I CRIMINALI NAZISTI ARRUOLATI DAGLI USA

di Michele Strazza -

 

Dal 1947 in poi, la rivalità geostrategica e ideologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica portò all’arruolamento nei servizi segreti americani di agenti dal passato oscuro.

 

 

Alla fine del secondo conflitto mondiale centinaia di nazisti – alcune fonti ritengono almeno un migliaio – invece di pagare per i loro crimini vennero salvati dai servizi segreti americani per essere successivamente utilizzati durante la Guerra Fredda” che di lì a poco sarebbe scoppiata con l’Unione Sovietica.
La questione, tutt’altro che nuova per gli storici, è stata recentemente ripresa grazie alla pubblicazione, nel 2014, del libro The Nazis next door: how America became a safe haven for Hitler’s men scritto da Eric Lichtblau, reporter del New York Times e Premio Pulitzer. Il testo, tradotto da Susanna Bourlot, è uscito in Italia nel 2017, edito da Bollati Boringhieri, con il titolo I nazisti della porta accanto. Come l’America divenne un porto sicuro per gli uomini di Hitler.
L’autore, dopo aver esaminato accuratamente la documentazione desecretata dell’FBI e della CIA, è giunto alla conclusione che ambedue le agenzie statunitensi ritennero essenziale la collaborazione di molti ex nazisti per la sicurezza interna e per lo spionaggio esterno nei confronti dell’URSS.
Tra i criminali nazisti reclutati figurano nomi quali Ivan Demjanuk, meglio noto ai sopravvissuti del campo di concentramento di Sobibor con il nome di Ivan il Terribile, Otto von Bolschwing, già ufficiale delle SS e stretto collaboratore di Adolf Eichmann, e infine Jakob Reimer, che aveva partecipato alla distruzione del ghetto di Varsavia.

Studi precedenti si erano già occupati del reclutamento degli ufficiali nazisti catturati dagli alleati alla fine della guerra. Tra essi spiccava la figura del generale Reinhard Gehlen il quale aveva diretto i servizi segreti tedeschi sul fronte orientale. Possiamo quindi ben immaginare come un tale personaggio facesse gola agli americani. Gehlen, infatti, in cambio dell’immunità, non solo offrì gli archivi dello spionaggio militare germanico, ma si dichiarò pronto a mettersi al servizio degli Stati Uniti e a riorganizzare, dietro cospicui finanziamenti, la propria rete di spie. E non si dimentichi che tra questi agenti almeno un centinaio provenivano dai quadri delle SS e si erano macchiati di efferati crimini di guerra. Pensiamo ad Erich Deppner, ritenuto responsabile della deportazione di 100.000 ebrei dall’Olanda, a Werner Krassowski, capitano delle SS-Totenkopf nei lager polacchi, a Konrad Fiebig, comandante dell’Einsatzkommando 9 che aveva massacrato 11.000 ebrei a Vitebsk.
L’intelligence americana arruolò anche il nazista viennese Wilhelm Hoettl, tra i responsabili del controspionaggio SS per l’Ungheria e i Balcani. In tale veste si era occupato della deportazione degli ebrei e del saccheggio dei loro beni, occultando nelle banche svizzeri ingenti guadagni. Anche lui, in cambio dell’immunità, aveva offerto agli statunitensi la propria rete di spie. In seguito la CIA gli affidò importanti incarichi all’Est ed egli si prodigò a reclutare ex nazisti austriaci e ungheresi, nonché ex collaborazionisti slovacchi e iugoslavi, cui fu garantita l’immunità dai crimini commessi.
Tra gli ufficiali nazisti reclutati da Gehlen abbiamo accennato a Otto von Bolschwing, personaggio di spicco delle SS e collaboratore di Adolf Eichmann, ideatore della “soluzione finale” per gli ebrei. Bolschwing, in forza alla CIA, nel 1954 venne trasferito a New York insieme alla famiglia.

Dalla documentazione esaminata da Lichtblau risulta che l’agenzia di intelligence americana aveva ritenuto il trasferimento sul suolo statunitense un “premio per i fedeli servizi nel dopoguerra”, in considerazione anche della “irrilevanza” delle sue attività nel partito nazista.
Quando nel 1960 Eichmann venne catturato in Argentina da agenti del Mossad, Bolschwing si affrettò a chiedere protezione ai servizi segreti americani, preoccupato di una sua eventuale cattura. La CIA provvide così a creare una cortina fumogena intorno a lui. Del resto l’agenzia di intelligence aveva tutto l’interesse che non venisse fuori il passato di Bolschwing come personaggio corresponsabile della “soluzione finale”. Egli, comunque, visse libero per altri venti anni prima che la giustizia americana si accorgesse di lui. Nel 1981 Bolschwing dovette rinunciare alla cittadinanza americana ma non scontò grandi pene, in quanto morì pochi mesi dopo.
Un altro criminale di guerra trasferito dalla CIA sul suolo americano, come premio per i suoi servigi, fu Aleksandras Lileikis, noto collaborazionista lituano con responsabilità nel massacro di 60.000 ebrei a Vilnius. Nel 1956 Lileikis venne accolto negli Stati Uniti dove visse indisturbato per quasi quarant’anni, prima di essere scoperto nel 1994. Nonostante l’ostruzionismo della CIA il Dipartimento di Giustizia statunitense riuscì a portare avanti il procedimento e, così, Lileikis fu successivamente estradato in Lituania.

Nel 1980 il Dipartimento di Giustizia si era dovuto scontrare con l’FBI per avere documenti e informazioni su sedici individui sospetti ex nazisti residenti negli Stati Uniti. I federali opposero alla richiesta la considerazione che si trattava di informatori resisi utili nella individuazione di “simpatizzanti comunisti”.
Tra gli “informatori” reclutati dai servizi segreti americani e utilizzati anche da quelli della Germania Ovest vi fu Hildegard Lächter, soprannominata “Brygida la sanguinaria”, una delle più feroci guardiane del campo di sterminio polacco di Majdanek. La vicenda è stata rivelata anni fa dal settimanale tedesco Der Spiegel che ha raccontato come “Brygida” fosse stata utilizzata in chiave antisovietica durante la Guerra Fredda. La donna era stata precedentemente condannata a scontare una pena detentiva in Polonia per “crimini nazisti”. Nel 1956 era stata poi espulsa.
Hildegard Lächter fu tra gli imputati principali del processo di Majdanek, svoltosi dal 1975 al 1981. La criminale fu chiamata a rispondere di complicità nell’uccisione di quasi 1.200 persone e di azioni feroci: “Picchiava bambini sui camion che li portavano alle camere a gas, gettava prigionieri in una fossa-latrina fino a farli affogare nelle feci”. Secondo il settimanale tedesco sia la CIA sia i servizi segreti della Germania Ovest conoscevano la sua identità e quando il suo passato venne alla luce decisero di abbandonarla al suo destino.

Per saperne di più

Lichtblau Eric, I nazisti della porta accanto. Come l’America divenne un porto sicuro per gli uomini di Hitler, Torino, Bollati Boringhieri, 2017.
Adriano Pino-Congolani Giorgio, La via dei conventi. Ante Pavelic e il terrorismo ustascia dal Fascismo alla Guerra Fredda, Milano, Mursia, 2011.
Gaggi Massimo, CIA, la guerra sporca e quei mille nazisti arruolati contro i sovietici, in “Corriere della Sera”, 28 ottobre 2014.