I PAPI DEL CONCILIO DI TRENTO: PAOLO III
di Giancarlo Ferraris -
Alessandro Farnese, 220esimo papa nella grande storia della Chiesa, dovette affrontare un’epoca cruciale: la lotta al protestantesimo, la Riforma protestante e la Controriforma cattolica.
Le origini, la formazione e la carriera
L’immagine più nota di papa Paolo III, il pontefice che convocò il Concilio di Trento, è quella di un celebre dipinto di Tiziano del 1546, un olio su tela, che lo vede raffigurato tra i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese: curvo, apparentemente debole e malaticcio, è in realtà ancora un uomo energico come dimostrano l’ossuta mano sinistra che stringe il bracciolo della sedia, facendo così intendere di non voler affatto rinunciare al potere, gli occhi vivi e attenti che esprimono biasimo nei confronti di Ottavio, il quale tentò di uccidere il proprio padre, nonché la mano destra che nasconde dietro il tavolo quasi a voler celare una mossa astuta e inaspettata. L’altro nipote, il cardinale Alessandro, viene invece raffigurato con una mano ben salda sulla sedia papale e lo sguardo rivolto verso l’osservatore, dando l’impressione di non partecipare al colloquio tra lo zio e Ottavio.
Papa Paolo III, al secolo Alessandro Farnese, nacque il 29 febbraio 1468 a Canino, una piccola località della Maremma laziale, da Pier Luigi Farnese, signore di Montalto e da Giovanella Caetani, discendente della famiglia che nel medioevo aveva dato due pontefici, Gelasio II e Bonifacio VIII. La sua educazione venne curata a Roma dall’umanista Pomponio Leto e dallo scienziato Alberto Piglio, ma nonostante fosse seguito da queste due grandi personalità della cultura del tempo la sua condotta fu pessima al punto da trascorrere un periodo in carcere per poi essere cacciato dalla Città Eterna. La famiglia per rieducarlo lo mandò a Firenze presso la corte di Lorenzo de’ Medici, dove assistette alle lezioni di Marsilio Ficino e conobbe Giovanni Pico della Mirandola oltre a numerosi esponenti della nobiltà italiana tra cui Giovanni e Giulio de’ Medici, che con i nomi di Leone X e Clemente VII lo avrebbero preceduto sul soglio pontificio. Nel 1493 fu creato cardinale, nel 1499 venne consacrato vescovo e nel 1519 fu ordinato sacerdote; nello stesso anno venne elevato ad arcivescovo. Sia prima che dopo tali nomine ricoprì numerosi incarichi ecclesiastici in ambito prettamente religioso, amministrativo e diplomatico: fu vescovo di Parma, Frascati, Palestrina, Ostia e Velletri, amministratore delle diocesi di Benevento, Sulmona e Anagni, legato pontificio a Viterbo, Ancona e nel Sacro Romano Impero. Partecipò anche a sei conclavi, le assemblee del Collegio cardinalizio preposte all’elezione del papa.
L’elezione a pontefice e l’attività
Alessandro Farnese divenne il 220° pontefice della Chiesa di Roma con il nome di Paolo III il 13 ottobre 1534, dopo un conclave durato tre giorni e al quale parteciparono trentatré cardinali suddivisi in correnti. Il 3 novembre successivo venne incoronato. Clemente VII e Giulio III furono rispettivamente il suo predecessore e il suo successore. Paolo III morì a Roma il 10 novembre 1549. Fu seppellito nell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano, che venne demolita nel corso del XVII secolo, nell’area attualmente occupata dalla Basilica di San Pietro. Nel 1500 Alessandro Farnese aveva conosciuto una donna, probabilmente una certa Silvia Ruffini, con cui intrecciò una relazione dalla quale nacquero quattro figli: Costanza, Pier Luigi futuro duca di Parma e Piacenza, Paolo e Ranuccio quest’ultimo condottiero ed ecclesiastico. Paolo III fu un cultore dell’astrologia e la sua corte annoverò sempre maghi e veggenti che egli consultava frequentemente.
Gli ambiti in cui papa Paolo III operò furono la lotta al protestantesimo, la Riforma cattolica, la Controriforma cattolica, il governo dello Stato Pontificio, la politica estera, il mecenatismo nelle arti e nella cultura. In particolare egli fu il pontefice che convocando il Concilio di Trento aprì il periodo della Riforma cattolica, la quale prese coscienza dell’avvento del mondo protestante e della diversità che lo separava da essa, procedette alla ridefinizione dei dogmi del cattolicesimo, attuò un vasto processo di rinnovamento delle sue strutture e dette inizio anche a un processo di disciplinamento della società rimastale fedele, partendo dalle istituzioni e dalle classi sociali più elevate fino a coinvolgere le masse popolari. Paolo III inoltre, attraverso la convocazione del Concilio di Trento, innescò un processo di strutturazione dogmatica della Chiesa di Roma in una vera e propria monarchia assoluta dal punto di vista religioso facente capo alla figura del pontefice.
La lotta al protestantesimo costituì per Paolo III un obiettivo imprescindibile, tanto da intervenire sia nelle vicende politiche che nella vita della Chiesa di Roma. Nel corso della guerra tra Francia e Spagna (1521-1559) Paolo III incoraggiò i due avversari Francesco I di Valois e Carlo V d’Asburgo a contenere la diffusione del protestantesimo nei loro rispettivi domini, benché il sovrano francese avesse stipulato un’alleanza antiasburgica con i protestanti. Il pontefice inoltre nel 1538 scomunicò il re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor che si era fatto promotore di un altro grande scisma religioso, quello anglicano, il quale aveva portato alla nascita di una nuova confessione religiosa e di una nuova organizzazione ecclesiastica indipendenti dal cattolicesimo e dalla Chiesa di Roma. Paolo III tentò anche di dare vita a un’alleanza di potenze cattoliche contro l’Inghilterra, ma il conflitto tra Francia e Spagna che imperversava in Europa ne impedì la realizzazione. Dinanzi al dilagare nell’Occidente europeo del protestantesimo Paolo III inizialmente ampliò soltanto il Collegio cardinalizio inserendovi ecclesiastici di valore tutti favorevoli al rinnovamento della Chiesa cattolica, da Gasparo Contarini a Gian Pietro Carafa, da Giovanni Gerolamo Morone all’inglese Reginald Pole, i quali costituirono un’apposita commissione per elaborare appunto un progetto di riforma della Chiesa di Roma. Successivamente, facendosi sempre più profondo il solco tracciato dal protestantesimo, prese la decisione di convocare un’assemblea ecumenica per definire i dogmi del cattolicesimo e rinnovare le strutture della Chiesa di Roma. Ciò avvenne con l’emanazione della bolla Laetare Jerusalem nel novembre 1544. La sede dell’evento fu Trento, città italiana appartenente però all’Impero Asburgico e governata da un principe vescovo. L’assemblea si aprì il 13 dicembre 1545. Nei primi tempi il Concilio di Trento (1545-1563) vide una massiccia presenza di ecclesiastici italiani, presenza che sarebbe comunque continuata anche negli anni seguenti e fin da subito esso, come avrebbero poi rimproverato diversi storici nei secoli successivi, non cercò in alcun modo di creare un dialogo con il mondo protestante, il quale fu intenzionalmente tenuto fuori dai lavori assembleari. Inoltre il Concilio tridentino negli anni del pontificato di Paolo III conobbe anche alcuni “incidenti di percorso”: nel 1547 a causa delle interferenze dell’imperatore Carlo V, che per motivi politici premeva per una riconciliazione con i protestanti e a causa anche di un’epidemia di peste venne spostato a Bologna, dove proseguì comunque nel 1548. Questo fatto provocò la sospensione dei lavori dei padri conciliari dal 1549 al 1551.
Nell’ambito della Riforma cattolica Paolo III riconobbe alcuni importanti ordini religiosi che svolsero un ruolo fondamentale nel rinnovamento della vita spirituale: nel 1535 con la bolla Debitum pastoralis officii autorizzò la conversione di un piccolo gruppo di donne devote nell’ordine religioso delle clarisse cappuccine fondato nel 1519 da Lorenza Longo, il quale ebbe così il riconoscimento papale; sempre nel 1535 con la bolla Debitum pastoralis ratificò l’ordine delle angeliche fondato nel 1530 da Ludovica Torelli e Antonio Maria Zaccaria; nel 1540 con la bolla Regimini militantis Ecclesiae approvò la Compagnia di Gesù o ordine dei gesuiti fondata nel 1534 dallo spagnolo Ignazio di Loyola; sempre nel 1540 con il breve Ex iniuncto riconobbe l’ordine dei somaschi fondato nel 1528 da Girolamo Emiliani; infine nel 1544 con la bolla Regimini Universalis Ecclesiae approvò l’ordine delle orsoline fondato nel 1535 da Angela Merici.
Paolo III preparò anche la successiva Controriforma cattolica ovvero non solo la lotta al protestantesimo, ma anche l’effettivo rispetto dell’ortodossia cattolica come sarebbe poi stata definita ufficialmente dal Concilio di Trento insieme alla repressione di ogni forma religiosa e culturale non conforme ai dettami della Chiesa di Roma sia dentro la Chiesa stessa che nel mondo cattolico. Nel 1542 con la bolla Licet ab initio istituì la Congregazione del Sant’Uffizio, che composto da nove cardinali con l’incarico di sovrintendere al Tribunale dell’Inquisizione (detto anche Inquisizione romana) aveva com’è noto la funzione di indagare sull’eventuale eterodossia degli imputati, i quali, se riconosciuti colpevoli, venivano affidati al braccio secolare vale a dire all’autorità politica per l’esecuzione della sentenza capitale. Nel 1559 poi papa Paolo IV istituì anche la Congregazione dell’Indice dei Libri Proibiti, che annoverava tutte quelle opere, periodicamente aggiornate, la cui lettura per ragioni filosofiche, morali e teologiche era vietata.
Paolo III nel corso del suo pontificato con la bolla Sublimis Deus del 1537 condannò la schiavitù degli indigeni sia cristiani che non cristiani del Centro e del Sud America, ai quali nello stesso tempo riconosceva la dignità di persona umana e vietava di ridurli in schiavitù. Il papa indisse anche dodici concistori, le riunioni del Collegio cardinalizio, creando settantuno nuovi porporati e fondò diocesi in Portogallo, nelle sue isole dell’Atlantico, in Nicaragua, Guatemala, Messico, Perù, Ecuador, Colombia e Paraguay.
Per quanto riguarda il governo dello Stato Pontificio Paolo III nel 1540 dovette affrontare la rivolta di Perugia, una città che, pur appartenente ai domini della Chiesa di Roma, sotto la guida della nobile famiglia dei Baglioni stava acquistando progressivamente una notevole autonomia. Motivo scatenante della rivolta fu l’imposizione da parte del Papato di una tassa sul sale in un momento di carestia e di grave crisi economica per Perugia, la quale cacciò i governanti pontifici e istituì un nuovo governo ovvero il Consiglio dei Venticinque, così chiamato perché ognuno dei cinque rioni della città era rappresentato da cinque suoi delegati. La risposta di Paolo III non si fece attendere: scomunicò l’intera popolazione perugina e inviò truppe al comando del figlio Pier Luigi Farnese che assediarono la città destinata a capitolare dopo una breve resistenza. Il pontefice ordinò poi di demolire le case della famiglia Baglioni al posto delle quali venne costruita la Rocca Paolina, dove si insediò un forte presidio pontificio.
Nelle relazioni con gli ebrei Paolo III riconobbe ai convertiti il diritto di conservare i propri beni e di ereditare quelli dei rispettivi padri.
Per quanto concerne la politica estera Paolo III durante la guerra tra Francia e Spagna come si è detto incoraggiò sia Francesco I che Carlo V a contenere la diffusione del protestantesimo nei loro rispettivi domini. Nel 1538, desideroso di porre fine al conflitto e anche di unire l’Europa cattolica contro i turchi mussulmani, si fece promotore della tregua di Nizza che assegnò la Savoia alla Francia e confermava il possesso di Milano alla Spagna. In occasione della tregua di Nizza Francesco I e Carlo V si rifiutarono di incontrarsi personalmente, restando ciascuno nella propria sala della dimora che li ospitava entrambi tale era il loro odio reciproco. I negoziati furono infatti portati avanti dal pontefice, che andando avanti e indietro da una sala all’altra, riuscì alla fine a mettere d’accordo i due sovrani.
Nel 1545 Paolo III costituì il Ducato di Parma e Piacenza che assegnò al figlio Pier Luigi Farnese, il quale governò saggiamente dando slancio alle attività economiche, favorendo il commercio, creando scuole, riformando l’amministrazione statale, il sistema fiscale e quello giudiziario nonché istituendo un esercito a lui fedele. Due anni dopo Pier Luigi Farnese cadde però vittima di una congiura.
Paolo III fu un mecenate nelle arti e nella cultura. Promosse lo sviluppo urbanistico di Roma e chiamò a sé tre grandissimi artisti della sua epoca: Michelangelo Buonarroti, Tiziano Vecellio e Antonio da Sangallo il Giovane. A Michelangelo confermò l’accollo, che gli era stato assegnato da Clemente VII, di dipingere il Giudizio Universale nella Cappella Sistina, lo incaricò di risistemare Piazza del Campidoglio e lo nominò sovrintendente ai lavori per la costruzione della Basilica di San Pietro in Vaticano. A Tiziano commissionò invece numerosi ritratti di se stesso e della sua famiglia mentre al Sangallo affidò, quando non era ancora pontefice, la realizzazione di Palazzo Farnese. Paolo III fondò anche alcune università: quella di Santo Domingo, che intitolò a san Tommaso d’Aquino e quella di Reims, entrambe articolate nelle facoltà di teologia, diritto civile e canonico, arte, medicina.
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Per saperne di più
L. Cristiani, “La Chiesa al tempo del Concilio di Trento (1545-1563)” in Storia della Chiesa dalle origini ai giorni nostri a cura di A. Fliche e V. Martin, trad. it., Torino, 1977, vol. XVII.
J. Delumeau, Il cattolicesimo dal XVI al XVIII secolo, trad. it., Milano, 1976.
G. Drei, I Farnese. Grandezza e decadenza di una dinastia italiana, Parma, 1954.
C. Fabbro, Tiziano. La vita e le opere, Pieve di Cadore, 1968.
G. Martina, Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni. 1. L’età della riforma, Brescia, 1993.
Paolo III in Dizionario Biografico degli Italiani in www.treccani.it
Paolo III in Enciclopedia dei Papi in www.treccani.it
L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, trad. it., Roma, 1958-1965, voll. XI-XII.