I GENERALI LORDI E MARTELLI, VITTIME ALLE FOSSE ARDEATINE

di Anna Maria Casavola -

Pluridecorati durante la Grande guerra ma invisi al regime fascista, aderirono al fronte militare clandestino dopo l’8 settembre 1943. Rinchiusi nel carcere delle SS in via Tasso a Roma, furono uccisi dai nazisti alle Ardeatine.

 

 

Tra le storie che caratterizzano il periodo dell’occupazione tedesca di Roma (1943-1944) si colloca la vicenda del generale Roberto Lordi (1894-1944) e quella del generale Sabato Martelli Castaldi (1896-1944). Si conobbero nell’aprile del 1915 all’Accademia Militare di Torino. Entrambi furono dei pionieri dell’Aviazione Militare in Italia. Nel 1944, per l’operato a sostegno della Resistenza al nazi-fascismo, vennero arrestati dal tenente colonnello Herbert Kappler (1907-1978), detenuti a via Tasso, sottoposti a torture, ed eliminati nella strage delle Cave Ardeatine. Sono stati decorati con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

La figura di Roberto Lordi

Il generale Lordi

Il generale Lordi

Roberto Lordi nasce a Napoli.[1] Era cugino di Achille Lordi del Partito di Azione.[2] Dopo gli studi presso il collegio militare della Nunziatella, partecipa alla prima guerra mondiale meritando due medaglie (d’argento e di bronzo al valor militare).
Diventa in seguito sottotenente osservatore, poi tenente pilota. Operativo in Tripolitania, sarà poi assegnato al Comando Aeronautica di Roma, e in seguito alla 1ª Squadriglia B.R. del 2º Raggruppamento Aeroplani da Bombardamento. Laureatosi in ingegneria aeronautica riceve i gradi di capitano. Opera nel 1º Stormo Aeroplani da Bombardamento di Milano. Con la nascita della Regia Aeronautica lascia l’Esercito. È in Aviazione dal 16 ottobre 1923. Comandante di squadriglia, arriva poi a ricoprire il ruolo di capitano dell’Arma Aeronautica, ruolo combattente. Assegnato in seguito al 13º Stormo Aeroplani da bombardamento. Promosso maggiore.
Dal 15 dicembre del 1927 viene posto a capo della ‘Divisione Operazioni’ dell’Ufficio di Stato Maggiore, presso l’Aeroporto di Ciampino Sud, fino al 15 aprile del 1929. È tenente colonnello dall’8 novembre 1928. Opera in Libia. Riceve la nomina a colonnello.
Roberto Lordi partecipa anche ad alcuni pionieristici eventi aeronautici. Si tratta in particolare dell’organizzazione del primo lancio collettivo di paracadutisti nel 1927, della partecipazione al raid Roma-Torino-Londra nel 1928, e della prima trasvolata al mondo del Tibesti (la più elevata catena montuosa del deserto del Sahara). Il 18 maggio del 1930 sposa Livia Boglione. La coppia ha un figlio, Roberto.
Dal 2 ottobre 1933 Lordi arriva a Shanghai in Cina. È a capo di una missione aeronautica. Riesce a diventare un fiduciario di Chiang Kai-shek.[3] Dal 18 maggio 1934 diventa capo di Stato maggiore dell’Aeronautica cinese. Riesce ad ottenere una serie di vantaggiose commesse a favore dell’Italia di aeroplani (velivoli Fiat C.R.32 e Caproni Ca.111) e armamenti.
Lordi viene poi promosso generale di brigata aerea. Il 20 aprile 1935 spedisce al Capo del Governo una relazione non favorevole sulle commesse perché gestite dal regime e dalle case costruttrici in modo superficiale. Ciò gli attira una dura avversione da parte delle sfere militari apicali. A seguito della sua denuncia, è richiamato in Patria alla fine dell’agosto 1935 (con la scusa di relazionare sull’andamento della missione). Posto agli arresti e rinchiuso in una clinica, è accusato di false e pretestuose irregolarità amministrative e quindi posto a riposo d’autorità per limiti di età a soli 42 anni. I suoi ricorsi al Consiglio di Stato sono respinti. È sorvegliato dall’OVRA (Polizia segreta politica). Inviato al confino presso l’abitazione di Genzano di Roma. Gli è imposto il divieto di parlare con le autorità cinesi.Iscritto nel ruolo degli Ufficiali della Riserva, estromesso dall’Arma, è privato del trattamento economico.
Lasciato l’ambito militare, e ritornato in quello civile, Lordi si ritira a Genzano di Roma. Nel 1939 riesce alla fine a trovare un impiego dirigenziale, come l’amico (e collega) Castaldi, grazie al cavalier Ernesto Stacchini, che lo assume presso la ditta ‘Giovanni Stacchini’ (via Cavour, Roma). La società aveva sedi decentrate a Viterbo, a Pietracuta, nel Comune di Tivoli (in via Cesurni, località Martellona), e a Colleferro. Fabbricava esplosivi e ordigni bellici.

La figura del generale Sabato Martelli Castaldi

Il generale Martelli Castaldi

Il generale Martelli Castaldi

Per completare il quadro storico, occorre ricordare anche la figura del generale Sabato Martelli Castaldi.[4] Nato a Cava de’ Tirreni, partecipa da volontario alla prima guerra mondiale. Ricopre i gradi di sottotenente in Artiglieria e poi nel Corpo Aeronautico militare, meritando delle medaglie al valore. Dal 23 aprile 1918 è tenente pilota della 4ª Sezione SVA di San Luca di Sant’Ambrogio di FieraFossalunga che dal 20 ottobre diventa 56ª Squadriglia. Riceve due medaglie (d’argento e di bronzo).
A fine guerra si laurea in ingegneria aeronautica al  Politecnico di Torino. Nel 1919 presta servizio nella Regia Aeronautica in Libia, e dal 1921 in Italia. Nel 1933, a soli 36 anni di età, è nominato generale di brigata e ritenuto probabile successore di Italo Balbo a ministro dell’Aeronautica. Nel 1934 il generale Martelli scrive a Mussolini una relazione nella quale denuncia il reale stato della Forza Armata e la sua incapacità ad affrontare un conflitto mondiale. Proprio a seguito di questa relazione viene congedato. Lo si accusa di “incapacità di giudizio”. Ritornato alla vita civile, riesce a trovare un lavoro, come il generale Lordi, presso il polverificio della ditta Stacchini. Per questa società lavora prima in Etiopia e poi a Roma.

Dopo l’8 settembre 1943

Granatieri a Porta San Paolo, a Roma, 10 settembre 1943

Granatieri a Porta San Paolo, a Roma, 10 settembre 1943

Nel periodo successivo all’8 settembre 1943, Lordi e Martelli entrano a far parte del Fronte militare clandestino. Si trattava di un movimento resistenziale attivo dal 23 settembre dello stesso anno, formato da ex-ufficiali e da soldati. Responsabile era il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.[5]
Lordi, pur segnato da sofferenza cardiaca, raggiunge armato Porta San Paolo. Quando il polverificio Stacchini viene requisito dai tedeschi, sottrae parte dell’esplosivo che consegna ai partigiani. Nella propria villa di Genzano accoglie ufficiali e civili ricercati dalle SS. Organizza formazioni armate sui Monti Prenestini e intorno ad Alatri, in contatto radio con le truppe alleate.[6]
Anche Martelli (alias ‘Tevere’) è operativo a Porta San Paolo. Interagisce con le formazioni che combattevano le forze nazi-fasciste. Consegna esplosivi ai partigiani e aiuta formazioni di resistenti.[7]

L’arresto e la detenzione a via Tasso

A seguito di una delazione, il 17 gennaio del 1944 le SS irrompono nelle abitazioni romane dei generali Lordi e Martelli. Non li trovano (sono impegnati in quei giorni fuori Roma). Arrestano comunque il conte Ernesto Stacchini, titolare del polverificio. L’accusa è quella di aver fiancheggiato i partigiani. Un fatto del genere, in tempo di guerra, comportava una tragica fine. Per questo motivo, il giorno stesso Lordi e Martelli si presentano presso l’ambasciata tedesca per chiedere la liberazione di Stacchini. Arrestati, vengono rinchiusi nel carcere di via Tasso (cella n. 1). Vi rimangono 67 giorni. Malgrado le torture, non rivelano i nomi dei loro compagni di lotta. Stacchini viene rilasciato.

La testimonianza di Martelli Castaldi

Su questo periodo di detenzione, si conservano i biglietti che Martelli Castaldi consegnava di nascosto alla moglie. Si riportano qui di seguito alcune annotazioni. «La mia camera è di m. 130 per 2,60. Siamo in due, non vi è altra luce che quella riflessa da una lampadina elettrica del corridoio antistante, accesa tutto il giorno. Il fisico comincia ad andare veramente giù e questa settimana di denutrizione ha dato il colpo di grazia. Il trattamento fattomi non è stato davvero da “gentleman”. Definito “delinquente” sono stato minacciato di fucilazione e percosso, come del resto è abitudine di questa casa: botte a volontà».
E ancora, il 4 marzo 1944: «I giorni passano, e, oggi 47° credevo proprio che fosse quello buono, e invece ancora non ci siamo. Per conto mio non ci faccio caso e sono molto tranquillo e sereno, tengo su gli umori di 35 ospiti di solo quattro camere con barzellette e pernacchioni (scusa la parola ma è quella che è) e buon umore. Unisco una piantina di qui per ogni evenienza e perché, a mezzo del latore, quest’altra settimana me la rimandi completata. Penso la sera in cui mi dettero 24 nerbate sotto la pianta dei piedi nonché varie scudisciate in parti molli, e cazzotti di vario genere. Io non ho dato loro la soddisfazione di un lamento, solo alla 24 nerbata risposi con un pernacchione che fece restare i tre manigoldi come tre autentici fessi. (Quel pernacchione della 24 frustata fu un poema! Via Tasso ne tremò ed al fustigatore cadde di mano il nerbo. Che risate! Mi costò tuttavia una scarica ritardata di cazzotti). Quello che qui più pesa è la mancanza di aria. Io mangio molto poco altrimenti farei male e perderei la lucidità di mente e di spirito che invece qui occorre avere in ogni istante».
[8]
Unitamente a ciò, sul muro della cella, Martelli – prima di essere ucciso – scrive: «Quando il tuo corpo / non sarà più, il tuo / spirito sarà ancora più / vivo nel ricordo di / chi resta. Fa’ che / possa essere sempre / di esempio».

Il generale Lordi e il dottor Borromeo

Nel contesto fin qui delineato occorre evidenziare un aspetto di particolare interesse[9]. Il generale Lordi era amico e paziente del dottor Giovanni Borromeo[10], primario di medicina dell’ospedale tiberino dei Fatebenefratelli. Entrambi sostenevano le attività dei partigiani. Più volte, infatti, si erano svolte riunioni politiche nel laboratorio analisi dell’ospedale. In tali incontri aveva partecipato anche il generale Lordi. Quest’ultimo, con altri resistenti, aveva chiesto il permesso ai frati di collocare nel nosocomio una ricetrasmittente per mantenere i contatti con le forze alleate.
Quando Lordi viene arrestato e torturato dai fiduciari di Kappler le sue condizioni di salute subiscono un crollo. A questo punto, il generale chiede di poter essere visitato dal proprio medico. I tedeschi telefonano a casa Borromeo. Si pensa subito a un arresto del primario perché da via Tasso è inviata una macchina. Prima di uscire da casa, il primario abbraccia la moglie. Arrivato nella sede operativa delle SS, Borromeo si rende conto della criticità in corso. Lordi e Martelli sono detenuti. C’è da visitare Lordi. Borromeo, come racconta il figlio Pietro[11], avvicina il proprio paziente. In tale occasione, Lordi gli comunica sottovoce alcuni nominativi di persone che devono essere avvisate del suo arresto e dei pericoli imminenti. Il medico, al termine della visita, eseguirà il compito ricevuto.

L’eccidio alle cave Ardeatine

Il 24 marzo 1944, durante l’eccidio avvenuto presso le cave situate lungo la via Ardeatina, Lordi e Martelli vengono eliminati con un colpo alla nuca. I loro corpi sono oggi custoditi nel Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Pur in presenza di una storia così drammatica, rimane comunque vivo il messaggio che questi due alti ufficiali hanno lasciato: nell’ora delle scelte radicali occorre rimanere al proprio posto e resistere a ogni tipo di violenza. 

 

 

Note

[1] C. Reisoli, Due nomi, un esempio: Roberto Lordi, Sabato Martelli Castaldi, Novissima, Roma 1958. E. Massa Lordi, Ed or non batte più che l’ala del mio sogno. Profilo biografico di Roberto Lordi (1894-1944), Totem, Lavinio Lido 2012.
[2] Achille Lordi, nato nel 1911. Fu membro dell’Assemblea Costituente italiana.
[3] Chiang Kai-shek (1887-1975). Generale e politico cinese.
[4] M. Avagliano, Il partigiano Tevere. Il generale Sabato Martelli Castaldi dalle vie dell’aria alle Fosse Ardeatine, introd. di Vittorio Foa, Avagliano, Cava dei Tirreni 1996. Id., Sabato Martelli Castaldi, in: ‘Rivista Aeronautica’, n. 1, Roma 1997.
[5] 1901-1944. Arrestato dai tedeschi il 25 gennaio 1944. Rimane nel carcere di via Tasso per 58 giorni. Ucciso alle Cave Ardeatine.
[6] N. Arena, La regia aeronautica (1943-1946), STEM Mucchi, Modena 1978, p. 129.
[7] N. Arena, La regia aeronautica…, op. cit., p. 129.
[8] P. Malvezzi – G. Pirelli (a cura), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945), 16ª ed., Einaudi, Torino 2003, pp. 187-188.
[9] Fonte: P. Borromeo, Il Giusto che inventò il morbo di K, Fermento, Roma 2008. Pietro Borromeo, figlio del primario del ‘Fatebenefratelli’, è morto nel 2019.
[10] 1898-1961.
[11] P. Borromeo, Il Giusto che inventò il morbo di K, op. cit., pp. 47-48.

Per saperne di più
R. Chiarvetto – A. Menardi Noguera – M. Soffiantini, In volo su Zerzura, Edizioni Rivista Aeronautica, Roma 2015.
E. Grassia, Sabato Martelli Castaldi. Il generale partigiano, Mursia, Milano 2016.
G. Mariani, Roberto L. L’altra faccia della Resistenza, Armando Curcio Editore, Monterotondo 2014.
E. Massa Lordi, Ed or non batte più che l’ala del mio sogno. Profilo biografico di Roberto Lordi (1894-1944), Totem, Lavinio Lido 2012.
C. Reisoli, Due nomi, un esempio: Roberto Lordi, Sabato Martelli Castaldi, Novissima, Roma 1958.