FOUQUIER-TINVILLE, IL GIUDICE E IL BOIA DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

di Giancarlo Ferraris -

 

Era l’anima del Tribunale Rivoluzionario: stabiliva i giudici e i giurati, redigeva gli atti di accusa, riceveva il carnefice, fissava il numero dei condannati alla ghigliottina. Fu pubblico accusatore nei più celebri dibattimenti processuali durante il Terrore, spesso ridotti a tragiche farse con verdetti precostituiti.

Funzionario della Rivoluzione

Fouquier-Tinville
«Io sono un giudice, eh!… Non un boia… Un boia al tuo servizio».
Robespierre
«Tu sei un boia!… Non al mio servizio, ma al servizio del popolo!… Tu sei il boia che la giustizia reclama!… Noi ti consegniamo i nemici della nostra Repubblica e tu hai il dovere non di giudicarli, ma di eliminarli».
(dal film Danton di Andrzej Wajda)

Basterebbero queste poche frasi, forse apocrife, forse vere, in entrambi i casi, comunque, illuminanti, perché al di là della rappresentazione cinematografica i documenti storici parlano chiaro, per capire chi fosse il giudice Fouquier-Tinville durante gli anni drammatici della Rivoluzione francese. Ma procediamo per gradi. Antoine Quentin Fouquier-Tinville nacque a Foreste, un piccolissimo paese della regione dell’Alta Francia nella Francia del Nord il 10 giugno 1746, secondo dei cinque figli del proprietario terriero Eloy Fouquier-Tinville e di Marie-Louise Martine, appartenente a un’agiata famiglia del luogo. In virtù dell’interessamento di uno zio abate il giovane Antoine Quentin poté studiare per sei anni presso il Collegio di Noyon, nell’Oise, in Piccardia. In seguito, per volontà del padre che lo vedeva avvocato e giudice, frequentò gli studi di alcuni procuratori di Parigi, dove si fece notare e apprezzare per la sua profonda dedizione al lavoro. Avvocato al Parlamento della capitale francese, nel 1774, grazie a un prestito ottenuto dalla sua famiglia, poté acquistare, come era costume all’epoca, la carica di giudice entrando così a far parte della Camera dei Procuratori della regione dello Châtelet. Nel 1775 sposò la cugina Dorothée Saugnier dalla quale ebbe cinque figli. Sette anni dopo la moglie morì di parto, dando alla luce una bambina. Antoine Quentin si risposò allora quasi subito con Henriette Gérard D’Aucourt, una giovane fanciulla della piccola nobiltà dalla quale ebbe successivamente due figli. Coinvolto in alcuni affari andati male, nel 1783 dovette vendere la carica di giudice per pagare i debiti. Nel 1789 allo scoppio della Rivoluzione Fouquier-Tinville, nonostante avesse scritto dei versi in onore di re Luigi XVI, aderì al nuovo evento, sempre però svolgendo qualche funzione pubblica e senza mai partecipare alle violente manifestazioni che ogni giorno si tenevano per le vie e nelle piazze di Parigi. Dopo aver ricoperto per qualche tempo la carica di commissario nel quartiere parigino dove risiedeva con la famiglia, tornò a esercitare la professione di giudice. Per interessamento del cugino Camille Desmoulins, che era uno dei leader della Rivoluzione, divenne infatti direttore di un giurì accusatorio presso il Tribunale Straordinario, il quale era stato creato appositamente dai rivoluzionari per giudicare i partigiani di Luigi XVI all’indomani della giornata del 10 agosto 1792, quando la folla parigina aveva assalito il Palazzo delle Tuileries, dove risiedeva il sovrano insieme alla famiglia reale, determinando con ciò la caduta della monarchia. Dopo lo scioglimento del Tribunale Straordinario divenne giudice presso il Tribunale di Saint-Quentin, nell’Aisne, e successivamente fu eletto dalla Convenzione Nazionale, l’assemblea legislativa ed esecutiva che nel settembre 1792 aveva proclamato la Repubblica Francese, pubblico accusatore presso il nuovo Tribunale Penale Straordinario, il quale sarebbe poi diventato il celebre Tribunale Rivoluzionario. In seguito a questa nuova nomina Fouquier-Tinville si dimise dalla carica di giudice del Tribunale di Saint-Quentin.

La mannaia della Convenzione

Fouquier-Tinville in un disegno di Vivant Denon

Fouquier-Tinville in un disegno di Vivant Denon

Il 10 marzo 1793 la Convenzione istituì, su proposta di Georges Jacques Danton, grande leader della Rivoluzione, il Tribunale Speciale Straordinario per giudicare gli oppositori interni alla Rivoluzione, che il successivo 29 ottobre assunse la denominazione di Tribunale Rivoluzionario. Nella seduta del 13 marzo la Convenzione procedette all’elezione dei membri del Tribunale: su 377 votanti Fouquier-Tinville venne nominato giudice sostituto con 163 voti. La rinuncia alla carica di pubblico accusatore da parte di Louis-Joseph Faure, che aveva ottenuto 180 voti, consentì però a Fouquier-Tinville di diventare egli stesso pubblico accusatore. In questa veste Antoine Quentin Fouquier-Tinville, soprattutto dopo che il Tribunale Rivoluzionario non venne più sottoposto al controllo di una commissione stabilita dalla Convenzione Nazionale, divenne potentissimo: la legge gli riservava, infatti, il diritto di arrestare, perseguire e sottoporre a giudizio ogni cittadino francese dietro denuncia delle autorità o anche di persone comuni. Fouquier-Tinville era il motore e l’anima del Tribunale Rivoluzionario: stabiliva i giudici e i giurati, sceglieva i luoghi dei dibattimenti processuali, redigeva gli atti di accusa, procedeva all’applicazione della legge, riceveva il carnefice, fissava il numero dei condannati alla ghigliottina, riferiva al Comitato di Salute Pubblica, l’organismo guidato da Maximilien Robespierre che insieme al Comitato di Sicurezza Generale governò la Francia negli anni del Terrore giacobino (1793-94). Inizialmente attento a non abusare del suo potere, Fouquier-Tinville fu travolto dalla mole imponente di lavoro che il Tribunale Rivoluzionario dovette affrontare, tanto da avere appena il tempo di vedere chi veniva processato. Ben presto venne soprannominato La mannaia della Convenzione, appellativo che egli rifiutò sdegnosamente dal momento che si considerò sempre e soltanto un giudice e mai un boia.
Fu pubblico accusatore nei più celebri dibattimenti processuali che si svolsero durante il Terrore, spesso ridotti a tragiche farse con verdetti precostituiti: quello a carico di Charlotte Corday (17 luglio 1793), l’assassina di Jean Paul Marat, altro grande leader della Rivoluzione; quello a carico della regina Maria Antonietta (14-16 ottobre 1793); quello a carico di Jacques Pierre Brissot e dei girondini, gruppo moderato della Convenzione (24-31 ottobre 1793); quello a carico di Jacques-René Hébert e dei cordiglieri arrabbiati, gruppo estremista della Convenzione (21-24 marzo 1794); quello a carico di Georges Jacques Danton, del cugino Camille Desmoulins (verso cui non ebbe nessuna pietà) e dei cordiglieri indulgenti, gruppo moderato della Convenzione (2-5 aprile 1794). Il potere di Fouquier-Tinville accrebbe smisuratamente con la successiva, terribile legge del 22 pratile (10 giugno) 1794 che dette inizio al periodo del Grande Terrore e che venne imposta dal triumvirato giacobino Maximilien Robespierre, Louis Antoine Saint-Just e Georges Couthon, il quale aveva esautorato la Convenzione Nazionale e soggiogato il Comitato di Salute Pubblica. Il Tribunale Rivoluzionario di Parigi fu suddiviso in quattro sezioni, il numero dei giudici e dei giurati venne aumentato mentre a Fouquier-Tinville, il quale in un primo tempo aveva protestato contro la nuova legge finendo però poi con l’accettarla, furono affiancati quattro giudici sostituti affinché lo aiutassero a smaltire più rapidamente la mole dei processi. La nuova legge, pertanto, aboliva gli avvocati difensori, poiché difendere i veri o presunti nemici della Rivoluzione equivaleva a cospirare contro la Rivoluzione stessa, non ammetteva né testimonianze orali e neppure deposizioni scritte a favore degli imputati, eliminava l’interrogatorio preliminare degli accusati i quali potevano considerarsi condannati quasi subito come nemici del popolo, prevedeva solamente la pena di morte. Nel mese e mezzo del Grande Terrore, vale a dire dal 10 giugno al 27 luglio 1794 quando cadde Robespierre, il Tribunale Rivoluzionario di Parigi guidato da Antoine Quentin Fouquier-Tinville pronunciò 1.376 condanne a morte mentre dal 10 marzo 1793, giorno della sua istituzione, al 9 giugno 1794, vale a dire in quattordici mesi, ne aveva pronunciate 1.251. Paradossalmente, ma forse non più di tanto, toccò proprio a Fouquier-Tinville il 28 luglio 1794, il giorno dopo la caduta di Robespierre, procedere al riconoscimento dell’identità dello stesso Robespierre, che pure lo aveva reso potentissimo, e degli altri giacobini dichiarati fuori legge dalla Convenzione Nazionale per poi emettere la relativa sentenza capitale. Sempre il 28 luglio il Comitato di Salute Pubblica volle procedere al rinnovo del Tribunale Rivoluzionario presentando alla Convenzione una lista di giudici e di giurati tra i quali figurava anche Fouquier-Tinville nel ruolo di pubblico accusatore. Tre giorni dopo, però, il Comitato ebbe un ripensamento e ne richiese l’arresto. Fouquier-Tinville, venuto a conoscenza del fatto, convinto del suo buon diritto e della sua innocenza, si costituì spontaneamente.

Il processo

Il processo a Fouquier-Thinville

Il processo a Fouquier-Thinville

Il 28 marzo 1795 Antoine Quentin Fouquier-Tinville, insieme ad altri ventitre imputati, comparve davanti al Tribunale Rivoluzionario di Parigi che era stato riformato alla fine dell’anno precedente. I capi d’accusa non erano pochi e tutti molto pesanti: aver accusato e condannato a morte persone contro cui non esistevano capi d’accusa reali; aver condannato a morte persone le cui sentenze non erano ancora state pronunciate; aver condannato a morte persone che non erano state sottoposte a processo e verso le quali non era stata pronunciata nessuna sentenza capitale; aver accusato un considerevole numero di persone che neppure si conoscevano attribuendo loro il medesimo reato; aver accusato e condannato a morte persone al posto di altre. Dal 29 marzo al 1° maggio il Tribunale Rivoluzionario sentì 419 testimoni, di cui 223 a discarico. Nella stessa giornata del 1° maggio Fouquier-Tinville presentò la sua difesa che terminò con queste parole: «Non sono io che avrei dovuto essere portato qui dinnanzi, ma i capi i cui ordini ho eseguito. Io non ho agito in forza di leggi formulate da una Convenzione investita di pieni poteri. A causa dell’assenza dei suoi membri, io mi trovo capo di una cospirazione che non ho mai conosciuto ed eccomi esposto alla calunnia, ad un popolo sempre avido di trovare un colpevole».
Il 6 maggio, dopo due ore di deliberazione, il Tribunale Rivoluzionario dette lettura della sentenza: otto imputati vennero assolti, gli altri sedici, tra cui Fouquier-Tinville, furono invece condannati alla ghigliottina in base a queste motivazioni: «Coinvolti in manovre tendenti a favorire i progetti liberticidi dei nemici del popolo e della Repubblica; a provocare le dissoluzione della rappresentanza nazionale e il rovesciamento del regime repubblicano; a esercitare l’armamento dei cittadini gli uni contro gli altri, particolarmente facendo perire sotto la forma mascherata di una sentenza un numero enorme di francesi, di ogni età e sesso; immaginando, a questo scopo, progetti di cospirazione nelle diverse case circondariali di Parigi; costruendo in queste case liste di proscrizione; aver agito con cattive intenzioni».
Condotto alla prigione della Conciergerie, Fouquier-Tinville scrisse: «Non ho nulla di cui rimproverarmi: mi sono sempre conformato alle leggi, non sono mai stato una creatura di Robespierre né di Saint-Just, al contrario sono stato sul punto di arrestarli quattro volte. Muoio per la mia patria. Sono soddisfatto: più avanti verrà riconosciuta la mia innocenza».
L’esecuzione avvenne la mattina del 7 maggio. Fouquier-Tinville fu l’ultimo a salire sul patibolo.

Per saperne di più
A. Croquez, G. Loublié, Fouquier-Tinville, l’accusateur public, Paris, 1945
M. Eude, Le Loi de Prairal in “Annales Historiques de la Révolution française”, n. 254, Paris, 1983
F. Furet, D. Richet, La Rivoluzione francese, trad. it., Bari, 1974
S. Romanacce, Le procès de Fouquier-Tinville: les difficultés et les ambiguïtés du régime thermidorien, Paris, 1993