I MIDDLETON

di Andrea Cotticelli -

 

Ascesa e successi – soprattutto settecenteschi – di una grande famiglia americana: dalle piantagioni della Carolina del Sud alla Corte Papale.

Nell’immaginario collettivo della storia degli Stati Uniti d’America le grandi famiglie, spesso vere e proprie dinastie, che nel corso dei secoli hanno segnato la crescita economica, politica e sociale del Paese, a partire dalla sua nascita fino ad arrivare al Novecento, sono state sia quelle appartenenti all’american gentry - quella classe essenzialmente legata al possesso della terra che ha prodotto tra il XVIII e il XIX secolo storiche famiglie aristocratiche nei primi insediamenti nel Sud degli Stati Uniti, come le famiglie Washington, Jefferson, Mason, Carroll e Lee – sia quelle dei magnati dell’industria e della finanza del Nord degli Stati Uniti, che hanno fatto la loro fortuna nel XIX secolo durante la gilded age, l’industrializzazione del Paese, come le famiglie Morgan, Vanderbilt, Astor, Cornegie, Lehman e Rockefeller, senza dimenticare forse la più nota di tutte, la famiglia Kennedy, che ha caratterizzato buona parte della vita politica americana del XX secolo.
Tra queste grandi dinastie ce n’è una, forse meno conosciuta ma comunque degna di nota, che ha preso parte alle fondamentali tappe storiche degli Stati Uniti d’America, ovvero la famiglia Middleton appartenente all’aristocrazia terriera dei planters, che per lungo tempo influenzò la politica della Carolina del Sud e per strana sorte vide diventare un suo esponente addirittura nipote di un Papa.

La piantagione di Middleton Place, distrutta dall'esercito nordista nel 1865

La piantagione di Middleton Place, distrutta dall’esercito nordista nel 1865

Nella seconda metà del Seicento l’Inghilterra retta dagli Stuart incoraggiò gli insediamenti di coloni inglesi nella Carolina del Sud, una delle Tredici Colonie che Londra possedeva sulla costa atlantica del Nord America e che prendeva il nome da Re Carlo I. A scopo economico-commerciale fu favorito sui suoi fertili terreni lo sviluppo su larga scala di floride piantagioni di cereali, tabacco e cotone, avvalendosi soprattutto dello sfruttamento incondizionato degli schiavi africani e furono attrezzati sulla costa strategici porti che avrebbero consentito in breve tempo un fiorente scambio delle merci tra la madrepatria e la colonia.
Fu proprio in questo periodo, precisamente nel 1678, che l’avventuroso Edward Middleton (1640-1685), figlio di un militare inglese, emigrò dalla natia Inghilterra e si stabilì nella Carolina del Sud, nei pressi di Charleston, il porto più importante della colonia. Qui, grazie alla sua intraprendenza e sicuramente aiutato anche da un pizzico di fortuna, riuscì in pochi anni a diventare un ricco planter, proprietario di una invidiabile piantagione e di conseguenza membro della classe aristocratica della colonia, dando così inizio all’ascesa della famiglia Middleton sul suolo americano.
Poco dopo il suo arrivo, Edward riuscì ad acquistare nei dintorni di Charleston una vasta piantagione di 1600 acri sul fiume Cooper nella contea di Berkeley a cui diede il nome The Oaks, prendendo ispirazione dalle due file di magnifiche querce che delineavano il lungo viale che conduceva alla lussuosa residenza padronale. Alla piantagione The Oaks lavoravano circa 60 schiavi di origine africana che venivano impiegati nella coltivazione della pregiata qualità di riso denominata Carolina Gold, un riso a grano lungo molto apprezzato sia a quell’epoca che oggi.
Grazie al costante aumento della richiesta di riso, sia da parte della madrepatria che del resto del mondo, il Carolina Gold divenne dalla fine del XVII secolo uno dei cereali che costituivano la base dell’economia coloniale della Carolina del Sud. Il successo nelle esportazioni fece prosperare tutti coloro che lo producevano, compreso Edward Middleton, che aveva avuto buon fiuto nella scelta del prodotto da coltivare e che ora gli stava procurando ingenti guadagni. Il benessere che ne derivò permise a Edward di acquistare altre piantagioni, sempre nei dintorni di Charleston, fino a possedere ben 4000 acri di terreni che gli consentirono di emergere all’interno dell’american gentry e di assumere infine un ruolo politico-amministrativo nella colonia inglese, ricoprendo l’incarico di membro del Gran Consiglio della Carolina del Sud, l’organo che affiancava la figura del Governatore nella gestione degli affari interni in nome del Re.

La famiglia Middleton nel 1771 Arthur con la moglie Mary Izard e il figlio Henry in un ritratto di Benjamin West

La famiglia Middleton nel 1771: Arthur con la moglie Mary Izard e il figlio Henry in un ritratto di Benjamin West

Durante il Settecento la famiglia Middleton toccò l’apice delle sue fortune grazie alla figura di Henry (1717-1784), nipote di Edward. Da abile imprenditore, egli riuscì a diventare uno dei più ricchi proprietari terrieri della Carolina del Sud, arrivando a possedere nel corso della sua vita, sempre grazie ai proventi derivanti dalla produzione e dal commercio del pregiato riso Carolina Gold, più di 50.000 acri di terra con una forza lavoro di oltre 800 schiavi, il tutto ripartito su 20 floride piantagioni. Tra queste spiccava su tutte Middleton Place, una piantagione di riso di 500 acri sul fiume Ashley, nella contea di Dorchester vicino Charleston, che però non aveva acquistato lui, ma l’aveva ricevuta in dote nel 1741 dalla moglie, la ricca ereditiera Mary Williams.
Egli, per consolidare il proprio status sociale, ingrandì la piantagione di Middleton Place, fino a portarla a 6.000 acri, e la consacrò residenza ufficiale della famiglia Middleton. Al suo interno fece realizzare una grande e sfarzosa dimora gentilizia in stile giacobino, circondata da magnifici giardini terrazzati all’inglese, dove si potevano ammirare verdi prati e alberi ad alto fusto adornati da statue classiche e ingentiliti da giochi d’acqua, ruscelli e laghetti artificiali, che degradavano da un lato verso i boschi e dall’altro verso le risaie e le paludi del fiume Ashley. Il risultato raggiunto da Henry fu tale che Middleton Place ancora oggi viene considerata una delle residenze storiche del periodo coloniale più belle e importanti di tutto il Sud degli USA.
L’altolocata posizione raggiunta ormai dalla famiglia Middleton consentì a Henry di affermarsi anche come un influente leader politico della Carolina del Sud negli anni a ridosso della Guerra d’Indipendenza Americana. Egli servì la sua colonia prima in veste di giudice di pace, poi come membro del Consiglio della Carolina del Sud ed infine come Presidente dell’Assemblea della Carolina del Sud.
Al fine di allargare la sua influenza politica nel territorio della Carolina del Sud, s’ingegnò per stringere solidi legami con altre grandi famiglie dell’american gentry attraverso una scaltra politica matrimoniale per le sue figlie. Hester sposò Charles Drayton, proprietario della piantagione Drayton Hall. Susannah sposò John Parker IV, proprietario della piantagione Hayes. Altre due furono destinate ad unirsi a due degli uomini politici più illustri di Charleston, annoverati tra i padri fondatori degli Stati Uniti d’ America: Henrietta sposò Edward Rutledge, che divenne Governatore della Carolina del Sud e Sarah sposò Charles Cotesworth Pinckney, che fu Ministro degli Stati Uniti in Francia e candidato per due volte alla Presidenza degli USA, purtroppo senza successo.
Tale fu la posizione politica raggiunta da Henry che fu naturale per lui alla vigilia della Guerra d’Indipendenza Americana essere designato come uno dei cinque delegati della Carolina del Sud al Primo Congresso Continentale che si riunì dal 5 settembre al 26 ottobre 1774 a Filadelfia presso la Carpenters’ Hall, per discutere sull’azione comune dei coloni americani da intraprendere dopo le leggi inglesi degli Intolerable Acts emanate in risposta alla protesta americana del Boston Tea Party del 16 dicembre 1773. Al termine dei lavori del Congresso, che negli ultimi giorni fu presieduto proprio da Henry Middleton, i 56 delegati delle Tredici Colonie firmarono il 20 ottobre 1774 l’Associazione Continentale, documento nel quale rivendicarono con forza l’autonomia amministrativa da Londra e stabilirono il boicottaggio sistematico delle merci inglesi, da imporre anche con la forza, con la speranza che ciò avrebbe spinto il Parlamento inglese ad accogliere le lamentele contro il governo di Londra. Ma questa iniziativa inasprì ulteriormente i rapporti con la madrepatria e si rivelò uno dei presupposti che portò poi allo scoppio della guerra.
Concluso il Congresso Continentale, Henry, ormai giunto ad una certa età, tornò nella quiete della sua Middleton Place e decise di ritirarsi dalla vita politica, lasciando sia le proprietà che il testimone politico a suo figlio Arthur (1742-1787), che si mostrò molto attivo durante il turbolento periodo della Guerra d’Indipendenza Americana.

Il Gran Sigillo della Carolina del Sud

Il Gran Sigillo della Carolina del Sud

Arthur era il tipico gentiluomo del Sud, idealista, laureato in legge e appassionato di arte, musica e letteratura. Era un convinto sostenitore della causa d’indipendenza americana e per questo aderì al partito dei patrioti, diventandone presto uno dei leader più influenti nella Carolina del Sud e un intransigente oppositore di quei lealisti che per motivi opportunistici ancora sostenevano la corona inglese.
Allo scoppio della Guerra d’Indipendenza Americana, dopo la battaglia di Lexington, tra il 1775 e il 1781, si riunì a Filadelfia presso l’Independence Hall il Secondo Congresso Continentale dei 56 rappresentanti delle Tredici Colonie, che era diventato di fatto il governo nazionale dei coloni americani, e nel 1776 Arthur fu designato a parteciparvi come delegato della Carolina del Sud.
In tale veste, il 4 luglio 1776 Arthur appose la sua firma sulla Dichiarazione d’Indipendenza, atto con il quale il Congresso sancì l’indipendenza dall’Inghilterra, diventando così uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Successivamente, Arthur contribuì anche alla stesura del documento degli Articoli della Confederazione e dell’Unione Perpetua, che venne approvato dal Congresso il 15 novembre 1777 e che fu la prima Costituzione degli Stati Uniti d’America.
Mentre assolveva ai suoi impegni a livello nazionale, Arthur non dimenticava la sua Carolina del Sud, che ormai da colonia era diventato uno Stato dell’Unione. Per prima cosa collaborò a stilarne la Costituzione e poi, insieme al parente William Henry Drayton, disegnò il Gran Sigillo della Carolina del Sud, cioè lo Stemma dello Stato, adottato nel 1776, caratterizzato da due aree ellittiche, collegate dai rami di una palma, dove nell’immagine a sinistra sono raffigurati un albero di palma nana e una quercia, caduta e rotta, che stanno a simboleggiare la vittoria americana della battaglia dell’Isola di Sullivan avvenuta in Carolina del Sud il 28 giugno 1776, con la scritta South Carolina e il motto Animis Opibusque Parati, mentre nell’immagine a destra è raffigurata la dea della Speranza con in mano un ramo di alloro e con il sole che s’erge dietro di lei e il motto Dum Spiro Spero. Il Gran Sigillo della Carolina del Sud, tuttora in vigore, rende ancora oggi omaggio alla vegetazione e al paesaggio dello Stato, nonché al ruolo che ha avuto nella storia americana.
Per quest’ultimo aspetto dobbiamo ricordare che durante la Guerra d’Indipendenza Americana la Carolina del Sud fu teatro di violenti scontri e sanguinose battaglie tra l’esercito continentale e quello inglese, raggiungendo il suo apice nel lungo assedio di Charleston iniziato il 29 marzo 1780, dove Arthur, ufficiale dell’esercito continentale, difese strenuamente la sua città natale contro le truppe inglesi, che volevano strappare agli americani uno dei porti più strategici di tutto il fronte meridionale della guerra. L’eroica resistenza di Charleston durò quasi due mesi, fino a quando il 12 maggio 1780 l’esercito continentale dovette arrendersi alle superiori forze inglesi. Fu una delle peggiori sconfitte americane di tutta la Guerra d’Indipendenza. Dopo la caduta di Charleston, Arthur, come avvenne anche per altri ufficiali americani che avevano difeso la città, fu fatto prigioniero e venne tradotto nella guarnigione inglese di St. Augustine in Florida, dove rimase per più di un anno, fino a quando nel luglio 1781, grazie a uno scambio di prigionieri, fu liberato e andò a Filadelfia per seguire le ultime fasi della guerra come membro del Secondo Congresso Continentale.
Appena tre mesi dopo, il 19 ottobre 1781, avvenne la schiacciante vittoria americana nella battaglia di Yorktown che indusse il governo inglese ad intraprendere le trattative di pace con le sue ex Tredici Colonie, che si conclusero il 3 settembre 1783 con la firma del Trattato di Parigi, nel quale l’Inghilterra riconosceva l’indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Dopo le dure vicissitudini sopportate durante la Guerra d’indipendenza, Arthur giudicò che era giunto il momento di prendersi il meritato riposo e così si ritirò definitivamente nella sua piantagione di Middleton Place, dedicandosi all’amministrazione delle sue proprietà e lasciando l’eredità politica al figlio primogenito Henry (1770-1846), che nella prima metà dell’Ottocento fece una brillante carriera, diventando prima membro del Congresso degli Stati Uniti d’America e poi Governatore della Carolina del Sud.

Conte Henry Bentivoglio Van Ness Middleton Ufficiale Confederato e Zuavo Pontificio

Conte Henry Bentivoglio Van Ness Middleton Ufficiale Confederato e Zuavo Pontificio

Nella seconda metà dell’Ottocento, l’omonimo nipote di Henry riuscì addirittura a far diventare i Middleton parenti del Papa.
Nato a Charleston nel 1843, Henry era figlio del diplomatico Arthur Middleton (1795-1853), rappresentante degli Stati Uniti prima a Madrid e poi a Napoli e a Roma, e della romana contessa Paolina Bentivoglio, la cui famiglia discendeva dai Signori di Bologna ed era legata al Papato in quanto suo padre era il generale conte Domenico Bentivoglio, comandante del Reggimento dei Carabinieri Pontifici e del Forte di Castel Sant’Angelo.
Rimasto orfano di padre, Henry crebbe con sua madre a Roma, insieme alla sorella Angelina, in un ambiente familiare colto e raffinato e nel rispetto della fede cattolica e dell’autorità papale, mantenendo però insieme alle peculiarità dell’aristocratico romano anche le caratteristiche del tipico gentiluomo delle piantagioni degli Stati del Sud.
Quest’ultimo aspetto della sua indole presto lo richiamò con prepotenza alle sue origini di ricco planter e risvegliò il suo amore per la Carolina del Sud.
Il 12 aprile 1861 il primo colpo di cannone sparato nella battaglia di Fort Sumter diede inizio alla lunga e sanguinosa Guerra Civile Americana, che vedeva contrapposti per motivi economici, politici, culturali e morali gli Stati del Nord, industrializzati e favorevoli all’abolizionismo della schiavitù, contro gli Stati del Sud, agricoli e schiavisti, i quali, in seguito all’elezione a Presidente nel novembre 1860 del repubblicano e abolizionista Abraham Lincoln, avevano decretato la secessione degli Stati del Sud e avevano costituito gli Stati Confederati d’America sotto la presidenza del democratico Jefferson Davis.
Visto il precipitare degli eventi, il diciottenne Henry senza pensarci due volte lasciò Roma e tornò nella sua natia Carolina del Sud per militare tra le fila dell’esercito confederato.
Henry prestò servizio con il grado di luogotenente nelle truppe della Carolina del Sud, prima nella Marion Artillery and Signal Corps e poi nel 1° Battaglione di Fanteria comandato dell’eroe sudista generale Johnson Hagood. Al fianco di Hagood, Henry nella sua uniforme grigia combatté valorosamente contro l’esercito nordista in diversi scenari di guerra. Nel 1862 in Virginia nella battaglia di Drewry’s Bluff e nella seconda battaglia di Bull Run, entrambe vinte da sudisti. Quindi nel 1863 prese parte nella Carolina del Sud alla seconda battaglia di Fort Wagner e poi di nuovo in Virginia nel 1864 alla battaglia di Cold Harbor, di nuovo vinte dai confederati. Poi purtroppo dovette subire la vittoria dei nordisti nell’assedio di Petersburg. Nel corso dell’ultimo anno di guerra, nel 1865, Henry si spostò nella Carolina del Nord, dove partecipò alla battaglia di Wilmington, anch’essa vinta dall’Unione, e infine si trovò nell’aprile di quello stesso anno alla Stazione di Durham, dove il 1° Battaglione di Fanteria di Hagood si arrese ai nordisti ormai vittoriosi.
Dopo la sconfitta degli Stati Confederati d’America e la conseguente occupazione che gli unionisti imposero agli Stati del Sud, dopo aver inflitto loro incontrollabili e abominevoli saccheggi e aver dato alle fiamme le vaste piantagioni che costituivano la base della loro economia, compresa la piantagione di Middleton Place, il luogotenente Henry Middleton lasciò la sua Charleston e rientrò definitivamente a Roma.
Qui, convinto sostenitore del Papa, Henry nel 1866 entrò con il grado di capitano a far parte del Reggimento degli Zuavi Pontifici, costituito da migliaia di giovani cattolici provenienti dall’aristocrazia e dalla borghesia europea e d’oltreoceano che con lo spirito di nuovi “crociati” del XIX secolo, erano giunti tra il 1860 e il 1870 a Roma per arruolarsi volontariamente tra le fila dell’esercito pontificio, così da offrire i loro servigi e la vita stessa per la difesa di Pio IX e del Papato dalle pressanti minacce del Regno d’Italia, che ambiva Roma come sua capitale. Sotto la bandiera del Papato, Henry prese parte con l’esercito pontificio alla vittoriosa battaglia di Mentana del 1867 contro i garibaldini e si distinse nella Difesa di Roma del 20 settembre 1870 contro l’esercito italiano. Dopo la proclamazione di Roma a capitale del Regno d’Italia, Henry decise però di seguire il nuovo corso degli eventi e terminò la sua carriera militare come ufficiale nel Regio Esercito Italiano.
Mentre si prodigava in favore del Papato, Henry riuscì ad ottenere un titolo nobiliare aggiungendo al proprio cognome Middleton anche quelli di sua madre Bentivoglio e della prima moglie del padre Van Ness, con la conseguenza di potersi fregiare d’ora in poi del titolo di conte Henry Bentivoglio Van Ness Middleton.
La sua recente nobiltà gli consentì nel 1869 di sposare la romana contessa Beatrice Cini, giovane molto bella e ricca, appartenente a un’influente famiglia della Nobiltà Romana con stretti legami con la Corte Pontificia. Grazie al suo matrimonio, Henry divenne anche nipote acquisito del Cardinale Vincenzo Gioacchino Pecci, porporato molto influente all’interno della Curia Romana, prozio di sua moglie Beatrice. E quando nel 1878, dopo la morte di Pio IX, il Conclave si riunì per eleggere il nuovo pontefice fu proprio il Cardinale Vincenzo Gioacchino Pecci a salire sul Soglio di Pietro con il nome di Leone XIII, il primo papa a non esercitare direttamente il potere temporale e passato alla storia per il suo lungo pontificato e la famosa enciclica Rerum Novarum.
Henry si ritrovò così ad essere il nipote del Papa con pieno diritto di far parte della Famiglia Papale.
L’aristocratico planter americano, che fu soldato confederato in America e zuavo pontificio a Roma, aveva raggiunto una invidiabile posizione personale, ma soprattutto aveva trasferito la famiglia Middleton dal nostalgico ricordo delle ricche piantagioni di riso della Carolina del Sud a onorifici ruoli di primo piano nella Corte Pontificia, mantenuti fino ai primi del Novecento.