Editoriale: Un maggio vivo, anche troppo… Oppure no?

di Paolo M. di Stefano -

Maggio: mese della rivolta dei sindacati contro il Presidente del Consiglio che ha avuto la faccia tosta di affermare che meglio sarebbe un sindacato unico. Apriti cielo! Pare che si sia trattato della prova provata che l’Italia stia precipitando verso una perdita di democrazia probabilmente letale.
Lo hanno sostenuto i Sindacati.
I quali, pur di difendere il loro potere (e forse anche qualcosa di strettamente connesso a privilegi economici) hanno immediatamente sollevato il problema: solo nei regimi totalitari si assiste alla presenza di un sindacato unico. In Democrazia, non è permesso neppure pensare una cosa simile.

Posso stupirmi e dar prova della mia stupidità assoluta? L’unione da che mondo è mondo fa la forza. Quando le risorse e le capacità si uniscono, si creano anche effetti sinergici ed è più facile raggiungere gli obbiettivi. Che i sindacati vogliano restar divisi è solo la prova che non è vero che perseguono gli interessi dei lavoratori che dicono di rappresentare. Eppure, un tempo erano stati proprio loro a parlare di Unità Sindacale. Vuoi vedere – ecco la stupidità cui accennavo – che il declino della cultura si manifesta anche nella posizione dei sindacati?
Il fatto è che, sembra, i sindacati sono rimasti veramente indietro nell’aggiornarsi, nel modificarsi, nell’inserirsi in questa nostra mutata realtà economica, la quale imporrebbe a tutti noi di partecipare in modo concretamente creativo. Sembrano continuare, i sindacati, a procedere a forza di slogan sempre più privi di significati reali e, soprattutto a mancare di proposte e di pianificazioni di azioni in grado di creare nuovi posti di lavoro – che dicono di volere; di difendere meglio i diritti dei lavoratori: che dicono di perseguire; di piegare l’economia a vantaggio del “bene comune” – che pure dicono di desiderare e di considerare come necessario.

Una cosa è certa: il Presidente del consiglio di fronte a questo tipo di atteggiamento acquista forza sempre maggiore, con in più la possibilità di far notare come resistenze siffatte siano certamente ragione importante delle difficoltà e degli eventuali fallimenti.
Con una annotazione ulteriore: ammettiamo anche che il Presidente del Consiglio fallisca e sia costretto a rinunziare. È pensabile. Ma c’è qualcuno che sappia indicare un valido successore?

Maggio: forse una nuova filosofia dei rapporti tra Giustizia e Politica? La Suprema Corte ha giudicato incostituzionale la legge relativa al blocco dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione, e dalla sentenza scaturisce l’obbligo di restituzione. E s’apre il balletto. Costa un mucchio di euro. Restituiamo tutto a tutti? Tutto soltanto ad alcuni? In parte a tutti? In parte solo ad alcuni? Un bel problema, se guardato da un punto di vista contabile, e per di più un problema che ha richiamato l’attenzione dell’Europa.
Non si tratta certo di qualcosa di semplice, e la soluzione è difficile a trovare.
E che per l’ennesima volta si siano emanate leggi incostituzionali è a mio parere cosa gravissima e indice ancora della incapacità e della faciloneria dei legislatori.

Ma la cosa più grave è che un ministro sembra aver dichiarato che la Corte avrebbe dovuto prestare più attenzione alla Politica ed anche concordare la sentenza. Più o meno. In nome della comunicazione e della collaborazione tra poteri dello Stato.
Orrore! Vuol dire che dai massimi livelli della Politica parte ancora una volta un messaggio: i giudici devono fare qualcosa di diverso (e in qualche modo di più ampio) della (semplice – si fa per dire) applicazione delle leggi.
Che è la negazione delle divisione dei poteri.
Questo nostro disgraziato “popolo sovrano” si attende che dai giudici le leggi siano applicate per quello che dicono, perché questo è il loro compito. Se la norma è sbagliata o incompleta o non etica o quello che volete, ai giudici non è possibile fare altro che applicarla; e se la norma è incostituzionale, alla Consulta non resta che prenderne atto e dichiararlo. Tutte le altre responsabilità sono a carico di quel legislatore che si arroga anche, impropriamente, la qualifica di “sovrano”.
Già per colpa di più di qualcuno la magistratura è spesso screditata: ci mancava un altro Ministro!
A proposito: si dice che bisogna innovare e rifare. Anche la Giustizia. Qualcuno è in grado di dirci come?
Intanto, continuiamo a distruggerne l’immagine.

Maggio: EXPO naviga. Non sono in grado di sapere se tutto va bene. Certo è che Milano ce la sta mettendo tutta. In città sembra arrivare gente alla quale gli aumenti di prezzo generalizzati (seppure con una certa discrezione) non sembrano far effetto più di tanto. Qualche mugugno ho raccolto in merito ai prezzi praticati all’interno dell’area dell’EXPO. Per l’acqua minerale, ad esempio, o per i ristoranti. Non ho controprove, ma deve esser vero, forse in ottemperanza ad una delle tante leggi della nostra economia: cogliere le occasioni di guadagno. Ovviamente, non ne sono sicuro, ma si aprono nuovi negozi e più d’uno di quelli esistenti si è ampliato e abbellito.
Almeno in centro, in omaggio al tema dell’EXPO si sono moltiplicati i bar, i ristoranti, i “mangimifici” in genere. Sembra aumentato il numero dei turisti, anche attirati dalle mille iniziative che si svolgono in centro. Non so quante in periferia, ma forse la sindrome del salotto buono non è sparita, nel senso che si preferisce “fare” in centro, come di solito accade da noi.

Concerto nel cortile Banca IntesaCerto a Maggio Milano ha dedicato due giorni al pianoforte: un po’ dappertutto, allievi del Conservatorio hanno tenuto concerti per le strade, nei cortili, nei negozi. Con successo, io credo, almeno a giudicare dall’affluenza di pubblico.
La banca Intesa ha messo a disposizione il salone centrale e il cortile sulla via Monte di Pietà. Nel primo, un pianista-compositore; nel secondo, due pianoforti e programma classico.

Lungo le strade, un pianoforte montato su di un tandem, in un concerto “mobile”. Altri strumenti in villa Reale, a disposizione anche di chi il piano lo strimpella per puro piacere, magari senza saper leggere una nota.

concerto in piazza Mercanti (6)

Il bambino non è in posa, ma in attesa . Un’immagine di speranza.

Commovente la partecipazione dei bambini. Questo, in Piazza Mercanti, ha fatto la spola tra la madre e il pianoforte, dal quale sembrava non volersi staccare. Proprio come dalla mamma.

Tornando all’EXPO, non sono in grado di far previsioni non tanto sui risultati dell’evento – prodotto in sé, quanto piuttosto sull’effetto che dovrebbe avere nel rimettere in moto l’economia italiana. Ho qualche dubbio, (ma spero di aver torto), soprattutto perché nessuno di coloro che sembrano avere a cuore le sorti di quella parte del mondo che muore di fame (e di sete) ha sentito il bisogno di collegare la soluzione del problema ad un cambio radicale del sistema economico, che della fame nel mondo è certamente causa, anche se non la sola.

Maggio: gli imbecilli si sono scatenati ancora una volta in occasione del campionato di calcio. Non ho più parole, ma un dubbio sì: che qualcosa nel cervello (e nella educazione e nella cultura) di costoro abbia in comune più di un elemento con quell’ISIS che (sembra) ha iniziato la distruzione di Palmira? Certo, il seme della violenza alberga in entrambi. E in qualche modo nutre un “non-pensiero fideistico”: da un lato, la violenza contro i tifosi della squadra avversaria, perché la nostra è una vera e propria fede e va affermata e difesa al di là ed al di sopra della ragione; dall’altro, il convincimento che dal momento che le costruzioni del passato non sono state realizzate da noi, sono frutto degli infedeli e dunque vanno distrutte. Esagero? Forse, ma certo è che nell’ex Unione sovietica si abbattevano le statue dei Capi caduti (come in Iraq e in altri Paesi ed anche oggi, peraltro) e in Italia c’è ancora chi crede che abbattere i segni del passaggio di Mussolini ci consenta di dimenticare il fascismo. Che ad ogni modo andrebbe studiato e ricordato proprio per evitare di ripeterne gli errori.

Ma con il calcio e i suoi imbecilli non è finita. È’ di fine maggio l’apertura di una inchiesta sugli ultimi venti anni della FIFA. Lo scenario, una storia di corruzione e di illeciti profitti a livello mondiale. Appena all’inizio.
Staremo a vedere. Certo sembra, però, che il calcio a tutti i livelli generi appetiti non sempre leciti e consenta profitti nascosti (ma anche palesi, ovviamente) di tutto interesse. A favore di “sportivi”, di politici, di procacciatori, di consulenti, di tecnici diversi…
Una parte non trascurabile del movimento di denaro attorno al calcio pare sia costituita dai diritti televisivi.
Sull’argomento, un dubbio ed una domanda. Se il calcio è in alcuni (molti) Paesi uno “sport” capace di attirare l’attenzione di tutti o quasi i cittadini, tanto da esser considerato di interesse nazionale, non sarebbe giusto (e politico) stabilire che sia la televisione di Stato (o comunque pubblica) ad occuparsene, senza nessun altro costo che la predisposizione e l’utilizzo dei mezzi di trasmissione delle partite? Si emanano tante leggi inutili o quasi: perché non una legge che stabilisca che la televisione pubblica possa e debba riprendere e trasmettere tutte le partite del campionato italiano (almeno) a titolo gratuito? Nessuna esclusiva, e quindi nessuna violazione del diritto a riprendere e trasmettere da parte di altri network. Quanto meno, diminuirebbe la torta da dividere. Per quanto mi riguarda, la legge dovrebbe anche stabilire che la televisione pubblica “debba” ricevere gratuitamente le partite internazionali e gratuitamente trasmetterle.

Maggio: l’Europa non riesce a mettersi d’accordo sul problema degli arrivi sulle nostre coste delle migliaia di disperati in fuga e sulla destinazione finale di ciascuno.
Che è, sì, un problema di incapacità dei politici, ma anche di una cultura egoista che è, forse, ormai il solo elemento in comune tra i nostri Paesi e che si traduce (anche) nella competizione economica senza andare troppo per il sottile.
Se veramente è così, e lo è, l’Unione non ha speranza alcuna di sopravvivenza.

Allora, è forse vero che deve rivedersi dalle radici la realizzazione del sogno di Adenauer, Bech, Beyen, Churchill, De Gasperi, Schumann, Spaak.

Uno dei problemi è che sembrano moltiplicarsi le voci di coloro che pensano che l’Europa vada semplicemente cancellata: una prova ulteriore che la democrazia e la solidarietà sono espressioni di una cultura elevata, fuori dalla portata di troppi.
Il che genera un dubbio: proprio la cultura sembra aver fatto passi indietro, più o meno imponenti a seconda dei Paesi e delle materie, probabilmente portandosi ad un livello affatto comparabile con quello che ispirò il pensiero dei grandi Statisti che concepirono l’Europa e forse anche con quello delle popolazioni rappresentate.
Non è forse vero che l’impronta di quei grandi statisti è andata perduta?
Il guaio è che, forse, il momento della brachipolitica non è finito. E non se ne vede la fine.