BOKO HARAM, TERRORE ISLAMISTA IN NIGERIA

di Renzo Paternoster -

 

Nato come movimento politico, ha imboccato la lotta armata – radicalizzando i precetti islamici e applicando la logica del terrore – dopo la repressione dello Stato nigeriano.

Con 180 milioni di abitanti, la Nigeria è lo Stato più popoloso dell’Africa. Composto di 36 Stati federali, ha circa 250 gruppi etnici, tra cui i cristiani Yoruba e Ibo, collocati a sud del Paese, e i musulmani Hausa, Fulani e Kanuri, presenti in tutto il nord lungo il confine con il Niger. Nei fatti la Nigeria è un Paese spaccato in due, con marcate divisioni etniche e religiose e con governi deboli.
Storicamente il cristianesimo nella versione cattolica fu introdotto in Nigeria nel corso dell’Ottocento con l’arrivo dei missionari della Società delle Missioni Africane; mentre il protestantesimo iniziò a diffondersi maggiormente quando il Paese divenne protettorato del Regno Unito. Prima dell’arrivo degli europei nella regione si praticava l’animismo e, maggiormente, la religione dell’Islam.
Il sud della Nigeria “galleggia” sul prezioso oro nero, petrolio di qualità molto pregiata, che costituisce il 95 per cento delle esportazioni nazionali. Tuttavia la rapacità delle grandi multinazionali petrolifere è molto forte. La forte instabilità politica, dovuta a una lunga serie di colpi di Stato susseguitesi dal 1960, anno dell’indipendenza del Paese, e la cattiva distribuzione dei proventi della vendita del petrolio, hanno creato di fatto una forte esclusione sociale di larga parte dei nigeriani, favorendo l’insorgere dei radicalismi religiosi.
Uno di questi gruppi radicali, Boko Haram, detiene dal 2002 il monopolio del terrore nel Paese.

Aree in cui Boko Haram è più attivo

Aree in cui Boko Haram è più attivo

Boko Haram è una locuzione che identifica la Jamā‘a Ahl as-Sunnah li l-Da‘awa wa l- Jihād (Gente dedita alla diffusione degli insegnamenti del Profeta e nel Jihad), gruppo estremista islamico operativo maggiormente al nord. Il termine “boko” ha origini coloniali. Quando i britannici imposero un sistema scolastico non islamico, la popolazione locale si ribellò considerando le scuole occidentali “ilimin boko”: ilimin vuol dire educazione o istruzione falsa (nel senso di non islamica), boko è probabilmente la corruzione della parola inglese book (libro). Harām è invece un vocabolo che nell’Islam è impiegato per riferirsi a qualsiasi cosa, comportamento o situazione vietata dalla fede, pertanto indica un divieto legale. Quindi Boko Haram significa “l’educazione occidentale è peccato” e, per estensione, anche il vivere secondo uno stile di vita di tipo occidentale è trasgressione. Questo nome non è usato dai membri stessi del gruppo radicale, che preferiscono Jamā‘a Ahl as-Sunnah li l-Da‘awa wa l- Jihād. Tuttavia, scopo del movimento armato è proprio bandire qualsiasi cosa di tipo occidentale, dall’istruzione al comportamento, per favorire il radicamento dei precetti puri dell’Islam.
Boko Haram nasce come movimento locale, sottovalutato dalle autorità centrali, per poi trasformarsi in una organizzazione regionale, avendo basi e campi di addestramento fuori confine, che gli hanno permesso di portare a compimento azioni armate e rapimenti anche in Camerun, Niger e Ciad.

Le origini di Boko Haram si trovano nel gruppo islamista denominato “Yan Tatsine”, attivo negli anni Ottanta del Novecento nella Nigeria settentrionale, nello Stato di Kano.
Intorno al 1945, Mohammed Marwa, un camerunense trasferitosi a Kano capitale dell’omonimo Stato, infatti, inizia un’accanita predicazione contro la cultura occidentale. Marwa ben presto si attira l’inimicizia dell’emiro di Kano, Al-Haji Sanusi, che lo espelle dal suo Stato. È costretto così anche all’esilio dalle autorità coloniali britanniche. Ritorna in Nigeria poco dopo l’indipendenza del Paese, riprendendo la sua furiosa predicazione. Marwa lancia invettive contro i “modi” occidentali, proibendo la lettura di qualsiasi libro eccetto il sacro Corano, bandisce anche radio e orologio, attacca i musulmani moderati. Fonda numerose scuole coraniche fedeli alla sua predicazione, richiamando numerosi giovani, disposti a seguirlo in ogni sorta d’impresa, compreso quelle violente.
Il suo allontanamento dall’ortodossia islamica arriva quando rigetta il profetismo di Maometto, autoproclamandosi nabī, profeta.
Marwa concludeva ogni suo sermone pubblico con la frase «Hausa Wanda bata yarda ba Allah tatsine» (il mio Dio maledice chiunque non sia d’accordo con me), per questo è soprannominato “Maitatsine”, ossia “colui che maledice”. La sua setta è invece chiamata “Yan Tatsine”, vale a dire “coloro che maledicono”.
Marwa è arrestato nel 1975 per diffamazione nei confronti delle autorità politiche. Rilasciato riprende la sua predicazione istigando i suoi seguaci a compiere azioni violente contro i miscredenti.
Il 26 novembre 1980 il governatore di Kano ordina a Marwa di lasciare lo Stato. In risposta, il 26 dello stesso mese i suoi seguaci attaccano numerose postazioni di polizia, mettendo a ferro e fuoco la città di Kano. Interviene l’esercito che, dopo tredici giorni e con oltre quattromila morti, riprende il controllo della città. Maitatsine è ferito gravemente e muore poco dopo il suo arresto. Il cadavere di Marwa è cremato e ora i resti si trovano in una bottiglia conservata in un laboratorio di polizia a Kano.
L’autorità di Marwa è presa da Musa Makaniki che continua la predicazione violenta sino al 1985, quando fugge in Camerun.

L'arresto di Muhammad Yusuf

L’arresto di Muhammad Yusuf

Nel 2002, nello Stato di Borno compare un altro gruppo fondamentalista islamico guidato da Ustaz Mohammed Yusuf.
Ci sono diverse versioni sui trascorsi del giovane Yusuf, quello che è sicuro è che nel 2002 fonda con alcuni suoi seguaci una base politico-religiosa a Maiduguri, nello Stato nigeriano di Borno. Formata da una moschea e da una scuola religiosa, la chiama “Afghanistan”, per la profonda ammirazione verso Osāma bin Lāden, guida politico-religiosa di al-Qāʿida. Per costruire questo complesso religioso, Yusuf riceve finanziamenti dal governatore dello Stato di Kano e da quello dello Stato di Borno. Scopo di questa entità è quello di istituire un territorio indipendente puramente musulmano. Il gruppo sia attraverso l’autofinanziamento dei membri, attraverso il versamento di una tassa giornaliera, sia attraverso le rendite di piccole attività, sia ancora attraverso il ricatto e l’estorsione a politici locali, riesce a sostenersi. Nel 2004 Yusuf sposta la sua sede nel villaggio di Kanamma, vicino al confine col Niger.
Grazie a una capillare opera di proselitismo tra le fasce più povere della popolazione. Yusuf trova moltissimi seguaci tra i talakawa (gente comune), maggiormente fra i giovani e non solo in Nigeria, ma anche nei vicini Stati del Ciad e Niger. Questo massiccio reclutamento diviene possibile grazie a un sistema di welfare nei confronti degli aderenti al movimento. Il gruppo diventa una struttura parastatale, controllando vaste porzioni di territorio, amministrando la giustizia e l’istruzione.
Nei suoi primi anni, Boko Haram è inattivo dal punto di vista militare, limitandosi a una spietata predicazione anti-sistema. Ovviamente, tutto ciò che riguarda l’Occidente, dall’educazione alla cultura, è considerato haram, peccato mortale.
Nel 2009 avviene il salto di ribellione, poiché si decide di rifiutare di obbedire a tutte le leggi vigenti nello Stato ritenute anti-islamiche. L’arresto di Yusuf e la sua esecuzione segna una svolta al movimento che diventa particolarmente violento con l’avvento del successore di Yusuf: Muhammad Abubakar Shekau.
Ancor più determinato di Yusuf, Shekau fa presto parlare di sé. In un video divulgato nel 2010, Shekau si autoproclama imam di Boko Haram, annunciando di volersi anche vendicare per la morte del suo predecessore.
Sino al 2011 Boko Haram colpisce maggiormente posti di polizia, prigioni e politici locali, poi inizia ad ampliare i suoi obiettivi, includendo scuole, negozi, ospedali e, soprattutto, chiese cristiane. Anche l’area d’azione si espande: dagli Stati di Yobe e di Borno, si spinge in quelli di Adamawa, Kaduna, Katsina, Abuja, Plateau e nel Niger.
Ma è la nuova strategia adottata dal gruppo che ufficializza il terrore del gruppo: il 16 giugno di quest’anno un attentatore suicida a bordo di una macchina carica di esplosivi colpisce la sede centrale delle forze di Polizia nigeriane ad Abuja, capitale federale nigeriana. Per la prima volta Boko Haram utilizza un martire per la sua causa, imitando altri gruppi estremisti musulmani.

Un miliziano con le studentesse rapite nel 2014

Un miliziano con le studentesse rapite nel 2014

Ancora più eclatante è l’attentato del 26 agosto dello stesso anno contro il quartier generale dell’ONU ad Abuja. Il ventisettenne Mohammed Abul Barra, con una station wagon abbatte i cancelli della sede, schiantandosi contro le vetrate nell’area della reception prima di far detonare gli esplosivi. È persino rilasciato un video girato dallo stesso autista a bordo dell’auto usata come bomba. Ventitré sono i morti, decine i feriti. Gli attentati continuano a cadenza settimanale, a questi si aggiungono le decapitazioni pubbliche in gruppo di miscredenti, dissidenti e musulmani considerati peccatori.
Il 25 dicembre, giorno di Natale, molte chiese cristiane nel Niger e a Plateau e Yobe sono prese di mira da diversi attentati con molti fedeli uccisi.
Solo l’ultimo giorno dell’anno il presidente nigeriano Goodluck Jonathan dichiara lo stato di emergenza negli Stati di Borno, Yobe, Plateau e Niger.
Il 2012 si registra un ulteriore salto di qualità strategico. Il 20 gennaio Boko Haram compie un clamoroso attacco in serie a Kano, con diciannove bombe piazzate in posti di polizia, caserme, sedi istituzionali ed edifici pubblici: si registra una carneficina con quasi duecento morti e mille feriti. Con gli attentati a Kano, considerata la capitale della Nigeria del Nord, Boko Haram dimostra non solo che può colpire ovunque, ma anche che tra le sue fila ci sono combattenti esperti.
Le più prese di mira sono le chiese cristiane, specialmente negli stati di Kaduna, Plateau, Bauchi e Adamawa, regolarmente assaltate e bruciate con il loro pieno di fedeli. Seguono le scuole pubbliche, distrutte sistematicamente perché centri di educazione non musulmana.
Nel 2013 Boko Haram continua la sua ascesa non solo in terra nigeriana, ma anche fuori confine: il 19 febbraio è rapita una famiglia francese in Cameroon, tre adulti e quattro bambini. I rapitori chiedo un riscatto e la liberazione di alcuni miliziani detenuti in Nigeria e in Camerun. La famiglia è liberata due mesi dopo, ufficialmente senza il pagamento di un riscatto. A novembre il governo degli Stati Uniti dichiara Boko Haram “Foreign Terrorist Organizations”. In risposta il 24 agosto del 2014, da Gwoza (Borno), Muhammad Abubakar Shekau annuncia la nascita dello Stato Islamico dell’Africa occidentale.
Nonostante la repressione ordinata a maggio di quest’anno dal presidente nigeriano, Boko Haram continua la sua espansione territoriale. Shekau crea nei territori controllati da Boko Haram un sistema di welfare, fornendo servizi alla popolazione, istruzione, lavori in piccole attività.
È un rapimento a rendere più conosciuto Boko Haram in Occidente: il 14 aprile 2014 i miliziani bokisti rapiscono dalla scuola femminile di Chibok (Borno) 276 studentesse cristiane tra i 15 e i 18 anni. Solo 53 di loro riescono a fuggire nei giorni seguenti. Le altre sono addestrate alla lotta armata, costrette a sposarsi con i miliziani, sistematicamente violentate. In un video Shekau annuncia che tutte sono state convertite al vero Islam e chiede, per la loro liberazione, il rilascio dei bokisti detenuti nelle prigioni di Stato.
Boko Haram fa sentire il suo terrore anche in occasione delle elezioni presidenziali del 2015 con una serie di attentati, tra cui quello compiuto a Baga (Borno) il 3 gennaio, che causa la morte di ben duemila persone. Boko Haram utilizza anche diverse strategie non ben viste da altri musulmani radicali: sicuramente il commercio della droga per autofinanziarsi è ritenuto un “peccato”, ma è soprattutto l’utilizzo di bambine tra i sei e i quindici anni come kamikaze ha creare sgomento tra gli stessi musulmani.
Dal 2015 sono 83 i minori obbligati a farsi saltare in aria nel nord-est della Nigeria, di questi 55 erano bambine al di sotto dell’età di 15 anni, una teneva addirittura un neonato in braccio.

Abubakar Shekau

Abubakar Shekau

Nel 2015 arriva il grande salto di qualità per il gruppo: il 7 marzo Shekau proclama l’adesione allo Stato Islamico del califfo Abu Bakr al Baghdadi, il quale, tramite il portavoce Abu Muhammad al-Adnani, lo riconosce ufficialmente come “ampliamento del suo Califfato”. Shekau cambia così il nome del suo gruppo, che diventa Wilāyat ad-Dawla al-Islāmiyya fī Gharb Ifrīqiyya, ossia Governatorato dello Stato Islamico in Africa Occidentale.
Il 2 agosto 2016 lo Stato islamico indica in Abu Musab al-Baawi, già portavoce di Boko Haram, il nuovo governatore dello Stato islamico in Africa Occidentale. Ma già il giorno dopo arriva la smentita di Shekau. In un video del 7 agosto Shekau si autoproclama imam del gruppo Boko Haram in Nigeria.
La personalità troppo volubile di Shekau non gli ha permesso un riconoscimento da parte dello Stato Islamico. Così, a quanto pare, ci sono due gruppi che agiscono a nome e per conto di Boko Haram. È proprio la frammentazione a rendere Boko Haram difficile da indagare e sconfiggere. Già tra il 2011 e il 2012 da Boko Haram fuoriesce l’ala meno estremista del gruppo più vicino all’ideologia di al-Qāʿida, che prende il nome di Ansaru, o meglio Jamatu Ansaril Muslimana fi Biladis Sudan (Avanguardia per la Protezione dei Musulmani nelle Terre Nere). La presenza, poi, di numerose cellule indipendenti, che operano nei diversi Stati federali nigeriani e nei Paesi vicini, rende molto difficile stabilire quali e quanti attacchi siano realmente ordinate dai vertici.
Ad oggi, quindi, esistono due fazioni, una legata allo Stato Islamico, con a capo Abu Musab al-Barnawi, che controlla la zona settentrionale dello Stato del Borno e le rive del lago Ciad, l’altra legata a Shekau, ritiratosi nella foresta di Sambisa, nel nordest della Nigeria. La prima ha obiettivi nazionali e internazionali, la seconda porta avanti un conflitto locale contro i cristiani presenti nella zona, contro l’esercito nigeriano e contro l’economia del Paese nel tentativo di erodere la coesione nazionale.
Probabilmente oggi Boko Haram ha un nuovo leader, o almeno si registra una nuova ulteriore scissione del gruppo. Infatti, in un video pubblicato già da diverso tempo, una persona identificata in Mahamat Daoud, dice abbia sostituito Abubakar Shekau e che vuole negoziare con il governo nigeriano. Su Shekau non si hanno notizie certe, qualcuno dice sia stato ferito gravemente o forse è stato ucciso durante qualche incursione delle truppe nigeriane, oppure sia stato definitivamente destituito.
L’ascesa di Boko Haram non dipende solo dalla religione. Sicuramente il conflitto tra musulmani e cristiani ha il suo peso, ma anche l’instabilità politica, gli interessi tribali e una diseguale distribuzione della ricchezza, che crea una povertà diffusa, ha permesso a Boko Haram di moltiplicare i suoi miliziani e di spargere il terrore in questa umiliata fetta d’Africa.

 

 

Per saperne di più

Burke R.A., Counter-Terrorism for Emergency Responders, CRC Press, Boca Raton (Florida) 2017.
Cecere A., Boko Haram: nascita, storia e scopi, «AgrPress», 2 Aprile 2015 http://www.agrpress.it/attualita/boko-haram-nascita-storia-e-scopi-3658
Gow J., Olonisakin F., Dijxhoorn E., Militancy and Violence in West Africa. Religion, Politics and Radicalisation, Routledge, London 2013.
Lawan Danjuma A., Maitatsine. 30 Years After Kano’s Most Deadly Violence, «Daily Trust», 26 december 2010, https://www.dailytrust.com.ng/maitatsine-30-years-after-kanos-most-deadly-violence.html
Mazza V., Nwaubani A.T., Ragazze rubate. Storia delle ragazze rapite da Boko Haram, Mondadori, Milano 2016.
Paternoster R., La politica del terrore. Il Terrorismo: storia, concetti, metodi, Aracne, Roma 2015.
Smith M., Boko Haram. Inside Nigeria’s Unholy War, I.B. Tauris, London 2016
Varin C., Boko Haram and the War on Terror, Praeger, Santa Barbara 2016.
Isis: messaggio audio, al-baghdadi accetta alleanza con Boko-Haram, 12 marzo 2015, «Agenzia Giornalistica Italia», http://www.agi.it/estero/notizie/isis_messaggio_audio_al_baghdadi_accetta_alleanza_con_boko_haram-201503122208-est-rt10243