HJALMAR SCHACHT, IL BANCHIERE DI HITLER

di Massimo Iacopi -

Uomo prodigio della finanza tedesca, servì il kaiser Guglielmo, salvò la Repubblica di Weimar e fissò la politica finanziaria del Terzo Reich. Finito sul banco degli accusati a Norimberga, ne usciràà scagionato.

 

“Assolto!” All’annuncio del verdetto, un indescrivibile brusio scuote la grande sala del Tribunale di Norimberga. Gli altri accusati, Göring, Keitel, Speer si guardano increduli; il procuratore americano Robert Jackson si rivolge verso il procuratore aggiunto francese, che aveva richiesto la pena capitale: i giornalisti, stupefatti, commentano animatamente questa decisione che nessuno si attendeva.
Hjalmar Schacht, l’uomo che ha finanziato l’isteria hitleriana e ha reso possibile la guerra mondiale con i suoi milioni di vittime, viene risparmiato. Fra i giudici che presiedono il processo, il magistrato sovietico, generale Nikitshenko, è furioso: egli ha votato per l’esecuzione capitale. Gli altri magistrati, l’inglese Geoffey Lawrence, l’americano Biddle e il francese Donnedieu de Vabres si sono pronunciati per l’assoluzione, nonostante la feroce opposizione del loro collega sovietico. Di fatto, un solo uomo nella sala non appare sorpreso: lo stesso Schacht. Ancora una volta, e contro tutti, il cosiddetto “banchiere del diavolo” vince la posta.

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Hjalmar Schacht

Schacht è per certi aspetti un enigma. Ha portato Hitler al potere, ma non è mai stato membro del partito nazista. Dotato di un’intelligenza prodigiosa, appassionato sportivo e poeta, è nato il 22 gennaio 1877 e ha un carattere insopportabile: arrogante, gonfio d’orgoglio, tratta gli altri con disprezzo, convinto di aver sempre ragione.
I primi anni della sua vita gli forniscono, in effetti, numerose ragioni per essere fiero di sé. Va incontro a un successo folgorante nella carriera di banchiere, tanto da diventare direttore della Dresdner Bank nel 1903, ad appena 32 anni. Poi lo Stato tedesco gli affida, dall’ottobre 1914, le finanze del Belgio occupato durante la Prima guerra mondiale. Dopo la guerra, la Germania della Repubblica di Weimar subisce una crisi economica senza precedenti, con una iperinflazione drammatica che rovina tutta la nazione e che nessuno sembra riuscire ad arrestare. Ma Hjalmar Schacht ha le idee chiare. Il 13 novembre 1923 egli accetta di ricoprire, nell’interesse della Germania, una funzione fantasma di commissario per la moneta. I suoi mezzi sono scarsi e la logistica praticamente nulla. Il potente finanziere si insedia presso il Ministero delle Finanze, ma nel cortile del palazzo, in un ambiente utilizzato dalle donne delle pulizie. Da quel luogo, con il solo aiuto della sua segretaria, riuscirà a rovesciare la situazione mettendo fine alla crisi monetaria. Più tardi, diventato Presidente a vita della Reichsbank, Schacht rimette in piedi, nel giro di pochi anni, l’economia tedesca. Mai un economista era riuscito a invertire così bene il corso degli eventi.
Il detestabile Dott. Schacht è un genio: nulla e nessuno gli resiste. Riesce a confondere gli Alleati in occasione della rinegoziazione dei danni di guerra: grazie a lui, la Germania non pagherà mai il suo impressionate debito estero. Rilancia l’economia e riduce la disoccupazione. Ma quest’uomo rigido fino alla caricatura, sempre vestito allo stesso modo (vestito scuro, camicia bianca a collo duro e occhiali cerchiati d’acciaio), per nulla preoccupato di ostentare la sua ricchezza e il suo potere, non riesce a sopportare la mediocrità.
Nel 1930 dà le dimissioni dalla Presidenza della Reichsbank quando ritiene che il potere politico non stia sostenendo più la sua azione. Lascia quindi le redini dell’economia tedesca ad Heinrich Brüning, politico di scarso valore che gioca il ruolo di “uomo normale”. In tre anni, la sua esiziale politica economica annienta l’opera di recupero effettuata da Schacht: il Paese ha 7 milioni di disoccupati, le finanze sono esangui, la crisi sociale regna ovunque. Con il favore di questo caos, i Nazisti arrivano alle porte del potere e Hjalmar Schacht si incaricherà di aprirgliele.

Il 5 gennaio 1931 Schacht è a cena con Goebbels a casa di Göring, dove arriva anche Adolf Hitler. Hitler è solo il capo di un piccolo partito estremista, il NSDAP, ma che conta ben 107 deputati al Reichstag e la cui forza elettorale progredisce inesorabilmente.
Hitler prende la parola e, con una forza di convinzione implacabile, espone il suo programma per rialzare la Germania. In materia di politica economica, l’uomo non dispone di un vero progetto, ma il grande finanziere, sebbene non totalmente convinto, percepisce che, se correttamente guidato, Hitler potrebbe costituire la leva che egli aspetta per mettere fine alla miseria nella quale la Germania sta affondando.
Alla fine decide di aiutarlo e i mesi seguenti il banchiere si vota alla causa hitleriana. Riesce a federare i grandi banchieri intorno al progetto nazista, raccoglie fondi e perora in favore di Hitler presso il capo dello stato, il maresciallo Hindenburg. L’alone di rispetto di Schacht in Germania è immenso e Hindenburg cede, nominando Hitler Cancelliere. E’ il 30 gennaio 1933: il Nazismo, grazie anche a Schacht, raggiunge il suo obbiettivo.
Nel marzo dello stesso anno le nuove elezioni legislative, la terza tornata nel giro di un anno, danno all’NSDAP il 43,9% dei suffragi: i Nazisti non riescono però ad ottenere la maggioranza assoluta degli scrutini popolari. Ma poco importa. Due giorni dopo la sua nomina, il nuovo Parlamento vota i pieni poteri a Hitler. La dittatura può avere inizio. Ma Hitler è astuto: sa che deve prima consolidare il potere. Nomina, pertanto, Hjalmar Schacht alla guida dell’economia del Reich, con un solo obbiettivo, rimettere al lavoro i milioni di disoccupati. Schacht vi si applica con genialità, come sempre d’altronde, e 5 anni più tardi, il Terzo Reich non ha più neanche un disoccupato. Nel frattempo Schacht, che pure non è un antisemita né un guerrafondaio, presiede alla emissione delle leggi di Norimberga – votate il 15 settembre 1935 –, che escludono gli Ebrei dalla società tedesca, e promuove il riarmo della Wermacht per farne l’esercito più potente del mondo. Hitler, grazie a lui, può partire alla conquista del “Lebensraum”, ovvero dello “spazio vitale”.

Hjalmar Schacht con Adolf Hitler nel 1936

Hjalmar Schacht con Adolf Hitler nel 1936

Nel 1938, tuttavia, Schacht si ravvede, vuole fermare la macchina infernale che ha contribuito a mettere in piedi. Complotta con alcuni ufficiali per rovesciare Hitler, ma i il successo degli accordi di Monaco trasformano Hitler in un eroe in Germania. Impossibile, in questa situazione, impostare una congiura che abbia il minimo di possibilità di successo.
Poco a poco Schacht viene allontanato dal potere. Cede il portafoglio di ministro dell’Economia a Hermann Göring nel 1938 e Hitler, come forma di compensazione, gli concede il titolo di ministro senza portafoglio: in effetti, Schacht ha già salvato per tre volte l’economia tedesca, meglio tenerlo a portata di mano in caso di necessità…. Il banchiere si ritira nelle sue terre e non si assocerà più al alcuna congiura. Tuttavia, dopo l’attentato a Hitler del 20 luglio 1944, il banchiere viene arrestato: i Nazisti vogliono farla finita con ogni forma di opposizione. Hitler ordina anche che venga messo a morte. L’ordine, per fortuna del banchiere, non verrà eseguito, ma non se ne conoscono le vere ragioni.
Liberato, quindi imprigionato dagli Americani, Schacht viene giudicato a Norimberga in compagnia di altri criminali di guerra. Il suo caso viene esaminato nel marzo 1946. Chiamato alla sbarra, un sopravvissuto del complotto antinazista del 1938 testimonia in suo favore, provocando la collera dei Sovietici. Il procuratore aggiunto francese, da parte sua, dichiara che la “sua colpevolezza e la sua responsabilità sono intere”. Ma gli Anglosassoni spingono per la sua liberazione. Dopo l’assoluzione Schacht viene portato davanti a diversi tribunali di denazificazione, ma, alla fine, nel 1951, viene completamente discolpato da qualsiasi accusa e a 74 anni inizia per lui una nuova vita.

La sua fama di economista geniale è intatta. I grandi leader dei Paesi non allineati lo chiamano per consulenze, come Nasser, in Egitto, Sukarno in Indonesia e Nehru in India. Lavorerà indefessamente anche in Siria, in Iran, nelle Filippine, in Algeria, senza deviare dalla sua linea: sviluppo economico per tutti, pegno, a suo dire, di stabilità e di pace. Trova anche il tempo di fondare una banca in Germania, che, naturalmente avrà successo.
Percorrere il mondo gli rivela grandi sorprese: nel 1954, viaggiando fra Calcutta e Roma, il suo aereo fa sosta in Israele, mentre lui pensava che lo scalo intermedio sarebbe stato il Cairo. Lo stato ebraico è appena uscito da una guerra con l’Egitto, di cui il banchiere è consigliere. Inoltre, la comunità ebraica, che non è stata ammessa al processo di Norimberga, gli è rimasta molto ostile. Atterrato in Israele, il banchiere si sente perduto: difficilmente gli Israeliani si faranno scappare l’occasione per impadronirsi di un ex dignitario del Terzo Reich. Forse ancora la prigione, ancora un processo… Ma l’informazione della presenza di Schacht sul suolo d’Israele arriva troppo tardi al governo di David Ben Gurion e l’aereo riesce a partire, con gran sollievo del finanziere.
Schacht rimetterà la sua anima a Dio nel 1970, alla ragguardevole età di 93 anni.

Per saperne di più
Hjalmar Schacht, Magia del denaro, Milano, Edizioni del Borghese, 1968
John Weitz, Hitler’s Banker: Hjalmar Horace Greeley Schacht. Boston: Little, Brown and Co. 1997
Frédéric Clavert, Hjalmar Schacht, financier et diplomate (1930-1950), Bruxelles, Peter Lang, 2009