ESTHER CLAYSON POHL LOVEJOY: SPECIALISTA IN SALUTE E DIRITTI DELLE DONNE
di Michele Strazza -
Femminista, attivista umanitaria e medico, Esther Calyson fu la prima donna nominata a dirigere un dipartimento della salute pubblica americana.
Esther Clayson nacque il 16 novembre 1869 a Seabeck, nel territorio di Washington. Il padre, Edward Quinton Clayson, ex marinaio inglese, era commerciante di legname, mentre la madre si chiamava Anni. La famiglia si trasferì nel 1883 a Portland, in Oregon, ed era composta, oltre ai genitori e a Esther, da tre maschi (Frederick, Edward e Will) e due femmine (Charlotte e Annie May). Nel 1890 Esther si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università dell’Oregon, lavorando contemporaneamente come cassiera nei grandi magazzini per mantenersi agli studi. Durante le lezioni conobbe il suo futuro marito, Emil Pohl, con cui si sposò il 25 aprile 1894, lo stesso anno della sua laurea in Medicina.
Era la seconda donna a laurearsi alla facoltà di medicina dell’Università dell’Oregon, ma la prima a esercitare la professione sanitaria. Difatti, insieme al marito, aprì uno studio medico privato a Portland, lei lavorando come ginecologa e il marito come chirurgo.
In seguito si trasferirono a Skagway, in Alaska dove furono attivamente impegnati, in condizioni difficili per la mancanza di farmaci, a combattere una epidemia di meningite cerebrospinale.
Finita l’emergenza sanitaria, la dottoressa tornò a Portland nel giugno del 1899, ma il giorno di Natale il fratello minore, Frederick, venne assassinato insieme ad altri due uomini in Alaska per depredarli del carico d’oro. L’episodio scosse notevolmente Esther che, nel 1901, in onore del fratello, chiamò il suo primo figlio Freddie.
Dopo un periodo di perfezionamento professionale in Europa, nel 1907 la dottoressa Pohl ebbe un importante incarico: fu la prima donna a dirigere il dipartimento di salute pubblica cittadino, il Board of Health di Portland, ottenendo numerosi successi nel campo dell’igiene pubblica e della prevenzione delle malattie dei bambini.
Nello stesso tempo si impegnò attivamente nelle campagne per il suffragio femminile in Oregon nel 1906 e nel 1912, fondando l’Everybody’s Equal Suffrage League prima delle elezioni del 1912, quando lo Stato dell’Oregon divenne il settimo Stato americano a concedere alle donne il diritto di voto.
Anche questo periodo, però, fu funestato da tragedie. Nel 1908, dopo gravi problemi di salute, morì il figlio Freddie. Nel 1911 morì, per encefalite, anche il marito che era rimasto in Alaska per lavoro.
Nonostante i lutti, la sua attività non si fermò. Nel 1912 si risposò con un uomo d’affari di Portland, George A. Lovejoy. La loro unione durò sette anni, fino al divorzio del 1920.
Era intanto scoppiato il primo conflitto mondiale, e Esther cominciò a dimostrarsi particolarmente attiva nell’assistenza di donne e bambini, nonché nello studio degli effetti della guerra sul ceto femminile, collaborando con la stessa Croce Rossa.
Dal 1917 al 1918 fu in Francia per conto della Medical Women’s International Association che aveva contribuito a fondare e della quale fu presidente dal 1919 al 1924. Sempre nel 1919 venne chiamata a presiedere gli American Women’s Hospitals.
Tornata negli Stati Uniti pubblicò il libro The House of the Good Neighbor che raccoglieva i risultati dei suoi studi sulle conseguenze della guerra e partecipò a numerose conferenze. Così scrisse in merito a ciò che vide in quel teatro di guerra: «È più difficile resistere all’effetto cumulativo della paura e del bisogno che alla violenza […]. I figli della guerra sono la prova vivente di una forza più grande della violenza e dell’oltraggio deliberato. Sono il risultato della guerra, delle mutate relazioni e condizioni portate dalla guerra. Sono le conseguenze dei protettorati individuali che si sono stabiliti […]. Il soldato brutale che sfonda la porta di una casa con il calcio del suo fucile non è altrettanto pericoloso per l’onore e la felicità di quella casa di colui che arriva con un atteggiamento gentile e con un pezzo di pane per i bambini e che assicura alla donna protezione da tutti tranne che da se stesso».
Tra le iniziative che organizzò in questo periodo si ricorda la conferenza, tenutasi a New York dal 15 settembre al 24 ottobre 1919, cui parteciparono oltre 100 donne medico provenienti da 16 nazioni diverse, per discutere soprattutto della salute della popolazione femminile mondiale.
Nel 1920 si candidò al Congresso degli Stati Uniti in rappresentanza del partito democratico per il terzo distretto di Portland, ma non ebbe successo contro Clifton McArthur, repubblicano in carica, anche per le accuse di appoggiare i comunisti.
Durante il secondo conflitto mondiale diresse magistralmente gli American Women’s Hospitals, fornendo assistenza in Grecia, Gran Bretagna ed Estremo Oriente. Restò presidente dell’importante istituzione internazionale fino al 1965, portando l’organizzazione a operare per le vittime di guerra in trenta Paesi del mondo. In segno di riconoscenza per il suo servizio in Grecia, le furono donate le chiavi della città di Retimo, dove una strada è stata intitolata al suo nome. Esther Clayson morì nell’agosto del 1967 all’età di 97 anni. Tra le altre sue pubblicazioni ricordiamo Certain Samaritans (1927), Women Physicians and Surgeons (1938), Women Doctors of the World, (1957).
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Per saperne di più
Bianchi B., “Militarismo versus femminismo”. La violenza alle donne negli scritti e nei discorsi pubblici delle pacifiste durante la Prima guerra mondiale, in “DEP. Deportate, esuli, profughe”, n. 10 (2009).
Clayson Pohl Lovejoy E., The House of the Good Neighbor, New York, Macmillan, 1919.
Kimberly J.., Esther Clayson Pohl Lovejoy (1869-1967), in “The Oregon Encyclopedia”.
Kimberly J., Esther Pohl Lovejoy, “M.D., the First World War, and a Feminist Critique of Wartime Violence” in The Women’s Movement in Wartime: International Perspectives 1914-19, Alison Fell and Ingrid Sharp, London, Palgrave Macmillan, 2007.
Kimberly J.., Oregon’s Doctor to the World: Esther Pohl Lovejoy and a Life in Activism. Seattle, University of Washington Press, 2012.
Medical Women’s International Association Official Website.
Strazza M., Senza via di scampo. Gli stupri nelle guerre mondiali, Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata-CRPO, 2010.
The New York Times, 18 agosto 1967.
Voce Lovejoy, Esther Pohl, in “Hutchinson Dictionary of American History”, Abingdon Helicon, 2005.