EVOLUZIONE DELLA TATTICA DI GUERRA IN UCRAINA
di Massimo Iacopi -
Molte trasformazioni tattiche (droni, munizioni, guerra elettronica) erano già anticipate, ma richiedono risposte tecniche e organizzative per ripristinare la manovra. Servono nuovi assetti delle unità, integrazione interarmi, robot di supporto, difese contro droni e reti d’informazione sicure e rapide. L’adattamento richiede addestramento intenso, capacità industriale e innovazione decentralizzata. In definitiva, il futuro del combattimento terrestre ruota ancora sul “triangolo tattico” mobilità-potenza di fuoco-protezione, riletto alla luce delle nuove tecnologie.
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“Io ho combattuto sessanta battaglie e non ho appreso nulla che non sapessi già dalla prima battaglia!”. Così sembra abbia confessato Napoleone a Sant’Elena. Volendo potremmo riportare la frase all’oggi, nel senso che tre anni di guerra in Ucraina non ci hanno insegnato nulla di più di quanto non sapessimo. In definitiva, tutto era già conosciuto o quasi. I droni, le munizioni circuitanti o stazionarie, la guerra elettronica, la necessità di riarticolare le unità più piccole, dato che l’incredibile capacità di rilevamento e acquisizione sembra aver ucciso la possibilità di manovra… Questa quasi impossibilità di muoversi nella zona di contatto sul campo di battaglia senza essere inquadrati e colpiti da munizioni estremamente precise non è una caratteristica di questo conflitto.
Gli ammaestramenti dal conflitto nell’Alto Karabak, dal settembre al novembre 2020, ma anche le diverse sperimentazioni tattiche condotte in numerosi paesi, avevano largamente anticipato questo scenario tattico. Spesso occorre un lungo periodo per mettere in esecuzione, in tempo di pace, i provvedimenti che si ritengono necessari o che si impongono. Questo fatto non costituisce, però, una novità, ma piuttosto una costante della storia militare contemporanea. Ora che il cannone si è scatenato, che la “guerra ad alta intensità”, come si usa dire oggi, si è insediata da oltre tre anni alle porte dell’Europa, potrebbe risultare utile effettuare un rapido giro di orizzonte su quello che può cambiare nel nostro modo di immaginare il duello tattico al suolo. In questo caso specifico occorre diffidare delle semplificazioni e delle lezioni apprese troppo rapidamente sotto la pressione degli eventi. I Britannici hanno perduto centinaia di Spitfire durante la battaglia d’Inghilterra nell’estate del 1940. Ma sarà comunque proprio lo Spitfire, che metterà fine alle deliranti pretese di Hitler nel voler invadere l’Inghilterra.
Superare il blocco del triangolo tattico
La “dronizzazione della guerra” costituisce il fatto principale di questa guerra sul piano tattico. Il drone, in questo caso, rappresenta la cartuccia di carta, il fucile rigato o ancora la mitragliatrice della nostra epoca. Munizioni circuitanti o stazionarie, droni di tiro per l’artiglieria e altri droni FPV hanno contribuito considerevolmente all’attuale blocco tattico. Per superare tale blocco e ritrovare la manovra dai più piccoli scaglioni saranno necessarie risposte tecniche e tattiche. Le risposte tecniche per contrastare questi strumenti prima o poi verranno trovate. L’impiego di robot in appoggio o come sostituti o rinforzi della fanteria o del genio potrebbe essere una delle risposte tattiche attraverso la manovra, e potrebbe risultare necessario rivedere l’articolazione delle unità di contatto, sia come quantità, sia come organizzazione, per mascherarsi più facilmente sul campo di battaglia, per raggrupparsi più rapidamente, per confondere i sistemi di rilevamento del nemico.
Guerra elettronica
La guerra elettronica è una manovra vera e propria che prevede diverse fasi e si articola in diverse fasi offensive e difensive, che viene praticata sia in appoggio generale, sia in appoggio diretto. Senza sorprese, essa deve appoggiarsi su un sistema di informazioni e di comando perfettamente flessibile e in sicurezza. Gli ucraini hanno potuto contare sul sistema Kropiva, collegato dalla catena di comunicazioni Starlink, messa a disposizione dal miliardario Elon Musk. Le potenzialità delle nuove tecnologie debbono poter realizzare un sistema di trasmissioni facilmente utilizzabile dal caporale di una squadra di due o tre soldati fino al colonnello (o generale), comandante di una brigata interarmi di 4 mila uomini. La rapidità di trasmissione dell’informazione, quasi istantanea, sarà uno dei fattori essenziali per il ciclo decisionale e, evidentemente, anche per la designazione dei bersagli. L’intelligenza artificiale diventerà a quel punto preziosa, sia per gestire la massa di dati prodotti sia per redigere un piano che prenda in velocità il processo decisionale nemico. Ma per questo risultano necessari ufficiali di stato maggiore numerosi e ben formati. Significa che si deve organizzare una forma di addestramento rigoroso e molto rapido. La libertà d’azione risulterà strettamente legata alla protezione contro droni e aeronavi nemiche, con mezzi di difesa ridondanti ed efficaci, il cui costo non sia esorbitante rispetto al bersaglio da neutralizzare. Queste tattiche si inscrivono in un contesto elettromagnetico molto disputato.
Adattarsi per sopravvivere e vincere in un ambiente caotico
Se la fanteria rimane la regina delle battaglie, essa avrà sempre bisogno di battaglioni di linea resilienti e duri all’azione nemica, idonei ad adattarsi nel tenere il terreno, capaci di articolarsi in unità del tipo gruppo franco, nonché in condizione di portare a piedi nelle linee nemiche. L’organizzazione attuale delle unità attorno a una ventina di mezzi e di 150 soldati, largamente ereditata dal 1944 risulta ancora idonea? Non occorre forse immaginare battaglioni più concentrati di quelli di oggi? La dissimulazione (altra versione della protezione) consentirà alla fanteria di ritrovare una certa mobilità di fronte alla potenza di fuoco. Il ruolo del tiratore a grande distanza (cecchino) si dice che è stato rimesso in discussione dalla flessibilità di impiego dei droni, ma anche in questo caso occorre rimanere prudenti, perché il drone può, a sua volta, proteggere e informare i cecchini.
Il carro, così spesso considerato, con una certa compiacenza, superato negli ambienti di certi apostoli del tutto leggero e tutto mobile, rimane tuttavia un elemento essenziale del combattimento. Occorrerà probabilmente rivedere la struttura delle unità e il loro modo di impiego. Una soluzione potrebbe essere quella di continuare a scendere più in basso nell’integrazione interarmi, disponendo ormai di plotoni misti (carri e veicoli di fanteria meccanizzata) nei quali uno difende l’altro, specie dai droni. Procedimento che è stato già adottato in ambiente urbano con i famosi distaccamenti interarmi (DIA). Si tratta del ritorno del cannone d’assalto sotto una nuova forma e della capacità di dispersione-concentrazione.
La cavalleria leggera rimane l’arma della velocità e della capacità di dissimulazione, Accoppiata con droni e munizioni circuitanti e con missili che tirano al di là della vista diretta, sarà in condizioni di interdire lo sbocco di formazioni avversarie, individuate con i radar terrestri o, al contrario, di seminare il caos in profondità nelle linee nemiche. Veicoli discreti, ma resistenti, eventualmente appoggiati da robot potrebbero essere le migliori opportunità.
L’artiglieria è oggi, più di ieri, il dio della guerra, La sua terrificante potenza, accoppiata ormai alla precisione ne fa il vero centro di gravità di qualsiasi nemico schierato sul campo di battaglia. Occorre la superiorità di fuoco. Di fatto, nulla di nuovo. Nel 1979 la Francia mise in servizio i primi pezzi semoventi AMX AU F1 da 155/39, riuniti in un reggimento di 32 pezzi a grande cadenza. Oggi sono disponibili nuovi mezzi come il sistema Caesar, che hanno fornito sul campo buoni risultati. Ma in artiglieria, più che in altri settori, la quantità costituisce una qualità.
Il genio e la logistica sono a volte più difficili da studiare sul piano delle evoluzioni. Il superamento di corsi d’acqua o di linee d’ostacolo sono tornati d’attualità. Come a dimostrare che la guerra rimane la guerra e che i fondamentali di norma non cambiano. Ma occorre fare attenzione alle evidenze. I due avversari in Ucraina combattono in “casa” o comunque nei pressi delle loro linee di confine. Possono appoggiarsi a mezzi civili duali (o solo civili, società di trasporti su ruota, depositi di carburanti , ferrovie, ecc.) per compensare le carenze e perdite. La tecnica di aprire brecce e il fatto di superare di viva forza, sotto il fuoco del nemico, una linea difensiva rinforzata costituisce una delle manovre più difficili da eseguire. Anche in questo caso solo gli strumenti robotizzati sembrano in grado, al momento, di metterle in opera efficacemente e solamente attraverso genieri. I logistici non potranno più agire che in maniera decentralizzata. Anche l’idea del convoglio appare decisamente obsoleta. E queste considerazioni derivano dalle sperimentazioni tattiche condotte in questi ultimi anni.
Gli elicotteri, anche essi coniugati con i droni, dovranno adattarsi prima di muoversi utilmente sul campo di battaglia. Ma già durante la guerra fredda gli elicotteri non erano assolutamente garantiti di essere in condizione di affrontare la già molto densa difesa contraerei. Da cui, le procedure di volo radente messe a punto in questa epoca. I loro missili con capacità al di là della vista diretta possono essere valorizzati insieme alla guida dei droni.
Combattenti determinati e con capacità di innovazione
Gli eserciti non fanno la guerra, conducono la battaglia tattica. È la nazione che fa la guerra e in guerra le forza morali sono le più difficili da mobilitare. Si può, a riguardo, citare sempre Napoleone: “La forza di un esercito dipende dalla sua dimensione, dal suo addestramento, dalla sua esperienza e dal suo morale. Ma il morale delle truppe ha la prevalenza su tutti gli altri fattori messi insieme”. Le forze morali consentono di mantenere la volontà di combattere, di incassare i colpi e anche di innovare, al fine di adattarsi a una rivoluzione tattico-tecnica quasi quotidiana.
La velocità di trasformazione dei duelli tattici provoca anche una frammentazione del combattimento così come una decentralizzazione delle risposte. Ogni giorno porta la sua novità. Gli stessi combattenti, sia attraverso le informazioni di cui dispongono attraverso le reti social, sia per la capacità di produzione delle stampanti 3D, hanno cambiato la maniera attraverso i quali l’esercito viene a conoscenza del ritorno di esperienza e della messa in opera della trasformazione. Non si tratta più solamente di un procedimento dall’alto verso il basso, ma di una capacità d’innovazione decentralizzata e trasversale proveniente dalla truppe, messa in opera dalla stessa truppa a proprio vantaggio. Fatto che non impedisce, poi, un trasferimento su scala industriale nel caso si riveli utile. Il tempo delle grandi imprese di armamenti statali non è forzatamente superato, ma si è spostato sun livello più reattivo. Occorre essere capaci di produrre molto e rapidamente, specie le munizioni. L’ibridazione delle tecnologie avanzate con altre di estrema rusticità, delle produzioni di massa con le innovazioni locali, è una realtà ormai evidente.
Allo stesso modo di Rommel, che aggirava le linee di mine britanniche di Ain-el Gazala alla fine del maggio 1942 per portarsi alle spalle dei suoi avversari e impadronirsi della base di Tobruk, occorre riapprendere a combattere in profondità. Non solo a colpire, ma anche a manovrare in profondità con unità allo stesso tempo mobili e protette. Si tratta di un’immensa sfida. Il concetto del combattimento aero-meccanizzato (idea del generale americano James Gavin del 1947) risulta probabilmente da reinventare. Altri strumenti di lotta rimangono ancora difficili da individuare. Robot killer dalla forme umanoidi, sciami di droni, missili terra-terra a lunga portata, capacità di disturbo elettronico, propaganda per mistificare le opinioni e quindi i combattenti. Tutto è possibile. La rapidità di adattamento sarà indubbiamente la prima delle qualità.
La guerra è essenzialmente una “scienza sperimentale la cui esperienza non può essere acquisita a priori (espressione utilizzata dal matematico Poincaré), Allo stesso modo risulta azzardato e pretenzioso voler indovinare e dire ciò che potrà essere domani. Oggi, con ogni evidenza, l’attrito sembra dominare. Sopravvivere sul campo di battaglia tattico è già di per sé un obiettivo. Eppure, occorre ritrovare la manovra, in quanto essa sola consente la vittoria. A un prezzo certamente elevato, ma che garantisce la sopravvivenza della Nazione.
In queste condizioni, come si potrà condurre una guerra domani? Come ieri, rispettando i fondamentali della tattica e utilizzando le immense risorse della tecnologia, guardandosi nel contempo dall’illusione tecnofila. Non è questo il minore dei paradossi che dovranno risolvere chi avrà l’incarico della condotta tattica della battaglia dei comandanti del futuro.
Il triangolo tattico rappresenta un modo originale di interpretare la battaglia terrestre appoggiandosi su tre elementi: mobilità, potenza di fuoco e protezione. Rendendo intellegibile la tattica, esso rivela cosa è successo sui campi di battaglia di ieri e di oggi: perché i Greci formavano una falange o perché le mitragliatrici hanno provocato tanti danni nel 1914; perché la Legione romana ha dominato i campi di battaglia per lunghi secoli; perché i carri francesi sono stati battuti dai panzer tedeschi nel 1940. E cosa potrebbe verificarsi con l’arrivo dei robot sul campo di battaglia terrestre…