letteratura latina (Gaio Gracco, Sallustio, Cesare, Tacito) fu lo specchio di tale cammino. Rettore a Padova dopo l’8 settembre 1943, giocò una partita spericolata e controversa, ma alla lunga insostenibile. Costretto alla fuga, dall’esilio in Svizzera, crocevia dei servizi segreti delle potenze in guerra, divenne il perno della rete che riforniva di armi i partigiani. Nel riflusso del dopoguerra, presto vide che il fascismo non era affatto morto. Ma nel «terribile 1956», pur sferzando apostati e fuggiaschi, intuì la crisi profonda del movimento comunista.

Carlo Sini, La vita dei filosofi – JacaBook, Milano 2019, pp. 176, euro, 18,00
Anche la conoscenza, disse Nietzsche, ha una vita e una storia. Una successione astratta di dottrine e di scritti isolati dal mondo, ma un confronto con le vite reali e immaginarie degli autori e dei loro compagni di umanità, posti di fronte alla sempre imminente esperienza della morte che assedia ogni impresa umana. Di qui la vicenda filosofica rivisitata con altro sguardo e nuova consapevolezza, come una esemplarità di tappe emblematiche del nostro destino futuro: Marco Aurelio nella sua tenda e Diogene Laerzio nel suo millenario mistero; la morte di Cartesio nel paese degli orsi; Nietzsche e Wagner a Basilea; Husserl sul Lago di Como, a Vienna e a Praga; Cassirer e Heidegger ad Amburgo e a Davos; James e Santayana ad Harvard; Wittgenstein e Russell a Cambridge. Passioni, propositi, contese che travalicano il fatto biografico accidentale per divenire parte della nostra stessa vita di «buoni Europei», come disse Husserl, usciti dalla devastazione delle guerre mondiali e faticosamente rinati a un progetto di umanità futura. La proposta concreta di un nuovo racconto della nostra storia morale ed esistenziale e di un modo nuovo di praticare la filosofia.

Antonella Orefice, Eleonora Pimentel Fonseca – Salerno Editrice, Roma 2019, pp. 320, euro 22,00
Portoghese di nascita e napoletana di adozione, Eleonora Pimentel, da acclamata poetessa e bibliotecaria della corte borbonica, erede del riformismo culturale del Genovesi e del Filangieri, aderì alla causa rivoluzionaria di fine secolo, assumendosi un impegno civile nuovo per una donna del suo tempo. Nominata compilatrice del Monitore Napoletano, organo di stampa del Governo Provvisorio del 1799, con la restaurazione borbonica pagò con la vita l’impegno profuso nella divulgazione delle idee libertarie. Il volume, oltre ad offrire al lettore una chiara esposizione del complesso periodo storico, fa emergere la biografia della Pimentel in tutti i risvolti drammatici del suo vissuto, dalla separazione dal marito, alle gravidanze mancate, intrecciandola all’evolversi di idee e avvenimenti politico-sociali che caratterizzarono il panorama dell’Italia e particolarmente del Mezzogiorno alla fine del XVIII secolo. Considerata nelle sue vicissitudini umane, oltre che nell’impegno civile, la figura della Pimentel viene raccontata nel suo percorso cronologico e soprattutto nella sua integrità di ‘persona’ e non di ‘personaggio’. L’autrice ripercorre le tappe fondamentali che determinarono le scelte di questa eroina rivoluzionaria e il drammatico epilogo della sua esistenza.

Élizabeth Crouzet-Pavan, Jean-Claude Maire Vigueur, Decapitate: tre donne nell’Italia del Rinascimento – Einaudi, Torino 2019, pp. 368, euro 32,00
Tra il 1391 e il 1425 tre donne sono decapitate per ordine dei loro mariti. Spose di tre fra i piú importanti signori dell’Italia del Rinascimento – di Mantova, Milano, Ferrara – Agnese Visconti, Beatrice di Tenda e Parisina Malatesta sono condannate a morte per adulterio. Eppure nessuna donna infedele subiva allora un tale castigo; inoltre, altra stranezza, invece di dissimulare tale condanna alla pena capitale, i tre signori la resero, al contrario, pubblica. Si tratta di un enigma storico che Élisabeth Crouzet-Pavan e Jean-Claude Maire Vigueur intendono svelare. Certamente queste tre donne hanno tradito i loro mariti, ma sono soprattutto colpevoli di aver tentato di prendere parte alle grandi innovazioni culturali e politiche del loro tempo. Sono punite per aver voluto trasgredire lo statuto tradizionalmente scialbo di «sposa del signore». Condannandole a morte, i loro mariti riaffermano simbolicamente il loro potere di principi.
Questo libro è nato da un’osservazione, o piuttosto, come spesso accade nell’esistenza dello storico, da un’intuizione. Essa indicava che era davvero sorprendente che tre donne, spose tutte e tre di signori, in quanto ritenute adultere fossero state giustiziate dai loro mariti nell’arco di un periodo relativamente breve, poco piú di trent’anni, tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. E quell’intuizione suggeriva invece che, nella storia dell’Italia del Nord al tempo del primo Rinascimento, con queste tre morti erano avvenuti tre eventi singolari. Chi erano dunque queste tre donne? La prima si chiamava Agnese Visconti e fu decapitata nel 1391; la seconda, Beatrice di Tenda, morí nel 1418; la terza, Parisina Malatesta, fu giustiziata nel 1425. Quanto ai loro mariti, figuravano tra i personaggi piú importanti dell’Italia del tempo. Agnese, infatti, aveva sposato Francesco Gonzaga, signore di Mantova; il marito di Beatrice non era altri che il duca di Milano, Filippo Maria Visconti; Parisina era invece la seconda sposa di Niccolò III d’Este, signore di Ferrara. Il crimine che le aveva condotte alla morte era lo stesso per ognuna di loro: aver commesso adulterio con un uomo che, riconosciuto colpevole del medesimo crimine, venne giustiziato assieme a colei che era, o sarebbe stata, la sua amante. Lo scopo del libro è non tanto ricostruire la loro vita – esercizio in ogni caso quasi impossibile – quanto cercare di comprendere ciò che poté legittimare, nella storia di queste coppie signorili, un simile evento: tre morti per decapitazione.