CATHERINE THÉOT, LA MADRE DI DIO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

di Giancarlo Ferraris -

 

Mistica, visionaria e ciarlatana, affermava di essere la madre di un Messia che avrebbe riscattato i poveri, punito i malvagi e liberato gli oppressi. Finì i suoi giorni in prigione con la caduta di Robespierre.

 

La Madre di Dio

Catherine Théot, incisione di Alexandre Lacauchie, 1835.

Catherine Théot, incisione di Alexandre Lacauchie, 1835.

Di volta in volta protagonista consapevole o manipolato, eroe o vittima, violento o pacifico, egoista o generoso, il popolo ha svolto senza dubbio un ruolo di primo piano nelle convulse e drammatiche vicende della Rivoluzione francese, ma sempre e soltanto – la cosa è palese – in modo anonimo. A testimonianza di ciò è anche (e non solo) il fatto – anch’esso palese – che sono veramente pochi i nomi di “popolani” annoverati nella storia della Rivoluzione (e in genere in tutta la Storia): il generale Antoine Joseph Santerre, che partecipò alla presa della Bastiglia, guidò i parigini in diverse sommosse e ordinò l’esecuzione del re Luigi XVI; il mastro di posta Jean-Baptiste Drouet, che riconobbe e fece arrestare Luigi XVI a Varennes mentre stava fuggendo dalla Francia; la giovanissima Cécile Renault, imprigionata con l’accusa di voler assassinare Maximilien Robespierre perché trovata in possesso di due piccoli coltelli e subito giustiziata; Catherine Théot, un’anziana donna alquanto curiosa e stravagante e sulla quale in questa sede vogliamo spendere un po’ di parole.
Catherine Théot nacque il 5 marzo 1716 a Barenton, un piccolo centro abitato della regione della Bassa Normandia, nella Francia del Nord. Apparteneva ad una famiglia contadina e fin da piccola soffrì di allucinazioni. Si trasferì poi a Parigi, dove lavorò in un convento come serva, maturando nel contempo presunte esperienze di misticismo religioso. Nel 1779 dichiarò pubblicamente di essere la Vergine o la Nuova Eva. Dichiarata non sana di mente, fu incarcerata alla Bastiglia e successivamente trascorse un certo periodo presso l’ospedale parigino della Salpêtrière. Dimessa, prese a girovagare per i sobborghi parigini lanciando minacce a destra e a manca e predicendo sventure a nobili e preti tanto che le autorità cittadine, letteralmente sommerse da proteste e denunce, l’avevano incarcerata una seconda volta alla Bastiglia. Messa di nuovo in libertà andò a vivere in una modesta stanza in Rue de la Contrescarpe, sempre a Parigi, dove riprese a pronunciare profezie di vario genere, tra le quali, sembra, la presa della Bastiglia e la caduta di Luigi XVI, dedicandosi al tempo stesso all’interpretazione della Bibbia. Giunse poi ad affermare di essere la madre di un nuovo Messia e, soprattutto dopo lo scoppio della Rivoluzione nel 1789, iniziò a raccogliere attorno a sé un gruppo sempre più crescente di persone di diversa estrazione sociale che la chiamarono la Madre di Dio. Tra i suoi frequentatori vi erano Luisa Maria Adelaide di Borbone duchessa di Orléans, l’ex-monaco nonché ex-deputato all’Assemblea Nazionale Costituente degli anni 1789-91 Christophe Antoine Gerle detto Don Gerle e una parente del falegname Maurice Duplay presso la cui abitazione soggiornava Maximilien Robespierre, l’Incorruttibile. A proposito di Don Gerle, che cercava la protezione di Robespierre, la Théot rilasciò, sostituendosi illegalmente in ciò alle autorità competenti, il cosiddetto certificato di civismo (un documento che attestava la fede rivoluzionaria di un cittadino) asserendo: «Mi è apparso, anche se è ancora un prete, un buon patriota».

L’affaire Catherine Théot

È indubbio che Catherine Théot fosse una rivoluzionaria, sia pure a modo suo. A tutti coloro i quali facevano parte del suo bizzarro seguito insegnava principalmente che Dio aveva permesso la Rivoluzione, che le nuove leggi rivoluzionarie erano ispirate proprio da Dio, che disobbedire a tali leggi equivaleva a disobbedire a Dio stesso e, cosa particolarmente importante, che molto presto sarebbe giunto un nuovo Messia di cui essa, come si è detto, si dichiarava madre, Messia il quale avrebbe riscattato i poveri, punito i malvagi e liberato gli oppressi. Cercò anche di dare vita ad una pubblicazione per meglio propagandare le sue profezie, il Journal Profhetique, che non venne però mai stampato.
Il 15 giugno (27 pratile secondo il calendario rivoluzionario) 1794, improvvisamente, il nome di Catherine Théot, già comunque conosciuto, salì agli onori della cronaca politica. Fu l’inizio del cosiddetto affaire Catherine Théot. Quel giorno, infatti, Marc-Guillaume Alexis Vadier, membro del Comitato di Sicurezza Generale, l’organo che insieme al Comitato di Salute Pubblica governava la Francia con il regime del Terrore, denunciò ai membri della Convenzione Nazionale, il parlamento della Repubblica francese, l’esistenza di un ramificato complotto contro la Rivoluzione che faceva capo proprio a Catherine Théot e da lei niente poco di meno che a Maximilien Robespierre, il vero o presunto nuovo Messia delle sue profezie. Tuttavia la Convenzione Nazionale non credette a Vadier il quale, resosi tempestivamente conto dell’errore, con un abile gioco di parole stravolse il contenuto della sua denuncia, che aveva però inoltrato al Tribunale Rivoluzionario, per ridicolizzare il nuovo culto dell’Essere Supremo (una religione laica e deista creata per rafforzare lo spirito rivoluzionario) il cui principale ministro era sempre Robespierre. L’Incorruttibile, fisicamente e psicologicamente prostrato per la pesante responsabilità di governo e per la durissima lotta politica che era in corso, vide nella contorta manovra di Vadier un pericoloso tentativo volto a screditare la Rivoluzione, la Repubblica e lo stesso culto dell’Essere Supremo; imprudentemente egli si fece consegnare dal Tribunale Rivoluzionario il testo della denuncia di Vadier violando apertamente la legge e fornendo così ai suoi nemici politici l’ennesimo pretesto per attaccarlo. Durante la drammatica seduta della Convenzione Nazionale del 27 luglio (9 termidoro) 1794 che vide la caduta di Robespierre, venne poi letto il testo di una lettera rinvenuta sotto il materasso nell’abitazione della Théot con la quale la Madre di Dio si rivolgeva a Robespierre come al nuovo Messia e ne annunciava l’inizio della missione. Si trattava, quasi sicuramente, di un documento falso creato dagli avversari politici di Robespierre per colpire ulteriormente l’Incorruttibile che finì sotto la ghigliottina il giorno dopo. E la povera Catherine Théot? Denunciata una seconda volta da Vadier, finì nuovamente in un altro carcere parigino, questa volta a La Force, dove morì il 1° settembre 1794.

 ♦

 

Per saperne di più

F. Furet – D. Richet, La Rivoluzione francese, trad. it., Bari, 1974.
G. Lenotre, Robespierre et la Mère de Dieu: le mysticisme révolutionnaire, Paris, 1926.
A. Mathiez, Catherine Théot in Reveue de Paris, 15 avril 1901.