In libreria: Camus ucciso dal KGB?

a cura di Alessandro Frigerio -

Camus2È il gennaio del 1960 quando l’auto su cui è a bordo Albert Camus, in viaggio verso Parigi, sbanda in pieno rettilineo e si schianta contro un albero a un centinaio di chilometri dalla capitale, nei pressi della cittadina di Thoissey. Insieme a Camus, muore anche il suo editore e amico Michel Gallimard, che era alla guida.
Dopo più di quarant’anni, dai diari del traduttore e poeta ceco Jan Zábrana emerge un appunto che getta nuova luce su quello che all’epoca venne archiviato come un incidente stradale. Sulla morte di Camus si allunga l’ombra del Kgb, che avrebbe fatto manomettere l’auto su ordine dell’allora ministro degli esteri sovietico Šepilov. Camus, infatti, si era battuto contro l’intervento dell’Urss in Ungheria nel 1956, e in numerosi articoli e discorsi pubblici aveva attaccato personalmente il potente uomo politico russo. Senza contare il suo sostegno alla candidatura al Nobel per Boris Pasternak, scrittore osteggiato e inviso in patria. Zábrana, nel suo diario, riferisce infatti di un incontro con un personaggio russo, evidentemente legato al Kgb: «Da un uomo che sa molte cose, e ha fonti da cui conoscerle, ho sentito una cosa molto strana. Egli afferma che l’incidente stradale in cui nel 1960 è morto Camus è stato arrangiato dallo spionaggio sovietico. Loro hanno danneggiato uno pneumatico dell’auto grazie a uno strumento tecnico che con l’alta velocità ha tagliato o bucato lo pneumatico. L’ordine per questa azione è stato dato personalmente dal ministro Šepilov, come “ricompensa” per l’ articolo pubblicato su Franc-Tireur nel marzo 1957, nel quale Camus, in relazione ai fatti d’Ungheria, ha attaccato quel ministro, nominandolo esplicitamente…»
A cento anni dalla nascita di Albert Camus, questo volume riapre il mistero della morte dello scrittore francese, muovendosi tra sospetti e testimonianze a caccia di una possibile risposta. Allo stesso tempo, restituisce il clima di un intero periodo storico, grazie a dettagli e aneddoti spesso inediti su figure come Zábrana e Pasternak, che vissero, pagando di persona, l’atmosfera opprimente della guerra fredda.
Giovanni Catelli, Camus deve morire – Roma, Nutrimenti, 2013, pp. 160, € 13,00

P. Shenon, Anatomia di un assassinio. Storia segreta dell’omicidio Kennedy – Milano, Mondadori, 2013, pp. 664. € 22,50
Gli spari che il 22 novembre 1963 assassinarono a Dallas John F. Kennedy colpirono al cuore l’America e sconvolsero il mondo intero. Nel settembre 1964, al termine di dieci mesi di frenetiche indagini, i sette membri e i tredici avvocati della commissione governativa istituita per far luce sulla morte di JFK giunsero alla conclusione che Lee Harvey Oswald, l’uomo che aveva sparato a Kennedy ed era stato a sua volta ucciso due giorni dopo, era un individuo “disturbato” che aveva agito spinto dal “bisogno di guadagnarsi un posto nella storia”, e che l’omicidio non poteva in alcun modo essere l’esito di un complotto ordito da potenze straniere. Dei membri della Commissione, del faticoso e delicatissimo compito che erano stati chiamati a svolgere avrebbe dovuto parlare questo libro. Ben presto, però, il reporter investigativo Philip Shenon si è trovato a fare i conti con le tante lacune della loro indagine, solo in parte determinate dalla fretta di dare risposte a un’opinione pubblica allarmata. Esaminando il rapporto della Commissione e i dossier che via via sono stati desegretati, e raccogliendo le testimonianze di numerosi protagonisti dei fatti, Shenon ha scoperto quella che rischia di essere soltanto la punta di un iceberg: l’esistenza di documenti che vennero volutamente nascosti alla Commissione e il cui insabbiamento pone nuovi e drammatici interrogativi.

M. MacMillan,1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri – Milano, Rizzoli, 2013, pp. 778, € 28,00
“La luce si sta spegnendo su tutta Europa e non la vedremo più riaccendersi nel corso della nostra vita”: sir Edward Grey, segretario di Stato inglese per gli Affari esteri, percepì con chiarezza le dimensioni della crisi che nel giro di pochi giorni, di poche ore, avrebbe portato il continente europeo sull’orlo della catastrofe. Ma lo scoppio del conflitto, nell’agosto 1914, non fu che l’ultima maglia di una lunga catena di eventi, il momento che racchiuse – comprimendole – inquietudini e aspirazioni di un’epoca intera. Insieme ai profondi mutamenti sociali, culturali e tecnologici che trasformarono la natura della civiltà europea tra Ottocento e primo Novecento, l’autrice ripercorre gli antefatti, le tensioni accumulate, le scelte contingenti, spesso dovute a fraintendimenti, debolezze, ripicche tra politici e generali: il risultato è una ricostruzione, capillare e brillante, di un’ora fatale dell’umanità.

R. Chiaberge, Wireless. Scienza, amori e avventure di Guglielmo Marconi  – Milano, Garzanti, 2013, pp. 320, € 18.60
Inventore della radio? Molto di più. Guglielmo Marconi è stato il padre del wireless, il profeta dell’era digitale. Dai telefoni cellulari agli smartphone, dai tablet al navigatore satellitare, non c’è oggetto del nostro paesaggio tecnologico che non risalga a lui: un genio italiano che alla fine dell’Ottocento ha inventato il Terzo Millennio. Quasi un precursore dei vari Steve Jobs e Bill Gates: fisico dilettante, fa i suoi primi esperimenti nella soffitta di casa (l’equivalente dei garage della Silicon Valley); fonda a Londra una delle prime startup; brevetta ogni idea e la difende nei tribunali; sfida i mercati internazionali e usa i mass media con il talento di un grande comunicatore. In questo libro, Riccardo Chiaberge ci fa scoprire un Marconi che non conoscevamo: più imprenditore che uomo di scienza, mezzo italiano e mezzo britannico, sempre in movimento tra Roma, Londra e New York, tra le scogliere della Cornovaglia e i ghiacci del Canada. E svela anche il Marconi privato, figlio problematico, marito difficile, padre assente e inguaribile donnaiolo, facendo luce sui risvolti più imbarazzanti del suo carattere, dall’adesione al fascismo agli scandali politici. Wireless è il racconto appassionante di un’avventura umana e tecnologica che attraversa l’Europa tra due secoli, dalla Belle Époque alle guerre mondiali, incrocia monarchi e tiranni, dalla regina Vittoria a Mussolini, scienziati come Tesla, Edison, Bell, ma anche artisti e intellettuali, tenori come Caruso, scrittori come Kipling, D’Annunzio e Conan Doyle. E una schiera di figure femminili: la madre Annie Jameson, irlandese come la prima moglie Beatrice O’Brien, la suffragetta americana Inez Milholland, l’attrice Francesca Bertini, fino alla contessa Cristina Bezzi-Scali, che Guglielmo sposa in seconde nozze. Sulla scorta di documenti inediti, Chiaberge ricostruisce i momenti cruciali della vita di Marconi, restituendo fuori dal mito e dall’agiografia l’avvincente ascesa di un uomo geniale, dalla personalità complessa e dal fascino travolgente.

N. Amato, Bettino Craxi dunque colpevole – Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013, € 18.60
Questo libro rievoca la vicenda giudiziaria di Bettino Craxi, senza riaprire le vecchie polemiche, bensì proponendo una riflessione serena perché, dopo vent’anni, ora che i Tribunali degli uomini hanno esaurito il loro compito, sia il Tribunale della Storia a esprimere un giudizio obiettivo. L’autore si sofferma sul clima violento da tempo di guerra, con cui la pubblica opinione e gran parte dei mass media hanno pesantemente condizionato lo svolgimento dei procedimenti, rendendo difficile l’opera dei magistrati e la ricerca di una giustizia non condizionata politicamente. Tratta anche il giustizialismo che ha limitato la lotta dello Stato contro il terrorismo, la mafia e la corruzione. “Un po’ di verità per Bettino”: è questo l’obiettivo del libro. E la conclusione è che Craxi è stato ingiustamente condannato e merita di riprendere il suo posto nella storia d’Italia.

S. Pivato, I comunisti mangiano i bambini. Storia di una leggenda – Bologna, il Mulino, 2013, pp. 208, € 14,00
L’accusa di mangiare i bambini è stata – ed è ancora, non avendo mai veramente abbandonato il linguaggio della comunicazione politica – l’invenzione in assoluto più fortunata della propaganda anticomunista. Una leggenda fiorita sulla verità degli episodi di cannibalismo registrati in Unione Sovietica durante le terribili carestie degli anni Venti e Trenta. Il libro racconta come questo slogan abbia in realtà le sue radici nella battaglia che nel Novecento la politica ha iniziato a condurre in merito all’infanzia e al suo controllo: fra Chiesa e Stato laico ancora a fine Ottocento, fra organizzazioni cattoliche e comuniste nel secondo dopoguerra. Una battaglia fatta di notizie false, come quella della deportazione di migliaia di bambini siciliani in Urss durante la guerra, di manifesti truculenti, di evocazioni che fanno appello a timori ancestrali e finiscono per costruire l’efficace spauracchio dell’«orco» comunista.

F. Cardini, Quell’antica festa crudele. Guerra e cultura della guerra dal Medioevo alla Rivoluzione francese – Bologna, il Mulino, 2013, pp. 520, € 30,00
Questo libro approfondisce il vasto tema della guerra non solo dal punto di vista dell’evoluzione tecnica e strategica ma anche e soprattutto da quello dell’ideologia e della mentalità: insomma della sua «cultura». Com’era, quale posto aveva nella vita delle società, come la vivevano gli uomini che la facevano e la subivano. Spaziando in un lunghissimo arco di tempo che va dall’Alto Medioevo alle soglie dell’età contemporanea, attraverso la lettura di una ricca e pittoresca galleria di testimonianze, letterarie e no, Cardini racconta di un mondo in cui la guerra era una presenza consueta eppure, in fondo, molto meno devastante di quanto saranno le guerre di un’epoca più «umanitaria» e pacifista qual è la nostra.