CITEAUX O L’INTERNAZIONALE CISTERCENSE

di Massimo Iacopi -

Nei secoli XI e XII numerose comunità monastiche vollero praticare un regime più austero di quello di Cluny. Nessuna tuttavia raggiunse la fama dell’ordine di Citeaux, le cui abbazie coprivano tutto l’Occidente cristiano.

Come molti altri ordini religiosi apparsi durante la riforma gregoriana, che ha visto il papato promuovere una svolta radicale della società cristiana nella seconda metà dell’XI secolo, l’ordine cistercense trae le sue origini da una esperienza eremitica. Nel 1071, Roberto, abate di San Michele de Tonnerre, lascia la sua carica per prendere la guida di solitari insediati non molto lontano dalla sua località, nella foresta di Collan, in Borgogna. Quattro anni più tardi fonda un nuovo monastero a Molesme.
L’abbazia prospera rapidamente, come evidenziano gli atti riportati nel suo cartolario: essa riceve, in particolare, diritti di signoria e contadini. Il monastero si ispirava a modelli esistenti: la sua liturgia era quella di Marmoutier, la potente abbazia fondata da San Martino di Tours ed a poco a poco si doterà di una serie di priorie fra la Champagne e la Borgogna. Tuttavia questa evoluzione non soddisfaceva l’insieme dei fratelli della comunità. Alcuni di essi decidono di insediarsi nello Chablais (Chiablese), ad Aulps, per vivere da eremiti, pur rimanendo istituzionalmente legati a Molesme.
Altri rivendicano un ritorno alla lettera della regola di San Benedetto. Solo la povertà e l’allontanamento dal mondo profano, la clausura e il silenzio assicurano al monaco la solitudine necessaria alla contemplazione, senza esporlo ai pericoli della vita eremitica.

Il sostegno del duca di Borgogna

I santi primi abati di Cîteaux: Roberto di Molesme, Alberico di Cîteaux ed Etienne Harding.

I santi primi abati di Cîteaux: Roberto di Molesme, Alberico di Cîteaux ed Etienne Harding.

Nel 1098, dopo un vivo dibattito, l’abate Roberto, il priore Aubry e un gruppo di monaci lasciano Molesme per fissarsi a Citeaux, nei pressi di Digione. Roberto riprenderà ben presto la direzione di Molesme, lasciando Aubry a dirigere il “nuovo monastero”. Per una decina di anni, i primi cistercensi vivono nella precarietà materiale e riceveranno l’accusa di aver trasgredito ai loro voti di stabilità e di obbedienza.
Nel 1108 un altro transfuga di Molesme, l’inglese Etienne Harding, succede ad Aubry. La situazione economica migliora rapidamente, grazie al sostegno del duca di Borgogna e della Dama di Vergy. Questa nuova prosperità consente all’Harding di dotare il suo monastero dei manoscritti di cui aveva bisogno: bibbia, opere liturgiche, scritti dei Padri della Chiesa. L’abate prende parte personalmente alla copiatura di questi testi, che gli permette di attuare i principi del ritorno alle origini che l’aveva spinto a lasciare Molesme. Per la corretta traduzione dei testi della Bibbia, l’abate fa ricorso alla consulenza di Ebrei. Allo stesso modo, per tentare di ritrovare i canti liturgici composti da Sant’Ambrogio da Milano, raccomandati da San Benedetto nella regola, i monaci andranno persino a Metz a copiare gli inni che vi avevano portato i Carolingi.
L’applicazione stretta della regola benedettina porta anche a rivalorizzare il lavoro manuale dei monaci e a ridurre la parte dedicata alla liturgia nel loro impiego del tempo. Per rimanere fedele al principio di povertà, i cistercensi adotteranno un abito di lana non tinto, da cui il nome di “monaci bianchi” dato dai loro detrattori. La volontà di applicare la regola alla lettera varrà loro l’accusa di voler “giudaizzare” la pratica monastica, ovvero di preferire la lettera allo spirito. Tuttavia, essi non esiteranno ad innovare e a optare per dei regolamenti contrari ai testi benedettini, ad esempio, quando vieteranno di ricevere degli oblati, per non ingombrarsi di ragazzi inadatti al lavoro.
Le vocazioni aumentano e poiché rapidamente superano le possibilità materiali del monastero, si dovettero cercare nuove sedi. Nel 1112 ha inizio la fondazione della Ferté sur Grosne, nella regione di Macon. Nel 1114, sarà il turno di Pontigny, nel territorio di Auxerre. Etienne Harding è costretto a concepire un sistema istituzionale che permetta di conciliare due imperativi: da un lato la fedeltà alla regola implicava che ogni comunità avesse alla sua testa un abate e disponesse di un suo specifico patrimonio, fatto che escludeva la formula delle priorie; dall’altro, Etienne era molto attaccato al principio di uniformità dell’osservanza e desiderava mantenere un controllo sui monastri cistercensi.
Tutto questo sarà all’origine della “Carta di Carità”: “ogni abbazia figlia” sarà indipendente economicamente ma sarà oggetto di una visita annuale (ispezione) da parte del suo “abate padre” e tutte le abbazie si recheranno ogni anno a Citeaux per elaborarvi una legislazione comune e punire le mancanze alla regola. Citeaux doveva essere ispezionata dagli abati delle “prime figlie”. Il ritiro di Etienne Harding verso il 1133 consente a questa istituzione, chiamata in seguito “capitolo generale”, di assumere una dimensione più collegiale. I cistercensi formeranno, in tal modo, il primo ordine religioso nel senso moderno dell’espressione.

Carisma e reputazione

Fra le reclute di Etienne Harding figurerà il giovane Bernardo da Chiaravalle che aveva postulato nel “nuovo monastero” nel 1113. Bernardo farà un breve soggiorno a Citeaux, ma dal 1115 lascia la Borgogna per fondare la sua propria abbazia, quella di Clairvaux (Chiaravalle), su una terra vicino all’Aube, donatagli dal suo cugino Josbert, siniscalco del conte di Champagne.
Nei primi tempi, la nuova comunità appare come un monastero di famiglia, in quanto accoglie i fratelli, il padre, alcuni cugini e anche alcuni zii di Bernardo; i suoi fratelli, Gerardo e quindi Guy, saranno cellieri (economi) dell’abbazia e suo cugino Geoffroy de la roche Vanneau ne sarà il priore (secondo dopo l’abate), prima di diventare vescovo di Langres. Più rapidamente di Citeaux, Clairvaux fonda alcune “abbazie figlie”, fra le quali Trois Fontaine dal 1116, quindi Fontenoy nel 1119. In ogni caso, gli inizi sono stati abbastanza modesti e solo il carisma e la fama di Bernardo consentiranno alla sua abbazia di andare incontro a un successo eccezionale meno di una ventina di anni più tardi.
Intorno al 1125, Bernardo risulta ben conosciuto negli ambienti monastici della Francia del Nord, a causa delle rampogne contro Cluny e i “monaci neri”, accusati di essersi allontanati dalla regola e dalla contemplazione per abuso di ricchezze. Queste affermazioni gli valgono molti consensi, soprattutto quelli dell’abate Guglielmo di Saint Thierry di Reims, incontrato a Clairvaux qualche anno prima, ma anche molti rimproveri, a cominciare da quelli del nuovo abate di Cluny, Pietro il Venerabile. Bernardo in questa polemica si guadagna tuttavia una fama di battagliero, cosa che spiega il seguito della sua carriera.
Il 14 febbraio 1130, i cardinali si dividono fra di loro ed eleggono due papi, Innocenzo II e Anacleto II. Quest’ultimo riceve il sostegno armato del re di Sicilia e lo scisma si consolida, tanto più che la maggior parte dei principi rimane a osservare gli sviluppi. Innocenzo II, cacciato da Roma, prende la strada della Francia per cercare appoggi. Ben presto trova il sostegno di Citeaux e di Cluny e Bernardo diventa il suo sostenitore presso l’episcopato e i re. In questo spirito egli effettua fra il 1131 ed il 1138 numerosi viaggi in Normandia, in Bretagna, in Aquitania, nei Paesi Bassi, in Germania e soprattutto in Italia. Questi viaggi sfoceranno non solo nel trionfo di Innocenzo II, ma anche nella fondazione di numerose “figlie di Clairvaux”.
Alla sua morte, nel 1135, Clairvaux risultava la madre di una sessantina di abbazie. Questa rete di abbazie, particolarmente densa in Champagne e in Fiandra, si era estesa non solo nei paesi attraversati da Bernardo, ma anche in altre regioni d’Europa: Scandinavia, isole britanniche e penisola iberica. Una parte di queste case erano state fondate da discepoli di Bernardo, attirati a Clairvaux dalla sua fama di santità, quindi ripartiti verso i loro paesi d’origine per introdurvi il modello cistercense. Ma talvolta risultava difficile creare dal nulla un nuovo monastero. Questo è il motivo per cui una buona parte delle figlie di Clairvaux derivava dalla affiliazione di comunità preesistenti (eremiti, canonici regolari, più raramente monaci neri). L’affiliazione della abbazia di Savigny nel 1147 consente anche a Clairvaux di consolidare la sua posizione in Normandia e nelle isole britanniche.
Grazie a Bernardo, Clairvaux e la sue filiazioni rappresentano ormai più della metà delle abbazie cistercensi, una proporzione che rimarrà anche in seguito. Non deve quindi stupire se i successori di Etienne Harding a Citeaux arriveranno spesso dall’abbazia di Clairvaux.

Austerità come regola

L'apparizione della Vergine a San Bernardo, di Filippino Lippi

L’apparizione della Vergine a San Bernardo, di Filippino Lippi

Bernardo è in grado a questo punto di far prevalere le sue opinioni nell’Ordine. Prima del 1147 egli fa revisionare da uno dei suoi discepoli la liturgia fissata da Harding, i cui arcaismi non corrispondevano più al gusto dell’epoca; egli risulta deciso a rimpiazzarla con dei nuovi canti, impostati su una base non più storica, ma teorica. Allo stesso modo, mentre le miniature realizzate dall’Harding e dal suo ambiente rimanevano vicine ai modelli inglesi, utilizzando la policromia e moltiplicando le figure umane, animali e anche mostruose, Clairvaux impone uno stile più semplice, monocromo, con motivi unicamente vegetali.
Questa austerità riflette un preciso orientamento spirituale. Bernardo e i suoi amici, come Guglielmo di Saint Thierry o Guerric d’Igny, i suoi discepoli come Aelred de Rievaux o Isaac de l’Etoile, sono rimasti fedeli a una concezione della conoscenza ispirata a Sant Agostino, da cui deriva la loro ostilità alla logica dei primi aristotelici come Abelardo. È dunque verso la contemplazione che deve essere interamente orientata la vocazione del monaco, attraverso un processo autenticamente benedettino di distacco progressivo nei riguardi del mondo e delle sue vanità.
Tuttavia, la contemplazione non è un atto unicamente intellettuale. Al contrario, è un movimento che impegna tutto l’essere e che Bernardo non esita a evocare nei sui famosi Sermoni sul Cantico dei Cantici, sotto i tratti dell’amore profano. La virtù preferita dai cistercensi è la carità, vale a dire l’amore di Dio, di un Dio che si è fatto carne per la redenzione dell’umanità. L’incarnazione rimane al centro della spiritualità cistercense, fatto che spiega perché tutte le chiese abbaziali dell’ordine sono dedicate alla Vergine, mentre i modelli di contemplazione si riferiscono in primo luogo alle figure del Cristo, del Bambin Gesù e al Crocefisso.
Un altro aspetto della spiritualità cistercense è l’interesse per i visionari come Hildegarda di Bingen e per la comunicazione con i defunti, specialmente con le anime del Purgatorio L’Ordine rende, in effetti, popolari la convinzione dell’esistenza di questo terzo luogo dell’aldilà e sottolinea l’importanza delle preghiere fatte per permettere alle anime dei defunti di uscirne. Questo si traduce con la composizione di raccolte di exempla, inizialmente a Clairvaux quindi altrove, di cui il più celebre risulta scritto agli inizi del XIII secolo da Cesaire de Heisterbach.
Contemplazione e visione dovevano essere nei secoli seguenti le caratteristiche del movimento mistico, di cui Bernardo è stato il principale ispiratore.

Il rifiuto della decima

Monaci cistercensi al lavoro nei campi, dalle scene della vita di San Bernardo.

Monaci cistercensi al lavoro nei campi, dalle scene della vita di San Bernardo.

Nel 1152 il capitolo generale decide di vietare la fondazione di nuovi monasteri. Questo statuto non sarà rispettato per circa un decennio, ma il fatto indica che l’Ordine attraversava una crisi di crescita, dopo aver ammesso fra le 250 e le 300 comunità in due decenni.
Clairvaux non era stata la sola ad approfittare di questa crescita. Se La Ferté era rimasta poco prolifica, Citeaux e Pontigny avevano esteso le loro ramificazioni in Francia e anche in Italia. Ma sarà soprattutto Morimond che conoscerà un notevole sviluppo. Insediata ai confini della Champagne e della Lorena, questa abbazia si dota rapidamente di una rete di figlie in tutto l’Impero (ad eccezione dell’Italia), quindi in Guascogna, nei Pirenei e nei regni d’Aragona e di Castiglia. Questo è il motivo della sua promozione a rango di “prima figlia” verso il 1157, accanto a La Ferté, Pontigny e Clairvaux.
Il carisma di Bernardo non basta a spiegare il successo dell’ordine e la maggior parte delle abbazie non sono riferibili alla sua persona.
Una delle chiavi del successo dell’Ordine è stata la sua apertura a un ambiente fino a quel momento relativamente escluso da un mondo monastico ancora molto aristocratico, in un tempo in cui cercare la propria salvezza costituiva una preoccupazione crescente. Anche se i cistercensi accoglieranno qualche membro di famiglie principesche (come Ottone di Frisinga, nipote dell’imperatore Enrico IV oppure Enrico, fratello del re di Francia, Luigi VII) essi recluteranno, in primo luogo, nella media e piccola nobiltà, di cui Bernardo faceva parte, ovvero fra la borghesia. Peraltro Citeaux ammetteva, prima di tutto adulti, che spesso erano stati sposati e consentiva loro di accedere al rango di monaci del coro, vale a dire a partecipare alla liturgia della Chiesa, contrariamente ai conversi. Questo, però, non era il caso di Cluny, dominato dagli oblati, cresciuti in seno all’abbazia.
I motivi del successo sono anche di tipo endogeno. I principali fondatori dell’ordine cistercense si rivelano di una temibile efficacia economica. La regola di San Benedetto vuole che i monaci lavorino per produrr la loro sussistenza. I primi monaci di Citeaux ne hanno concluso che era vietato vivere del lavoro altrui e hanno rifiutato la decima, i diritti signorili e il possesso di parrocchie, servi o fittavoli. I cistercensi optano per un ideale autarchico.
Tuttavia, questa scelta crea agli inizi qualche difficoltà. Anche con una liturgia alleggerita dalle impalcature “superflue” che non risultavano nella regola, il tempo che i monaci potevano consacrare al lavoro manuale rimaneva limitato. Peraltro, la lontananza crescente delle terre dall’abbazia risultava incompatibile con la celebrazione della messa e dei sette uffizi quotidiani.
Al più tardi nel 1130, i cistercensi si dotano di conversi. Questi religiosi tonsurati ma barbuti, pronunciavano gli stessi voti dei monaci, ma gli uffizi si limitavano per loro a qualche preghiera recitata sui loro luoghi di lavoro; inoltre, non erano tenuti a recarsi alla chiesa abbaziale per la messa domenicale. Per il resto del tempo, essi rimangono nelle loro fattorie, nei centri di sfruttamento agricolo. Quando si rende necessario, si fanno aiutare da salariati, modo di remunerazione che i cistercensi hanno contribuito a diffondere.
Ritenuti poveri, i cistercensi attireranno la generosità dei possidenti, ricchi o modesti: dal 1115 al 1193, Clairvaux riceverà più di 1000 donazioni. Nel 1132 Innocenzo II accorda a Clairvaux e alla sua filiazione l’esenzione totale dalla decima, che verrà estesa in seguito a tutto l’ordine. I monaci bianchi potranno pertanto costruire pazientemente immensi domini sfruttando intelligentemente le risorse disponibili.
Sebbene insediata in una regione poco favorevole alla cerealicoltura, Clairvaux sviluppa lo sfruttamento dei boschi (contrariamente a una tenace leggenda, i cistercensi non sono mai sta dei grandi dissodatori di terreni), delle valli umide (trasformate in pascoli e in terreni da sfalcio), delle piantagioni di vigne; trasforma il ferro nelle sue forge, prima di andare a sfruttare il sale nel Giura, in Piccardia e in Lorena.
Agli inizi del XIV secolo, l’abbazia possedeva 25 mila ettari, 14 fattorie e una trentina di centri di sfruttamento agricolo secondari.
Si ha tuttavia la tendenza a credere troppo spesso che il modello sin qui descritto sia stato uniformemente applicato in tutta la Cristianità. Di fatto, i cistercensi daranno prova di pragmatismo. Essi di adattano alle condizioni locali, sviluppando l’allevamento dei montoni in Inghilterra e in Francia nel Rouergue. Quando affilieranno delle comunità esistenti, essi si guarderanno bene dal danneggiare la loro economia e le autorizzeranno a conservare le loro decime e le loro rendite.
Con il passare del tempo, la preoccupazione di razionalizzare gli sfruttamenti e di aumentare le entrate prenderà il sopravvento sui principi originali. Verso il 1170, anche le più vecchie abbazie dell’Ordine iniziano ad accettare chiese parrocchiali e servi. Questa nuova tendenza verrà apertamente assunta nel primo terzo del secolo XIII. Nel 1215, il IV Concilio del Laterano prenderà la decisione di limitare l’esenzione delle decime dei cistercensi.

L’avidità dei monaci bianchi

Lo scarto crescente fra la povertà dimostrata e l’immensità dei possedimenti ravviva le critiche nei confronti dell’Ordine, accusato di ipocrisia rispetto alla regola originaria. Due membri della corte dei Plantageneti, Gerardo di Cambrai e Gautier Map, tracciano dei quadretti esilaranti sull’avidità dei monaci bianchi, mai a corto di immaginazione per accrescere i loro possedimenti: mettendo in scena dei falsi miracoli, spostando i confini delle loro terre oppure dando l’abito di monaco a una ricca Dublinese.
Queste critiche erano condivise da una parte degli stessi cistercensi. Geoffroy d’Auxerre, il segretario, biografo e successore di Bernardo, metterà in guardia il capitolo generale su questo aspetto: la Provvidenza aveva permesso all’Ordine di ritrovare miracolosamente la purezza della regola, ma se la tiepidezza arrivava nuovamente a vincere l’osservanza, questa opportunità si sarebbe definitivamente perduta. Eppure, come osservato da Marcel Pacaut nel suo Monaci Bianchi. Storia dell’Ordine di Citeaux (Fayard 1993) il modello dell’abate amministratore risultava largamente condiviso. Una buona gestione appariva a quell’epoca come un elemento indispensabile affinché l’Ordine potesse non solo pregare per il riposo eterno dei benefattori, ma anche operare e contribuire al successo della Chiesa romana.
Durante il primo quarto del XIII secolo, l’ordine è al massimo della sua potenza. Esso costituiva il solo ordine presente praticamente ovunque nella Cristianità latina e i pontefici, nonostante qualche critica, lo consideravano come uno strumento privilegiato della loro politica, che si trattasse di organizzare le crociate o di lottare contro le eresie.
L’episcopato e il papato utilizzeranno l’Ordine per regolarizzare le esperienze eremitiche e introdurre gli usi romani in regioni di recente conversione, come la Svezia, o eredi di tradizioni cristiane diverse, come l’Irlanda, la penisola iberica o l’Italia del sud. Sulle rive del Baltico, l’ordine cistercense verrà incaricato, prima dei Teutonici, di convertire i pagani. Nella penisola iberica, la maggior parte degli ordini religiosi militari gli saranno affiliati.
Il IV Concilio del Laterano lo porterà come esempio da seguire per tutti i regolari e papa Innocenzo III affiderà loro ancora la riforma di numerose comunità monastiche, ivi compresa quella di Molesme.

Più di 500 abbazie nel XIII secolo

Secondo Roberto Fossier, l’espansione cistercense non sarebbe stato che un “fulmine”. Affermazione esatta per la Francia settentrionale, ma che viene smentita se si considera l’insieme della Cristianità latina. Certamente l’aumento del numero delle comunità Subisce un rallentamento dopo la morte di Bernardo da Chiaravalle, ma l’ordine raggiunge le 500 abbazie di uomini verso il 1200 e le 700 nel momento della grande ondata di peste nera del 1348. Lo sviluppo avviene in gran parte a macchia d’olio, raggiungendo la Transilvania, gli stati latini d’Oriente, anche se i raid dei Mongoli e il riflusso dei Latini in Oriente si tradurranno con la scomparsa precoce di alcune comunità.
Peraltro, non bisogna dimenticare che laddove il tessuto cistercense era già denso, non risultava ragionevole procedere a nuove fondazioni che avrebbero potuto nuocere alla crescita delle abbazie esistenti. In effetti, queste ultime hanno spesso raggiunto il loro apogeo demografico ed economico nel corso del XIII secolo: non sarà al tempo di Bernardo, ma nel 1231 che Clairvaux riceverà il massimo di doni in un anno.
Per di più, sempre fra il 1200 e il 1350 circa, il numero delle case femminili che osservano gli usi cistercensi passerà da 100 a 700 circa. Come la maggior parte degli ordini, i cistercensi rifiutavano di accogliere donne nell’ambito dei loro monasteri. Ma Bernardo eserciterà, di fatto una tutela sul priorato di Jully, dipendenza di Molesme, dove sua sorella si era ritirata, ed Etienne Harding presiederà intorno al 1130 all’insediamento delle monache di Tart, non lontano da Citeaux.
Tuttavia, sarà solamente durante il primo quarto del XIII secolo che il capitolo generale definirà una procedura ufficiale di incorporazione nell’ordine delle religiose. Re e regine (come Bianca di Castiglia con Maubuisson e Le Lys), principi e principesse, signori, ma anche borghesi contribuiranno al successo delle monache cistercensi, che sarà tanto più grande per il fatto che queste appariranno durante la prima metà del XIII secolo come un appendice degli ordini mendicanti, prima che i cistercensi decidano alla fine di dotarsi di una branca femminile.
I cistercensi, vivendo volontariamente nei “deserti” lontani dalle città e dai villaggi, erano senza dubbio mal preparati ad affrontare un pubblico urbano. Questo punto di vista deve essere, tuttavia, attenuato in quanto da molto tempo le abbazie si erano dotate di punti di appoggio nelle città, per smerciare il surplus della loro produzione, ma anche per facilitare le comunicazioni all’interno dell’ordine.
Comunque sia, è indubbio che l’arrivo dei francescani e di domenicani, che praticavano effettivamente la povertà individuale e, soprattutto, collettiva, orientati sin dal primo momento alla predicazione urbana, farà perdere all’ordine cistercense la sua preminenza a partire dal pontificato di Onorio III (1216-1227). In Francia, San Luigi fonda Royaumont e marca una predilezione particolare per i cistercensi fino al 1248 sotto l’influenza di sua madre, mentre in seguito favorirà in maggior misura gli ordini mendicanti.
Questa evoluzione è stata certamente osservata da molti cistercensi come una occasione per ricentrarsi nella vocazione contemplativa e solitaria dell’ordine. Ma altri si dispiacevano per la sua relativa marginalizzazione. Questo sarà il caso di Etienne di Lexington. Lontano successore (1243-1255) di Bernardo di Chiaravalle, vecchio studente di Parigi e di Oxford, egli si preoccupa del ritardo intellettuale accumulato dal suo ordine, mente gli ordini mendicanti reclutavano i loro monaci in primo luogo nelle università. Questa iniziativa sarà all’origine del Collegio dei Bernardini a Parigi, destinato a fornire ai monaci bianchi, venuti da ogni parte, una solida formazione teologica, anche se Etienne non riuscirà, tuttavia, a ridare all’ordine lo slancio e il prestigio che aveva avuto nel secolo di San Bernardo.

Per saperne di più

M. Pacault, Monaci e religiosi nel Medioevo, il Mulino, 2007
M. Pacault, L’Ordre de Cluny. 909-1789, Fayard, 1986
T. N. Kinder, I cisterciensi. Vita quotidiana, cultura, arte, Jaca Book, Milano, 1997
C. Stercal e M. Fioroni, Le origini cisterciensi. Documenti, Jaka Book, Milano 2004