COUTHON, LA RIVOLUZIONE IN SEDIA A ROTELLE

di Giancarlo Ferraris -

«Portate un bicchiere di sangue, Couthon ha sete!». Così i girondini sintetizzarono la figura dell’autore della famigerata legge del 22 pratile 1794, che in un mese e mezzo portò al patibolo più di 1300 “nemici del popolo”.

Un “diversamente” rivoluzionario.

Georges Couthon, dipinto di François Bonneville

Georges Couthon in un dipinto di François Bonneville

È noto che la Rivoluzione francese offrì a molti giovani dell’epoca la possibilità di diventare qualcuno, di fare carriera nella professione e più generalmente di affermarsi nella vita, insomma di camminare e di raggiungere obiettivi importanti contando sulle proprie gambe. Anche magari a chi le gambe, concretamente, non poteva, purtroppo, usarle. È il caso di Georges Couthon, rivoluzionario giacobino perito con Robespierre e Saint-Just sulla ghigliottina il 28 luglio 1794 durante la celebre congiura del Termidoro, il quale visse quasi tutta la sua vita – per intero la Rivoluzione francese – seduto su una sedia a rotelle, tanto che venne “amorevolmente” condotto al patibolo in braccio da due aiutanti del boia, i quali, sembra, addirittura si lamentassero per dover svolgere questo “servizio aggiuntivo”.
Georges Couthon nacque il 22 dicembre 1755 a Orcet, un piccolo centro dell’Alvernia, nella Francia centro-meridionale. La sua salute fisica, fin dalla giovinezza, fu debilitata da una forma cronica di emicrania e da una prolungata febbre meningea che gli fece perdere l’uso delle gambe. Una leggenda vuole, invece, che la disabilità di Couthon sia stata causata dall’acqua ghiacciata di cui era piena una botte nella quale egli aveva passato di nascosto un’intera notte per non compromettere l’onore di una donna che amava. Rimane, comunque, il fatto che Georges Couthon fu costretto a vivere e a muoversi su una sedia a rotelle, oggi conservata nel Museo Carnavalet di Parigi: una poltroncina di legno e di velluto tipicamente settecentesca fissata ad una base anch’essa di legno provvista di tre ruote, quella posteriore libera e piroettante per cambiare direzione, quelle laterali manovrabili con due manovelle fissate ai braccioli; un ingranaggio semplice e diretto trasmetteva alle ruote il movimento e permetteva a Couthon di spostarsi autonomamente, perlomeno lungo gli ampi corridoi dei palazzi parigini dove si svolse una parte importantissima della Rivoluzione francese.
Georges Couthon si laureò in giurisprudenza all’Università di Clermont-Ferrand nel 1785. Dopo essere diventato avvocato nel 1786 entrò in Massoneria, nella Loggia San Maurizio di Clermont-Ferrand all’obbedienza del Grande Oriente di Francia e nel 1787 fu eletto all’Assemblea Provinciale dell’Alvernia. Scoppiata la Rivoluzione pubblicò il manifesto L’Aristocrate convertì, con il quale si dichiarava un liberale e un difensore della monarchia costituzionale. Nel 1790 divenne presidente del Tribunale Civile di Clermont-Ferrand. Le sue idee politiche iniziarono a radicalizzarsi dopo il tentativo di fuga all’estero di Luigi XVI nel giugno 1791, al punto da chiedere all’Assemblea Nazionale Legislativa, della quale entrò a far parte nel settembre dello stesso anno, che il sovrano non fosse più chiamato con i tradizionali appellativi di sire e maestà e che venisse considerato un cittadino comune. Nel settembre 1792 fu eletto deputato alla Convenzione Nazionale e dopo la caduta della monarchia e la proclamazione della Repubblica, avvenute in agosto e a settembre, seguì molto da vicino il processo a cui fu sottoposto l’ex sovrano di Francia, pronunciandosi favorevolmente per la sua condanna a morte che venne eseguita nel gennaio 1793. Diventato membro del Club dei Giacobini, di cui ricoprì per un brevissimo periodo la carica di presidente, fu uno dei redattori della Costituzione del 1793 che era fondata sul concetto di sovranità popolare garantita dal suffragio universale e diretto e che attribuiva alla Convenzione Nazionale l’esercizio del potere legislativo e di quello esecutivo. Nel luglio del ’93 entrò a far parte del Comitato di Salute Pubblica, l’organo che insieme al Comitato di Sicurezza Generale costituiva il governo della Francia rivoluzionaria. In ottobre fu inviato in missione a Clermont-Ferrand e poi a Lione, dove dette inizio alla repressione della rivolta ivi scoppiata contro il governo rivoluzionario anche se si rifiutò di distruggere la città. Repressione che, dopo il suo ritorno a Parigi, divenne molto più violenta ad opera di altri commissari governativi. A dicembre fu nominato presidente della Convenzione.
Fortemente legato a Maximilien Robespierre, che aiutò nell’organizzazione del culto dell’Essere Supremo, e a Louis Antoine Saint-Just, formò con essi il celebre triumvirato rivoluzionario il quale instaurò il regime del Terrore e mandò alla ghigliottina, oltre a molti nobili, religiosi, borghesi e nemici veri o presunti della Rivoluzione, l’ex regina Maria Antonietta e tutti gli avversari politici quali i girondini – Portate un bicchiere di sangue, Couthon ha sete! gli disse sprezzante il girondino Pierre Vergniaud – i cordiglieri arrabbiati di Jacques-René Hébert e i cordiglieri indulgenti guidati di Georges Jacques Danton e Camille Desmoulins.

La legge del 22 pratile e il Grande Terrore

Couthon a Lione

Couthon a Lione nel 1793

Il nome di Georges Couthon è strettamente legato alla famosa o famigerata legge del 22 pratile (10 giugno) 1794, che dette inizio al periodo del Grande Terrore, e della quale fu l’ideatore e il relatore. Così egli si espresse dinanzi alla Convenzione: «Il tempo per punire i nemici del nostro paese non dovrebbe essere il tempo per riconoscerli; si tratta più che di punirli di annientarli. Non è questione di qualche esempio, ma di sterminare gli implacabili emissari della tirannia o di perire con la Repubblica».
La legge del 22 pratile venne accettata dalla quasi totalità dei membri della Convenzione Nazionale che era stata completamente esautorata dal triumvirato Robespierre-Saint-Just-Couthon, il quale aveva anche soggiogato il Comitato di Salute Pubblica. Sembra anche che la proposta di legge, poco prima della presentazione alla Convenzione, fosse stata votata soltanto da una parte del Comitato di Salute Pubblica e non avesse avuto il benché minimo consenso del Comitato di Sicurezza Generale il quale, paradossalmente, gestiva il Terrore. La legge del 22 pratile accentuava in modo enorme quella riduzione delle libertà individuali che era stata stabilita dalla legge dei sospetti del 17 settembre 1793 con cui era iniziato il periodo del Terrore. In sintesi la nuova legge sopprimeva i Tribunali Dipartimentali ponendo fine, ciò è vero, agli eccessi di questi ultimi, ma i poteri del Tribunale Rivoluzionario di Parigi, peraltro notevolmente aumentato nel suo organico, diventavano quasi assoluti: erano aboliti gli avvocati difensori poiché difendere i veri o presunti nemici della Rivoluzione equivaleva a cospirare contro la Repubblica; non erano ammesse né testimonianze orali e neppure deposizioni scritte a favore degli imputati; era eliminato l’interrogatorio preliminare degli accusati i quali potevano considerarsi condannati quasi subito come nemici del popolo, una categoria molto vasta in cui potevano rientrare tutti, anche coloro che ispiravano scoraggiamento, tentavano di corrompere la morale, cercavano di alterare la purezza e la potenza dei principi rivoluzionari; pena unica: la morte. Ecco il testo completo della legge:

Legge del 22 pratile (10 giugno) 1794
anno II della Repubblica

proposta da Georges Couthon e Maximilien Robespierre

La Convenzione Nazionale, dopo aver ascoltato il rapporto del Comitato di Salute Pubblica, decreta:
I. Ci saranno nel Tribunale Rivoluzionario un presidente e tre vicepresidenti, un pubblico accusatore, cinque sostituti del pubblico accusatore e dodici giudici.
II. I giurati saranno cinquanta di numero.
III. Il Tribunale Rivoluzionario si dividerà in sezioni composte di dodici membri, tre giudici e nove giurati, i quali giurati non potranno giudicare in minor numero che quello di sette.
IV. Il Tribunale Rivoluzionario è istituito per punire i nemici del popolo.
V. I nemici del popolo sono quelli che cercano di annientare la libertà pubblica sia con la forza che con l’astuzia.
VI. Sono reputati nemici del popolo:
-      quelli che avranno provocato la restaurazione della monarchia o cercato di svilire o dissolvere la Convenzione Nazionale e il Governo Rivoluzionario e Repubblicano;
-      quelli che avranno tradito la Repubblica nei comandi dei posti e delle armi o in altre funzioni militari, intrattenuto accordi segreti coi nemici della Repubblica, lavorato a far mancare gli approvvigionamenti o i servizi alle truppe;
-      quelli che avranno cercato di impedire gli approvvigionamenti a Parigi o di causare la carestia nella Repubblica;
-      quelli che avranno assecondato i progetti dei nemici della Francia sia favorendo la ritirata e l’impunità dei cospiratori e dell’aristocrazia, sia perseguitando e calunniando il patriottismo, sia corrompendo i mandatari del popolo, sia abusando dei principi della Rivoluzione, delle leggi o delle misure del Governo grazie a false e perfide applicazioni;
-      quelli che avranno tradito il popolo o i rappresentanti del popolo per indurli a procedimenti contrari agli interessi della libertà;
-      quelli che avranno cercato di ispirare lo scoraggiamento per favorire le imprese dei tiranni coalizzati contro la Repubblica;
-      quelli che avranno diffuso delle false notizie per dividere o deviare il popolo;
-      quelli che avranno cercato di disperdere l’opinione e impedire l’istruzione del popolo, di pervertire gli usi e di corrompere la coscienza pubblica, di alterare l’energia e la purezza dei principi rivoluzionari e repubblicani, di arrestarne il progresso attraverso sia degli scritti controrivoluzionari o insidiosi sia altra macchinazione;
-      i fornitori della cattiva fede che avranno compromesso la salute della Repubblica e i dilapidatori della fortuna pubblica;
-      quelli che incaricati di funzioni pubbliche avranno abusato per aiutare i nemici della Rivoluzione, per offendere i patrioti e per opprimere il popolo;
-      quelli che saranno designati nelle leggi precedenti relative alla punizione dei cospiratori e controrivoluzionari e chi, per qualsiasi altro motivo, avrà attentato alla libertà, unità e sicurezza della Repubblica o lavorato al fine di impedirne il consolidamento.
VII. La pena arrecata contro i delitti la cui conoscenza appartiene al Tribunale Rivoluzionario è la morte.
VIII. La prova necessaria per condannare i nemici del popolo è costituita da qualsiasi tipo di documento materiale, morale, verbale e scritto che può naturalmente ottenere il consenso di tutti gli spiriti giusti e ragionevoli. La regola delle sentenze è la coscienza dei giurati illuminati dall’amore verso la patria; il loro scopo è il trionfo della Repubblica e la rovina dei suoi nemici; la procedura è data dai mezzi semplici che il buon senso indica per arrivare alla conoscenza della verità nelle forme che determina la legge.
IX. Ogni cittadino con diritto di capire e condurre davanti ai giudici i cospiratori e i controrivoluzionari è tenuto a denunciarli appena ne viene a conoscenza.
X. Nulla non potrà non essere tradotto davanti al Tribunale Rivoluzionario a parte la Convenzione Nazionale, il Comitato di Salute Pubblica, il Comitato di Sicurezza Generale, i rappresentanti del popolo, i commissari della Convenzione Nazionale, il pubblico accusatore del Tribunale Rivoluzionario.
XI. In generale le autorità costituite non potranno esercitare questo diritto senza aver avvisato il Comitato di Salute Pubblica e il Comitato di Sicurezza Generale e ottenuto la loro autorizzazione.
XII. L’accusato sarà interrogato in udienza e in pubblico; la formalità dell’interrogatorio segreto che precede è soppressa come superflua; e non potrà aver luogo che in particolari circostanze dove sarà giudicata utile alla conoscenza della verità.
XIII. Se esistono delle prove materiali e morali, indipendentemente dalla prova testimoniale, l’accusato non sarà ascoltato dai testimoni a meno che questa formalità non sia necessaria per scoprire complici e per altre considerazioni di maggior interesse pubblico.
XIV. Nel caso in cui si fosse dato luogo a questa prova, il pubblico accusatore farà appello ai testimoni che potranno illuminare la giustizia, senza distinzione di testi a carico e non.
XV. Tutte le deposizioni saranno fatte in pubblico e nessuna deposizione scritta sarà ricevuta, a meno che i testimoni non siano nell’impossibilità di andare in Tribunale e in questo caso sarebbe necessaria un’autorizzazione espressa del Comitato di Salute Pubblica e del Comitato di Sicurezza Generale.
XVI. La legge dà per difensore ai patrioti calunniati dei giurati compatrioti; dunque essa non si accorda coi cospiratori.
XVII. Finite le udienze i giurati formuleranno le dichiarazioni e i giudici pronunceranno la pena nel modo determinato dalle leggi. Il presidente porrà la domanda con chiarezza, precisione e semplicità. Nel caso in cui sia presentata in modo equivoco o inesatto la Commissione potrà chiedere che sia posta in un altro modo.
XVIII. Il pubblico accusatore non potrà con la sua autorità rinviare un accusato al Tribunale Rivoluzionario o tradurlo lui stesso nel caso in cui non ci sia materiale per un’accusa davanti al Tribunale medesimo e ne farà rapporto scritto e motivato alla Camera di Consiglio che si pronuncerà. Nessun accusato non potrà essere messo fuori giudizio prima che la decisione della Camera non sia stata comunicata al Comitato di Salute Pubblica e al Comitato di Sicurezza Generale i quali l’esamineranno.
XIX. Sarà fatto un doppio registro di persone condotte al Tribunale Rivoluzionario, uno dal pubblico accusatore l’altro dal Tribunale, nel quale saranno iscritti tutti gli accusati che via via saranno tradotti.
XX. La Convenzione Nazionale deroga a tutte quelle leggi precedenti che non concorderanno affatto col presente decreto e non intende che le leggi concernenti l’organizzazione dei Tribunali Ordinari vengano applicate ai crimini di controrivoluzione e all’azione del Tribunale Rivoluzionario.
XXI. Il rapporto del Comitato di Salute Pubblica sarà aggiunto al presente decreto come da istruzione.
XXII. L’inserimento del decreto al Bollettino verrà promulgato.

Nel mese e mezzo del Grande Terrore, vale a dire dal 10 giugno al 27 luglio (9 termidoro) 1794 giorno della caduta di Robespierre, il Tribunale Rivoluzionario di Parigi, proprio in virtù della legge del 22 pratile, pronunciò 1.376 condanne a morte mentre dal 10 marzo 1793, giorno della sua istituzione, al 9 giugno 1794, vale a dire in quattordici mesi, ne aveva pronunciate 1.251. Tra le vittime il grande chimico Antoine Lavoisier, condannato come speculatore perché aveva ricoperto la carica di esattore delle imposte sotto la monarchia, e il poeta André Chénier. La legge voluta da Couthon con l’avallo di Robespierre e di Saint-Just fu una delle cause, se non la causa principale, della successiva congiura del Termidoro.

Per saperne di più

F. Bomprezzi, Il rivoluzionario e la sua sedia a rotelle in www.corriere.it (Corriere della Sera) del 30/08/2013
G. Brunn, The evolution of a terrorist: Georges Couthon in The Journal of Modern History, n. 3, London, 1930
W. Doyle, The Oxford History of the French Revolution, Oxford, 1989
M. Eude, Le Loi de Prairal in Annales Historiques de la Révolution française, n. 254, Paris, 1983
F. Furet e D. Richet, La Rivoluzione francese, trad. it., Bari, 1974
La rivoluzione giacobina a cura di G. Cantoni, Milano, 1953