BELLONI, IL GENIO DEI SOMMERGIBILI

di Mario Veronesi -

Ufficiale di marina, sommergibilista, progettista, sperimentatore di innovative apparecchiature navali: il pavese Angelo Belloni può essere considerato uno dei padri dei mezzi subacquei e del loro impiego in accoppiata con gli incursori.

 

Angelo Belloni nasce a Pavia il 4 marzo 1882 da Cesare e Aurelia Rossi della Volta. Frequenta le scuole elementari a Pavia e gli studi superiori al Liceo Beccaria di Milano, quindi, attratto dal mare nel 1899 presenta domanda d’ammissione all’Accademia Navale di Livorno, ma viene scartato alla visita medica per deficienza toracica. Deciso ad entrare in Accademia torna a Pavia e si iscrive all’Università – al primo anno di matematica – e alla società Canottieri, mettendosi a remare sul Ticino d’estate e d’inverno. In un anno la circonferenza del suo torace aumenta di 14 centimetri e così, ripresentatosi a Livorno nel 1900, viene ammesso a frequentare l’Accademia. Conclusi brillantemente i tre anni di studio (giunge secondo nel suo corso), ottiene il primo imbarco come guardiamarina sull’incrociatore Marco Polo. Ai primi di febbraio del 1904 il Marco Polo parte per l’Estremo Oriente e il giovane Belloni visita Cina, Corea e Giappone, tornando in Italia nell’autunno del 1905.
Nel 1911, a causa di una grave forma di otite con conseguente sordità, viene posto in congedo. Ha solo ventinove anni. Lasciata con rammarico la Marina, viene assunto dalla Fiat-San Giorgio e incaricato dei collaudi e della consegna dei sommergibili che il cantiere del Muggiano costruisce per le forze navali straniere.

Argonauta

Una rara immagine dell’Argonauta in navigazione

Acceso interventista durante la fase della neutralità italiana, il 4 ottobre 1914 compie un vero e proprio atto di pirateria impossessandosi – assieme ad una quindicina di marinai convinti di partecipare ad una missione segreta – di un sommergibile costiero costruito nei cantieri navali del Muggiano e destinato alla Marina russa (l’unità era contraddistinta solo dalla sigla di costruzione, F-43, se fosse stata consegnata avrebbe avuto il nome di Svyatoi Georgjy; sarebbe poi stato requisito dalla Regia Marina e iscritto al quadro del naviglio militare con il nome di Argonauta). L’idea di Belloni era quella di attaccare unità della imperialregia marina da guerra austro-ungarica costringendo così l’Italia ad entrare in guerra. Il tentativo fallì, anche perché Belloni si recò prima in Corsica per rifornirsi di siluri e cercare l’appoggio della Marina francese, che, sentite le autorità italiane, bloccò il battello ad Ajaccio.
Messo agli arresti, Belloni fu processato con l’accusa di “furto di sommergibile” e altre dodici imputazioni. In tempi normali sarebbe stato condannato, ma l’entrata in guerra dell’Italia e le sue indubbie capacità convinsero i giudici del tribunale militare ad assolverlo con formula piena. All’entrata in guerra dell’Italia, gli alti gradi della Marina dimenticarono i suoi difetti d’udito e lo richiamarono in servizio con il grado di sottotenente di vascello.
Convinto dell’importanza del mezzo sommergibile e delle potenzialità militari insite nelle attrezzature subacquee, divenne ben presto sostenitore dell’arma sottomarina, tanto da essere destinato alla nuova specialità.
Nel 1915 gli fu affidato il comando del sommergibile tascabile A-1. Durante il conflitto partecipò a ben 112 missioni, quindi, dal 1918 al 1925 partecipò prima a missioni di guerra in zone non smobilitate, rimanendo poi nell’Alto Adriatico per lunghi periodi di lavoro o prestando servizio nelle sedi di Venezia e Pola. Il 1° ottobre 1925 entrò a far parte della Divisione Sommergibili, partecipando alle normali attività addestrative e alle gare di lancio e attacco. Cessò la sua attività il 23 marzo 1928.

Il Galileo Ferraris

Il Galileo Ferraris – www.smgferraris.com

Fin qui la sua carriera professionale. Ma Belloni è ricordato anche per aver dato vita al corpo degli incursori subacquei. Il 27 novembre 1917, mentre stava tornando alla base dopo una missione, il sommergibile Galileo Ferraris si incagliò un paio di miglia a settentrione della foce del Po di Gnocca. Una volta trainato a La Spezia, valutati i danni, si decise di procedere al disarmo del mezzo. Belloni, tuttavia, riuscì a convincere i vertici della Marina a utilizzare il sommergibile come mezzo “avvicinatore” degli incursori. Così nel febbraio 1919 il Ferraris, al comando di Belloni, iniziò una serie di prove nelle acque comprese tra La Spezia e Palmaria.
Esaurite le risorse economiche a disposizione, la Regia Marina radiò il sommergibile il 15 dicembre 1919. Nel 1920, primo e unico caso della Marina italiana, il Belloni acquistò per centomila lire (dell’epoca!) il Galileo Ferraris, che fu classificato “sommergibile da commercio”. Con il Ferraris, Belloni ottenne dalla Regia Marina in affitto, con facoltà di acquisto, anche due vedette, il Cerboli, da 280 tonnellate e il Fortunale da 340, immatricolate come piropescherecci. Entrambe queste unità avrebbero dovuto svolgere il ruolo di unità d’appoggio al sommergibile nella nuova attività che il Belloni intendeva intraprendere, quella della ricerca di banchi perliferi e di pesca delle perle nel Mar Rosso. La sua intenzione prevedeva che il Ferraris si appoggiasse sul fondo, consentendo ad alcuni membri dell’equipaggio, con indosso una sorta di guaina di tessuto gommato ed impermeabile, dotata di cappuccio con oculari (quella che fu poi chiamato “vestito Belloni”) di uscire dallo scafo tramite un compartimento stagno e, camminando sul fondo, identificare i banchi perliferi. Ma l’ostilità dei pescatori, la scarsità dei banchi e la cattiva qualità delle perle, convinsero Belloni ad abbandonare il progetto.
Decise quindi di impiegare il Ferraris nel recupero dei relitti e a tale scopo ottenne in prestito dalla Regia Marina un pontone e due vedette. Ma anche questa iniziativa non sortì grande successo: alla metà del 1921 il sommergibile venne parzialmente demolito per far fronte alle spese.

Incursore della X Mas

Incursore della X Mas

Seppur con notevole ritardo, le idee di Belloni propagandate fin dal 1914 in convegni e scritti, si fecero largo. Numerose le sue invenzioni, poi brevettate: come la “vasca” per le uscite di salvataggio dai sommergibili, il salvagente a cappuccio, il cappuccio a respiratore subacqueo, migliorie ai boccaporti di accesso ai sommergibili, la segnalazione ottica a distanza tra le navi.
La sua fama di abile tecnico era così nota che nel 1940, nonostante avesse ormai 58 anni, la Regia Marina lo richiamò in servizio affidandogli la direzione della scuola per l’addestramento degli operatori subacquei. Insieme al maggiore del genio navale Teseo Tesei (1909-1941), gettò le basi della X Flottiglia Mas. Senza Belloni, le sue invenzioni e la sua insistenza nell’allestire la scuola sommozzatori, le coraggiose imprese compiute dagli operatori della X Mas, non sarebbero state possibili. L’idea originale di Belloni di impiegare dei guastatori subacquei che, fuoriuscendo da un sommergibile, potessero camminare sul fondo trasportando sulle spalle una carica esplosiva da collocare poi sotto le carene delle navi nemiche era stata, infatti, modificata, prevedendo di utilizzare nuotatori subacquei che, sempre uscendo da un sommergibile immerso o da appositi vani ricavati nella carena di una nave riuscissero ad avvicinarsi agli obiettivi e ad agganciare dei bauletti esplosivi alle alette antirollio delle navi nemiche. L’attacco alle navi inglesi prevedeva l’utilizzo dei siluri SLC (conosciuti come “maiali”) che venivano modificati per utilizzarli come moto subacquee.

Il sommergibile Gondar con due SLC alloggiati sul ponte di coperta

Il sommergibile Gondar con due SLC alloggiati sul ponte di coperta

Con il perfezionamento dei mezzi, si giunse ad eclatanti successi come quello della Baia di Suda (25-26 marzo 1941, a cui partecipò un altro pavese Angelo Cabrini) e all’impresa di Alessandria d’Egitto del 19 dicembre 1941, che privò per un lungo periodo la Royal Navy delle sue navi da battaglia nel Mediterraneo. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 la X Flottiglia Mas, sotto il comando di Junio Valerio Borghese (1906-1974), rimase in gran parte bloccata a La Spezia, dove si riorganizzò in corpo franco, poi entrato nella Marina Nazionale Repubblicana.
Gli elementi rimasti al sud, assieme a numerosi prigionieri rilasciati dai campi di prigionia alleati, riorganizzarono l’unità con il nuovo nome di “Mariassalto”, di base a Taranto e comandata dal capitano di fregata Ernesto Forza (1900-1975). Questa unità partecipò ad azioni al fianco delle unità alleate, come quella effettuata nella notte del 21 giugno 1944 nel porto di La Spezia che portò all’affondamento dell’incrociatore pesante Bolzano, ultimo superstite della sua classe, e all’ulteriore danneggiamento dell’incrociatore Gorizia, già in riparazione per i danni subiti in un bombardamento.
In questo gruppo era inquadrato anche il reparto NP (Nuotatori Paracadutisti) del reggimento San Marco, che effettuò numerose operazioni d’infiltrazione dietro le linee nemiche, sbarcando da MAS italiani o da sommergibili. I Nuotatori Paracadutisti furono il primo reparto alleato ad entrare in Venezia il 30 aprile 1945. Nel 1954 il gruppo fu ricostituito con il nome di Comsubin (Comando Subacqueo Incursori), con base al Varignano di La Spezia).

Stemma del Raggruppamento Subacquei e IncursoriAl termine della guerra Belloni collaborò con gli alletai allo sminamento di alcuni porti italiani, fino al momento in cui fu congedato dalla Marina con il grado di capitano di corvetta. Continuò quindi la collaborazione con la Pirelli, che aveva rilevato i suoi principali brevetti, e grazie ai diritti d’invenzione poté vivere dignitosamente e rivolgere le sue attenzioni, con oltre mezzo secolo d’anticipo, alle fonti di energia legate al mare e al sole, progettando una centrale ondo-idroelettrica, una centrale turboelettrica sottomarina e un distillatore d’acqua marina azionato dal sole. Trascorse gli ultimi undici anni della sua vita nel castello Frugone di Cavi di Lavagna. Morì il 9 marzo 1957, a Genova, travolto da un tram mentre si dirigeva a un convegno di sommozzatori.

 

Per saperne di più
A. Belloni (a cura di A. Rastelli), Cinquant’anni di mare. Memorie 1900-1950 – Mursia, Milano 2008
B. Pegolotti, Gli assaltatori della X Flottiglia MAS – Associazione Amici di Teseo Tesei, 2007
A. Marzo Magno, Rapidi e invisibili. Storie di sommergibili – Il Saggiatore, Milano, 2007
P. M. Pollina, I sommergibili italiani 1895-1962 – Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1963