ADB EL KADER, EROE E TEOLOGO ALGERINO

di Massimo Iacopi -

 

A oltre due secoli dalla nascita, l’eroe algerino resta colui che ha tentato di salvaguardare l’indipendenza del paese dalla Francia, attivando un proficuo dialogo con l’imperatore Napoleone III.

 

Il 6 settembre 1808, a El Guettana, nei dintorni di Mascara, nasce Abd el Kader, terzo figlio di Muhyieddin el Hassani, discendente del profeta Maometto, capo della tribù degli Hashem, sceicco della Kadiriya o Qadiriya, potente confraternita religiosa della zona di Orano, ancora oggi la più diffusa del mondo islamico.
Nel 1826, diventato un musulmano istruito, letterato, abilitato a insegnare il Corano, Abd el Kader parte, insieme al padre, per il pellegrinaggio alla Mecca. Dopo alcune dispute con il Mohamed bey Alamli, bey di Orano e Constantina, che li aveva trattenuti prigionieri, i due riescono a raggiungere Tunisi, da dove si imbarcano per Alessandria. Da lì raggiungono a piedi il recinto sacro della Kaaba. Il viaggio prosegue sino a Bagdad, prima di tornare alla Mecca. Questi peregrinazioni rappresentano per il giovane Abd del Kader una fonte inesauribile di arricchimento intellettuale. Specialmente al Cairo, dove scopre un Egitto la cui modernità lo affascina. Al ritorno, solenni festività vengono celebrate presso il loro paese. Invitati di tutti i ranghi arrivano per felicitarli, alcuni a cavallo di superbe cavalcature, altri a dorso di più modesti muli.

In quello stesso periodo accade uno spiacevole avvenimento, passato alla storia come il “colpo del ventaglio”. Il 29 aprile 1827 Al-Husayn III ibn al-Husayn, governatore ottomano di Algeri, irritato a causa di un debito che la Francia ritarda a pagare, colpisce con un ventaglio il console residente di Francia, Pierre Deval. Questo è ciò che ufficialmente si racconta negli ambienti parigini (ma la ricostruzione è stata poi messa in discussione). Un pretesto, dunque, che dà luogo all’intervento militare francese in Algeria. Il 14 giugno 1830 il corpo di spedizione sbarca a Sidi Ferruch e il 5 luglio seguente Algeri viene occupata. L’occupazione del litorale prosegue nell’immediato, mentre le tribù dell’interno si organizzano contro l’invasore cristiano.
Muhyieddin el Hassani proclama la guerra santa (Jihad) e Abd el Kader, suo figlio, si mette in evidenza nei combattimenti sotto le mura di Orano. Il 21 novembre 1832 Le tribù della regione lo eleggono Emiro, vale a dire comandante militare, e Sultano degli Arabi (titolo che rifiuta per rispetto al sultano del Marocco). Abd el Kader estende la sua autorità sui due terzi del Paese e getta le basi per uno Stato organizzato con capitale a Tagdempt. Egli inizia a creare una Makhzen (amministrazione) araba e mussulmana, conia una moneta (la Muhammadia), si dota di un sistema giuridico, amministrativo e fiscale basato sulla legge coranica (la Sharia), infine organizza e finanzia un esercito moderno, composto da ottomila fanti e duemila cavalieri inquadrati da istruttori ottomani e spagnoli, equipaggiati e pagati dalle risorse fiscali. Sceglie persino una bandiera.

Le operazioni di logoramento e di guerriglia condotte dalle sue truppe riducono a mal partito l’esercito francese. I cavalieri, sbucanti dal nulla, attaccano le forze inviate da Parigi, le disarticolano, prima di scomparire con la stessa rapidità con la quale sono comparsi. Questa tattica dimostra che gli Arabi non hanno alcuna difficoltà a ritirarsi davanti al numero o persino a fuggire se la fortuna delle armi rischia di essere contraria. L’impegno in combattimento viene perseguito solo nel caso in cui esso risulti utile. L’emiro spiega la sua tattica attraverso una metafora: «Quando posti sulla riva, si osservano i pesci navigare liberamente nel mare, si ha l’impressione che basta stendere una mano per acchiapparli e pur tuttavia ci vuole la rete e tutta l’arte del pescatore se si vuole arrivare a prenderne qualcuno. La stessa cosa succede per gli Arabi!» Dopo molti scontri si arriva finalmente a un primo trattato di pace firmato con il generale Louis Alexis Desmichels il 26 febbraio 1834 e, successivamente, al Trattato di Tafna, firmato il 20 maggio 1837 dal generale Thomas Robert Bugeaud, marchese della Piconnerie, duca d’Isly, e dall’emiro, che ottiene un territorio indipendente all’interno dell’Algeria, lasciando alla Francia una larga fascia di territorio esteso da Orano a Constantina, sulla costa mediterranea.
Nello stesso anno re Luigi Filippo inaugura a Versailles le “Sale d’Africa”. Il pittore Horace Vernet viene incaricato di ricordare gli episodi vittoriosi dei francesi. Tutte le testimonianze di emissari civili e militari concordano nel denunciare il ritratto poco lusinghiero dell’emiro, diffuso dalla propaganda francese. Monsignor Antoine Adolphe Dupuch, primo vescovo di Algeri, fornisce ampia testimonianza riguardo l’umanità con la quale sono trattati i prigionieri francesi. Egli fornisce tutto un altro ritratto di Abd el Kader, cioè quello di un uomo capace di una dolcezza melanconica e di una serena autorità; un uomo la cui passione per i libri e i manoscritti farà nascere una delle più brillanti biblioteche del mondo musulmano (che andrà in gran parte perduta nella presa della Smala).

Il 28 ottobre 1839, però, l’incursione delle truppe di Ferdinando Filippo, Duca d’Orleans e figlio maggiore di Luigi Filippo, alla stretta delle Porte di Ferro viene denunciata dall’emiro come una violazione del Trattato di Tafna e la guerra riprende. Il 22 febbraio 1841 il generale Bugeaud viene nominato governatore generale dell’Algeria. La Francia di Luigi Filippo rafforza la sua politica: l’obiettivo finale è a questo punto quello di distruggere il nazionalismo arabo, riducendo la potenza militare e morale dell’emiro e organizzando la colonizzazione delle terre. Le incursioni, seguite da distruzioni di villaggi, di colture e di bestiame allo scopo di affamare uomini e cavalli, diventano obiettivi primari della nuova strategia d’azione. Deportate o massacrate, le tribù sospettate di sostenere l’emiro vengono colpite senza pietà dal potere illimitato dell’esercito. Le “affumicate”, tattica che consiste nell’asfissiare con il fumo le popolazioni nascoste nelle caverne, diventano generalizzate. Gli assalti delle “colonne infernali” di Bugeaud provocano, una dopo l’altra, la caduta delle città arabe. Tagdempt, la capitale, cade a sua volta. L’emiro la sostituisce con una capitale mobile, la Smala, un immenso accampamento che riunisce famiglie, alleati, cavalieri e tutta la logistica necessaria a questo complesso di diverse decine di migliaia di persone. Con l’istituzione di questa capitale mobile, Abd el Kader cerca di conseguire due obiettivi: mostrare la potenza dell’emiro al fine di contenere le defezioni delle tribù e rinnovare le ancestrali abitudini migratorie degli Arabi.
Il 16 maggio 1843 il ventunenne Duca d’Aumale, Enrico d’Orleans, ultimo figlio di Luigi Filippo, informato da una spia, si impadronisce della Smala a Taguin, in un momento di assenza dell’emiro. Una tela di 21,39 per 4,89 metri dipinta dal Vernet, presentata al Salone del 1845, e conservata oggi nel Museo della Storia di Francia a Versailles, celebra l’evento. Abd el Kader, indebolito, assillato e logorato dalle truppe francesi, si rifugia in Marocco nelle terre del Sultano alawita, ma le truppe di quest’ultimo vengono sconfitte il 14 ottobre 1844 dal generale Bugeaud nella Battaglia d’Isly.

La resa ai francesi nel 1847

La resa ai francesi nel 1847

Braccato e desideroso di evitare ulteriori sofferenze al suo popolo, l’emiro si arrende il 23 dicembre 1847 al generale Christophe Louis Léon Juchault de Lamoricière. In pegno di sottomissione consegna al duca d’Aumale il suo prezioso cavallo nero, in cambio dell’impegno a essere trasferito nell’oriente musulmano (Mashriq). Ma la promessa non sarà mantenuta. Lamoriciere scrive infatti di lui: «Per la sua fede, per la sua eloquenza, per le battaglie che ha condotto, per i successi che ha riportato, quest’uomo è diventato il simbolo vivente di un’idea che agisce profondamente sulle masse; egli rappresenterà un immenso pericolo finché lo lasceremo nel suo Paese». L’emiro viene quindi imbarcato con una parte della famiglia sul piroscafo Asmodea, con destinazione Tolone. Nel gennaio 1848 l’emiro e il suo seguito vengono distribuiti fra il forte di Malbousquet e quello di Lamalgue a Tolone. Le condizioni di detenzioni sono accettabili, ma poco confortevoli. Egli vi apprende, il 24 febbraio 1848, la caduta di Luigi Filippo e la proclamazione della Seconda Repubblica. Abd el Kader si rallegra dell’evento, sperando che qualcosa possa cambiare. Per quanto lo riguarda, ricorda che si è arreso di sua spontanea volontà e che non rientrerà più in Algeria, ma si augura di essere autorizzato a recarsi nuovamente alla Mecca e a Medina, prima di morire. Per il momento il governo provvisorio decide di spostare i prigionieri nel castello di Pau (aprile 1848).

Tutta la popolazione della città, inizialmente ostile, si appassiona progressivamente per questi ospiti dal costume e dagli usi pittoreschi. Vengono annodati legami di amicizia fra l’emiro e alcuni suoi visitatori, suoi assidui frequentatori. Una specie di “partito kaderiano”, sedotto dalle qualità umane e morali del prigioniero, cerca di addolcire il rigore della prigionia. Dopo una serie di lunghi dibattiti fra i responsabili della Repubblica, l’emiro e tutta la sua famiglia – ovvero un centinaio di persone, fra le quali la madre Lalla Zohra, le tre mogli e i figli – vengono trasferiti nel castello di Amboise, sulla Loira (novembre 1848). Come nei soggiorni precedenti, una corte di sapienti, ecclesiastici, commercianti, militari e vecchi prigionieri corre a visitarlo. Questi incontri saranno all’origine di diversi scritti destinati ai francesi. Abd el Kader vi espone la sua teoria per la riconciliazione tra islam e mondo cristiano («Se i musulmani e i cristiani mi ascoltassero, io farei cessare le loro divergenze ed essi diventerebbero fratelli all’esterno come all’interno») e la sua visione della lotta di resistenza contro la Francia. Il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte (poi Napoleone III) del 2 dicembre 1851 si rivelerà a lui favorevole, in quanto il principe-presidente tiene in somma considerazione il prigioniero. Il 16 ottobre 1852 Napoleone si recherà di persona ad Amboise per annunciargli la fine della prigionia. «… Voi siete stato il nemico della Francia, ma desidero rendere comunque giustizia al vostro coraggio, al vostro carattere, alla vostra rassegnazione nella disgrazia; è per questo che ho l’onore di far cessare la vostra prigionia, riponendo piena fiducia nella vostra parola… [che non ritornerete in Algeria, n.d.r]».
Il 2 dicembre 1852, giorno della proclamazione del Secondo Impero, Abd el Kader viene ricevuto al palazzo delle Tuileries, venti anni dopo la sua elezione a comandante militare da parte delle tribù in guerra contro l’esercito francese. Da quel momento l’amicizia e il sostegno di Parigi non verranno più a mancare. Nel gennaio 1853 lascia la Francia per la città di Bursa, in Turchia. Nel luglio 1854, tre magnifici cavalli – un baio, un alezano e un baio chiaro – sbarcano a Marsiglia come dono per l’Imperatore. Ciascuno porta un frontale sul quale sono ricamati in oro alcuni versi composti dall’emiro.

Nel 1855 Abd el Kader ritorna in Francia e assiste al Te Deum in occasione della presa di Sebastopoli in Crimea e visita l’Esposizione Universale, dove appare vivamente interessato ai progressi della tecnica. Nel corso dello stesso anno egli si insedia a Damasco, grande città cosmopolita dell’impero ottomano, dove conduce una vita di preghiere, studi e di udienze. Egli somministra il suo insegnamento nei luoghi santi della città, che a quei tempi ospitava una importante diaspora maghrebina provocata dalla conquista francese.
La modernizzazione dell’Impero ottomano non procede senza intoppi. Nel 1860, in occasione di sommosse che minacciano la vita dei cristiani di Damasco, l’emiro, contrario a questo fanatismo, offre loro asilo nella sua stessa dimora, gesto che gli varrà il riconoscimento internazionale, lettere di stima, doni e decorazioni. I visitatori affluiscono per incontrarlo e lo stesso Napoleone gli concede la Legion d’Onore. Nella ricomposizione politica che gli occidentali auspicano in Oriente, l’emiro appare come una pedina di rilievo, ma questi rifiuta qualsiasi ruolo politico. Nel 1863 parte nuovamente in pellegrinaggio per la Mecca e per Medina, dove ritornerà nel 1865. Sensibile alle necessità del progresso tecnologico e convinto dall’ingegnere Ferdinand de Lesseps, Abd del Kader diventa un ardente sostenitore della realizzazione del canale di Suez. Il 17 novembre 1869, a fianco dell’imperatrice Eugenia de Montijo, assiste all’inaugurazione del canale, tratto d’unione fra l’Oriente e l’Occidente, alla quale era stato invitato dal viceré d’Egitto, Ismail Pashà.
Abd el Kader, iniziato alla massoneria nel 1864, continua le sue ricerche filosofiche e metafisiche anche negli ultimi anni. Muore a Damasco il 26 maggio 1883, esprimendo il desiderio di essere sepolto a fianco del suo maestro sufi, Muhammad Ibn al Arabi.
Dopo la fine della guerra d’Algeria, nel 1962, il Fronte di Liberazione Nazionale lo dichiara primo fondatore della nazione. Il 5 luglio 1966 le sue ceneri vengono rimpatriate da Damasco e inumate con grande pompa nel quadrato dei martiri nel cimitero di El Alia, nei pressi di Algeri, materializzando così il legame simbolico fra le due resistenze contro la presenza francese del XIX e del XX secolo. Un personaggio si impone sulla scena, Houari Boumedienne, secondo presidente dell’Algeria indipendente. È lui a portare i resti dell’emiro Abd el Kader, coperti con una bandiera algerina.

Per saperne di più
Alexandre Bellemare, Abd el-Kader: sa vie politique et militaire, Parigi, Hachette, 1863 (rist. Parigi, éditions Bouchène, «Bibliothèque d’histoire du Maghreb», 2003).
Ahmed Bouyerdene, Abd el-Kader par ses contemporains. Fragments d’un portrait, Paris, Ibis press, 2008.
Bruno Étienne, Abd el-Kader, Paris, Hachette, 1994